Quando gli emigranti eravamo noi italiani
In questi giorni ricorre l’anniversario di uno dei più grossi incidenti in cui furono coinvolti emigrati italiani.
Il disastro di Marcinelle fu una catastrofe avvenuta nel ’56 in una miniera in Belgio
Ho trovato questa notizia in rete.
La conoscevo bene questa storia ma per moltissimo tempo nessuno ne ha più parlato ed è caduta nel dimenticatoio.
Avevo undici anni allora, la guerra era finita da poco, eravamo poveri. Papa era emigrato a Genova dalla Calabria con tutta la famiglia alla ricerca di un lavoro.
Era d’agosto, stavamo facendo colazione.
La grossa radio sulla mensola al muro lassù, era messa cosi in alto che non ci arrivavo a toccarla se non salendo su di una sedia: mi era stato vietato di toccarla perché se andava fuori sintonia erano guai seri.
“Incidente in una miniera in Belgio, molti Italiani tra le vittime „
Papa non era credente e non bestemmiava mai ma quella volta l’ho sentito bestemmiare.
Si è alzato di scatto ed è corso con l’orecchio teso sotto la radio per ascoltare meglio quella voce gracchiante che con grande avarizia di particolari stava dando la notizia.
Ero piccolo ma ricordo di aver compreso perfettamente quello che era successo. Mi rendevo perfettamente conto che erano morte persone, capivo che la notizia era triste. Capivo che papa attribuiva la responsabilità di quel disastro a qualcuno. Imprecava contro il governo, contro i politici, li definiva delinquenti, criminali.
Ricordo che quando la voce della radio passò ad altre notizie, papa si rimise a tavola e con calma mi spiegò: “vedi? – mi disse – costringono i poveri ad emigrare, a cercare lavoro all’estero, lontani dalle loro case, dalle loro famiglie, dai loro figli, dalla loro terra. Ci tengono nella povertà, cosi possono fare di noi quello che vogliono”.
Sono passati molti anni da allora e di quella storia non ne ho più sentito parlare fino a dimenticarla.
Lo scorso anno qualcuno l’ha rievocata parlandone in televisione e subito mi si è accesa la lampadina: quella storia io la conoscevo e bene!
Nell’immediato dopoguerra, ci sono stati accordi segreti tra i governi belga e italiano per uno scambio: l’Italia avrebbe fornito mano d’opera a bassissimo costo in cambio di forniture di carbone allora unico combustibile.
Era un accordo vergognoso, da tenere nascosto. Era quasi una tratta degli schiavi organizzata dai governi.
C’era stata poco tempo prima la scomunica ai comunisti e socialisti da parte di Pio XII e il veto americano.
La gente aveva paura a protestare. Anche i loro figli erano discriminati.
Hanno rivelato che percorrevano le campagne italiane invitando le persone a trasferirsi in Belgio col miraggio di lauti guadagni sapendo che là sarebbero stati sfruttati come schiavi, costretti a vivere nelle baracche come animali.
Sono passati cinquant’anni. Per tenere nascoste notizie simili è necessaria la complicità di molte persone, dai giornali, alla scuola, alle istituzioni.
Ora, cinquanta anni dopo, la storia si ripete, ma non con gli italiani. Con altri. La storia non ci ha insegnato niente?
Questo accadeva quando l’emigrazione era una componente strutturale dell’economia italiana riflettiamo e parliamone.
pochi ricordano..la storia purtroppo non cambia,cambiano personaggi e fatti, ma le tragedie si ripetono sempre per colpa degli uomini.è importante non dimenticare che siamo stati “extra-comunitari”fino a pochi anni fa, mentre ora abbiamo quella fottuta puzza sotto il naso!!!!vergogna!
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No, la storia, “quella storia” insegnata nelle scuole non ha insegnato niente perchè l’hanno voluta dimenticare.
Oggi, molti, preferiscono non conoscerla.
Alfred, nel disastro di Marcinelle sono morti anche 7 molisani e, per una regione piccola come la nostra, furono davvero tanti; purtroppo, nel corso degli anni, quando l’esodo dei nostri lavoratori era molto attivo, quante volte abbiamo assistito al rientro in patria dele salme di nostri connazionali morti all’estero. Il mio paese d’origine, purtroppo ha pagato un grosso tributo in tal senso e quante famiglie hanno pianto i propri cari rientrati in patria in una bara e senza aver potuto rivedere la loro terra per l’ultima volta.
