I bambini oggi sono infelici

Da un bel po’ si sente parlare spesso dai media  di “bambini”, di famiglie, di scuola, di educatori perché i comportamenti dei nostri ragazzi non corrispondono alla realizzazione dei nostri ideali.
Mi è venuto un dubbio, avendo lavorato 24 anni con i bambini studiandone i loro comportamenti e le loro problematiche, che ad analizzarsi forse dovremmo essere noi adulti che ci occupiamo del  loro processo educativo.
Ho cercato di documentarmi un po’ e vi informerò su quanto ho appreso.
Secondo alcune statistiche 2 bambini su 5 soffrono di ansia  o di iperattività. E’ stato fatto un sondaggio sui bambini nati nel 2000 il quale ha posto molti interrogativi sia agli esperti che ai genitori. Sul 4% degli alunni della scuola primaria si è riscontrato un disturbo da mancanza di attenzione in più 1 famiglia su 3 parla di bullismo.
Ma cosa sta succedendo ai nostri bambini? Come stanno crescendo? Cosa manca loro? Purtroppo i dati non sono molto confortanti …..A chi dovremmo attribuire la responsabilità?
Parte dei genitori dicono che la scuola e gli educatori  sono la causa della instabilità degli alunni .
La scuola, gli educatori attribuiscono alle famiglie, ai genitori la causa della tristezza e direi della infelicità dei figli. In poche parole il fallimento educativo viene sballottato da una parte all’altra.


Credo che non è molto semplice capire i bambini e me ne rendo conto, forse gli adulti dovrebbero interessarsi un po’ di più del mondo infantile perché il bambino possiede pensieri complessi che nessuno può capire. L’adulto deve abbassarsi a livello del bambino, diventare bambino come lui, pensare come lui. I bambini di oggi rispetto alla generazione dei loro genitori e dei loro nonni non sono felici.
E’ vero, a loro non manca nulla hanno tutto ciò che vogliono, perché i genitori trovano la scusa che danno ai figli ciò che non hanno avuto loro, quasi volessero affidare ai regali il compito del messaggio “Ti voglio bene, perciò ti compro i regali”
Si parla, nel campo educativo di corresponsabilità che coinvolge insegnanti, dirigenti  scolastici, alunni e genitori a condividere con la scuola i principi basilari educativi per aiutare quelli che saranno gli uomini e le donne del domani nel loro processo di formazione. Se analizziamo questo principio quale percentuale tra genitori e operatori scolastici riesce  a portare a termine questa opera? Spesso i genitori dopo una giornata lavorativa stressante, rientrano stanchi, nervosi, facendosi vedere dai loro figli pieni di tensioni e intolleranti persino ad ascoltarli. Li vedono poco e non potendo godere della loro presenza diventano tristi , aggressivi, ansiosi, hanno disturbi del sonno perché vorrebbero recuperare la notte il tempo che non hanno vissuto con i genitori durante il giorno.
Sarebbe l’ideale se i genitori una volta a casa, staccassero telefono, TV, PC e stessero con i loro bambini, parlando con loro, ascoltando i loro piccoli problemini, le loro perplessità. Chiedere “Come stai? Cosa hai fatto di bello a scuola, hai bisogno di aiuto, giochiamo insieme?” e se sbaglia incoraggiarlo e rassicurarlo che l’indomani con un po’ di impegno le cose andranno meglio…..Solo così non sentiremo più che i nostri bambini ci rimproverano: “tu non mi ascolti mai”……….”Non hai mai tempo per me”…….”I miei genitori non mi credono”…………………



7 Commenti a “I bambini oggi sono infelici scritto da Porzia”

  1. porzia scrive:

    Vorrei ringraziare voi ,cari amici,anche se con ritardo ,per aver condiviso il mio pensiero sulle cause dell’infelicità dei bambini di oggi.Ecco mi sono permessa di affrontare questo problema perchè spesso viene sottovalutato e dai genitori e perchè no anche da noi nonni .Non vi nascondo che a volte anche io pecco di lassismo se così posso chiamarlo nel senso che se noto un musetto lungo in uno dei miei nipotini ,mi sorge spontaneo dire “vieni dalla nonna che ti compro un giochino” Ecco questo è l’errore che mi contesto inesorabilmente e quando me ne rendo conto torno sui miei passi e mi rimprovero da sola .Grazie a tutti.Con amicizia Porzia

  2. maria112 scrive:

    Commenti abilitati ciao porzia, bell’articolo, il problema e’ solo quello del tempo, io ho avuto la fortuna di andare a lavorare quando mia figlia aveva gia 5 anni e comunque il mio pensiero era solo per lei, aveva tutti i giocattoli del momento ma il suo gioco preferito era disegnare o inventare con me.grazie per avermi fatto ricordare quei tempi. ciaooooo

  3. fernando Garda scrive:

    Complimenti Porzia.
    L’argomento è molto interessante, anche i genitori e i nonni dovrebbero collaborare all’educazione dei nipoti.
    Insisti Porzia affinchè le tue esperienze siano utili.
    Brava mi congratulo.
    Si Porzia, non ho esperienze come educatore, ritengo l’argomento molto interessante e degno di essere ampiamente diffuso.
    Brava Porzia a nome mio e dei nonni.

