Le scarpe rotte
Aspettando l’autobus osservo dei ragazzi alla fermata, sono appena usciti da scuola: chiacchierano, ridono, si prendono in giro e tutti, noto, hanno delle scarpe super ai piedi. Costeranno tra i 150 e i 250 euro. Non è moda nuova quella di possedere scarpe “firmate”, ma da un po’ di tempo a questa parte, ha preso una dimensione enorme, soprattutto tra i giovani e gli adolescenti e i rispettivi genitori sono pronti a pagare, per l’acquisto, una sproporzionata somma di denaro.
Tutto questo per me non è che un vacuo capriccio per poter apparire alla gente… Apparire…
Ma questa è soltanto la mia personalissima opinione.
Scarpe di “grandi firme”, che poi, molto probabilmente, sono opera del lavoro minorile di qualche paese dell’est asiatico…
Lasciamo da parte le considerazioni etico-morali sulla loro produzione e riflettiamo che, per comprare un paio di scarpe di moda, si parla di 120, 150, 200, 250, 300 euro e forse più.
Mi viene da pensare che l’euro, senza tutti quegli zeri della lira, abbia cancellato anche il giusto valore che si dovrebbe dare ad ogni acquisto.
Ripensando alle scarpe dei adolescenti del 2009, mi son ricordata di un bellissimo passo in un libro di Natalia Ginzburg, scritto nel 1945, nell’immediato dopo guerra, mentre all’epoca la scrittrice era residente a Roma, era sola, era lontana dai figli e viveva un momento molto tragico della sua vita.
“Io ho le scarpe rotte e l’amica con la quale vivo in questo momento ha le scarpe rotte anche lei. Stando insieme parliamo spesso di scarpe. Se le parlo del tempo in cui sarò una vecchia scrittrice famosa, lei subito mi chiede: “Che scarpe avrai?” Allora le dico che avrò delle scarpe di camoscio verde,con una gran fibbia d’oro da un lato.
Io appartengo a una famiglia dove tutti hanno scarpe solide e sane. Mia madre anzi ha dovuto far fare un armadietto apposta per tenerci le scarpe, tante paia ne aveva. Quando torno fra loro, levano alte grida di sdegno e di dolore alla vista delle mie scarpe. Ma io so che anche con le scarpe rotte si può vivere. Nel periodo tedesco ero sola qui a Roma, e non avevo che un solo paio di scarpe. Se le avessi date al calzolaio avrei dovuto stare due o tre giorni a letto, e questo non mi era possibile. Così continuai a portarle, e per giunta pioveva, le sentivo sfasciarsi lentamente, farsi molli ed informi, e sentivo il freddo del selciato sotto le piante dei piedi. E’ per questo che anche ora ho sempre le scarpe rotte, perché mi ricordo di quelle e non mi sembrano poi tanto rotte al confronto, e se ho del denaro preferisco spenderlo altrimenti, perché le scarpe non mi appaiono più come qualcosa di molto essenziale. Ero stata viziata dalla vita prima,sempre circondata da un affetto tenero e vigile, ma quell’anno qui a Roma fui sola per la prima volta… ”
In un altro passaggio l’autrice fa delle considerazioni sui suoi figli: “I miei figli dunque vivono con mia madre, e non hanno le scarpe rotte finora. Ma come saranno da uomini? Voglio dire: che scarpe avranno da uomini? Quale via sceglieranno per i loro passi? Decideranno di escludere dai loro desideri tutto quel che è piacevole ma non è necessario, o affermeranno che ogni cosa è necessaria e che l’uomo ha il diritto di avere ai piedi delle scarpe solide e sane?”
