Edvard Munch      Pittore dell’angoscia

la nevicata

la nevicata

la tempesta

la tempesta

Edvard Munch, pittore norvegese, uno dei padri dell’espressionismo nordico, visse tra il 1863 e il 1944.
L’intera sua vita fu segnata dal dolore  e dalle sofferenze, sia fisiche che morali, da lutti e tragedie familiari.
La madre, trentenne, morì di tubercolosi, lasciandolo a soli 5 anni. Se ne prese cura la sorella della madre, donna dallo spiccato senso pratico e pittrice, che stimolò il talento  artistico del piccolo Edvard.
Anche la sorella prediletta, Sophie, morì di tubercolosi a quindici anni: e questa esperienza drammatica lasciò solchi profondi nell’animo di Munch. In tutte le sue opere, infatti, è presente l’angoscia e il tormento esistenziale che lo attanagliano. Tutto ciò è perfettamente rappresentato nel commovente dipinto “La bambina malata”.

la bambina malata

la bambina malata


La perdita della moglie e della figlia colpirono pesantemente anche il padre, che cadde vittima di una sindrome maniaco-depressiva e morì dopo qualche anno.
In breve tempo, tuttavia, Munch diventò il capofila della giovane pittura norvegese e nel  1883 espose le sue prime opere al “Salone delle Arti Decorative” di Oslo.
Ben presto si recò a Parigi dove conobbe l’Impressionismo, rimanendone molto colpito.
Nel 1889 organizzò la sua prima personale a Oslo e ottenne un discreto successo.
Nel 1892 organizzò la famosa “Mostra dello scandalo” a Berlino, dove espose oltre cinquanta sue opere all’Architektenhaus. La mostra riscosse violente critiche che ne causarono la chiusura. Da qui nacque il “caso Munch”, che contribuì  a renderlo celebre. Questi avvenimenti  attirarono il pubblico, che accorse in  massa, per ammirare le opere dello scandalo e Munch si arricchì.
Il pittore norvegese fu uno dei maestri del Novecento, ma anche profeta delle paure, delle inquietudini e dei tormenti dell’uomo moderno. La sua pittura volle scavare nel profondo dell’animo umano, per rappresentare il male di vivere, l’impotenza di fronte all’angoscia, alla morte, alla desolazione esistenziale.

l'urlo

l'urlo

“Il Grido” o “L’Urlo”, dipinto nel 1893,  è certamente l’opera più nota di Munch, un capolavoro dell’arte espressionista. E’ un’autentica esplosione di angoscia, che si racchiude in uno spirito tormentato esploso in un grido liberatorio. Si tratta di un quadro autobiografico, ispirato ad un momento descritto da Munch nel suo diario:
“Camminavo per la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai, stremato, a un recinto sul fiordo nero e azzurro, e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura”.

Nel quadro è espresso tutto il rapporto angoscioso che l’artista avverte nei confronti della vita. L’uomo che urla, con le mani portate alla testa, occhi fissi, bocca spalancata, calvizie completa. E’ su un ponte, di cui si vede il parapetto e si intravedono altre due figure sullo sfondo. Il paesaggio è caratterizzato da roteanti pennellate rosse, gialle e blu, che descrivono il cielo, l’aria e il mare, sul quale sono abbozzate due sagome di barche a vela.
Munch era solito realizzare varie versioni delle proprie opere e, anche dell’”Urlo” ne compose 4. Una di queste, purtroppo, nell’agosto del 2004, fu rubata, dal Museo Munch di Oslo, assieme ad un altro suo capolavoro, “La Madonna”. In pieno giorno, di domenica, due uomini armati e mascherati, con estrema tranquillità, alla presenza di decine di testimoni, rubarono le due opere appese al muro con dei fili, senza protezione alcuna né sistemi d’allarme, fuggendo a bordo di un’auto.
“L’Urlo” è un quadro di valore inestimabile e, a distanza di un secolo, ci appare ancora straordinariamente moderno. E la bellezza dell’opera sta nel tirar fuori ciò che si cela dentro di noi e che troppo spesso ci imponiamo di nascondere….
Un’altra e famosa versione dell’”Urlo” fu rubata in Norvegia, nel febbraio del ’94 ma,  fortunatamente, fu recuperata integra tre mesi più tardi.
Altro dipinto di Munch, molto noto e importante, è “Il bacio”.