  4. alfred-lollis scrive:

    Commenti abilitati
    Di chi la responsabilità?
    Noi che siamo nati nell’immediato dopoguerra da genitori nati nei primi anni del secolo scorso
    cosa abbiamo saputo trasmettere ai nostri figli perchè lo possano trasmettere ai loro?
    Sono passati sessant’anni da allora: sessant’anni nel corso dei quali il mondo è cambiato radicalmente.
    Si andava a piedi, la televisione non c’era, la carne c’era la domenica, il pollo era un lusso,
    si andava al cinema al luned’ perchè costava meno, molti compravano a credito aspettando la “quindicina” del padre, il fratello minore portava gli abiti smessi dai maggiori, le scarpe si risuolavano e spesso i calzoni avevano le toppe.
    Si giocava in strada inventando: due cartelle di scuola buttate li erano la porta per la partita, un blocco di calce portato dal figlio del muratore era il gesso per fare la pista per il giro d’Italia, due rami tagliati erano le spade dei pirati e dei Tre Moschettieri. Le ginocchia sbucciate erano la norma. Una corda tesa da una parte all’altra della strada per saltare, i quaderrni a fine scuola diventavano proiettili nei capelli per guerre interminabili.
    Poi il boom degli anni ’60, gli anni ’70/’80 , il lavoro c’era, i soldi giravano, anche i poveri potevano studiare: voglio dare a mio figli quello che non ho avuto io! !
    Ecco, il gioco insieme, la vita di strada, la possibilità e la necessità di sviluppare la fantasia e la creatività
    oggi sono negate ai bambini.
    È vero, fanno sport: calcio, karate, ginnastica o danza ma …..? sempre sotto l’occhio di un istruttore
    che segue protocolli identici per tutti.
    Io credo che se i bambini potessero tornare a giocare come noi abbiamo giocato ne trarrebbero beneficio loro, noi e la società futura tutta.

  5. alba morsilli scrive:

    i bambini di oggi sono più intelligenti, parlano come i grandi, navigano su Internet, a cinquue anni sanno leggere e scrivere. I bambini di oggi così diversi da quelli di cinquanta’anni fà, forse hanno troppo e poche regole,essi sono anche stressati
    da tutti gli impegni, sempre di corsa. Perdono l’infanzia e non so quanto sono felici.
    Conservare l’infanzia per tutta la vita, vuol dire conservare
    la curisitàdi conoscere, il piacere di capire, la voglia di communicare. I bambini di oggi sono gli adulti del domani, aiutiamoli a crescere senza Stereotipi, aiutiamoli a diventare
    più sensibili, un bambino creativo è un bambino felice

  6. franco muzzioli scrive:

    Sono ormai lontano dalla educazione giovanile,ma credo di poter fare qualche commento. Direi che l’ultima frase dell’articolo di Porzia riassume esattamente tutta la problematica.
    Non c’è più tempo, si è stanchi, è molto più facile dire dei sì che dei no, gli insegnanti sono pochi e mal pagati ,quanti luoghi comuni purtroppo inesorabilmente veri.
    Questo dimostrare l’affetto con il consumismo …”ti voglio bene quindi ti compro i regali”.
    Questo delegare i momenti d’incontro…..”ora sono stanco guarda i cartoni animati in TV”.
    Siamo lontani dai nostri fanciulli, dai nostri ragazzi ,perchè formiamo una società di persone sole, frustrate, indaffarate, nevrotizzate . Spesso le famiglie sono allargatissime ,senza punti di riferimento. Le figure paterne, quando ci sono, rimangono nell’ombra di stanchezze patologiche e di permissivismi di comodità.
    E’ la società ,qualcuno potrà dire, che ci possiamo fare!
    No cari giovani padri e madri ,ci potete fare e come , i figli gli avete fatti voi , sono il futuro ,la vostra continuazione , l’espressione delle vostre capacità genitoriali.
    Cercate di tornare bambini con loro, raccontate le favole e spegnete la TV , date qualche abbraccio in più e qualche regalo in meno, ma soprattutto ricordatevi che per loro ,siete lo specchio della vita.

  7. bonollo giosuè scrive:

    abilitati si porzia , anchio ho avuto a che da fare con ragazzi di tutte le eta’,sai essendo educatore sportivo, sett, pallacanestro mi trovavo qualche volta a disagio, perche non capivo i ragazzi.a loro mancava l’educazione di stare assieme ai compagni. Poi mi son detto ma la scuola cosa insegna a questi ragazzi?????

Scrivi un commento
nota:  I COMMENTI DEVONO ESSERE PERTINENTI ALL ARGOMENTO A CUI SI RIFERISCONO E NON DEVONO ESSERE INSULTANTI PER CHI HA SCRITTO L'ARTICOLO O PER UN ALTRO COMMENTATORE