Ed infine Natalia Ginzburg conclude dicendo che, quando sarà di nuovo a casa, e tornerà ad occuparsi dei suoi figli, sarà una madre sollecita: “guarderò l’orologio e terrò conto del tempo, vigile ed attenta ad ogni cosa, e baderò che i miei figli abbiano i piedi sempre asciutti e caldi, perché so che così deve’essere se appena è possibile, almeno nell’infanzia. Forse anzi per imparare poi a camminare con le scarpe rotte, è bene avere i piedi asciutti e caldi quando si è bambini.“
Con queste parole si chiude lo scritto di Natalia Ginzburg [Tratto da “Le scarpe rotte” in “Le piccole virtù” edizione Einaudi]
e mi fa riflettere su due punti!
Chiaramente le scarpe sono un’allegoria e mi fa pensare che cosa sia meglio: avere un’infanzia protetta o no? Se nell’infanzia abbiamo avuto scarpe calde e asciutte siamo più forti poi nella vita di adulti? O è vero il contrario?
L’altra cosa a cui ho riflettuto è che oggi le scarpe rotte sono state sostituite da costosissime scarpe da duecentocinquanta euro, e i piedi, meno male, sono al caldo. Ma è la testa che si è rotta. Forse perché, con scarpe da duecentocinquanta euro ai piedi, non si capisce davvero più cosa sia veramente importante e cosa no.
Ed infine concludo domandandomi:
è un bene coccolare e viziare i figli in modo alle volte irragionevole?
Li farà sentire più forti o no in futuro?
Paolacon 29/04/2009
Paola, cion il tuo articolo sulle scarrpe hai riportato alla mia memoria l’epoca del collegio. Allora, si aveva un paio di scarpe chiuse per l’inverno e un paio di sandali per l’estate. Con quanta cura le pulivamo e le custodivamo: ci sembrava di possedere qualcosa di importante!!!
Paola complimenti x l’articolo sulle scarpe rotte presentato, in cui poni due punti su cui riflettere.
Lo stralcio della scrittrice Natalia, mi porta lontano nel tempo, e posso dire che in quel periodo e anche durante gli anni 50 , per carenze finanziarie, non erano solamente Natalia e amica ad avere scarpe rotte. Molti ragazzini li portavano ai piedi fino alla comparsa della bocca del coccodrillo e avevano sempre i piedi umidi e freddi.
Le scarpe nuove ,seppur non griffate a quel tempo,erano sogni messi nel cassetto per molte persone, solo chi viveva agiatamente ne poteva avere di più paia, e i piedi erano sempre coperti e al caldo.
Anche la scrittrice,trovandosi con la dura realtà di quel tempo, per riscattare la sofferenza dei piedi, sognava di rifarsi con scarpe di una certa fattura e costose , ma poi riflettendo ha dedotto che anche con le scarpe rotte ci si va avanti lo stesso, e che le scarpe non sono per lei essenziali ,e non vale la pena sperperare molto denaro per loro, meglio utilizzarlo per altre cose più necessarie.
Paola ritornando ai tuoi due punti di riflessione,posso dirti per quanto riguarda il primo, che i miei figli e nipoti sono stati sempre seguiti da un professore luminario in pediatra, che diceva a tutti che i bambini devono crescere al contatto della natura, scalzi in mezzo alla terra dando a loro nelle mani pane e formaggio. I bambini più li proteggi più deboli crescono, come quella bambina che ho conosciuto e cresciuta soggetta a bere acqua leggerissima non riusciva più a digerire altre acque.
Per quanto riguarda il secondo punto sulle costosissime scarpe e griffate che i giovani portano, sono in sintonia con il tua opinione quando dici che tutto si fa per poter apparire e dimostrare (con sacrificio dei genitori) a non essere meno degli altri, lasciandoci trascinare dall’onda del consumismo. Posso dire che non è stato l’euro a farci perdere il giusto valore che si dovrebbe dare ad ogni acquisto, ma chi doveva controllare su tale speculazione. C’è stato un raddoppio di prezzi quasi su tutti i beni di consumo,e noi con il nostro silenzio siamo stati complici, mentre stipendi e pensioni sono rimasti bloccati al valore della lira. Il governo fino adesso non è stato in grado a risolvere tale divario. Fino a qualche anno fa’ il cosiddetto Emilio di rete 4 ci martellava ,con le sue interviste,, mettendo in risalto le difficoltà delle famiglie dei pensionati nel superare la terza settimana del mese.. ma adesso Emilio dove è?
