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L’Italia dei campanili

 

Discussioni recenti sull’italianità  mi hanno fatto pensare  “all’Italia dei campanili”  anche dopo la lettura del libro di Philippe Daverio: “Ho capito finalmente l’Italia “.

Noi siamo soprattutto dei “cittadini” a dispetto di chi ci vuole patrioti a tutti i costi.  Siamo parte integrante delle nostre città, paesi, borghi, per tradizioni, usi, dialetti, cibi, vini, ricordi, squadre di calcio, Santi Patroni e campanili con annesse campane.  

Io sono modenese e se percorro la mia storia antica, leggendo “la secchia rapita” di Tassoni, mi accorgo che tra noi e i bolognesi non è mai corso buon sangue, nel 1249 nella battaglia della Fossalta ci siamo combattuti e scannati a volontà…

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Nel “derby del sole ” tra la Roma e il Napoli, le tifoserie sono sempre a rischio e questi patrioti spesso e volentieri se le danno di santa ragione e ogni tanto ci scappa anche il morto.

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I cittadini di Merano e di Bolzano, che parlano quasi tutti più volentieri  il tedesco, si sentono più affini ai cittadini di Innsbruck che a quelli di Palermo. 

Nella valle D’Aosta molti paesi e borghi parlano il “patois” (dialetto francofono), nel Friuli il “ladino” a Piana degli Albanesi “l’albanese antico” ecc. ecc. Spesso questo legato a piccoli centri che si differenziano in modo deciso gli uni dagli altri.

Io parlo il dialetto modenese, a Sassuolo (8 km da Modena), parlano già un dialetto un po’ diverso. Quando si passa il ponte del fiume Secchia si va in un altro territorio, in quel di Reggio Emilia dove (ach ‘sùn i arzàn dà la testa quedra) (dove ci sono i reggiani dalla testa quadra) .

Guigli tempo fa ha elogiato la sua grande Firenze per arte, monumenti e uomini illustri, dicendo che è la più bella città del mondo e con ragione ha espresso il suo naturale e orgoglioso campanilismo.

Siamo tutti figli delle “cives” dei “comuni” nati in epoca medievale ed unica esperienza del genere nel mondo. Siamo soprattutto Guelfi e Ghibellini, Don Camillo e Peppone, che nell’ambito delle città, dei paesi e dei borghi si sono sempre fronteggiati.

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Questa nostra natura circoscritta forse ha sempre considerato il “vicino” un potenziale nemico (i lucchesi dicono: meglio un morto in casa che un pisano alla porta),  siamo sempre stati però accoglienti  e aperti verso il pellegrino e lo straniero, che venivano accolti e messi a capo tavola.

Ora molto è cambiato soprattutto nelle grandi città come Milano, che si sono spersonalizzate ed internazionalizzate dove l’emblema è Abbatantuono che parla un milanese/siculo/terrone.

Nel suo libro Daverio dice che noi, giovani di una repubblica democratica, ma ricchissimi di piccole e antiche realtà  territoriali, dovremmo avere meno problemi nell’affluire in federazioni  di stati più ampie dove “le diversità” sono la vera ricchezza.

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8 Commenti a “L’Italia dei campanili scritto da Franco Muzzioli”

  1. paul candiago scrive:

    Signor Franco devo vedere la differenza che c’e’ fra un campanile rispetto ad una torre campanaria. Lasciamo perdere l’etimologia e andiamo ad archittetura. La veda lei, ma il mio suggerimento, super economico, e di rinforzare adeguatamente i campanili perche il Signor Sisma e’ piu’ forte di loro. La cura n questo caso e’ estremamente meno costosa che ricostruire il campanile/torre. Un brindisi ai bei campanili= gratacieli de passato. Paul

  2. Giuseppe3.ca scrive:

    Quante diversità tra noi “italiani”. Culture che rimangono ancorate in piccoli centri e sono difficili da scardinare.
    Il Risorgimento portò all’unità d’Italia nel 1861 ma è storica la frase coniata allora da Massimo D’Azeglio:
    «Abbiamo fatto l’Italia, ora si tratta di fare gli italiani».
    Trascorsi 50 anni gli italiani erano ancora circoscritti alle loro regioni, province e comuni. Ci volle la Prima Guerra Mondiale per far sentire in qualche modo gli italiani più uniti tra loro ma, ancora oggi certe sacche culturali rimangono e i campanilismi prevalgono.
    Andiamo verso l’unità europea, dobbiamo far fronte ad una immigrazione di massa dai paesi extracomunitari e sono tantissimi che devono ancora acquisire una identità nazionale.
    Grazie Franco una bella disamina sulla coscienza limitata al campanile. W l’Italia.

  3. edis.maria scrive:

    Tutta da amare la nostra splendida Italia! Nella mia famiglia abbiamo imparato ad apprezzarne ogni parte e a rispettare usi e costumi regionali! Io sono nata vicino a Torino, da madre piemontese e padre siciliano, ho sposato un sardo, per cui sono stata educata a rispettare usi e costumi diversi!Nella mia famiglia regnava l’amore per tutto ciò che di bello e buono ,ogni Regione poteva offrirci!

