Ho riflettuto a lungo sul modo più efficace per discutere, in un giornale come il nostro, dei problemi economici.
C’è il rischio di cadere nell’oleografico, nello scontato, nello scandalistico, nel teorico, nel partigiano.
Insomma un insieme di trabocchetti. Si può sbagliare anteponendo con forza le proprie ragioni o esigenze dimenticando che soltanto nei contesti più generali dell’economia di una città, di una regione o dell’intero paese, quando non dell’Europa o del mondo intero, possono talvolta affrontarsi i problemi vissuti dalla gente sulla propria pelle.
C’è l’esigenza di un’ informazione corretta e non è sempre facile essere corretti quando si è tentati di sfruttare politicamente i fatti sulla base di antiche inimicizie, diffidenze, incomprensioni. Occorre, quindi, per quanto possibile, autocontrollo e onestà intellettuale.
D’altra parte, i problemi dell’economia non danno scampo: individuate le condizioni e le regole, sono date anche le risposte, che valgono per tutti: protagonisti, comprimari, utenti, pazienti, ecc.
Bilanci pubblici, situazioni aziendali, prospettive economiche e dell’occupazione, contesti sociali, effetti di scelte adottate a livelli superiori o in altre epoche. Sono semplici titoli entro i quali collocare gli argomenti che di volta in volta ci interessano più direttamente. Saremo capaci, per ogni problema, di presentarlo, impostarlo e condurlo lungo i corretti binari?
Speriamo di sì. Correttezza, in economia come in politica, vuol dire compiere sforzi di concretezza, sistematicità, evitando luoghi comuni, complicità colpevoli, errori di metodo, strumentalizzazioni.
Occorrerà dialogare con gli altri e prendere spunto dalle esigenze prospettate per suscitare interessi, per coinvolgere.
Dialogare soprattutto per capire. Capire che i problemi economici, che sono in fondo il substrato di quelli del vivere civile, possono costituire, attraverso il confronto, una importante fonte di crescita culturale.
Propongo un metodo di partenza: facciamo scegliere i temi a chi li sente di più, con ciò dimostrando di essere portatori di argomenti democraticamente sentiti e percepiti dalla società che in piccolo rappresentiamo.
Io, se volete, sono a vostra disposizione per fungere da amico dialogante più che arbitro.
Lorenzo.rm 17/05/2009
Mi corre l’obbligo di dichiarare che qualsiasi mio commento espresso su queste colonne non ha mai inteso porre in dubbio l’onestà intellettuale e l’equanimità della nostra amica Semplice. Se, malgrado ogni mia intenzione, da qualche mio scritto fosse derivato qualsiasi nocumento alla sua immagine, le chiedo pubblicamente scusa.
Popof o Francescotto. E’ vero, meglio giocare e divertirsi. Sono d’accordo con te.