Nonostante ciò, ancora oggi, a distanza di anni, politicamente e umanamente parlando,il Molise è una di quelle regioni d’Italia in cui razzismo ed emarginazione dilagano inesorabilmente…..e devo dire, PURTROPPO, con tanto rammarico……la storia non ci ha insegnato nulla!!!!!!
grazie paola pur essendo na canzone della mia gioventu’ già modernizzato la trovo veramente esplicativa delle durissime nere fatiche dei nostri buoni saggi vecchi ciao
Allego un commento-testimonianza di riccardo .co che è pertinente all’articolo, ma non era stato inserito qui.
ricordi di Marcinelle Avevo 12 anni e per mia fortuna vivevo in una grande casa con i miei genitori.Un giorno arriva quello che da noi si chiamava il mediatore,tutto in paese passava dalle sue mani ,veduto,e comprato.Si presenta a mio nonno Riccardo e gli dice ,tu che hai tanti locali vuoti vuoi affittarne un paio per una famiglia che è appena arrivata dal Belgio”sai quelli della miniera”te senti alla radio (hai sentito alla radio) sono terroni pero sono brava gente garantisco io,e poi il papa comincia domani a lavorare da me, e l’affitto te lo pago io.Mio nonno non ci pensa due volte e chiede ma quanti sono?Severi il mediatore risponde 7 padre madre e 5 figli. e mio nonno ma dove li metti in due locali, dopo un’ora di discussione si accordano la parte di casa vicino al fienile diventa la loro casa.Da quel giorno la nostra vita cambiò; in paese ci chiamavano gli amici dei terroni,ma lo bibigliavano perchè mio nonno era un personaggio importante nella vita del paese.Fu subito una grande amicizia tra noi ragazzi anche se con qualche difficolta,i tre fratelli grandi qualche parola di Italiano i piccoli solo fiammingo o francese,ma da ragazzi le difficolta si appianano.mi Madre era un po gelosa perchè passavo piu tempo in casa loro che nella nostra.Poi ci si trovava sotto il porticato e noi ragazzi ascoltavamo le vicissitudini che avevano portato questa famigli a fuggire da quell’inferno, papa Teodosio mostrava sempre una sua foto davanti ad un bar dove era esposto un cartello bilingue dove era scritto VIETATO L’INGRESSO AI CANI E AGLI ITALIANI,o come vivevano in baracche di legno anche due famigle e il gabinetto era in comune con altre persone che abitavano li praticamente si litigava anche per andare in bagno, se si puo definirlo cosi, in piu poi scoperto in Italia si era preso la silicosi ,ma era felice per essere riuscito a portare via i suoi cari da quell’inferno ad evitare che finissero in miniera anche loro,lui si è salvato perche ha canbiato turno con un collega che fortunatamente è uscito senza danni.Io non potevo credere a queste storie,va bene che la vita era dura ma cosi era troppo. mio padre e mio nonno mi spiegarono che fatte le dovute proporzioni anche loro quando erano arrivati dal veneto erano chiamati i profughi in ricordo degli sfollati della grande guerra.Mamma Margherita quasi tutte le sere usava preparare come contorno patate fritte,io da quel goloso che sono mi vantavo in paese di quanto fossero buone e che solo io potessi gustare questa prelibatezza,cosi in capo a pochi giorni i ragazzi passarono da essere evitati come avessero la peste ,ad avere tanti amici e la casa piena di ragazzi ,grazie alle patate e a Mamma Margherita e alla sua pazienza cosi siamo diventati adulti e ogni uno di noi ha preso la propia strada .ma io porto sempre nel cuore questa grande famiglia che sempre unita è riscita a superare tutta quelle difficolta e devo solo ringraziarli per tutti gli insegnamenti di vita che hò ricevuto grazie a Nicola,Grazia,Nina,Antonio,Carmelina. siete sempre nel mio cuore.
alf ti ringrazio di avermi fatto conoscere a fondo il montanelli prima maniera ne sapevo qualcosa ma dei suoi scritti deliranti no avrei gradito li avessero messi qua
questi due articoli correlati per lo stesso tema in nazioni diverse ma stessi episodi di morte di dolore e sofferenza.
io mi domando ma il mondo è cattivo ovunque noi andiamo?
qualsiasi era il regine che governava in quelle nazioni il concetto di sfruttamento del povero emigrante è lo stesso.
Riflettendo ai tempi nostri non è cambiato gran che,i poveri emigranti non muoiono sotto terra, ma per terra visibili atutti solo che l’indiferenza supera ogni limite
Alfred, la gente della Versilia ha ancora le ferite profonde di questi eventi. Anche coloro che non sono morti nella miniera del Belgio, hanno avuto una lunga agonia. Io, la parola SILICOSI , non sapevo neache cosa fosse, Silicosi da polvere di carbone.Mia nonna ha lasciato un fratello e due nipoti .Ho visto persone respirare a fatica perchè avevano i polmoni ricoperti da uno strato nero.E una tosse continua , secca , asciutta …(mi fermo qui…ma è facile capire)Sono del parere che ricordare sia un dovere.Questa amara storia della nostra Repubblica, non la trovi scritta sui libri di testo Alfred.