  4. gianna scrive:

    Franco, bellissimo qusto post, “L’Italia dei Campanili di Franco Muzzioli” La nostra meravigliosa Italia ha molti soppranomi , uno dei quali è il Paese dei Campanili e delle torri,Peculiari dei paesaggio Italiano ma anche quell’attacamento magari eccessivo, alle proprie citta’o paese.Tra le tante meraviglie del paese ci sono torri a volte slanciate, sono meravigliosi,che sono una ricchezza immensa e millenaria, per la nostra bella Italia. grazie per questa grande carellata di campanili, e torri bellissime.Un Saluto

  5. franco scrive:

    Anche io amo l’Italia , mi commuovo davanti alla bandiera e canto il nostro inno, consapevole di queste diversità di bellezze , perchè noi siamo coscienti di vivere nella nazione più bella e ricca d’arte e geni del mondo . Proprio per questo sono aperto alle diversità ,perchè noi siamo un crogiulo di diversità , come si è detto. Siamo anche una nazione giovane poco più di 150 dal Regno d’Italia ma soprattutto poco più di 70 dalla Repubblica Democratica Italiana che possiede una Costituzione meravigliosa che aborrisce la guerra, il razzismo e tutti i totalirsmi di destra e di sinistra. Una nazione aperta all’Europa come immaginata da Mazzini e dai padri della rinata Nazione nel dopoguerra. Ecco perchè mi scandalizzo quando sento certi discorsi di chiusura verso gli altri , discorsi che non analizzano i problemi ma li ricacciano in un populismo antieuropeo ed antistorico che spaventa. Mi auguro che in questo piccolo consesso sociale che è Eldy ,si possa , essendo noi anziani e per antonomasia saggi , arrivare a fare i giusti distinguo senza lasciarci prendere dalle retoriche divisive e forcaiole ora dilaganti in una atmosfera di pre voto. Forse un pò di bontà (non buonismo) e accettazione non farebbe male.

  6. lorenzo12.rm scrive:

    Mi sta tutto bene: l’orgoglio della nascita e delle tradizioni, il sano campanilismo, sportivo e no, la “presunzione” di sentirsi migliori e diversi. Ma esiste un comun denominatore, che è il nostro Bel Paese, rappresentato da un inno nazionale e da una bandiera. Rispetto agli altri Paesi, inoltre, esiste certamente un desiderio di fratellanza e pace. Che deve però essere ricambiato. Io ci sono arrivato a questi sentimenti. Non ci sono nato. D’altra parte, da siciliano che ama la sua terra, mi sono sentito nel tempo, bolognese (per il corso postuniversitario), romano (adoro Roma e ci abito da oltre cinquant’anni), napoletano (per lavoro), sardo (per la convinta adesione ad un’associazione culturale di quella magnifica terra), e poi animalista, tifoso (della Lazio), ecc.ecc.ecc. In conclusione, mi confermo sempre più nell’idea che le differenze, tuttavia legittime, devono essere vissute con simpatia e rispetto.

  7. franco scrive:

    Ecco è questa la “cittadinaza” ,quella così ben espressa da Gugli , l’amore per il luogo circoscritto dove siamo nati e vissuti, dove parliamo il “nostro” dialetto (che per Firenze non è quello di Prato a 24 km di distanza) . Luoghi che solo in Italia sono tutti così belli ,ricchi d’arte e di cibi sopraffini. Che sono stati per secoli nuclei specifici ,diversi da tutti gli altri ,spesso in lotta tra di loro. Siamo una federazione di tante comunità , tanti piccoli stati (San Marino ne è una dimostrazione plastica) , Se non ci fosse stata la volontà sabauda di diventare padrona,forse sarebbe nata la prima vera federazione e le Regioni (molto simili ai Land tedeschi)ne sono dimostrazione.

  8. Gugli scrive:

    ⚜️ Essere di Firenze non è un atto notorio. E’ un modo di vivere, di essere,di pensare. Di credere e di parlare. E’ l’arroganza di sentiri i migliori. E’ la gioia di essere antipatici a quelli che contano. E ci nutriamo della loro invidia la consapevolezza. E’ l’orgoglio, di quanto ti affacci dal Piazzale, che in difinitiva il mondo potrebbe finire qui.Siamo quelli “che non vi piace nulla”. Perche il meglio lo viviamo ogni giorno. Gli altri hanno una carta di identità. Noi un quadro. Gli altri hanno un codice fiscale. Noi una poesia. Gli altri hanno un passato. Noi la storia. E’ la forza di ridere e prendere tutti per il culo. Anche quando abbiamo la morte nel cuore. Amami Firenze senza vergogna. Amami Firenze anche se taci, ma parli in amore. Amami Firenze anche se sbaglio, correggi i miei sbagli. Amami Firenze, nelle radici dell’amore che vive in te. Amami Firenze nel bene del mondo.⚜️ Il testo è di Ermanno Ferrini. La poesia di Gu.)⚜️

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