- LE MUSE (varia umanità, cultura)
Diceva mia madre che la regola ci vuole anche all’acqua, un vecchio ma saggio consiglio; forse perché non avevamo l’acqua in casa e si doveva andare alla fonte pubblica con il secchio. Forse perché c’era una povertà generale e a tutto c’era una regola. Viene dal cuore dire che, Queste Regole mi hanno fortificato, mi hanno fatto capire, mi hanno aiutato a superare asperità difficili, e ho cercato di trasmetterle a figlie e nipoti. Quest’ultimi, sono un po’ sordi. E meno male che siamo in crisi, ma vi rendete conto quanto spreco generalizzato che c’è?
C’è una canzone di Mia Martini che dice:-“La gente è matta ”; oppure siamo un po’ tutti matti. Quelle regole che gridava mia madre, che gridavano i nostri genitori, non arrivano più agli orecchi di nessuno. Prima delle festività sono andato al supermercato a fare la spesa. Ho fotografato un po’ la situazione, ecco perché mi è venuta alla mente la canzone,”la gente è matta”. Mi sono trovato incastrato in una colonna di veicoli a rotelle. Una ressa indescrivibile alle casse, gente in fila con carrelli stracolmi di roba che sembravano vagoni merci, l’occhio attento al biglietto, guai se ti dimentichi qualcosa.
E tutti gli anni la stessa frase: – Il prossimo anno niente spese superflue e niente regali – Sembra un contratto stipulato davanti ad un notaio. Tutti i buoni propositi escono dalle nostre bocche impastate di lasagne, arrosti, panettoni, cioccolatini…Vini bianchi e rossi fanno a pugni in quello stomaco ridotto a contenitore come il bidone dell’indifferenziata .
Poi, t’accorgi che pacchetti, pacchettini, regali e regalini, spuntano da tutte le parti. Ognuno di noi ha la sua lista dei pensierini da fare e, t’accorgi che la gratifica è sparita. E mentre si cerca di fare in po’ di largo fra carte e cartoncini, vibra una voce:-Piega quella carta, vedi come è bella? Servirà per il prossimo Natale. Evviva la crisi. Sempre più mi convinco che:- La gente è matta, me compreso. Il nostro amico comune Moravia nei racconti romaneschi scriveva “Ma perché tante feste, e perché tutte in fila …”
Altri tempi, lui si riempiva gli occhi davanti alle vetrine di una Roma povera, ma molto ricca di buone regole.
Giulio Salvatori 9 gennaio 2011
Gente, Vi ringrazio di avermi letto, con la consapevolezza del momento consumistico che attraversiamo.Non voglio certamente andare di nuovo alla fonte del comune col secchio.La mia è una foto scattata con occhi maturi, con una scenografia fra passato e presente:-tutto qui.Non sono argomenti che pretendono :-bene, bravo, bis.Semmai invitano ad una riflessione , se poi, qualcuno ha la forza di tirare un pochino il freno senza scivolare nella bolgia dell’usa e getta, è già qualcosa .
In questi ultimi anni nella mia famiglia, i soliti regali dal contenuto “utile” sempre più scontato e quindi anche meno
“pensati” perchè privi ormai del ben che minimo input alla fantasia, erano stati sostituiti da tutto quello che viene fatto in casa con i prodotti della terra a disposizione (marmellate, verdure sott’olio, salsa di pomodoro, olio di frantoio, nocino, liquore di visciole ecc…) genuini e sempre ben accetti.
Quest’anno invece, ci siamo detti: “regaliamoci…parole”
Ognuno ha scritto a mano su una pergamena, arrotolata e poi legata con un nastro di raso, qualcosa all’altro… parole che per qualche ragione non si erano mai dette, pensieri mai condivisi.
Solo fogli di carta di riso, una penna, un nastro, i propri pensieri… un camino acceso e tante emozioni.
Caro Giulio, faccio mio il commento di Lorenzo e ti ringrazio.
Leggendoti Giulio, mi venuto in mente Baumann e il suo libro “Consumo, dunque sono”.
Perchè l’uomo contemporaneo è così preso a consumare? A quali insoddisfazioni sopperisce? Cosa lo costringe a consumare?
Domande grandi.
Voglio vedere le cose dall’altra parte, dalla parte di chi vende.
Racconto un fatto.
Mi trovavo nel negozio di un amico. Si chiacchierava di cose varie quando entra un cliente. Gli suggerisco di non stare a perder tempo con me e di badare al cliente. “Ah quello? Non compra niente, guarda tocca, chiede il prezzo e va via”.
Dico “ma scusa come fai a saperlo?”, mi risponde “lo conosco, passa spesso qui, si gode il fresco dell’aria condizionata, chiede il prezzo e va poi va via, Non compra.”
In pratica un consumatore marchia il territorio con i suoi acquisti, così come un cane lo marchia con la sua urina.
Ecco, noi, io per primo, sto attento a non abusare del pianeta, eppure a un commerciante uno che non compra, che non consuma, non porta reddito, non gli da da vivere.
Dove sta il giusto equilibrio?
Hai ragione Lucia…siamo “nell’era del consumo”!!! Ma la crisi che stiamo vivendo è nata dall’eccesso di consumo, si sono prodotti troppi beni e si sono comperati anche quando non si era in grado di pagarli. Le banche prestavano i soldi che non potevano poi essere restituiti…..in soldoni …tutto il sistema è saltato per aria. Ergo….se si continua a produrre ciò che poi non è possibile acquistare perchè mancano i soldi e i soldi mancano perchè non si possono aumentare stipendi e pensioni perchè c’è la crisi….non ne saltiamo fuori !
