Il secondo raccontodi Herasmus prima della fine delle ferie.
Il mio amico P. è alto, biondo, bello. Io no, sono piccolo e mediterraneo.
Ci vogliamo un bene dell’anima e stiamo sempre insieme. L’interesse è sempre quello: per le ragazze. Si va di qua e di là, dopo il lavoro, ci si riposa con la speranza e l’augurio che qualcuna ci degni di uno sguardo, di un’attenzione.
Del resto, di amiche ne abbiamo tante ma il gusto dell’avventura ci fa sognare nuovi incontri, nuove possibilità di allargare il giro, di divertirci.
D’altra parte c’è un teatrino che abbiamo cominciato a sperimentare con risultati lusinghieri. Il gioco del neo.
Funziona così. E sempre con ragazze appena conosciute. Si va con la macchina e ci si ferma in una saletta da tè. Riservata.
Si chiacchiera del più e del meno. Siamo tutti ragazzi. Due donne e due uomini. Noi due maschi effettivamente contrastiamo. Uno alemanno e l’altro mediterraneo. Ma siamo molto attenti alle esigenze delle ragazze, molto gentili e generosi, molto carini ci definiscono.
Si parla. Si fanno programmi per la serata. Chi racconta una cosa, chi un’altra.
Nel frattempo il mio amico P. continua a chiacchierare mostrando una certa loquacità e parlando, per così dire, anche per me. Io invece divento progressivamente più taciturno fissando man mano più intensamente una delle ragazze, in genere la più alta e chiara.
Mi avvicino lentamente a lei e all’improvviso le salto in grembo dicendole:
“Cara, ti prego, fammi essere il tuo neo”, con ciò chiarendo a me stesso e a lei che nel contrasto fra lei, chiara e grande, e io, piccolo e nero, null’altro che un suo neo potrei rappresentare.
Non ci crederete. La “mossa” è stata ripetuta qualche volta ed il risultato è stato spesso positivo. Nel senso che la ragazza mi ha trovato simpatico e originale.
Per me siamo ai confini della follia.
Che ne dite?
erasmus 10/08/2009
Roba da non crederci. In fondo fa parte del gioco amoroso che ravviva la nostra vita.