Ieri sera ho guardato, in prima serata TV, la trasmissione di Santoro, così come faccio quasi sempre, cioè quando posso. C’era Letizia Moratti, Sindaco di Milano, che, vi confesso, non avevo mai ascoltato in un dibattito. Sono rimasto impressionato dalle capacità oratorie, dalla proprietà e forza del linguaggio, dalla solidità ed attendibilità delle sue argomentazioni, allorché interveniva nel dibattito. Beh, ragazzi (si fa per dire!), quando incontro ed ascolto personaggi come la Moratti, come Anna Finocchiaro e tante altre donne, che non nomino poiché ritengo sufficienti due nomi per tutte, capaci di distruggere, sul piano dialettico e concretezza di argomentazioni, qualunque personaggio maschile a confronto, io mi commuovo e gioisco. Mi commuovo e gioisco al pensiero di cosa hanno dovuto soffrire, nella storia, per il proprio riscatto e per l’affrancamento da una posizione che, non dimentichiamolo, molti anni fa, presso alcune cosiddette civiltà avanzate, le relegava pressoché al rango di bestie, anche se tuttora, nel mondo, sussistono alcune identiche realtà. Sono state veramente brave e se colpa c’è stata da parte dell’uomo in generale, così come c’è stata, io chiedo scusa, cento volte.
Credo, amiche ed amici di Eldy, non faccia male rinverdire il ricordo di queste lotte con un rapido excursus storico.
Tutti ricordiamo i movimenti femminili, tuttora esistenti, che rivendicano l’emancipazione delle donne dalle condizioni d’inferiorità giuridica e sociale e la loro liberazione dai condizionamenti imposti dai predominanti modelli maschili nelle relazioni tra i sessi.
La lotta per l’emancipazione –
Le prime rivendicazioni di parità tra i due sessi si manifestarono sul finire del ‘700, radicate nella “cultura dei diritti” illuminista e nei mutamenti strutturali apportati al ruolo della donna al modello familiare borghese. Nei circoli femminili sorti in Francia durante la rivoluzione, ampia diffusione ebbero la “dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina”, scritta da Olympia de Gourges (1790) e “la rivendicazione dei diritti delle donne” dell’inglese Mary Wollstonecraft (1792). Il codice napoleonico e la Restaurazione bloccarono, tuttavia, sul nascere questo iniziale processo di emancipazione.
La questione del suffragio –
Esso fu rilanciato a metà del secolo XIX in U.S.A. ed in Gran Bretagna dal movimento delle suffragette, che rivendicava il diritto di voto anche per le donne. Sul finire dell’ ‘800, movimenti e congressi femminili tornarono ad ampliare i confini del dibattito oltre il solo problema elettorale, grazie anche allo stimolo dato alla questione femminile dal movimento socialista; in forte dissonanza ed entro una cornice più tradizionale rispetto ai movimenti femminili di radice laica e socialista fu, invece, il contributo dato dalle organizzazioni femminili cattoliche.
In Italia A.M. Mozzoni fondò nel 1881 la Lega promotrice degli interessi femminili, mentre A. Kuliscioff nel suo “Monopolio dell’uomo” (1890) pose il problema dell’inferiorità sociale e giuridica della donna.
Movimenti femminili si svilupparono anche nella Russia zarista, e la presenza di diverse donne entro il gruppo dirigente bolscevico favori l’approvazione di leggi emancipatrici della donna dopo la rivoluzione del 1917. Nel secolo XX il diritto di voto alle donne, già concesso tra 1893 e 1908 in Nuova Zelanda, Australia, Finlandia e Norvegia, nonché nei diversi stati degli U.S.A. tra 1869 e 1920, fu riconosciuto solo lentamente (1918, Austria e Germania; 1928, Gran Bretagna; 1945, Francia; 1946, Italia), ma nel frattempo erano maturate le premesse per nuove rivendicazioni sul piano giuridico, professionale, salariale ed assistenziale, dal 1910 richiamate, ogni 8 marzo, nella giornata mondiale della donna, istituita dal consiglio mondiale del movimento femminile.