A mio parere, le industrie devono produrre secondo le richieste ,puntare su prodotti di vera necessità, abassare i margini di guadagno ,fare meno pubblicità ,che incide dal 30 al 50 % del costo di un prodotto, pagare tutte le tasse (per dare la possibilità di ridurle ai lavoratori ed ai pensionati).
I lavoratori devono produrre di più e meglio, non pensare ad aumenti ,che se mai devono venire dalle minori tasse pagate, risparmiare per avere un domani una casa, uno straccio di pensione e per poter superare eventuali crisi ,che con la globalizzazione (concorrenza) possono essere sempre dietro l’angolo).
E’ brutto dirlo ….dobbiamo pensare tutti a cambiare il tenore di vita , lo Stato per assicurare i servizi deve andare a prendere i soldi dove ci sono (qualche lacrima anche i ricchi la dovranno pur versare!)…perchè come dice il vecchio proverbio” chi troppo vuole nulla stringe”….e….chi a troppo voluto……(finite voi la rima!).
Dopo la lunga serie di statiste e numeri sugli aumenti che ci ha portato la Befana, Giulio in modo ironico, ma intelligente ha illustrato la famiglia odierna alle prese con le spese natalizie. Quello che a me ha destato interesse è il suo tornare indietro nel tempo e ricordare quanto fossero parsimoniose le nostre famiglie. Anch’io mi ricordo, vivendo in un paese dove l’acqua veniva centellinata, con quanta oculatezza venisse usata, spesso riciclata per altri usi in modo che neanche un goccia andasse perduta. L’acqua bene prezioso, definito oro bianco, sprecata in maniera scandalosa da tutti noi! A Giulio vorrei ricordare che oggi la base dell’economia moderna è: economia del consumo. Tutti gli oggetti vengono costruiti per avere una vita breve ed essere sostituiti al più presto. Una volta si tramandavano di casa in casa, di generazione in generazione e con loro anche l’affetto e il ricordo di vicende familiari. Tutto questo ormai appartiene ad un tempo passato e a noi non resta che adeguarci ai tempi attuali.
In parte sono in sintonia con il tuo articolo, è vero dopo le feste si potrebbe nutrire molta gente con gli avanzi puliti.
Siccome però io che da bambina ho vissuto quei Natali da veramente povera dove si andava a mangiare in una mensa, ricordo la fila indiana per ricevere un giocattolo.
anche allora c’era babbo Natale ma lui non è mai passato dalla mia casa, ed ogni hanno rivivo quei ricordi indelebili della mia vita, quante cose ho perso.
Io dico meno male che le cose sono cambiate sai quanti bimbi tristi ci sarebbero!
Vero i pacchetti nei carelli ci saranno stati ma molto più contenuti, Basta il pensiero!
se avete letto l’articolo di Paola dove descrive gli aumenti io non penso che le gente si perde in sciocchezze con i saldi anzi hanno aspettato proprio ora per fare aquisti neccesari
Giulio ha fatto un quadro realistico della situazione familiare in cui mi ci riconosco molto bene. Ora è difficile fare un paragone fra i tempi passati, quando tutto era risparmio, con quelli di oggi dove impera il consumismo. La mentalità è cambiata purtroppo, oggi non ci dobbiamo far mancare nulla, anche se le nostre risorse sono minime, infatti, conta molto di più apparire che essere. Un mondo che ormai, noi con i capelli bianchi, facciamo fatica a comprendere e a condividere, questa è una nuova era, di arrivismo e senza più regole.
Non credo che oggi mettono da parte la carta del pacchetto che hanno ricevuto per incartarne un altro l’anno successivo, pura utopia. Non ci diamo più delle regole, ora con i saldi facciamo ore di fila per comperare cose che non ci servono,e quando andiamo a casa, spesso ci pentiamo degli acquisti fatti. Questa è la vita, prendiamola con filosofia.
ciao Giulio,condivido tutto quello che hai scritto .Si parla di crisi quando c’è una fila interminabile ai saldi di stagione per fare la corsa agli acquisti,si spendono centinaia di euro magari per cose che non sono necessarie; è solo per il gusto di comprare .Allora i poveri quali sono ?quelli che vivono con grande dignità anche quando a fine mese si accontentano di mangiare pane e formaggino e far finta che tutto è bello e tranquillo ,quelli che hanno vergogna di chiedere aiuti economici in Parrocchia e preferiscono rimanere in casa perchè hanno scarpe rotte e non amano farsi vedere così per non suscitare quella pietà ipocrita dei benestanti.Caro giulio forse noi della nostra generazione siamo stati abituati dai nostri genitori al senso della misura ,ad accettare quello che loro potevano offrirci,ma oggi i nostri nipoti non potrebbero essere educati allo stesso modo? Sono tanto diversi da noi che devono ottenere tutto quello che chiedono? Scusami questo sfogo Giulio ma mi accorgo che oggi nella nostra società tante cose dovrebbero essere riviste.
Gran bel pezzo, amico Giulio. Molto gradevole e sgombro da pregiudizi sulla povertà degli italiani anche in questo periodo di crisi.