L’estate è il periodo nel quale anche ai maschi capita di sfogliare giornali come: “Chi” – “Diva” ecc.
Al caldo, in meriggi assolati, seduti su di una sdraio, con accanto una bibita fresca, per non far salire troppo la temperatura del cervello occupato in queste profonde letture. E anche noi vecchi, o meno vecchi , ci godiamo le tette della Marcuzzi “rubate” (che ridere!) da un solerte paparazzo, o le mille feste tra la Costa Smeralda e Portofino, dove vecchi bacucchi, stilisti, milionari, politici o semplicemente truffatori, si spupazzano giulive fraschette dai costumi invisibili.
E’ il bello che mettono anche l’età…lui 68…lei 26, ma accade anche che per una lei “nota” si legga….lei 48…lui 30.
E noi con la lingua fuori alla Fantozzi, ci immaginiamo nei loro panni seduti su di un lussuoso jot, con gambe e sederi svettanti da tutte le parti. Oppure ci pensiamo immersi nel sontuoso verde di una delle tante dimore del nostro regale Presidente del Consiglio, contornati da guardie del corpo e da una famiglia di tutti bellissimi, con sorrisi a 32 denti 32.
Mi viene in mente che la nonna mi raccontava che ai suoi tempi esistevano persone veramente povere e che un carbonaio, dal quale lei si riforniva, alla domenica diceva ai suoi figli: ” Sà stè boun, av pòrt a vèder a magnèr al zlè” (Se state buoni, vi porto a vedere a mangiare il gelato).
Non era un tantalico supplizio, era già qualcosa guardare i figli dei signori che leccavano sorbetti, l’occhio accontantava un po’.
Noi non facciamo la stessa cosa leggendo e guardando quelle belle pagine di letteratura giornalistica, immergendoci in un mondo di miliardi, frivolezze, sesso e cià cià cià ?
Non era un tantalico supplizio, era già qualcosa guardare i figli dei signori che leccavano sorbetti, l’occhio accontantava un po’.
Noi non facciamo la stessa cosa leggendo e guardando quelle belle pagine di letteratura giornalistica, immergendoci in un mondo di miliardi, frivolezze, sesso e cià cià cià ?
Errata corrige
** Concepito come “settimanale degli italiani” doveva scandire……
La Domenica del Corriere, il primo giornale di “gossip”, fece la sua comparsa nel 1915 come supplemento illustrato al quotidiano Il Corriere della Sera. Concepito come doveva scandire, come in un calendario, le loro giornate liete, le loro tragedie, i loro fatti piccoli e grandi.
Negli anni venti e trenta la Domenica del Corriere divenne uno dei principali strumenti d’informazione non solo della borghesia colta, ma anche di buona parte della popolazione italiana. Sulla stessa impronta, nel 1946 venne lanciato Grand Hotel che nel corso degli anni dedicò sempre maggior spazio al mondo dorato del cinema e in particolare al gossip sulla vita degli attori. Nel 1947, Gente fu il primo settimanale a fare il primo vero scoop fotografico a colori sulle nozze di Elisabetta d’Inghilterra, battendo ogni record per tempestività e tiratura.
Nel 1967, Novella 2000 sotto la direzione di Bice Biagi, diventa il primo vero giornale di cronaca rosa, trasformatosi poi, nel settimanale di “gossip” più imitato d’Italia.
A seguire tutti gli altri.
Prima dell’avvento di un mezzo di comunicazione di massa come la televisione, chi non poteva permettersi le 15 o 30 lire per un settimanale rosa, si accontentava di leggere qua e la le notizie dalle pagine con cui il fruttivendolo o il pescivendolo incartavano il comprato. La “mitica parrucchiera” era l’unica ad avere le riviste integre delle loro 15/30 pagine e in questo caso le Signore, costrette dalla permanente a lunghe ore sotto il casco, fungevano da tam-tam poi all’esterno.
Nella vita di tutti i giorni invece, il tam-tam lo facevano le Signore “dietro alle persiane chiuse”… Passavano ore ed ore a controllare ogni più piccolo movimento e a raccogliere, nonchè interpretare a loro esclusivo piacimento, ogni più piccolo dettaglio utile al pettegolezzo di turno, con una perizia a dir poco certosina. Pratica ancora largamente in uso che, nè il tempo nè il progresso sono mai riusciti a scalfire.
