PRESENTAZIONE Un incontro tra una donna e un Angelo, che viene sulla Terra, per aiutare a realizzare un sogno di lei. L’angelo ha il compito di facilitare l’incontro tra lei e un uomo. Ed è a lei che parlerà di un Lassù?! e delle realtà tragiche di madri e figli. Ognuno di noi ha o non ha dentro di sé un Lassù. Ma quanto ci piacerebbe saperlo.
Era un caldo tramonto di maggio.
Marta, finito di fare shopping, s’incamminò sul marciapiede. Dalle due borse fuoriuscivano due filoni di pane. Amava il sole, l’aria, i passanti, il frastuono caotico attorno a lei.
Adocchiò una panchina nel parco. Un gruppo di ragazzini giocava a pallone poco lontano. Marta, dando un gran respiro, appoggiò le due borse sulla panchina.
“Comincia a fare caldo” bisbigliò fra sé. Si sbottonò il giubbotto; respirò profondamente e poi si sedette.
“Ahi, cosa…” sobbalzò. Il pallone l’aveva colpita al ginocchio sinistro; schizzò in alto e, rotolando, finì sotto un albero.
Diede uno sguardo intorno mentre si massaggiava il ginocchio. Di fronte a lei era comparso un ragazzino: cingeva un pallone sul suo fianco sinistro.
“Ti sei fatta male?” chiese. Il sudore gli aveva appiccicato i capelli sulla fronte. “Scusami, anzi chiedo scusa anche per i miei amici” le disse con il fiato corto.
Marta minimizzò: ”Niente di grave. Nessun problema. Meno male che non mi avete preso al viso… gli occhiali, mi capisci?. Lo rimproverava senza rabbia. “Ma state un po’ attenti, ragazzi. Questo non è un campo di calcio.” Il ragazzino, guardandola serio, domandò: Scusami, so che non è educato chiedere l’età a una donna, e non te la chiedo, ma la voce…la tua voce…”
Marta ripeté: “La mia …cosa?”
“La tua voce, …sì…hai una bella voce… gradevole.” spiegò. Poi aggiunse: ”Ti ringiovanisce. Non ha molto volume, ma la tonalità e il timbro sono giovanili: direi che è carezzevole.”
Lei pensò subito: ”E’ poco più che un moccioso, ma parla come un adulto.” Si sentì però alquanto lusingata. Il ragazzino attaccò di nuovo: ”Se fossi un uomo, ti inviterei a parlare. Ti farei delle domande poi chiuderei gli occhi per ascoltare la tua voce.”
“E proprio così come dici?” chiese lei.
“Io non mento mai. La tua voce è giovanile , e se non ti avessi vista, ti avrei dato non più di diciotto anni.”
Marta si senti lusingata del complimento.
”Tu, al massimo, avrai quindici anni, vero?”
“Tredici anni” lui rispose.
“Stando a come parli, non mi sembra che tu ne abbia tredici ” obbiettò lei.
“Ne ho proprio tredici, appena compiuti” precisò.
Gli amici dal campo lo reclamavano. Il ragazzo levò la mano destra alla bocca e gridò:
“Ehi, ragazzi, eccovi il pallone, continuate pure senza di me.” Lanciò il pallone agli amici. Spiegò che a l calcio non era tanto bravo. Riconobbe che lui era il più scarso. Poi chiarì: ”Ma a scuola tutti chiedono di me.” Finì di parlare, strinse le labbra e lanciò il suo sguardo in quello di Marta. La guardò intensamente con le palpebre quasi socchiuse. Ogni tanto faceva delle pause. E lei, quantunque fosse un ragazzo, si sentiva a disagio.
“Come ti chiami” gli chiese.
“Saprai presto il mio nome. Devi solo avere fiducia.”
“Mi sembra di vivere una realtà strana. Non so se sono sveglia o sto sognando.”
Il ragazzo ammise: ”Comprendo il tuo stato d’animo, e che non riesci a decifrare i momenti che stati vivendo.”
“Dici che hai tredici anni, ma parli in modo strano, come se fossi più grande.”
“Hai ragione, è strano, insolito. Ma puoi stare tranquilla.”
