Kandiskij, pittore e teorico dell’arte russa, è stato considerato il principale iniziatore dell’Astrattismo (1966-1944).
Il termine stesso indica il problema che si posero gli artisti di questa corrente, cioè il proposito di astrarre dalla realtà esterna tutti quegli elementi illustrativi che essi ritennero estranei all’espressione della loro sensibilità o delle loro idee, per potenziare al massimo la forza espressiva delle forme e dei colori. Non si tratta più di rappresentare un qualsiasi episodio realistico – un interno, un paesaggio, una natura morta, delle figure – ma di esprimere la profonda necessità interiore che abita nella fantasia dell’artista: questo fu il pensiero di Kandinskij.
L’arte non è più un fatto rappresentativo, non ubbidisce più all’esigenza di dare un’immagine alla visione che noi abbiamo del mondo, attraverso l’esperienza sensibile: ora l’opera d’arte è una realtà autonoma e indipendente dalla realtà esteriore.
Il quadro e la scultura non sono l’immagine di un uomo o di un paesaggio, sono forme e colori che traducono uno stato d’animo, attraverso un’equivalenza, attraverso un’analogia che si avvale dei soli strumenti stilistici: “nella pittura, – scrisse Kandinskij – una macchia rotonda può essere più significativa di una figura umana”.
In epoca simbolista, tali concetti furono già espressi e affermati sia da Gauguin che da Denis. Quest’ultimo afferma che le “emozioni e gli stati d’animo provocati da uno spettacolo qualunque rappresentano, nell’immaginazione dell’artista, dei segni equivalenti, plastici, capaci di riprodurre queste emozioni o stati d’animo, senza che vi sia bisogno di dare la copia dello spettacolo iniziale”.
Tuttavia, solo in rarissimi casi essi rinunciarono alla rappresentazione, al massimo si limitarono a stilizzare fortemente la realtà.
Quelli che per primi si misero su questa nuova strada, con rigore teorico, oltre che con chiarezza stilistica, furono Kandinskij, Mondrian e un gruppo di artisti russi ad essi collegati.
Monaco di Baviera, nel primo decennio del Novecento, fu certamente uno dei centri europei più vivi e più aperti agli scambi internazionali: molto per merito proprio di Kandinskij, che vi era giunto dalla nativa Russia, nel 1897.
Sotto il suo impulso, vennero realizzate mostre d’arte in cui figurarono alcuni dei più interessanti artisti francesi, e si manifestarono le più nuove tendenze che fiorirono a Parigi, dal Post-Impressionismo ai Nabis e ai Fauves.
Proprio a Parigi il pittore russo espose le sue prime opere. Nel 1908, Kandinskij ebbe la prima rivelazione di una pittura non rappresentativa; sentì per la prima volta come la realtà esterna fosse un impedimento alla pura espressione della sua necessità interiore, ma gli furono necessari ancora due anni di ricerche e di esperimenti per giungere alla conquista di un linguaggio di forme e colori totalmente liberi da ogni asservimento all’illustrazione, svincolati da ogni riferimento al peso materiale della realtà.
E’ interessante osservare la sua opera del 1909, “Gruppo di crinoline”, che precedette di un anno soltanto l’apparizione dei primi veri quadri astratti: qui, infatti, il suo linguaggio è ancora figurativo, seppure già antinaturalistico nell’uso del colore, in stesure piatte e violente.
Nei due anni cui si accennava poc’anzi, Kandinskij iniziò la sua avventura verso la pura astrazione condotta, nei successivi stadi, con una consequenzialità e un rigore veramente esemplari: in un primo momento ci fu l’affermazione di un colore acceso e luminoso che brucia come una fiammata, poi seguì l’impiego di un linguaggio di segni riassuntivi della realtà, che trascrivono le immagini in un ritmo liricamente musicale – molti suoi quadri, infatti, furono intitolati Improvvisazioni.
Anche Kandinskij, da adolescente, studiò pianoforte e violoncello e ciò influenzò anche la visione artistica del pittore, così come avvenne per Paul Klee, che conobbe a Parigi e del quale divenne amico. Insieme collaborarono, più tardi, in Germania.
Kandinskij, infatti, era persuaso che la pittura deve essere sempre più simile alla musica e che i colori devono sempre più assimilarsi ai suoni. Egli scrisse precisamente: “il più ricco insegnamento viene dalla musica, essa è l’arte che non usa i suoi mezzi per imitare i fenomeni naturali, ma per esprimere la vita psichica dell’artista e creare la vita dei suoni”.
La sua produzione di quadri veramente astratti ha inizio dal 1910 fino al 1914 -anno in cui le vicende politiche lo riportarono in Russia – durante i quali Kandinskij realizzò le sue pagine pittoriche più poeticamente riuscite e felici: fu un fiorire di invenzioni straordinarie, di colori e di forme che liberamente si dispongono sulla tela in un ritmo che sembra seguire gli impulsi più repentini della sua fantasia e gli stimoli più sottili della sua interiorità.
Tra le sue opere principali di quel periodo, vanno ricordate:
“Il cavaliere azzurro”, che divenne anche il manifesto dell’omonimo gruppo fondato con l’amico Franz Marc (1911).