Quello dei settimanali di “gossip” è diventato vouyerismo mediatico, quello del “pettegolezzo”, anche se corre sul filo della tecnologia, è rimasto “Il Pettegolezzo”…
Gossip
notizie indiscrete,pettegolezzi,sui personaggi famosi, con foto sexy,video,gossipsu escort,sui politici tanto altro.
La tv di stato dove noi cittadini paghiamo il cannone
è il primo giornale di gossip
Questi personaggi non hanno moralità, famiglie allargate.
Le donne belle e giovani si accopiano con vecchi solo
per il Dio denaro
Uno schifo generale, molto spesso vi è un accordo tra giornalista e personaggio fanno un patto in denaro.
sono i primi consumatori di cocaina.
Viva la nostra vita semplice e onesta da proletari
Franco Muzzioli dal tuo piacevole articolo noto che ti sei informato a dovere sugli articoli, sui personaggi ( forse più sulle donne )protagoniste di questi settimanali venduti a migliaia e che portano ” fior di introiti” agli editori. Mi pare ingenuo ritenere che certi argomenti vengano trattati per distrarre il ” popolo” da questioni più serie. Riviste del genere sono sempre esistite ( una volta trattavano la vita degli attori, spesso stranieri) e vanno lette con ironia , come fai tu, non lette da chi non le gradisce, o apprezzate dai ” poveri di spirito” che non trovano di meglio. Per fortuna che il tuo scritto ha rivelato una certa canzonatura che l’ha alleggerito
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A Tutto Gossip: quando sulle riviste “parlare e sparlare” di vip diventa un affare!
Ma chi l’ha detto che le notizie son solo quelle di cronaca, di attualità o di politica? Oggi anche lo spettacolo ed i vip fanno notizia, l’hanno capito bene le riviste del settore che negli ultimi anni spopolano in edicola e sul web. Oggi si parla di gossip anche sui più importanti quotidiani nazionali perché essere informati vuol dire anche conoscere e parlare dei personaggi famosi, dei loro compensi milionari, dei loro flirt, delle loro vacanze, insomma della loro vita. Diciamocelo pure, avere e pubblicare uno scoop di gossip fa vendere milioni di copie al giornale. Se da sempre il mondo dello spettacolo ha rappresentato un affare per agenti, manager e talent scout oggi anche il gossip è diventato un business, basti pensare alle milioni di copie vendute dal quotidiano nazionale “La Repubblica” quando, ad esempio, Veronica Lario, la moglie di Silvio Berlusconi decise di scrivere una lettera al suo maritino per dirgli che mal sopportava le sue battuti e le sue attenzioni in pubblico verso le altre donne. vi ricordate le vicende sentimentali della coppia Albano Carrisi e Loredana Lecciso?
Erano su tutti i principali giornali di gossip e non e ciò ha fruttato alla coppia scoppiata e ai giornali stessi un sacco di soldi. Eppure tutti ripetevamo che non ce la facevamo più a sentir parlar di loro. Ne è testimonianza Fabrizio Corona, il fotografo dei vip finito in carcere con l’accusa di vendere sotto ricatto la non pubblicazione di fotografie scomode dei vip cje appena uscito di prigione ha visto triplicare i suoi guadagni e le sue presenze in tv. Il gossip è diventato un fenomeno sociale, per questo il business cresce dietro al mondo dello spettacolo; del resto si sa, malgrado i nostri vip detestino essere paparazzati, pagherebbero un sacco di soldi per apparire sulle copertine dei giornali di gossip. (estratto di un articolo preso in rete)
Gossip d’epoca tra scandali e delitti:
Scandali giudiziari, di Corte e di cortili hanno sempre suscitato curiosità, più o meno morbosa, ma diffusa e resistente ai tempi e alle mode che cambiano. Un interessante viaggio a ritroso nel gossip d’epoca ha ispirato la brillante opinionista e storica Eugenia Tognotti che ha scritto questo articolo, pubblicato sulla Nuova Sardegna:
Fatti di sangue, scandali pubblici, love stories, adulteri, intrighi, vizi privati di potenti – insomma tutto il materiale che riempie oggi le pagine dei giornali – era consumato con la stessa avidità nell’Inghilterra nel XVIII secolo, per esempio, e non solo nella ristretta cerchia degli “alfabetizzati” e nel chiuso delle case. A sostenerlo i risultati di una ponderosa tesi di dottorato di una ricercatrice dell’Università di Leeds, Jenny Skipps.