Ma Marta non si arrendeva e voleva sapere: ”Non è che vuoi farmi del male, vero?”
“Assolutamente no, ti ripeto, devi solo avere fiducia. E’ giusto e doveroso che ti spieghi. Come ti ho già detto: ho tredici anni compiuti. Ma làssù non si usa contare gli anni.” lo interruppe: ”Un momento, hai detto ‘làssù’ non si usa contare gli anni. ‘là’ dove?”
Il ragazzo riprese: ”Lassù, dalle mie parti, il tempo non esiste. Non ha alcun significato parlare di tempo in senso cronologico. Un attimo e un secolo non hanno alcun senso.”
Lei ascoltava in silenzio. Immobile.
“Credo che tu abbia già capito da dove vengo” aggiunse lui.
“Dal Cielo? chiese lei. “E’ incredibile, incredibile!”
“Eppure è vero. E tu ti chiami Marta!”
“Come fai a sapere il mio nome? Non te l’ho mica detto.”
“Al bar, la cassiera ha pronunciato il tuo nome, ricordi?”
“No, non ricordo.”
“Un giorno qualcuno ti chiamerà con il nome di un grosso uccello! “ sentenziò lui.
“Non sei un modello di chiarezza. Sei misterioso!” Di colpo le venne un’idea. Pensò al Paradiso. E dedusse che quel ragazzo non era un cittadino di questa Terra. Con impeto ma decisa gli disse:
“Uno spirito, sei uno spirito …buono. Dal Paradiso… vieni da lì, vero?”
Il ragazzo annuì: Eh, sì. Direi proprio di sì.”
“Allora esiste, il Paradiso c’è, non è un’invenzione.” Ketty sentiva il cuore che la percuoteva per l’eccitazione.
“Si, vengo da Lassù. E ho un compito da svolgere. Devo compiere un atto di bontà a beneficio tuo.”
Marta “sentiva” che il ragazzo stava per svelargli qualcosa di straordinario.
Lo vide che tirava fuori dalla tasca dei pantaloncini azzurri un libretto.
Il ragazzo cominciò a leggere:”Sei Marta Poletti, sei qui, ma non sei canadese.” Marta era tutt’orecchi e lo fissava col fiato sospeso.
Il ragazzo riprese la lettura:”nata il 10 agosto 1940.
Esatto?
Marta ammise:”Si, è giusto!”
“Sposata, cinque figli. Il ragazzo, lentamente, chiuse il libretto, alzò gli occhi verso di lei e dichiarò:”Non ho bisogno di leggere. So tutto di te e della tua famiglia. Cinque ragazzi da tirar su.
Ci vuole coraggio, olio di gomito, e sacrifici a non finire…e un amore immenso di madre vera. E tu sei una madre vera. Da Lassù le madri vere sono seguite e tenute nella massima considerazione.” Il ragazzo si avvide che Marta si era commossa.
“Su, su, niente lacrime se no mi commuovo anch’io. Ah, voi donne, sempre le lacrime pronte. “ Di colpo comparve nella sua mano un fazzoletto. “Prenda questo, e col nasino tiri su per bene! E mentre lei soffiava, lui le sorrideva.
Marta si asciugò. Tirò su un paio di volte e si sentì un po’ tranquilla.
“Dunque, dicevo…hai cinque figli.… ognuno con un carattere tutto proprio.”
“Eh sì, ognuno è fatto in un certo modo. Mi sembra anche normale. Sono la mia vita tutti! Precisò lei.
E lui strinse le labbra in una piccola smorfia osservò:”Però, quel Gaetanino…che temperamento…io gli regalerei una stella da sceriffo…! E’ un po’ mammone… o mi sbaglio?” Marta gli balzò subito in difesa:”Ah, il piccolo. E’ fatto così, ma mi vuole tanto bene.”
“Dai, scherzavo!” esclamò e poi riprese:” Da un po’ di anni sei sola. Tuo marito, si ammalò e scomparve. E’ stata dura affrontare la vita da sola, ma coraggiosa come sei, li hai tirati su come una vera madre deve fare.”