Il femminismo –
Nel secondo dopoguerra in Italia i temi complessivi della tutela e dell’assistenza delle donne furono posti, dall’ Unione Donne Italiane, legata ai partiti di sinistra, mentre in campo cattolico operava il Centro Italiano Femminile (C.I.F.). A partire dagli anni ’60, si affermarono, negli U.S.A. Women’s Lib, ed in Europa MLD, Movimento di Liberazione della Donna, correnti di pensiero animatrici del femminismo (emblematico il contributo della statunitense B. Friedan con la sua “mistica della femminilità”, 1963); la questione femminile cessava di essere posta esclusivamente in termini di rivendicazione di una parità giuridica per coinvolgere più radicalmente gli elementi strutturali della relazione con l’universo maschile, a partire dalla sfera della sessualità (dove veniva criticata la subalternità femminile ai tradizionali modelli sopraffattori del maschilismo), alla ricerca e valorizzazione della specifica identità femminile.
In quest’opera ebbe notevole importanza, sia pure nella sua dimensione elitaria, l’attività dei piccoli gruppi di “autocoscienza”. La battaglia per la “liberazione” della donna ha avuto in Italia significativi risultati negli anni ’70 con l’istituzione del divorzio, l’approvazione del nuovo diritto di famiglia che equiparava marito e moglie (ricordate il reato, soltanto per la donna, di “abbandono del tetto coniugale”?), la depenalizzazione dell’aborto.
Negli anni ’80 l’attenzione si è concentrata sulle “azioni positive” per rendere effettivi nella società i diritti conseguiti sul piano giuridico e assicurare “pari opportunità” di realizzazione professionale e di rappresentanza politica. Negli anni ’90, le stesse fondatrici del movimento femminile (B. Friedan in testa) avviavano un ripensamento critico di alcune posizioni assunte in materia di maternità e parità dei ruoli, la cui funzione originaria, marcatamente polemica, rischiava di favorire un’omologazione ai modelli maschili piuttosto che un loro originale superamento. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Dedico questa ricerca a mia madre, a mia sorella, a mia moglie, a mia figlia, a tutte le donne del mondo, le quali, ciascuna nella propria epoca, hanno vissuto momenti non certo esaltanti della condizione femminile, concorrendo, però, tutte, tenacemente, caparbiamente, nella lotta per la propria emancipazione. Invito tutte le amiche e gli amici di Eldy a riflettere, meditare sul cammino che la donna ha saputo meravigliosamente compiere per il proprio riscatto.
Con un abbraccio virtuale, nel rinnovare la richiesta di perdono per il motivo che, come maschio, ho oggettivamente concorso, nella storia, alle colpe connesse a questi fatti, vi saluto affettuosamente.
franco3.BR 1giugno2009
Bibliografia: F.Pieroni Bortolotti. Alle origini del movimento femminile in Italia. Einaudi.Torino 1963
AA.VV. La questione femminile in Italia dal ‘900 ad oggi. Franco Angeli. Milano 1979
Francesco, che dire? Sono commosso per la completezza dell’informazione e per il pathos che hai messo. Le donne devono davvero perdonare agli uomini la sottovalutazione, la mancanza di rispetto, la violenza di tutti i tipi, soprattutto psicologica. Dobbiamo contare sulla loro generosità. E amarle sempre in questo tragitto di liberazione, che sarà ancora lungo e difficile.
Franco, non c’è bisogno di molte parole: grazie per aver riconosciuto ciò che , in tantissimi anni e con enormi sacrifici,le donne hanno saputo fare per migliorare la propria condizione.In certi Stati ,però, o in certi ambienti , c’è ancora tanto da fare.Speriamo nel futuro.Spero, anche però, che l’emancipazione della donna non sia scambiata per voler avere gli stessi diritti degli uomini in tutto.La donna deve “restare donna”, con tutti i diritti delle donne