Dopo due-tre settimane, me l’aspettavo, la telefonata di Oreste: “Senti -mi dice- stasera facciamo un giro con pizza finale. Compagnia simpatica. Sai, c’è anche quella, e quell’altra, anche Egisto, poveretto, insomma siamo in 14. Preparati con le tue canzoni, soprattutto quella della questura. Se c’è modo dirò che sei un commissario”.
Nel rassicurare Oreste che sì, sarei stato della partita, vado con il pensiero a tutte le volte in cui abbiamo dato vita al modulo, con le ragazze che ti guardano ammirate convenendo che, con persone così brave come noi, la malavita di tutti i generi mai e poi mai avrebbe potuto farla franca.
L’inizio di tutto, inevitabilmente, è la mia interpretazione, davvero ispirata, di una canzone del 1946 di Luciano Tajoli “Telefonate alla questura”, in cui si parla di un signore che intende denunciare, appunto, alla questura una donna che gli ha strappato il cuore. Pensate: “Tanto fu l’abbandono che non seppi nemmen vedere la sua mano, mano che di soppiatto, netto il cuore di mezzo al petto mi strappò”. Eh, sì “questa è la ladra del mio cuor, che venga subito il questor, con un mandato di cattura”.
Preparandomi per la serata penso a quel che può succedere: dipende dagli astanti, dal luogo, dai pasti, insomma, dalle circostanze.
Altra telefonata di Oreste: “Ah, senti. La prendi tu Silvia? Quella morettina amica di Silvana. Dai, che ha simpatia per te. Anzi, porta anche Silvana, che le sta vicino”.
Insomma, com’è come non è, siamo in 14 fuori porta e si chiacchiera, si approfondiscono temi, si finge di litigare, e si giunge inevitabilmente alla richiesta della canzone. Mi schermisco, come al solito, ma poi cedo alle pressanti preghiere.
E attacco. Tutti prestano la consueta attenzione. Le donne, in particolare. Chi ha detto che le donne sono insensibili? Al dipanarsi del racconto si commuovono e anticipano la conclusione.
Che, in effetti, è condensata nei versi finali: “Ma se l’ha fatto per amor che cosa c’entra la questura?”. Già, che c’entra? Basta che la rea venga “ammanettata da me” e non dai poliziotti.
Io sono contento della piega che sta prendendo la serata e, soprattutto, del fatto che non ci sarà bisogno dei racconti, falsi, di quanto è dura di questi tempi la vita di un poliziotto, introdotta ad esempio da una domanda tipo: “Ci parli di quella volta sull’Aspromonte?”.
Ritorniamo velocemente e mi riporto Silvia. Silvana ha trovato un altro passaggio.
Insomma, uno squarcio di vita felice anche se un po’ matta. Qualcuno ha qualcosa da ridire?
Erasmus 03/agosto/2009
buon giorno a tutti…e complimenti per il blog….
erasmus……ma chi sei per scrivere queste belle cose? complimenti erasmus,chiunque tu sia
Mi sono fatto delle grandi risate. Paola, ma dove le trovi e le escogiti? Brava.
Il cuore rubato che lo vuoi recuperare al commissario, originale e divertente.Erasmus.