Marta era sbalordita dinanzi a tanta precisione. Si ritrasse un po’ sulla panchina. Quel ragazzo la scombussolava, la stava disorientando, ma riuscì a esclamare.”Grazie, ti ringrazio, l’hai già detto… che sono una vera madre.”
“Ed io te lo ripeto:”Sei una vera madre.”
“ Mi stai rivelando un sacco di cose. Perché? Cosa vuoi da me? E tu chi sei?” Gli interrogativi erano legittimi.”
“Ti prego, calmati. E’ giusto. Hai ragione. Hai il diritto di sapere.”
E il ragazzino tranquillamente prese a raccontare:”Vengo da Lassù.” E così dicendo aveva indicato il cielo con l’indice. “Lì ci amiamo tutti. E se Lui ci ordina qualcosa e’ solo a fin di bene!”
Marta ora voleva sapere:”Vorrei chiederti tante cose. E tu …chi sei? Come ti chiami?”
“Il nome lo scoprirai più in là. Io sono un Angelo dei Sogni.” le rivela.
“Un Angelo dei Sogni” ripetè lei.
“Sì, un Angelo vero. Siamo divisi in due grandi gruppi o categorie. I Grandi, cioè gli Angeli Adulti, e noi Angeli Piccoli. I Grandi ci chiamano Angeli Iniziatori. Ma a noi Piccoli non piace esser chiamati così. Preferiamo essere chiamati Angeli dei Sogni.”
Marta ora si sentiva più tranquilla. Chiese:”Come mai siete…Angeli…piccoli?”
L’Angelo diventò triste, abbassò gli occhi. La sua voce diventò fievole:”Siamo tutti deceduti per mancanza d’amore, per malattie, incidenti. Molti di noi hanno perso la vita per mano di uomini malvagi.”
Marta sentì la gola che stringeva per l’emozione. Deglutì.
L’Angelo riprese a spiegare:”Noi Angeli Piccoli ci vogliamo tutti bene, siamo affiatatissimi, ma quelli che ci inteneriscono di più sono i bambini, i piccolissimi: quelli che furono partoriti da madri che non hanno mai meritato di essere chiamate ‘Madri’: perché, e mi addolora dirlo, furono proprio loro ad abbandonarli o ad ucciderli.” Il volto dell’Angelo era molto triste. Marta non riuscì a trattenere la commozione. Una lacrima le rigò il volto. Con gli occhi lucidi non riusciva più a distinguerlo.
Ma l’Angelo riprese le sue rivelazioni:”Non tutte le madri sono…snaturate. Noi monelli del Paradiso nutriamo una predilezione particolare per tutte le madri che sono Lassù…che lasciarono la Terra, persero la vita lasciando i loro figli quaggiù. Hanno una grande pena nel cuore, perché attendono i loro orfanelli che vivono qui sulla Terra.”
Marta continuava ad asciugarsi gli occhi per le lacrime. Il ragazzo la rincuorò. Le poggiò una mano sulla guancia sinistra, le fece delle carezze sui capelli. Poi le portò le dita sotto il mento e le sollevò il viso.
Un po’ sollevata Marta esclamò:”Ma Lassù nessuno dovrebbe soffrire.”
“Ma i figli tuoi sono tutti con te. Li vedi, li vivi. se volessi fargli una carezza, non hai alcun problema. Ma quelle madri non ebbero mai la possibilità di farlo. Sono arrivate da noi, lassù, molto presto, quando i loro bambini erano ‘cuccioli’.”
Marta insisteva che quelle madri continuavano a soffrire…anche in Paradiso.
“E’ vero. Ma il loro dolore è una tristezza particolare. Esse si consolano con la certezza che un giorno potranno riabbracciare di nuovo i loro figli.”
Ormai la curiosità di Marta dilagava:”E i sogni? Cosa c’entrano i sogni , perché vi chiamate Angeli dei sogni?”
Ti ho già detto che gli Adulti ci chiamano Angeli Iniziatori.”
“Iniziatori! In che senso?”
“Perché gli uomini vogliono sognare, sognare è fondamentale; se ci priviamo dei sogni la nostra vita diventa scialba, triste.”
“Capisco. Perché sei qui? Perché hai voluto incontrarmi? Qual è il tuo compito?”