Per quanto riguarda la riflessione conclusiva ritengo che i figli vanno coccolati q.b. non viziarli,ma vegliarli e accontentarli quando meritano .Cresceranno più forti se saranno responsabilizzati e capiranno che le cose acquisite con sacrificio e il sudore della fronte hanno più valore nella vita.
Anche io ho fatto dei sacrifici,da giovane, x avere un bel paio di scarpe lucidissime da portare in discoteca , ci tenevo così tanto che non staccavo mai gli occhi dalla tomaia. Ebbi solo un momento di panico quando per la prima sera me li misi in discoteca, mentre ballavo notai un spacchetto sulla tomaia.. hai hai .. ma mi tranquillizzai terminato il ballo, per fortuna le scarpe erano ancora integre. Con ciò voglio dire che a certi tipi di scarpe ci affezioniamo anche quando diventano rotte malgrado li trattiamo con i piedi in fondo in fondo ci proteggono
Scarpe o non scarpe, ciò che non ci è purtroppo consentito è, da una parte, il rimpianto per quei buoni tempi antichi e, dall’altra, l’ammonizione ad essere diversi da quelli che siamo.
Tutte e due operazioni fallimentari che non danno garanzia di successo. E tuttavia il problema di dare il giusto peso a quanto abbiamo, a quanto facciamo, rimane. I tempi di intervento per cambiare sono lunghi ma l’unico modo è l’educazione. Con sullo sfondo, però, sempre il dio mercato. Se le merci prodotte non si comprano e quindi non si vendono più, chi tiene a bada il mercato? E i disoccupati? E gli immigrati?
Ho più scarpe che piedi. Da tre generazioni la mia famiglia le vende. Alla fine della guerra mio nonno ricominciò con quelle ricavate dai copertoni. La scarpa porta lontano, va usata nella maniera adeguata, come ogni cosa. Ma che effetto le scarpe bucate. Ricordo un ceffone che mi dette mio padre, non gli avevo detto delle scarpe usurate (il contatto con la strada mi piaceva, era la mia messa a terra). Vedo i ragazzi oggi indossare due scarpe diverse. Ho chiesto se se le scambiavano apposta, “no le vendono così!” mi ha risposto uno. “Anche Materazzi indossa due scarpe diverse in campo” (ho capito è una moda). Ho visto a Reins (in Rue Le Bastard) le stesse scarpe a 40 € che in Italia si vendono a 100. Stessa catena (globalizzazione) prezzi diversi per tasche diverse.
Le scarpe rotte fanno crescere, certamente si,il suo singolare racconto è in sintonia con la mia personale esperienza…. la varietà dei suoi testi sono sempre realistici, privi di faziosità e ipocrisie,continui su questa strada, grazie Paola
Ciao Paola!…. mi è veramente piaciuta la tua riflessione e condivido in toto le preoccupazioni del capire dove andremo a finire con questo consumismo sfrenato nel volere ad ogni costo apparire e stare al passo con non si sa bene chi… perdendo di vista le cose veramente importanti della vita…. ciao un abbraccio…
paola ,una vigilia di Natale di diversi anni fa nn stavamo molto bene finanziariamente e a mia figlia gia’ adolescente servivano le scarpe .Ricordo , andammo al mercato insieme e le comprammo…..scarpe di mercato….. da noi come ben sai la vigilia di natale a mezzanotte si aprono i regali….e io d’accordo con elsa avevo incartato la scatola delle scarpe……conclusione…..ora nn è che ha un mibiletto pieno di scarpe ma un armadio pieno..pero’ rimpiange QUELLE SCARPE