“La montagna blu” e “Paradise”: dei cavalli che galoppano, una piccola chiesa in bilico sopra una rupe scoscesa; lo spunto di questi quadri è ancora impostato sulla realtà naturale ma, nell’esecuzione, in quella enunciata felicità del colore picchettato a macchie accostate, oppure steso a larghi strati piatti, si va ormai rivelando una volontà diversa: il colore acquista già una sua indipendenza, si libera ormai decisamente di ogni vincolo di fedeltà naturalistica.
“Avec l’arc noir” (1912): citerò la descrizione che ne fece l’artista stesso. “La via sulla quale attualmente ci siamo incamminati è quella che ci allontana dall’esteriorità delle cose per avvicinarci al polo opposto, che è quello della necessità interiore, che va percorsa in assoluta libertà, svincolandosi da ogni forma d’obbligo come da ogni soggezione al gusto dell’epoca, e senza preoccupazioni di ordine compositivo o di armonie esterne poiché, come non ci sono note dissonanti in musica, così non ci possono essere disarmonie in quella pittura che nasce dal profondo della necessità interiore.
Kandinskij dipinse, in seguito, varie “Improvvisazioni” e “Composizioni”, di pregevole fattura, da cui traspare una grande armonia e un sapiente uso del colore. Ve ne mostro alcune, tra le più emblematiche.
Nonostante il pittore precisasse teoricamente le sue intenzioni in scritti che furono di grande utilità per gli artisti contemporanei, tuttavia non si avverte mai il peso della teoria nella sua pittura, sempre fresca e immediata, “cantante”, come lui stesso la definì.
L’artista riuscì a trovare l’espressione della sua “necessità interiore” nel puro e spirituale linguaggio delle forme.
Giovanna3.rm 13/ 10/ 2009
Giovanna, prima di leggere il tuo articolo, conoscevo poco di Kandinskij e già mi piaceva molto, ora, che per merito tuo, so un po’ di più di lui, mi entusiasma. Guardare le opere di Kandinski è come immergersi nella sua visione della realtà e cercare di scoprire cosa vuole comunicare. Grazie a te Giovanna e grazie anche alla “giornalaia” Paola.
Giulio,
Mi preme ribadire quanto tu mi sia simpatico.
Ti ringrazio per aver apprezzato Kandinskij e la sua maestrìa nell’impiegare i colori. Questo ci permette di ammirare il suo talento e provare grandi emozioni.
Ti saluto molto cordialmente.
Giovanna. Mi inchino alla tua conoscenza di questo artista. Ammetto la mia ignoranza in materia. Non mi resta che immergermi con la fantasia in quel paradiso di colori e lasciarmi trasportare. A volte si sogna anche a occhi aperti, se poi accompagnati da UNA come Te è ancora più bello. Grazie anche da un -maledetto toscano-
Caro Marc, grazie di cuore per il tuo commento. Condivido quanto dici in merito al fascino dei colori di quest’artista, particolarmente amato da tanti.
Cordialità
Lieve, ti ringrazio e sono commossa per le tue espressioni. Sapevo già che Kandinskij è uno dei tuoi pittori preferiti e sono contenta che ti sia piaciuto. E tanto più lo sono in quanto sei un’addetta ai lavori!
Un abbraccio forte.
Molto brava Giovanna a regalarci Kandinsky,il mio pittore preferito,ho in camera da letto la stampa di un suo dipinto del 27,un pittore dell’anima, della simbologia, dei colori, i suoi colori primari, il (rosso,giallo,azzurro),i suoi colori secondari (arancione,verde,viola)che mischiati,portano ad altre tonalità.la sua psicologia dei vari colori,e delle linee, il suo astrattismo geometrico,ti colpiscono l’anima ti danno sensazioni indecifrabili, un pittore che va all’essenza, che ti colpisce per la sua grafica e per il suoi accostamenti cromatici forti.I suoi dipinti colpiscono l’inconscio. Lo considerei il freud della pittura. ciao grazie
grazie lorenzo e luciano, siete degli ottimi osservatori e cari amici.
AAAAHHHH kandinskij….lo adoro!!!Entrare nelle sue opere, nella sua poesia, nn è astrattismo lirico, per me è di piu’…Abbandonarmi alle sue composizioni è come vivere una nuova dimensione, attraverso uno stile armonico, attraverso una ricerca di linee e colori che supera l’immaginazione ed ogni limite, è come dilatare la propria mente alla ricerca dell’infinito… grazie gio’ sei stata grande! e grazie anche a paola!
Per me, che capisco solo aride cose come economia e politica e niente arte, è stata una sorpresa magnifica. Bellissimi colori, bellissimi soggetti, bellissimo tutto. Mi avete fatto un magnifico regalo, Giovanna e Paola, e credo che l’abbiate fatto a tutti noi.
Giovanna, ora so che cosa è l’arte dell’astrattismo. La tecnica (dripping) inventata da Kandinskij è di porre il colore sulla tela posta a terra, mediante sgocciolatura e spruzzi, quadri dalle immagini confuse e indecifrabili, Kandinskij fu Il principali esponente dell’astrattismo e soprattutto un pittore di astri, mentre con mia meraviglia, mi risulta che, Pablo Picasso fu un pessimo astrattista. un saluto