“Calmati, Marta! Ora te lo rivelerò. Gli Angeli dei Sogni o Angeli Iniziatori aiutano le persone a realizzare i loro sogni. Gli danno una mano, cioè iniziano i sogni, li cominciano, ma continuare a viverli spetta ai sognatori. Gestire un sogno è come accendere un falò, che ha bisogno di essere alimentato con altro legno, giorno dopo giorno.”
Un sorriso illuminò il volto di Marta:”Oh Dio, è meraviglioso. Ma, come fate a scegliere la persona che vuole vivere un sogno?”
L’Angelo dei Sogni rispose:”Ottima domanda. Ognuno di noi, noi piccoli intendo, ha la facoltà di leggere nel cuore di ogni persona che vive sulla Terra. Una volta fatta la scelta, non possiamo più ripensarci. La persona, o le persone, avrà la possibilità di sognare.”
Marta voleva comprendere meglio e chiese:”In concreto, cosa fate?”
E il ragazzo-Angelo l’ammirò per l’ennesima volta. Le sorrise teneramente e chiarì:”Ho il compito di creare le circostanze favorevoli al contatto, all’incontro.” Fece una pausa, le inviò uno sguardo profondo, dolce, carezzevole, e le sussurrò lentamente: “Ho il compito di farti incontrare una persona speciale , una persona che ti colpirà in modo straordinario. Insomma qualcuno che ti farà battere il cuore e ti farà vibrare l’anima.”
Marta era senza parole, ma era felice della rivelazione. Pensò che non era possibile che potesse accadere a lei una cosa così straordinaria. Come se avesse compreso il dubbio di lei, l’Angelo esclamò:”Sarà come ti ho detto. Leggevo nel tuo cuore da lungo tempo. Hai sempre desiderato vivere un sogno. Bene! Ed io ti aiuterò a sognare. Ne vivrai uno. Ma ricordati, Marta, non ho la responsabilità del prosieguo. Sarete in due a viverlo e a gestirlo come credete.”
Il sole si inabissava in una grossa nuvola. Il tramonto rosso sfuggiva ad ogni immaginazione. Le ombre cominciavano a dominare il quadro.
Marta si sentiva strana e felice. “Non so come ringraziarti. Ma …io…”
“Cosa hai? Sei perplessa, …hai paura? “
“No, mi sento nervosa, turbata.. e sono certa che tu sei un’anima …buona. Ti prego, dimmi un’ultima cosa.”
“Coraggio, chiedi pure.”
“Quando comincerà il sogno?”
E il ragazzo, con il pollice e l’indice, sollevò il mento di Marta e le bisbigliò all’orecchio:”E’ già cominciato! Stai già sognando.!”
Poi si rimise dritto di fronte a lei e dichiarò: “Il mio tempo è finito. Devo andare. Non dimenticare…io ti ho dato l’input…come dite qua sulla Terra, tocca poi ai sognatori continuare a sognare…Addio!”
D’improvviso il clacson di un furgone la svegliò. Marta aprì gli occhi e balbettò:” Oh Dio, …il ragazzino, l’angelo… l’Angelo dei Sogni…non era un ragazzo…un angelo …era un angelo.” Marta si stropicciò le mani sul viso. “Mi sono addormentata…ho sognato…era un sogno. Non mi ha detto che sognerò…ma che …vivrò un sogno. Mai fatto un sogno così strano… così vero.”
Marta, incredula e confusa, si alzò, prese le borse e diede un occhiata in giro: nessun ragazzo giocava a pallone, nemmeno l’ombra di un ragazzino. Le prime ombre del tramonto calavano. E Marta frettolosamente, si avviò al parcheggio.
Ore 8.00. Il mattino dopo. Cielo terso, azzurrissimo.
Dring, Dring, Dring!
“Vado io ad aprire, Ma!”
Giovanna, la figlia di Marta, aprì e si trovò lì davanti un ragazzino. Teneva fra le mani una scatoletta lunga poco più di mezzo metro e stretta quasi una ventina di centimetri.
“Si!” gli chiese squadrandolo dalla testa ai piedi.
