SANDRO BONDI, IGNAZIO LA RUSSA DENIS VERDINI
«Noi, un partito vero. La gente lo ha capito»
Egregio Direttore,
le critiche all’operato del governo, anche quelle più aspre, sono il sale della democrazia e contribuiscono, se bene intese, a correggere i possibili errori e a fare meglio.
Vi sono critiche, invece, come quelle dell’editoriale di ieri del Corriere, che finiscono purtroppo per essere sterili in quanto non scaturiscono da un’onesta riflessione sulla realtà, bensì da un pensiero auto-referenziale, come direbbero gli intellettuali. Un pensiero che nel caso di Ernesto Galli della Loggia viene ripetuto senza alcuna variazione di nota da più di quindici anni.
La premessa da cui parte il ragionamento di Galli della Loggia è che la scomparsa della cosiddetta prima Repubblica, in seguito alla crisi del comunismo e al fenomeno di Tangentopoli, avrebbe determinato il venir meno di «tutte le culture politiche che la modernità italiana era riuscita a mettere in campo nel Novecento». Questo vuoto non sarebbe stato riempito da nessuna nuova idea, da nessuna novità nella classe politica, cosicché in quindici anni — prosegue il politologo—la destra italiana, nonostante il consenso di cui gode e le aspettative suscitate nel Paese, non avrebbe saputo costruire un partito degno di questo nome e soprattutto non avrebbe saputo dimostrare di avere «il gusto e la capacità di governare». Le tesi dell’editorialista non sono affatto nuove, anzi sono l’ennesima riproposizione delle stesse accuse, questa volta però formulate con una animosità e una preconcetta ostilità che contrasta con la disposizione dello studioso e dell’ uomo di pensiero.
Galli della Loggia sviluppa il suo ragionamento come se la storia non ci fosse, come se i fatti non esistessero, in un ambiente praticamente sterile in compagnia unicamente dei suoi libri prediletti e delle sue personalissime elucubrazioni. Ma la realtà dei fatti non si cancella con i pregiudizi. Il presidente Berlusconi, in maniera inaspettata e imprevedibile per chi come lui era stato fino ad allora un imprenditore di successo, ha agito nel pieno di una drammatica temperie storica e politica, prendendo decisioni sofferte, assumendosi il peso e la responsabilità di difendere le ragioni di chi fino ad allora aveva, pur con limiti ed errori, con luci e ombre, garantito all’Italia la democrazia e il benessere.
È suo, e soltanto suo, il merito di aver salvato quel che si poteva e quel che si doveva salvare del passato, pur essendo egli consapevole che quella storia era giunta al capolinea ed aveva determinato, soprattutto attraverso il consociativismo tra Pci e Dc e il cancro della partitocrazia, una crisi di fiducia tra i cittadini e lo Stato, l’enorme debito pubblico, la dissoluzione di ogni forma di autorità e dimeritocrazia, e infine una congenita debolezza delle istituzioni e dell’apparato economico del Paese.
Nelle vesti di leader politico, Berlusconi si è fatto carico di tutti questi problemi, ricostruendo dalle macerie una nuova casa dei moderati, con la nascita di Forza Italia, e portando subito alla vittoria un programma di governo nel segno della modernizzazione liberale dello Stato e dell’economia italiana. Se c’è un vuoto nella politica italiana, questo è sicuramente a sinistra, perché se è vero che l’unico partito erede della Prima Repubblica è il Pd, è altrettanto certo che questo partito, epigono del compromesso storico e del cattocomunismo, si è portato dietro l’antico patto di potere tra Pci e sinistra Dc che, quando è stato messo alla prova del governo, ha fragorosamente e sistematicamente fallito.
Di tutto questo, nell’editoriale di Galli della Loggia non si trova traccia alcuna. Uno studioso come lui può disinteressarsene, pur facendo torto al rigore dei propri studi, ma la realtà dei fatti rimane. Per fortuna dell’Italia e degli italiani, Berlusconi ha avuto la forza di non soccombere di fronte al peso delle infinite inchieste giudiziarie, di fronte alla sofferenza che ciò ha determinato nella sua vita e in quella delle persone a lui più care. Per fortuna dell’Italia ha continuato nel suo impegno, pur in condizioni difficilissime, dovendo combattere su più fronti contemporaneamente. Anche ora, mentre le scriviamo, questa battaglia contro il premier prosegue, nonostante il rischio di lasciare il Paese stremato. Berlusconi ha detto più volte che lascerà l’impegno politico solo quando avrà portato a compimento una riforma costituzionale della giustizia che renda il nostro un Paese pienamente democratico. Poiché ha sempre mantenuto le promesse, siamo certi che così sarà.