il bacio

il bacio

E’ difficile trovare l’amore in questo bacio, e arduo individuare un sentimento  di tenerezza e complicità in questa coppia misteriosa, dove i volti sono nascosti nell’ombra di un abbraccio sensuale, ma non gioioso, corpi avvolti su se stessi, indistinguibili l’uno dall’altro, avvinghiati in quella che pare più una lotta che un contatto amoroso, in preda ad una passione struggente e malinconica. Anche l’ambiente è modesto e disadorno, quasi a indicare un incontro clandestino, i  colori sono piuttosto cupi e le tonalità fredde, tipicamente nordiche.
Riassumendo, l’esistenza di Munch, dolorosa e tragica, fu riflessa nelle sue opere, a tutto tondo.
Nell’ottobre del 1908, a Copenhagen, Munch iniziò a soffrire di allucinazioni e ebbe un crollo nervoso, che lo portò in clinica per più di otto mesi, durante i quali trasformò la sua stanza in atélier. Si riprese e continuò ad allestire personali  e a viaggiare in tutta Europa.
Nel 1930, la rottura di un vaso sanguigno all’occhio destro gli provocò una cecità quasi totale.
Fu anche perseguitato dal regime nazista, che definì le sue opere “arte degenerata”, escludendolo dai musei tedeschi.
La vita di Munch trascorse senza amore e in grande solitudine. L’unica forma d’amore che il pittore fu in grado di  sperimentare fu quello con i suoi familiari morti.
Nel dicembre del 1943, l’esplosione di una nave tedesca nel porto di Oslo provocò seri danni al suo atélier e questo avvenimento lo mise particolarmente in ansia: preoccupato per i suoi quadri, trascurò la polmonite di cui cadde vittima e di cui morì nel gennaio 1944, dopo aver dipinto  gli ultimi bellissimi autoritratti.

munch-the-girl-on-the-bridgemunch-madonna


Giovanna3.rm  5.07.2009

6 Commenti a “EDVARD MUNCH ( scritto da Giovanna3.rm inserito da paolacon)”

  1. franci scrive:

    Ho parlato di Munch nel mio articolo relativo al mio viaggio a Capo Nord quando, nella strada di ritorno, giunta ad Oslo ho voluto visitare il Munch Museum. E’ sempre stata mia abitudine vedere personalmente le opere degli artisti del passato perchè solo così riescono a trasmettermi le sensazioni e le emozioni che mi coinvolgono totalmente. Di fronte ai dipinti di Munch ho provato quel senso di malessere interiore che l’artista provava mentre dipingeva cercando di trasferire sulla tela tutta la sua sofferenza provocata dal “male di vivere” e dalle vicissitudini negative che hanno segnato la sua sfortunata esistenza.
    Sono trasmissioni sensitive che fanno riflettere.
    Grazie Giovanna anche di questo a
    rticolo.

  2. giovanna3.RM scrive:

    Luciano, sei sempre molto carino e ti ringrazio.
    Certo ho parlato di un pittore disperato, che ha riflesso in pieno il suo dolore di vivere nella sua pittura, ma proprio per questo mi aveva intrigato. La sua solitudine gli ha impedito anche d’amare:infatti non si è mai sposato e non si conoscono nemmeno storie affettive coinvolgenti sul suo conto, che peccato!

  3. luciano3.RM scrive:

    Giovanna
    Il tuo servizio, mi fa conoscere le qualità di un grande artista della pittura Edward Munch,peccato che il destino le ha riservato una vita travagliata da malattie,per poi subire la malasorte di essere perseguitato dai nazisti. Brava

  4. giovanna3.RM scrive:

    Ti ringrazio Antonio, vedo che segui con molta attenzione ogni riferimento all’arte. E’un bell’incentivo per proseguire e approfondire pittori singolari.

  5. antonio2.LI scrive:

    Onestamente non saprei fare un commento all’opera di Munch.Questi “nuovi” movimenti nati all’inizio del secolo scorso hanno subito l’influenza dei vari movimenti di pensiero,ed è difficile classificarli.Conoscendo la vita di questo artista, i lutti che ha sofferto in giovane età e le vicissitudini della sua vita si riesce a capire il suo umore perennemente malinconico ma non si riesce (almeno io non riesco) a classificare questa sua pennellata cosi essenziale e questi colori che riflettono più uno stato d’animo che una realtà di natura. Tutto è triste nei suoi quadri cosi lontani da quel trionfo di colori che abbiamo ammirato in Monet.
    Comunque mi è piaciuto l’articolo complimenti

  6. lorenzo.RM scrive:

    Giovanna, brava come sempre.

Scrivi un commento
nota:  I COMMENTI DEVONO ESSERE PERTINENTI ALL ARGOMENTO A CUI SI RIFERISCONO E NON DEVONO ESSERE INSULTANTI PER CHI HA SCRITTO L'ARTICOLO O PER UN ALTRO COMMENTATORE