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Articolo già proposto , ma giustamente da riproporre legato per certi versi all’articolo di Giulio. Vi propongo due liriche su Marcinelle e vi invito se volete saperne di più sui fatti di Marcinelle e sull’immigrazione in Belgio dei nostri connazionali chiamati “maccaroni “al sito: DA ITALIANI A ITALOBELGI LA TRAGEDIA DI MARCINELLE A FONDAMENTO… (11 Pag.)
Minatori non partite
(tradizionale)
Minatori non partite
non andate via di qua
non lasciate qui la mamma
e i vostri piccoli tesor.
Per il beco di quattrino
ho lasciato il casolar
tu non scrivi e più non torni
e mai per sempre tornerai
Ritorna presto amor
dalla miniera
un forte abbraccio ancor
dal tuo piccino che piange per te.
Minatori non partite
non andate via di qua
non lasciate qui la mamma
e i vostri piccoli tesor.
Il piccino si è ammalato
chiama sempre il suo papà
che non scrive e più non torna
e mai per sempre tornerà.
Ritorna presto amor
dalla miniera
un forte abbraccio ancor
dal tuo piccino che piange per te.Marcinelle
(tradizionale)
Laggiù nel borinage la terra è nera
per tutti gli emigranti morti in miniera
Sepolti ad uno ad uno
complice oblio
per lor vogliam riscossa e non addio
Venuti dalla morte
le braccia strette
Turiddu e Rodriguez gridan presente
Morti di Marcinelle
quella miniera
non è più una tomba, ma una bandiera
Compagno minatore
la tua memoria
riempie di coscienza la nostra storia.
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pochi ricordano..la storia purtroppo non cambia,cambiano personaggi e fatti, ma le tragedie si ripetono sempre per colpa degli uomini.è importante non dimenticare che siamo stati “extra-comunitari”fino a pochi anni fa, mentre ora abbiamo quella fottuta puzza sotto il naso!!!!vergogna!
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No, la storia, “quella storia” insegnata nelle scuole non ha insegnato niente perchè l’hanno voluta dimenticare.
Oggi, molti, preferiscono non conoscerla.
Alfred, nel disastro di Marcinelle sono morti anche 7 molisani e, per una regione piccola come la nostra, furono davvero tanti; purtroppo, nel corso degli anni, quando l’esodo dei nostri lavoratori era molto attivo, quante volte abbiamo assistito al rientro in patria dele salme di nostri connazionali morti all’estero. Il mio paese d’origine, purtroppo ha pagato un grosso tributo in tal senso e quante famiglie hanno pianto i propri cari rientrati in patria in una bara e senza aver potuto rivedere la loro terra per l’ultima volta.
Nonostante ciò, ancora oggi, a distanza di anni, politicamente e umanamente parlando,il Molise è una di quelle regioni d’Italia in cui razzismo ed emarginazione dilagano inesorabilmente…..e devo dire, PURTROPPO, con tanto rammarico……la storia non ci ha insegnato nulla!!!!!!
grazie paola pur essendo na canzone della mia gioventu’ già modernizzato la trovo veramente esplicativa delle durissime nere fatiche dei nostri buoni saggi vecchi ciao
Allego un commento-testimonianza di riccardo .co che è pertinente all’articolo, ma non era stato inserito qui.