“Per la Signora Marta Poletti, esclamò lui dando un’occhiata alla piccola busta.
Giovanna le diede una mancia e ritirò la scatola. Chiuse la porta e chiamò: “Maaa…! c’è un omaggio per te. Metto sul tavolo…fiori!”
“Chi li manda?”
“Non so, vedi tu! E’ scritto solo il tuo nome.”
Marta arrivò:”Stupendo, che bello, un bocciolo di rosa…Chi lo manda?”
Curiosa, aprì la busta, estrasse il biglietto e lesse:
Il bocciolo di rosa è per te!
Perché sei vera, amorevole e appassionata.
Per l’amore e la passione che saprai esprimere
E poiché siamo in Primavera,
la stagione del risveglio della Natura,
che si offre con i suoi primi splendidi fiori,
dovrai abbellire la tua casa.
Perciò, ti soffermerai davanti ad un fioraio alcuni attimi.
Poi entrerai e chiederai “un vaso di violette”.
DUCKY
Angelo dei Sogni
Marta era commossa, e il cuore che cominciava a percuoterla di nuovo le creò ansia.
“Non è possibile, non è possibile!” ripeté. “Il sogno, il sogno che ho fatto ieri…sulla panchina. Il ragazzino…l’Angelo dei Sogni.” Rilesse il biglietto e borbottò: “Il bocciolo …è un segno suo, allora si chiama …DUCKY…l’Angelo dei Sogni. E’ tutto vero allora. Mi ha detto la verità…era un Angelo dei Sogni…che veniva dal Paradiso.” Marta era in piena eccitazione. Diede ancora una rilettura al biglietto e lentamente levò lo sguardo nel vuoto. Frugò nella memoria quell’esperienza ‘strana e inconsueta’. E continuava a ripetere seria:”L’Angelo dei Sogni…si chiama DUCKY. Le prese il timore che le stesse per accadere qualcosa di male. Era di nuovo turbata. Ma si rammentò che “lui”
le aveva detto di stare tranquilla. Si ricordò, eccome… che avrebbe vissuto un sogno… che il sogno aveva già avuto inizio. Questi pensieri la tranquillizzarono.
Si sentì nervosa tutto il giorno.
Faticò non poco ad addormentarsi. Nelle prime ore della notte, si girò, si rigirò, si girò di nuovo e poi ancora. Infine cadde in un sonno profondo. Si svegliò pochi minuti prima delle sette. Un fascio di luce aveva invaso la camera. Marta si sedette sul bordo del letto. Diede una sbirciata intorno. Sbadiglio pigramente. Si assestò i capelli grigi e lentamente si piazzò davanti alla finestra. Alzò il viso per lasciarsi accarezzare dai tiepidi raggi del sole. Chiuse lentamente gli occhi, e il tempo lentamente si fermò.
Aggrottò le ciglia e i pensieri di nuovo l’avvolsero. L’immagine del ragazzino spuntò nella sua mente. Le sembrò di sentire il tono della sua voce.
“Un fioraio, devo andare da un fioraio”, mormorò fra sé. “Devo prepararmi.”
Si preparò. Consumò una frugale colazione. Alle 8.30 con la sua auto imboccò il cancello e si immise nel traffico.
Il primo fioraio era sulla grande strada, dall’altro lato.. Dovette raggiungere l’incrocio e tornare.
Parcheggiò l’auto e fece una cinquantina di metri a piedi. A pochi passi dal negozio avvertì dei tuffi al cuore. Stette immobile davanti alla porta di vetro. Poi entrò.
“Buongiorno, Signora! Posso essere utile?”
Il ragazzo aveva appena sistemato un vaso su uno scaffale. Indossava pantaloni lunghi, camicia bianca a maniche lunghe e un gilet smanicato dello stesso colore azzurro dei pantaloni.
Chiese:”Scusi, …la commessa, a parte lei, non vedo nessuno.”
“Ah, sì, ha ragione. Non ci sono commesse. Di norma c’è il mio papà. Ma oggi ha dovuto accompagnare la mia sorellina a scuola.”
“E la mamma?”
“Mia mamma non sta tanto bene. Aveva la febbre stamattina. E’ rimasta a casa. Così ho aperto io. Il mio papà sarà qui al massimo tra una mezz’ora.”