Nel 1994, grazie a quella che lui stesso ha definito una lucida e lungimirante follia, Berlusconi ha impedito agli eredi del Pci di conquistare il potere senza avere avviato un processo di autentico rinnovamento. Nello stesso tempo ha consentito lo sdoganamento della destra italiana post-fascista verso un approdo di piena legittimità democratica. Può rivendicare a giusta ragione l’evoluzione della Lega di Bossi da movimento secessionista ad un partito nazionale di governo. Infine ha fortemente voluto la nascita del nuovo partito dei moderati, il Popolo della libertà, prima forza politica in Italia, vincendo resistenze e incomprensioni anche all’interno della nostra parte politica.
Noi stiamo cercando di dare corpo e sostanza al bipolarismo, e di mettere a disposizione del premier una forza all’altezza delle enormi aspettative che ha suscitato nel Paese. Non è ancora passato un anno dal congresso fondativo, e molte cose sono già state fatte. Fondere due tradizioni non è certo un’impresa facile.
Tutto questo pare poco a Galli della Loggia? Tutto questo gli sembra estraneo all’universo della politica? Forse un intellettuale come lui non lo comprende né lo gradisce, ma quello che è importante è che il popolo italiano lo ha ben compreso e ancora oggi esprime un consenso sempre più convinto a queste prospettive politiche.
Su un altro punto dissentiamo totalmente e radicalmente dall’analisi dell’editorialista del Corriere. Sulla questione del governo. Per Berlusconi la politica è l’arte del fare e del ben governare, nell’interesse del proprio Paese. Tutto il suo impegno e tutti i suoi sforzi sono stati indirizzati a questo fine ultimo e preminente. Crediamo che i risultati siano lì a dimostrare che siamo sulla buona strada perché il governo di centrodestra ha continuato a lavorare per tutti gli italiani. Abbiamo affrontato e risolto emergenze vecchie e nuove. Abbiamo affrontato e risolto lo scandalo dei rifiuti in Campania; siamo intervenuti dopo il terremoto in Abruzzo con una rapidità ed efficienza senza precedenti; abbiamo salvato l’Alitalia dal fallimento e dalla svendita a gruppi stranieri. Stiamo conducendo una lotta senza quartiere contro la criminalità organizzata e le mafie, con risultati di gran lunga superiori a quelli dei governi precedenti; abbiamo intensificato la lotta contro l’immigrazione clandestina, la microcriminalità, la violenza sulle donne. La grave crisi economica è stata affrontata senza aumentare le tasse, e superata con misure sagge e lungimiranti che hanno aiutato le famiglie a basso reddito e gli anziani, assicurato un sostegno a chi ha perso il lavoro e introdotto nuove tutele per i lavoratori che ne erano privi, come i giovani precari e gli artigiani.
Con il nostro governo, lo Stato è tornato a fare lo Stato, garantendo la sicurezza e la salvaguardia dei diritti fondamentali dei cittadini.
Vorremmo sapere se tutto questo, che sembra poco all’editorialista del Corriere, lo sia anche per i lettori del primo quotidiano italiano. Siamo certi del contrario come dimostrano da tempo i sondaggi e tutti i risultati elettorali degli ultimi due anni.
Potrebbe apparire un elenco noioso, ma non possiamo dimenticare che alla sua prima uscita «pubblica», le Regionali in Friuli, il Popolo della Libertà ha subito vinto le elezioni. Successo bissato una settimana dopo con il trionfo delle Politiche (37,39%), alle Regionali siciliane e le amministrative e poi coronato ai ballottaggi con la conquista di Roma da parte di Alemanno. Da allora, gli elettori ci hanno regalato solo conferme, con la vittoria alle Regionali in Abruzzo, dove il Pdl può contare su 26 consiglieri sui 27 del centrodestra, in Sardegna, alle Europee, con un calo dell’affluenza che ha provocato una leggera contrazione (35,27%) dei nostri voti e, infine, alle Amministrative. Delle 62 Province al voto (3 delle quali di nuova istituzione), il centrodestra ne ha conquistate 34 (ne aveva appena 9), il centrosinistra 28 (perdendone 22). Su 30 comuni capoluogo, il centrodestra ne ha presi 14 (conquistandone 9).
Crediamo che tutto questo rappresenti invece il segno di una buona politica e di quella moralità del fare che contraddistingue il nostro governo. Con buona pace di Ernesto Galli della Loggia e di tutti quelli che come lui, accecati dal pregiudizio, non sanno giudicare con serenità e obiettività.
