Racconta un’antica leggenda che ai tempi di re Arduino regnava ad Ivrea un signorotto di Vercelli che amministrava la città con grandi soprusi, facendosi odiare da tutto il suo popolo.

Quando una sua bella e giovane suddita, naturalmente vergine, convolava a nozze, egli era solito pretendere quello che allora si chiamava lo “ius primae noctis”.

Ovviamente tutte le spose vi si sottomettevano con grande repulsione e paura essendo egli un uomo vecchio, brutto e violento.

Si narra che Violetta, la vezzosa figlia di un ricco mugnaio, escogitò un ardito stratagemma per sottrarsi alle sue grinfie la notte delle nozze.

–    coraggio figlia mia – le disse la madre disperata – non piangere, sii condiscendente e soprattutto prega, il Signore ti aiuterà… –

–    vedrai mamma io non mi mostrerò remissiva e lacrimosa come  le altre ragazze, abbi fiducia in me che ho qualcosa in mente.. sarò allegra, simpatica e seducente e mi vendicherò di lui! –

In quella fredda sera di febbraio ella vestiva una bellissima tunica bianca attraversata da una fusciacca di seta verde, sul seno aveva appuntata una variopinta coccarda e sulle spalle teneva posta una candida stola di pelliccia; era veramente splendida in tutta la sua bellezza e cantando e danzando per lui, lo fece ridere, divertire e languire di passione.

Accadde così che Violetta, prima di concedersi gli chiedesse con voce vellutata e suadente:

–    vi prego, mio signore, bevete con me questa ottima bottiglia di Erbaluce di Caluso che vi ho portato in dono, come ben sapete è un nettare afrodisiaco che vi renderà più potente che mai…-

Allettato da questa prospettiva egli accettò con piacere e condivise con lei, che fingeva di bere, tutta la bottiglia di questo vino assai forte e per di più sapientemente drogato.

Le lusinghe di Violetta non finirono qui… ancora ella gli si rivolse con dolcezza chiedendogli:

–    In tutte le città si narra che voi abbiate ricevuto in dono dal Sultano di Antiochia una bellissima scimitarra dal fodero di oro massiccio e intarsiato di gemme preziose… vi prego mostratemela che vorrei con essa tagliarmi una treccia da offrirvi in dono come pegno del mio amore… –

Ormai completamente ubriaco e sedotto dalle sue promettenti parole il tiranno le indicò dove trovare quell’arma preziosa, dopo di che cadde in un profondo torpore.

Fu così che Violetta con quella affilata scimitarra in un sol colpo mozzò la testa al suo barbaro signore e corse sul balcone del Castellazzo per mostrarla ai suoi concittadini obbligati a riunirsi nella grande piazza sottostante.

Dal popolo si levarono grida di giubilo e ovazioni per Violetta che dal balcone incitò a gran voce il popolo:

–    miei concittadini, ecco la testa del nostro crudele tiranno, adesso a voi il compito di ribellarvi, cacciare i suoi sgherri e riconquistare la nostra città!!..-

Fu così che scoppiarono tumulti e sommosse nei vicoli e nelle piazze contro i terribili sgherri del tiranno, che a bordo di carri trainati da cavalli infierivano sulla popolazione che alla fine, armata di sole pietre, riuscì finalmente a cacciarli dalla città.

Da allora Ivrea venera Violetta come la coraggiosa liberatrice dalla tirannide…

La sua leggenda si rinnova ogni anno per carnevale, quando per tre giorni una bella mugnaia, eletta in gran segreto tra le più belle e ricche spose del Canavese, diviene la regina della festa e su un carro dorato, circondata da paggi e paggetti, lancia mazzi di mimosa e dolci ai suoi concittadini, mentre nelle piazze infuria la battaglia delle arance a ricordo di quel giorno famoso…


8 Commenti a “LA LEGGENDA DELLA BELLA MUGNAIA scritto da Piera Simola”

  1. popof scrive:

    Ben trovata Piera e bella leggenda di cui ho copiato il collegamento per invitare un amico a leggere (alla prima occasione ti spiego). Ciao :)

  2. Lorenzo.rm scrive:

    Eh sì, Piera.

  3. piera simola scrive:

    Commenti abilitati Sono contenta vi sia piaciuta questa leggenda della città dove vivo da moltissimi anni .. vi farò sapere come e perchè si usa tirare le arance.. sono comunque sempre meglio dei cubetti di porfido usati a quel tempo dal popolo per liberarsi della tirannide!

  4. edis.maria scrive:

    Non posso , pur essendo piemontese, spiegare perchè le arance sono la caratteristica del carnevale di Ivrea. Nessuno ha saputo spiegarmi, già negli anni passati, il motivo della scelta di questi agrumi.Mi spiegarono che nell’800 le ragazze,per attirare gli sguardi dei giovanotti , buttavano fiori, confetti o frutti. Questi frutti , col passar degli anni divennero le arance , o perchè meno pericolose di mele o pere, o perchè , quell’anno si trovarono a dover ” far fuori ” un carro di arance immangiabili. ! Scegliete voi!! La leggenda comunque contiene sempre una morale che oggi è particolarmente di moda!!

  5. Lorenzo.rm scrive:

    Molto interessante. Di Ivrea e della festa conosco le arance, strumenti di dolore talvolta.

  6. rosaria3.na scrive:

    Da buona napoletana ed amante delle leggende suppongo che vengano usate le arance x simulare il colore rosso del sangue e colpire quindi con “proiettili” meno cruenti di quelli veri, anche se spesso non risulta così.

  7. franco muzzioli scrive:

    Interessante la leggenda della bella mugnaia ..novella Giuditta che taglia la testa all’odiato tiranno Oloferne di biblica memoria.
    Una curiosità…come mai nella battaglia carnevalesca si usano come “armi” le arance….frutto non certo d’Ivrea …ha un significato ?

  8. alfred-lollis scrive:

    Commenti abilitati
    Sono molto belle queste leggende di cui è costellata la storia Italiana.
    Sarebbe bello, utile e interessante conoscerne altre.
    Ci darebbe modo di conoscere meglio la nostra storia, le nostre regioni,
    le nostre tradizioni.

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