Il ragazzo guardava Marta senza batter ciglio e lei subito ebbe la sensazione che sul suo volto fosse stampato un lieve sorriso. D’improvviso il telefonino di Marta squillò.
“Mi scusi! Pronto, ciao Giovanna…dimmi…no…sì. Eh no… non posso ora. Sono …appena posso ti chiamo. Ok ciao.” Ripose il telefonino. Il ragazzo le chiese di che cosa aveva bisogno.
“Violette, vorrei un vaso di violette.”
Marta appoggiò le chiavi della macchina sul banco e armeggiò nella borsetta per prendere il portafoglio.
Il ragazzo cercò in giro. Infine appoggiò sul banco un grazioso vaso con stupende violette multicolori.
“Che belle, queste violette, vero?” dichiarò orgoglioso.
“Ok, le prendo.”
Il ragazzo chinò la testa da un lato e la fissò dicendo:”Il tutto fa 10 euro. Oggi è un giorno fortunato per lei. Il nostro negozio compie dieci anni di attività. E al primo cliente, diamo in omaggio l’acquisto che fa. Lei è la prima cliente…Contenta.?”
E Marta, contenta della lieta sorpresa, ringraziò:”Oh, grazie, grazie davvero!”
Ripose il portafoglio nella sua borsetta che infilò nel braccio; agganciò con la mano la borsa con le violette e si accinse a uscire.
Si senti chiamare:”Signora!” Lei si girò e vide il ragazzo che le porgeva un bocciolo di rosa.
“Questo lo aggiungo io. Le violette sono per abbellire la casa. Il bocciolo è per lei.”
Marta era raggiante: ”Oh, molte grazie, grazie ancora.” Uscì contenta e pensò che la giornata era iniziata sotto un buon auspicio.
“Le chiavi della macchina…dove sono” mormorò sottovoce. Appoggiò le borse sul cofano e frugò nella borsetta, poi nelle tasche tasche: nulla.
“Signora, Signora Marta!” era il ragazzo del negozio. “Credo che queste siano sue.” Le porgeva le chiavi dell’auto. “Le ha lasciate sul banco.” Lei prese le chiavi e, un po’ perplessa,accennò a un sorriso dicendo:”Che sbadata. Grazie ancora. E’ la terza volta che la ringrazio. Poi si fece seria e gli chiese:”Mi ha chiamata per nome…ha detto Signora Marta!”
“L’ha detto Lei quando ha telefonato sua figlia.”
“Non mi pare di aver pronunciato il mio nome!” aveva ribadito lei. “Strano! “ Era sicura di non aver pronunciato il proprio nome.”
Erano l’uno di fronte all’altra.
Il ragazzo abbassò leggermente la testa e affondò il suo sguardo negli occhi della donna. Era serio e tranquillo, ma lei intravide come un misterioso sorriso sul suo volto.
”Che cosa strana!” pensò Marta.”Quando mi guarda è come se il suo viso nascondesse un sorriso…come se i suoi occhi volessero dirmi qualcosa.”
Il ragazzo la riportò alla realtà:”Si ricordi, Signora! Le violette abbelliranno un angolo della sua casa. La prego, abbia una particolare cura del bocciolo. Ogni volta che il suo sguardo si poserà su di esso, Lei si sentirà meno sola…come se avvertisse la presenza ’invisibile1 di qualcuno che le sta accanto . ” Marta pensò:
“Strano, la stessa sensazione di ieri…pomeriggio…la sua voce …diventa a tratti…molto gradevole” Poi la giudicò – ma senza dirlo – …”carezzevole…così seducente.”
Lo sguardo del ragazzo si posò sui capelli grigi di Marta, poi sugli gli occhi, poi sul naso, sulla fronte e finì per incontrare le sue pupille.
Con tono sicuro le sussurrò:”Sono fortunato di aver incontrato una donna vera. Parola di Duc!”
Lei ripetè piano:”Duc? Questo nome …che strano… mi sembra di averlo già sentito. Qual è il suo vero nome?”
