Se c’è qualcosa, in campo artistico culturale, che mi affascina, mi emoziona, mi “prende” nel mio più recondito interiore, questo è il Rinascimento. Se mi chiedete perché, non so darvi una spiegazione “logica”; anche se io, attraverso le mie emozioni, riesco a percepirne le cause, oltre agli effetti. Orbene, il Rinascimento possiamo definirlo come la civiltà culturale ed artistica fiorita in Italia e da lì estesasi in altre regioni d’Europa, dalla metà del secolo XIV fino a tutto il secolo XVI, configuratasi essenzialmente come riacquisizione, nei diversi campi dell’arte e della vita intellettuale, dei modelli dell’antichità classica, alterati ed offuscati nel Medioevo e come ritorno alla natura ed all’uomo quali principali “misure” del sapere. Determinante fu l’apporto dato dagli umanisti (F.Petrarca, L.Bruni, L.Valla, ecc.), con il loro interessante recupero di testi della latinità prima, quindi della grecità, anche se la sintesi dell’estetica rinascimentale si espresse in modo esemplare soprattutto nelle arti visive e nell’architettura (con l’elaborazione di testi e trattati concernenti “la città ideale” ed i suoi tentativi di realizzazione in centri di nuova fondazione come Pienza o Palmanova). Una forte tensione per il perseguimento di un ideale di armonizzazione degli elementi naturali alimentò anche lo studio dell’alchimia, della chimica, della matematica, commiste a credenze pagane e magiche. Il centro cittadino più importante della civiltà rinascimentale italiana fu Firenze: i nuovi protagonisti della vita culturale (scrittori, pittori, scultori, architetti) uscivano dalla ricca borghesia mercantile cittadina: non più, dunque, chierici in cerca di una sistemazione, ma laici esponenti della classe dirigente. Il periodo di massima fioritura rinascimentale coincise, peraltro, in modo stridente, con una grave decadenza politica e militare degli Stati italiani, percepita chiaramente da autori come N.Machiavelli e F. Guicciardini.
Quando noi parliamo di Rinascimento per designare una certa fase, molto ben determinata, della storia europea, intendiamo riferirci ad un movimento d’idee, ad un “periodo” artistico letterario e culturale, che è anzitutto e soprattutto una realtà dello spirito. Quello per cui il Rinascimento è tale, non è l’agire pratico, spicciolo di questo o quel personaggio, non è il vivere allegro di un borghese fiorentino, o il lusso di una gentildonna mantovana, o la sfrenata ambizione di un condottiero o la sete d’amore di un qualsiasi uomo della Corte di Napoli: è invece il modo in cui i propositi e le azioni degli uomini vengono sistemati concettualmente e da puro agire pratico, istintivo, diventano un credo spirituale, un programma di vita. E qui appunto che si rileva l’essenza del Rinascimento: il suo cosiddetto “realismo ed individualismo” conduce, come nell’arte e nelle lettere, così nella scienza, nella teoria politica e nella storiografia, all’affermazione del valore autonomo, indipendente da premesse e fini metafisici, e dell’opera d’arte e della politica e della scienza e della storia, con una linea di sviluppo continua che dall’Alberti prosegue sul Machiavelli, nell’Ariosto e sbocca nel Galilei; conduce cioè allo sbriciolamento della concezione del mondo tipica del Medioevo, in cui nessuna forma di attività umana poteva essere considerata a sé, fuori del nesso con l’insieme. All’allegoria si risponde col molto noto precetto dell’arte per l’arte; e sono due mondi completamente diversi.
L’arte per l’arte, la politica per la politica, la scienza per la scienza: ecco il motto in cui potrebbero essere racchiusi i risultati del pensiero italiano di tre secoli.
Bartolo da Sassoferrato aveva applicato agli Stati la formula del superiorem non recognoscentes, per indicare la piena autonomia degli stati stessi: questa formula potrebbe benissimo essere applicata a tutte le forme di attività culturale del Rinascimento. Ond’è che realismo ed individualismo ed amor della gloria ed imitazione della cultura antica, nella vita medioevale accettati si, ma come particolari che servivano ad un più alto scopo, ora si pongono, liberamente, come fine a se stessi. E’ lo spirito nuovo del Rinascimento. Quel Rinascimento che ha fatto tremare i polsi ad ogni spirito sensibile, ad ogni amante del “bello”. Quel Rinascimento che mi ha fatto piangere lacrime di commozione, quando, all’età di diciannove anni, nella Chiesa di San Pietro, in Roma, mi sono trovato per la prima volta al cospetto della Pietà del Michelangelo, collocata sul pavimento, all’ingresso della Basilica. La visione di quel capolavoro, nitida in tutti i particolari, non mi ha più lasciato per il resto della vita, così come non mi hanno più lasciato le lacrime di commozione di fronte ai grandi capolavori dell’arte e della cultura creati da sommi geni quali Leonardo. Michelangelo, Mantegna, Masaccio, Brunelleschi, Donatello, Piero della Francesca e tanti, tanti, tanti altri Grandi fino a stordirsi e perdersi nell’empireo dell’arte.
Scusate amici di Eldy. E’ uno dei rari casi in cui parlo delle mie emozioni. Ma non è detto che queste, per il valore universale delle loro cause, non possano essere oggetto di riflessione per tutti.
Franco3.br 18giugno2009
Caro Flavio, ti ringrazio per gli apprezzamenti anche per la parte iconografica che, riconosco, è stata appropriata e deliziosa. Ma il merito di questo dobbiamo riconoscerlo a Semplice che, come sempre, ha dimostrato una sensibilità unica ed appropriata con la scelta delle sue immagini.
Infine, tu sai meglio di me, il Rinascimento ha visto il rifiorire di centinaia di grandi artisti, in ogni campo, per cui non era possibile citarli tutti, compreso il grande Botticelli al quale, peraltro, la nostra Semplice ha dedicato un ottimo spazio proponendoci le immagini della “Primavera”. Ancora grazie. Un caro saluto.
Hai ragione su tutto Franco, infatti il Rinascimento compreso fra il XV e XVI secolo vide un eccezionale rifiorire di arte e civiltà superando e abbadonando quel periodo di oscura barbaria del periodo medioevale. Hai messo due immagini emblematiche, la Cappella Sistina e La Primavera, ma non hai citato il grande Sandro Botticelli. Di lui forse un giorno ne dovremmo parlare.
Comunque è stato un gran bell’articolo. Ci voleva
Grazie
Ciao
Solo grazie Francesco per questa tua nuova fatica. Un abbraccio.