Cari amici Eldyani, la nostra Alba Morsilli ci propone una storia toccante, presa in rete, che ben pochi conoscono. Parla di un uomo di colore, sudafricano, al tempo dell’apartheid, in una nazione dove tre milioni di bianchi tenevano soggiogati, schiavizzati e, nella completa indigenza, 18 milioni di uomini con la pelle nera, la loro unica tangibile colpa.
Parla di un uomo onesto, intelligente, umile, con delle grandi potenzialità, che la natura, però, aveva fatto nascere nero. Quest’uomo, accettava come milioni di suoi concittadini la sua condizione di nero, in uno stato governato da bianchi. Rassegnato, ma fieramente consapevole del suo ruolo, nella terra dei suoi avi.
Quanti di questi uomini ci sono nel mondo? Con doti, potenzialità, con intelligenza, che la natura ha regalato loro e che non possono esprimere ed utilizzare, solo perchè sono nati nel luogo e nel periodo sbagliato.
Sono esseri umani la cui unica colpa è di essere nati “diversi”: come pelle, religione, e inclinazioni.
Quanti potenziali geni che potevano arricchire l’umanità e che invece sono stati buttati via da una parte di essa, per meschinità, per subdolo odio, per stupida ignoranza e per ignobile cecità.
Leggiamo questa storia e se volete commentiamola.
Dr. HAMILTON NAKI
Hamilton Naki, un sudafricano negro di 78 anni, morì nel maggio 2005.
La notizia non apparve sui giornali, ma la sua storia è una delle più straordinarie del XX secolo.
Naki era un grande chirurgo!
Fu colui che prese dal corpo della donatrice, il cuore che fu poi trapiantato a Louis Washkanky nel 1967, a Città del Capo, Sudafrica, durante la
prima operazione di trapianto cardiaco umano, con esito positivo.
Fu un lavoro molto delicato: il cuore doveva essere rimosso e conservato con la massima cura.
Naki era il secondo uomo più importante dell’equipe che fece il primo trapianto della storia.
Ma non poté apparire perché era un negro nel paese dell’apartheid.
Il chirurgo capo del gruppo, il bianco Christian Barnard, divenne immediatamente una celebrità.
Ma Hamilton Naki non poteva apparire nelle fotografie dell’equipe.
Quando apparve in una, per sbaglio, l’ospedale disse che era un addetto al servizio di pulizia.
Naki portava il cappello e la mascherina ma non studiò mai né medicina né chirurgia: aveva abbandonato la scuola a 14 anni…
Faceva il giardiniere nella Scuola di Medicina di Città del Capo.
Iniziò pulendo le aule. Però era curioso ed apprendeva velocemente. Apprese la tecnica chirurgica vedendo i medici bianchi praticare le tecniche di trapianto su cani e maiali.
Divenne un chirurgo eccezionale al punto che il Dr. Barnard lo volle a far parte della sua equipe.
Era un problema: per le leggi del Sudafrica, Naki, negro, non poteva operare pazienti né toccare il sangue dei bianchi.
Ma l’ospedale lo considerava talmente valido che fece con lui un’eccezione. Lo trasformó in chirurgo… ma clandestino.
Ma questo non gli interessò. Continuò a studiare ed a dare il meglio di sé, indipendentemente dalla discriminazione. Era il migliore. Dava lezioni agli studenti bianchi ma aveva il salario di un tecnico di laboratorio: il massimo che un ospedale poteva pagare ad un negro.
Viveva in una baracca senza luce né acqua corrente, in un ghetto della periferia come si confaceva ad un negro. Hamilton Naki insegnò chirurgia per 40 anni ed andò in pensione come giardiniere, con un mensile di ben 275 dollari.
Quando terminò l’apartheid gli offrirono una decorazione ed il titolo di medico honoris causa.
Nessuno fece rilevare le ingiustizie che dovette sopportare durante tutta la sua vita. Durante la clandestinità e la discriminazione non cessò mai di dare il meglio di sé: il suo amore per aiutare a vivere.
Dr. Naki, per tutto quanto hai fatto per l’umanità, al di sopra dei tuoi stessi interessi, grazie.
Caro Efisio, tale notizia, come d’altronde quasi tutte quelle di questo blog e penso anche degli altri, è una notizia che circola in rete, che Alba, costernata e incredula, ha voluto farci conoscere.
Leggo con interesse questa notizia ma sarebbe il caso di dire da dove e’ stato preso , lo dice il regolamento di eldy..
Alba, che bella storia e che splendido uomo! E pensare che abbiamo tutti ammirato con assoluta convinzioe solo Christian Barnard!
La situazione di queste creature di colore nero – ma il nostro non è pure un colore? – è assurda e insopportabile, chissà perché ci ostiniamo a ritenerci superiori!!!
Grazie per averci parlato di questo grande personaggio, anch’io non lo conoscevo.
Le discriminazioni sono un grande delitto.Di qualunque tipo esse siano.Politiche ,religiose,di classe e di sesso.Come si puo discriminare un uomo per il colore della pelle?Pensiamo ai pellerossa nell’america del nord, e agli aborigeni in australia per anni cacciati come animali.Pensiamo alle caste in india.Pensiamo al divieto di istruzione per le donne in molti paesi.Pensiamo all’ostilità che anche da noi si sente per chi è diverso e viene da un altro paese.Gli esempi sarebbero molti.chissà che il tempo possa guarire questa piaga e che la societa multi etnica e quindi mulireligiosa possa diventare un modo accettato di civile convivenza.
Albamorsilli, che dire se non rimanere colpiti da quanto sapientemente hai esposto?Se è vero che di lassù ci guarda, vadano le nostre scuse e il nostro grazie per tutto quello che ha fatto. L’uomo, sappiamo bene che:- E’ l’animale che più somiglia alle bestie- Ti ringrazio perchè non conoscevo questo PERSONAGGIO
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Una grande storia, un grande Uomo. Da indicare come esempio a tutti, soprattutto a quelli che si lamentano a sproposito della loro condizione. Grazie Dott. Naki, non ti conoscevo ma da oggi in poi ti porterò sempre con me.