E lui, chiuse un attimo gli occhi, lentamente li aprì e col solito sguardo dolce e malizioso, le disse :”I miei mi chiamano ‘Duc’! Poi, avvicinandosi le sussurrò all’orecchio:”Ma il mio nome è DUCKY!”
Poi si ritrasse ed esclamò:”Ora devo rientrare.”
Lo vide correre e poi sparire nel negozio.
Marta si girò lentamente e si diresse verso il parcheggiò. Raggiunse l’auto. Aprì lo sportello. Poggiò le borse e il bocciolo sul sedile destro. Si sedette al posto di guida dando un gran respiro. Infilò la chiave nel cruscotto e, prima di mettere in moto, si girò ad ammirare il bocciolo di rosa. Lo prese, lo portò alle labbra e, chiusi gli occhi, lo baciò appassionatamente.
L’ANGELO DEI SOGNI:
– PENSI ANCHE TU DI AVERE UN ANGELO PROTETTORE?
– VORRESTI FARE UNA ESPERIENZA DEL GENERE?
– HAI MAI AVUTO LA “SENSAZIONE” DI UNA “PRESENZA INVISIBILE”?
– CREDI CHE CI SIA UN “LASSU’ AD ATTENDERTI?
Ducky 02/ 10/ 2009
Ciao Ducky
Rispondo:
1° Certamente.!
2° Non saprei non ho letto il tuo racconto (troppo lungo) odio leggere sul monitor.
Mi dispiace dai commenti credo mi sia perso una bella cosa.
Per consiglio a chi scive …scrivete racconti piu’ brevi
3° Si! piu’ che una senzazione …La coscienza di una presenza oserei dire quasi palpabile, sempre tutti i giorni.
4° Uno!…Solo! Assolutamente si! e mica solo uno.
Ciao e cmp. sicuramente hai scritto una bella cosa.
Molto bella la tua “novella” ducky, sei molto bravo a descrivere le situazioni anche con dovizia di particolari, sei un bravo narratore.Il tuo racconto ha dei passi molto toccanti. Complimenti ducky, facci sognare un po raccontaci altre storie. ciao
Ciao Ducky, il tuo scritto mi ha commosso, i figli sono 3 non 5 ma la situazione è simile, e in alcuni passi mi ci sono ritrovata. Non so se il percepire una presenza vicino è data dall’avere fede o no, io nn la sento …purtroppo. Forse come dice Giulio bisogna meritarselo.Tutti credo proviamo a sognare …è una delle poche cose che nn costa nulla se ci priviamo anche dei sogni …
Ducki:Avrai capito dalle semplici cose che scrivo che , la narrativa mi appassiona. Il coraggio di esternare anche cose irreali , di donare agli altri sensazioni, speranze, gioie etc, non è cosa facile, però gratifica.Non ho la pretesa di fare il critico letterario, però quanto è immensa la fantasia, e come hai saputo immergerti in essa. Posso farti solo l’agurio che l’angelo ti accompagni, in QUESTA VITA TERRENA , e ti protegga. Se io ho un angelo?No!Sicuramente non lo merito. Gazie per avermi fatto sognare. Il solito -maledetto toscano-
Ciao Duc, il tuo racconto mi ha fatto provare tanta tenerezza, credo nelle presenze positive che aleggiano intorno a noi, ma quanto vorrei averne una percezione concreta!!! Sono convinta comunque, che gli angeli si materializzano in quelle persone che ci danno amore, sostegno, protezione, senza offenderci mai e senza mai chiedere nulla in cambio. Bravo “angelo” Ducky.
Ciao Ducky
Risposte
SI
NO
NO
NO
carino il racconto
che bello ducky,quando scrivi sei un’altra persona.alle domande rispondo, si ,credo di avere un’angelo protettore,sono 19 anni che avverto una presenza vicina ,e questo è mio padre,e indubbiamente credo in un lassu’ o in un infinito
Duc, ho letto con molto interesse.
Rispondo alle domande.
1. Sì, penso di avere un angelo protettore e forse più d’uno.
2. Sì, vorrei fare un’esperienza del genere.
3. Sì, ho avuto tale sensazione.
4. Sì, credo e spero.
Un abbraccio, Duc.