ricordi di Marcinelle Avevo 12 anni e per mia fortuna vivevo in una grande casa con i miei genitori.Un giorno arriva quello che da noi si chiamava il mediatore,tutto in paese passava dalle sue mani ,veduto,e comprato.Si presenta a mio nonno Riccardo e gli dice ,tu che hai tanti locali vuoti vuoi affittarne un paio per una famiglia che è appena arrivata dal Belgio”sai quelli della miniera”te senti alla radio (hai sentito alla radio) sono terroni pero sono brava gente garantisco io,e poi il papa comincia domani a lavorare da me, e l’affitto te lo pago io.Mio nonno non ci pensa due volte e chiede ma quanti sono?Severi il mediatore risponde 7 padre madre e 5 figli. e mio nonno ma dove li metti in due locali, dopo un’ora di discussione si accordano la parte di casa vicino al fienile diventa la loro casa.Da quel giorno la nostra vita cambiò; in paese ci chiamavano gli amici dei terroni,ma lo bibigliavano perchè mio nonno era un personaggio importante nella vita del paese.Fu subito una grande amicizia tra noi ragazzi anche se con qualche difficolta,i tre fratelli grandi qualche parola di Italiano i piccoli solo fiammingo o francese,ma da ragazzi le difficolta si appianano.mi Madre era un po gelosa perchè passavo piu tempo in casa loro che nella nostra.Poi ci si trovava sotto il porticato e noi ragazzi ascoltavamo le vicissitudini che avevano portato questa famigli a fuggire da quell’inferno, papa Teodosio mostrava sempre una sua foto davanti ad un bar dove era esposto un cartello bilingue dove era scritto VIETATO L’INGRESSO AI CANI E AGLI ITALIANI,o come vivevano in baracche di legno anche due famigle e il gabinetto era in comune con altre persone che abitavano li praticamente si litigava anche per andare in bagno, se si puo definirlo cosi, in piu poi scoperto in Italia si era preso la silicosi ,ma era felice per essere riuscito a portare via i suoi cari da quell’inferno ad evitare che finissero in miniera anche loro,lui si è salvato perche ha canbiato turno con un collega che fortunatamente è uscito senza danni.Io non potevo credere a queste storie,va bene che la vita era dura ma cosi era troppo. mio padre e mio nonno mi spiegarono che fatte le dovute proporzioni anche loro quando erano arrivati dal veneto erano chiamati i profughi in ricordo degli sfollati della grande guerra.Mamma Margherita quasi tutte le sere usava preparare come contorno patate fritte,io da quel goloso che sono mi vantavo in paese di quanto fossero buone e che solo io potessi gustare questa prelibatezza,cosi in capo a pochi giorni i ragazzi passarono da essere evitati come avessero la peste ,ad avere tanti amici e la casa piena di ragazzi ,grazie alle patate e a Mamma Margherita e alla sua pazienza cosi siamo diventati adulti e ogni uno di noi ha preso la propia strada .ma io porto sempre nel cuore questa grande famiglia che sempre unita è riscita a superare tutta quelle difficolta e devo solo ringraziarli per tutti gli insegnamenti di vita che hò ricevuto grazie a Nicola,Grazia,Nina,Antonio,Carmelina. siete sempre nel mio cuore.
alf ti ringrazio di avermi fatto conoscere a fondo il montanelli prima maniera ne sapevo qualcosa ma dei suoi scritti deliranti no avrei gradito li avessero messi qua
questi due articoli correlati per lo stesso tema in nazioni diverse ma stessi episodi di morte di dolore e sofferenza.
io mi domando ma il mondo è cattivo ovunque noi andiamo?
qualsiasi era il regine che governava in quelle nazioni il concetto di sfruttamento del povero emigrante è lo stesso.
Riflettendo ai tempi nostri non è cambiato gran che,i poveri emigranti non muoiono sotto terra, ma per terra visibili atutti solo che l’indiferenza supera ogni limite
Alfred, la gente della Versilia ha ancora le ferite profonde di questi eventi. Anche coloro che non sono morti nella miniera del Belgio, hanno avuto una lunga agonia. Io, la parola SILICOSI , non sapevo neache cosa fosse, Silicosi da polvere di carbone.Mia nonna ha lasciato un fratello e due nipoti .Ho visto persone respirare a fatica perchè avevano i polmoni ricoperti da uno strato nero.E una tosse continua , secca , asciutta …(mi fermo qui…ma è facile capire)Sono del parere che ricordare sia un dovere.Questa amara storia della nostra Repubblica, non la trovi scritta sui libri di testo Alfred.
cìè na bellissima canzone dei news trolls la miniera ascoltatela youtube bellissima quelle mani nere di fumo ma bianche d’amore ciao
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Articolo già proposto , ma giustamente da riproporre legato per certi versi all’articolo di Giulio. Vi propongo due liriche su Marcinelle e vi invito se volete saperne di più sui fatti di Marcinelle e sull’immigrazione in Belgio dei nostri connazionali chiamati “maccaroni “al sito: DA ITALIANI A ITALOBELGI LA TRAGEDIA DI MARCINELLE A FONDAMENTO… (11 Pag.)
Minatori non partite
(tradizionale)
Minatori non partite
non andate via di qua
non lasciate qui la mamma
e i vostri piccoli tesor.
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ho lasciato il casolar
tu non scrivi e più non torni
e mai per sempre tornerai
Ritorna presto amor
dalla miniera
un forte abbraccio ancor
dal tuo piccino che piange per te.
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non andate via di qua
non lasciate qui la mamma
e i vostri piccoli tesor.
Il piccino si è ammalato
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e mai per sempre tornerà.
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un forte abbraccio ancor
dal tuo piccino che piange per te.Marcinelle
(tradizionale)
Laggiù nel borinage la terra è nera
per tutti gli emigranti morti in miniera
Sepolti ad uno ad uno
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per lor vogliam riscossa e non addio
Venuti dalla morte
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Turiddu e Rodriguez gridan presente
Morti di Marcinelle
quella miniera
non è più una tomba, ma una bandiera
Compagno minatore
la tua memoria
riempie di coscienza la nostra storia.