Dopo l’Invidia, vogliamo parlare un po’ dell’Accidia, sentimento complesso di disagio psichico, radicato nell’animo umano?
Il termine deriva del greco: a (alfa privativo= senza) keidon (= cura), sinonimo di indolenza.
Accidia indica negligenza, indifferenza, mancanza di cura e di interesse per una cosa. Richiama anche l’abbattimento, lo scoraggiamento, la prostrazione, la stanchezza, la noia e la depressione dell’uomo di fronte alla vita.
In questo smarrimento estremo, si produce uno stato d’animo che intacca e rischia di disorientare tutto ciò che incontra sul suo cammino. L’uomo non padroneggia più la sua vita: le vicende inestricabili lo avvolgono, ed egli non sa più vederci chiaro.
L’accidia è caratterizzata da un aspetto complesso e confuso. Chi ne è colpito, avverte un senso di disordine e di illogicità, in cui si intrecciano reazioni contrastanti, si detesta tutto ciò che non si ha e si desidera ciò che non si ha. A causa dell’angoscia e dell’ansietà, la vita appare senza più punti sicuri, senza certezze, come se poggiasse su una superficie ondeggiante.
Altri sintomi dell’accidia sono l’indifferenza e l’instabilità. Questa si manifesta in vari modi: dal cambiare spesso casa o lavoro, dall’instabilità dell’umore all’instabilità di giudizio, da quella dei rapporti interpersonali alla sfiducia verso se stessi.
Pascal diceva: “ Ho scoperto che tutta l’infelicità degli uomini deriva da una sola causa, dal non saper starsene in pace, in una stanza”.
Un ulteriore sintomo dell’accidia è lo sconforto, l’impossibilità per l’uomo di vedere alcunché di buono e di positivo: tutto viene ridotto al pessimismo e alla negatività.
Una delle cause più frequenti dell’accidia è l’amore smodato verso se stessi, che porta ad essere prigionieri del proprio io. E ancora altre due cause, apparentemente contraddittorie: l’ozio e l’attivismo.
Il primo è la mancanza di occupazioni, di interessi, che rendono la vita quotidiana amorfa, che si trascina faticosamente. Il secondo, lavoro e impegni eccessivi, che creano molti punti di riferimento dispersivi, non collegati fra loro, che possono provocare uno stato di accidia: il compito intrapreso era al di là delle proprie forze e si crolla.
Per combattere questo sentimento negativo occorre riacquistare l’equilibrio necessario, per affrontare i vari aspetti della propria vita.
La saggezza e la volontà necessarie per raggiungere tale risultato nascono dalla consapevolezza dei propri limiti e dalle possibilità che sono in noi, che permettano un reale dominio di sé.
Altri rimedi per l’accidia sono la pazienza e la stabilità. Perseverare nel quotidiano, senza “sognare la vita”, fuggendo dalla sua precarietà.
Ciò comporta una rinuncia a tutte quelle illusioni che ci appaiono come alternative al presente; comporta accettare se stessi e gli altri, accogliere le fatiche dei propri impegni o il peso della comunità in cui siamo inseriti.
Per combattere l’accidia, insomma, bisogna ritrovare uno scopo e riprendere gusto per una nuova vita.
Aforismi sull’accidia
-Il lavoro mi piace, mi affascina. Potrei starmene seduto per ore a guardarlo. (Jerome K. Jerome)
-La cosa più deliziosa non è non aver nulla da fare: è avere qualche cosa da fare e non farla! (Marcel Achard)
-Un pigro è un uomo che non fa finta di lavorare. (Nicolas de Chamforet)
-I momenti d’ozio sono intervalli di lucidità nei disordini della vita. (Ambrose Bierce)
Giovanna3.rm 25.05.2009
cara Giovanna, ritorno sul tuo articolo per dissipare l’impressione, peraltro non manifestata da te, che il mio commento fosse negativo. Non è assolutamente vero. Ho apprezzato molto quanto hai scritto e ritengo che articoli impegnati, seri, su questo o quell’aspetto della vita, compresi ovviamente i vizi, possono essere utili al dibattito e all’approfondimento, e costituire un piccolo patrimonio per Eldy. In questo patrimonio, che si sta man mano formando, ci sono a mio parere diversi contributi di qualità.
Infatti secondo me nella vita dell’uomo come anche in quella della donna ci sono le stagioni.Facciamo parte della natura che nelle stagioni ha la sua piu grande spinta al rinnovamento. Se uno riesce a capire in quale stagione della vita si trova incontra
l’armonia, la voglia di vivere e la sana coscienza che se ne dovrà andare prima o poi.Tutto il il resto è materia quando va bene di psicologia quando va male di psichiatria
Giovanna, altro lavoro sui vizi. Bene. Poi di che parliamo? Della lussuria, forse, dopo viene quella.Certo in un ambiente spesso sanguigno, parlare dei vizi potrebbe far bene. Anche se dire a uno che dovrebbe starsene in pace in una stanza potrebbe essere considerata una provocazione. Ma ci vuole tutto nella vita. Anche questa pausa di sana riflessione sui vizi. Anche perchè sembra che tutti rivendichino qualcosa più che offrire qualcosa agli altri. Il contrario dell’accidia, per me, è l’altruismo. Credetemi, non sempre ma spesso l’ho provato e ci si sente bene.