In tre anni ha catalogato i testi prodotti al tempo, stimolati dalle storie pruriginose di personaggi famosi, politici, aristocratici, commediografi, attrici, e, occasionalmente, i sovrani, le cui vite erano seguite con inesauribile curiosità. Mogli e amanti, celebrate e/o derise, rappresentavano quello che sono ai nostri giorni le Wags, cioè le mogli e le fidanzate dei calciatori, da Victoria Beckham a Coleen McLoughlin. Insomma, i lettori degli antenati dei tabloid erano affascinati dalle figure pubbliche come avviene oggi, “soprattutto quando avevano scheletri nell’armadio”.
Il fenomeno non conosce limitazioni nello spazio e nel tempo. In Italia, epigrammi, satire, ballate popolari, poesie, Diari di eruditi, lettere di ambasciatori, persino resoconti medici, rivelano la curiosità che, tra XV e XVI secolo, circondava, per dire, una dama di rango come Lucrezia Borgia, figlia naturale del papa Alessandro VI, di cui sono note le tenebrose relazioni e le malefiche arti del veneficio, le gravidanze nascoste, ma anche le toilettes e le acconciature. Il porno-gossip si esercitava soprattutto sulle cortigiane – una particolare categoria di “donne perdute”, assurta ad una posizione superiore grazie a doti di bellezza e intelligenza. Animatrici di feste e banchetti, intrattenevano relazioni con uomini di potere, cui dovevano un principesco tenore di vita. In viaggio a Roma, Montagne lamenta che si facevano pagare una semplice conversazione come una “negociation entière”. Ragazze-immagine- si potrebbe dire, cui i potenti del tempo ricorrevano per conquistare favori e stabilire alleanze. Lo fece Ludovico il Moro nel 1495, quando il giovane re di Francia, Carlo VIII, calò in Italia con propositi bellicosi. Durante una sua sosta ad Asti, andò a trovarlo, con un largo seguito di belle cortigiane milanesi. Con “alchune” di quelle «formosissime matrone» – scrivono diversi cronisti – «pigliò amoroso piacere». Una cosa – Commenterà a fine Ottocento il medico Alfonso Corradi nei suoi Annali delle epidemie, che dimostra il degrado dei costumi di «quel secolo sì corrotto, che un principe non aveva vergogna di essere ruffiano». In Italia, la barriera rappresentata dall’analfabetismo comincia a cadere tra ‘800 e ‘900 e masse crescenti di lettori curiosi s’interessano alle vite e agli amori dei divini mondani, come Gabriele D’Annunzio. Una domanda cui i giornali non mancano di rispondere. Nel settembre del 1905, il “Corriere della Sera” arriva a pubblicare la notizia che il poeta si era addormentato nel treno che lo portava in Svizzera dove intendeva stabilirsi per divorziare dalla moglie. Ma il materiale più eccitante è offerto dalle cronache giudiziarie. Gli «scheletri» che fanno venire alla luce offrono, nel primo Novecento, il materiale più torbido eccitante che si possa immaginare: due scandali sessuali che intrecciano sangue e sesso, lotta politica e ideologia.
Il primo – in ambienti alto borghesi – è scatenato dal ritrovamento, Il 2 settembre del 1902, del cadavere del conte Francesco Bonmartini, marito separato di Linda Murri, figlia del più grande clinico del tempo, Augusto Murri, titolare della cattedra di Clinica Medica all’Università di Bologna e rappresentante di spicco dei socialisti. Le indagini riservano un colpo di scena dietro l’altro. Il primo è dato da una lettera del professor Murri con la notizia che ad uccidere era stato il figlio Tullio, per legittima difesa. In seguito la stessa Linda è accusata di essere la mandante, aiutata dal suo amante Carlo Secchi, noto otorinolaringoiatra, allievo del padre, da un medico suo amico e da una cameriera amante di Tullio. Voci e pettegolezzi sono ripresi e divulgati dai giornali in Italia e all’estero: si parla perfino di un rapporto incestuoso tra fratello e sorella. Una colata di fango sommerge l’incolpevole professor Murri. Sulla torbida vicenda si gettano i giornali conservatori, in polemica con quelli socialisti, per sottolineare i presunti danni dell’educazione materialista ed atea. Il Corriere della Sera, la Stampa, Il Momento, l’Avvenire d’Italia, il Resto del Carlino – che triplicano le loro tirature – dedicano pagine su pagine a quel processo che – come ha scritto Renzo Renzi nel suo libro “Il processo Murri” – «fu un grande fatto spettacolare: un autentico “théatre verité” si potrebbe dire, fondato sopra una storia vera, col suo delitto conclusivo, dove il pubblico cercò di capire la società in cui viveva, scorgendone il volto dietro certe facciate, con un’immediatezza che andava al passo con le ricostruzioni di una tragedia greca o elisabettiana». Pochi anni dopo, la cronaca giudiziaria offre nuovo eccitante materiale, svelando in Corte d’Assise i vizi e gli scandali di alcuni dei più nobili e influenti nomi dell’aristocrazia italiana. Alla sbarra il tenente di cavalleria e barone palermitano, tenente Vincenzo Paternò, che il 2 marzo 1911 aveva ucciso in un modesto albergo romano la sua amante, la contessa Giulia Trigona di Sant’Elia, 29 anni, moglie del conte Romualdo, già sindaco di Palermo, dama di corte della regina Elena.