Ernesto Galli della Loggia risponderà nei prossimi giorni alla lettera dei tre coordinatori
di Sandro Bondi, Ignazio La Russa, Denis Verdini coordinatori del Pdl
04 marzo 2010
Munny, quanto hai ragione!!!.Mi auguro che quel 30% di Italiani che non è mai andato a votare si decida e ,possibilmente, cambi le cose. Per gli innamorati, i beneficati, gli obnubilati di Berlusconi ,auguro un sano ravvedimento o un buon sonno di almeno un paio di giorni…. alla fine del mese…ovviamente!.
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Dopo aver letto il titolo «Noi, un partito vero. La gente lo ha capito» , mi sono detto: hai visto mai che il tragico interrogativo che da sempre mi tormenta e al quale mi sono rassegnato a non poter dare una risposta, mi viene risolto dalla lettera che gli alfieri del PDL hanno inviato a Ernesto Galli della Loggia?
Ma chi è questa gente che ha capito? E soprattutto che cosa ha capito?
Per capire è indispensabile accettare come verità assoluta le pagine di vangelo scritte dal Minimus Orwelliano Bondi, dall’ineffabile tangentista Verdini e dal luciferino La Russa. Ossia credere, fortemente credere, che Berlusconi:
– è entrato in Politica sullo slancio di una incontrollabile generosità verso il prossimo.
– è l’unico garante della democrazia e del benessere degli Italiani (sono solo quattro sfigati quelli che non ne beneficiano e preferiscono starsene sui tetti: parole di Vittorio Feltri).
– è suo, e soltanto suo il merito di saper usare con perizia un bisturi affilatissimo per estirpare il cancro della partitocrazia della prima repubblica (ritagliandosi su misura un regime dittatoriale).
– è suo, e soltanto suo il merito per la ritrovata fiducia tra i cittadini e lo Stato (questa frase l’hanno scritta sghignazzando).
– è suo, e soltanto suo il merito di aver individuato il principale colpevole della voragine del debito pubblico (il compagno di merende Bettino Craxi), salvo poi innalzarlo al rango di grande Statista meritevole di una via o una piazza in quel di Milano.
– è suo, e soltanto suo il ripristino di ogni forma di autorità e di meritocrazia (realizzando il sogno italiano di veline ed escort dopo che hanno superato brillantemente lo stage politico nel lettone di Putin a contatto fisico diretto con il più grande statista degli ultimi 150 anni).
– è suo, e soltanto suo il rinvigorimento delle Istituzioni (disintegrando ogni Potere di bilanciamento democratico).
– è sterminata l’abnegazione e lo spirito di sacrificio profusi, per resistere alla forte tentazione di abbandonare la politica, e attuare la riforma della giustizia (da realizzare con dosi massicce di leggi ad personam che riducono la Costituzione a suo personale scendiletto).
– per Berlusconi la politica è l’arte del fare e del ben governare (ovazione, applausi e hola finale di grande apprezzamento al Maestro da parte di tutti, corruttori e corrotti, affascinati dai facili vantaggi a rischio zero di questa nobile arte).
Mi fermo qui. Non serve proseguire oltre nell’analisi della lettera perché ho compreso lo spudorato sistema utilizzato per far credere che “la gente lo ha capito”. Non conosco la composizione della massa di italiani che “dopo aver capito” decide le sorti del nostro Paese. Mi immagino una massa eterogenea per me non facilmente distinguibile, ma nonostante li senta diversi e lontani dal mio pensiero critico ne comprendo le motivazioni. E’ micidiale il potere berlusconiano, e il suo strumento forgiato dentro un colossale conflitto di interessi che gli permette di infiltrare nel profondo il veleno del populismo berlusconiano, che è improntato alla costante aderenza della vita istintiva di una certa massa di persone dalle conoscenze politiche relative e votata all’infatuazione, e di cui è facile sedurne gli intelletti poco esigenti di verifiche su quanto gli viene propinato.
Con la loro lettera ci stanno provando anche con Galli della Loggia, che fino all’altro giorno appariva ben predisposto a lasciarsi affascinare. Ma presumo che la seduzione posta in atto dalle tre repellenti sirene non riuscirà a prendere il sopravvento sulla sua intelligenza.
No !Un commento lo metto….brava Paola …le fotografie dei magniflici tre sono azzeccatissime. Bondi prega il suo Santo Supremo benefattore, La Russa …sò er primo ….ma se non ci fosse Lui ,dove sarei? Verdini ….non madatemi a casa se nò mi fanno un c….così!
Come si può commentare ! Nessun commento ….solo grande disagio e perplessità.