Il tentativo di suicidarsi era andato a vuoto. Agli inservienti dell’albergo, subito accorsi, si presentò un’orribile scena: sul letto imbrattato di sangue giaceva il corpo senza vita della contessa, poco più in là c’era il suo amante col viso sfigurato. La rivoltella era sul pavimento. Le lettere vibranti di passione – più di cento – che questi doveva restituire erano sparse ovunque e alcune contenevano notizie delicatissime che riguardavano la casa reale. L’epistolario passerà, infatti, subito dalle mani della polizia a quelle di Giovanni Giolitti, ministro degli Interni e presidente del Consiglio. Uno scandalo di immense proporzioni che travolse una delle più nobili casate siciliane. Testimonianze, reperti, rapporti medici, riportate dagli inviati di tutti i giornali del tempo, alimentano un voyeurismo più esasperato. Nessun particolare della tormentata e infuocata relazione extraconiugale – compresi i più intimi – resta in ombra: dal rapporto sessuale prima del delitto, alla sifilide di Paternò all’aborto della vittima. Perfino le sue lettere sono lette in aula e pubblicate dai giornali. Tempo che vai, gossip che trovi.”
(di Eugenia Tognotti )
Spassoso, ironico e pungente l’articolo di Franco. Sicuramente ha messo in evidenza la pochezza di contenuti di certa stampa, che riscuote tanto successo presso alcuni lettori di settimanali. Molti italiani, questa estate, hanno passato molto del loro tempo libero leggendo notizie frivole, spassose e prive di contenuti. Distogliere il cittadino dai problemi seri attraverso i mezzi di comunicazione: stampa, tv,internet…è uno degli obbiettivi di chi è al potere. Faccio notare che il direttore del settimanale CHI ha soppresso la rubrica di Giulia Buongiorno dedicata allo stalking, perché argomento negativo poco gradito dai lettori. Chi non è informato ha poca coscienza di ciò che accade veramente e si appaga e sogna leggendo le vicende scandalistiche dei vip. Mi auguro che, quanto prima i mezzi di comunicazione passino ad altre mani e che l’italiano medio faccia altre scelte di lettura.
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Franco,è sempre un piacere leggerti.
Si,molto meglio di tanti insulsi giornaletti.E poi quel dialetto…..:-)))
Scena dei miei tempi:
un’anziana donna camminando per strada vede un pezzo di spago a terra, lo raccoglie e lo mette in tasca portandoselo via.
Erano tempi in cui anche una cordicella poteva servire a qualcosa, come
legare una vecchia valigia di cartone. Oggi, chi ha bisogno di un pezzo di
spago ne compra un rotolo per poi mettere il resto chissà dove e dimenticarsene.
Consumismo? Progresso?
Con la perdita dei valori, in senso lato, che ha colpito negli anni la nostra
società, per valori intendo anche quello delle piccole cose, come quel pezzo di spago
raccolto per terra.
Credo che quell’anziana donna, se avesse l’opportunità di
ritornare in vita oggi, potrebbe vivere di rendita con l’uso di tutto quello che (ancora buono
e usabile) è buttato e che si trova per strada o nei cassonetti dei rifiuti.
E pensare che ci sono persone che si rivolgono a una finanziaria pur di avere a casa una lavastoviglie o uno schermo al plasma di ultima generazione.
Mi capita dal parrucchiere di sfogliare(guardo solo le figure)questi giornaletti insulsi,vuoti.Non mi interessano minimamente le storie di queste fidanzate,fidanzati,che poi come minimo hanno 50 anni,si fidazano si sfidanzano,si sposano ,si divorziano,la posso dire una parolina non molto educata?….si,la dico macchissenefrega