LE MUSE (varia umanità, cultura)

Riprendiamo i racconti della domenica e riflettiamo di come realtà e fantasia a volte si mescolano e di come l’immaginazione , forse, è un modo di vedere la verità. Buona lettura!

Almeno ti lavassi! Lo disse con spregio, il distinto signore col cappello, ad un barbone passandogli accanto, schivando il grosso cane che, accucciato, sonnecchiava. Per lui, povertà e sporcizia erano disdicevoli, segno inequivocabile di ignavia. Le autorità non avrebbero dovuto permettere che stesse lì. Ne andava del decoro della città!
Stavano quasi sempre lì, sul gradino dell’atrio del cinema, lui e il suo grosso cane. Non chiedeva l’elemosina, aspettava che gliela facessero. Al suono di una moneta accennava un sorriso. A volte seguiva con lo sguardo la persona che gli aveva lasciato la moneta nel piattino di plastica rosa, poggiato a terra, sopra un vecchio plaid a quadri, sul quale spesso si inginocchiava. Aveva gli occhi di un colore blu intenso, come il mare, i lineamenti gentili, con carnagione chiara ed i capelli, anche se rasati a zero, si notavano perché biondissimi. Questo mi faceva pensare che quel giovane, perché giovane era davvero, fosse di origine nordica, forse tedesco. Nessuno sapeva dove andava quando non era là dove era sempre: spariva!. Riappariva dopo alcuni giorni, uguale a prima, sporco come prima. Si perché in effetti era davvero molto sporco: negli abiti, le mani, il viso. Anche il plaid.
Mi piaceva pensare, vedendolo, che si chiamasse Hans. Gli si addiceva, e mi piaceva pensare che quel barbone sporco fosse un salvatore dell’umanità.
Hans sarebbe potuto essere un famoso scienziato, un chimico di fama internazionale. Sì. Poteva benissimo essere cosi! Hans era un famoso chimico! Lavorava in un grande laboratorio chimico in una delle più grandi aziende chimiche del mondo. Prima al liceo, poi all’università, per Hans la chimica aveva sempre avuto un’importanza fondamentale: le formule per lui erano la vita, la gioia; erano “l’essenza del tutto”. Si era appassionato alla chimica dei saponi da ragazzo, leggendo un articolo nel quale venivano elencati i componenti di un nuovo detersivo in polvere per lavastoviglie: nomi lunghissimi, strani, altisonanti. Formule misteriose. Incominciò a documentarsi e ad imparare a produrre da sé i saponi. Scoprì che il primo sapone sintetico era prodotto dalla Henkel nel 1834, che nel 1907 fu inventato un processo per la produzione del sapone secco in polvere, scoprì che dai residui delle lavorazioni del petrolio si potevano ricavare una infinità di sostanze utili allo scopo e a costi bassissimi. Tensio-attivi, detergenti, sbiancanti, acque dure, ph, alcalinità, basico, acido, suonavano come musica alle sue orecchie, lo estasiavano.
Le vendite aumentavo, si inventavano sempre nuovi prodotti, si inventavano nuove esigenze al consumo: detersivi per lana, per cotone, per piatti, per pavimenti, bagni, cucine, vetri. Nuovi detergenti per l’igiene, per i bambini, per le donne e per gli uomini. Detersivi industriali e familiari, sbiancanti, ammorbidenti, profumati, liquidi, in polvere, in compresse e flaconi. Non importava che tutte queste sostanze finissero negli scarichi fognari. Non importava che i depuratori non fossero in grado di “depurare” le acque prima che arrivassero al mare. Eutrofizzazione del mare, abnorme aumento delle alghe, avvelenamento delle falde acquifere, morie di pesci, modifiche genetiche: non importava. C’era la convenienza. Sempre nuove ricerche, nuove scoperte, nuovi prodotti. Nuove esigenze: sempre più bianco e sempre più morbido.

Alchilamina di cocco, Quaternaria etossilata, Alchi politossisolfato, tensioattivo anionico….. Qualcuno comincia a sospettare di questi elementi chimici, qualcuno parla di ecologia, qualcuno cerca di rassicurare. Ad Hans sorgono i primi dubbi: in lui si fa strada l’idea che forse si sta esagerando, che forse non è giusto che il profitto possa essere al di sopra della stessa sopravvivenza del pianeta. Sodium dodedecylbenzenesulfonate. Hoptical brightner, hexil cinnamal, solventi organici idrosolubili come l’etanolo. Alcune di queste sostanze mettono in difficolta la fauna dei fiumi. Gli sbiancanti che ingannano l’occhio contengono tiofene con biodegrabilità molto lunga. Hans tutto questo lo sapeva e bene. In buona parte ne era il responsabile. Il fautore. Era orgoglioso del lavoro che aveva fatto i quei pochi anni ma era anche consapevole ora che quelle ricerche, quelle scoperte potevano rivoltarglisi contro. E non solo contro di lui. Igienizzanti, disinfettanti, profumanti, sterilizzanti… Ma davvero erano indispensabili quei prodotti? Davvero la vita sarebbe stata impossibile senza? Davvero avrei lasciato la scia dove passavo se non avessi usato quei prodotti che io stesso avevo inventato? I dubbi lo assillavano. Hans cominciava a farsi scrupoli. Da meno di cento anni si usano questi detersivi: prima come hanno fatto? Come si lavavano? Si lavavano? Usavano erbe, essenze, resine. Tutta roba naturale, non conoscevano la chimica, non come noi! Sì ma il paradiclorobenzene corregge l’odore nei prodotti per la pulizia del wc! Ebbè? Ed il Triclosan dei dentifrici, colluttori, deodoranti? L’ ho messo anche nelle spugne per i piatti!!!!

Lo squillo insistente del mio cellulare mi sorprende: non mi chiama mai nessuno. “Dove sei?”
Riconosco la voce di mia moglie. Esito un po’ a rispondere. Mi guardo attorno………………………..
“arrivo!. Sono nei pressi del cinema!!!”<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<

N.B. i dati tecnici sono stati liberamente tratti dal sito: http://www.scuoladelconsumo.it/download/Archivio/Detersivi_e_detergenti

 

 

14 Commenti a “Almeno ti lavassi! scritto da Alfred-Sandro.ge”

  1. edis.maria scrive:

    Franco Muzzioli ho dovuto andare alla ricerca del ” diminutivo” di cui tu parli e ho fatto fatica! Hai ragione se qualcuno si è inalberato ,ha esagerato!!!!! Non penso che Alfred, persona intelligente e preparata, si possa essere risentito di questo! In Parliamone troviamo articoli interessanti su cui discutere, consci che chi scrive in pubblico si presta a commenti positivi, negativi ( ma sempre educati), o il ” silenzio”:meglio l’indifferenza o la discussione? Che bella una conversazione sana, anche cruda, ma viva e priva di ipocrisie!! Forse invece di fermarsi alla superficie del ” raccontino” aahaahaaaah!!! andate sul fondo e pensate al finale !!!!

  2. franco muzzioli scrive:

    Mamma mia come si fa presto “a prendere cappello” in Eldy!
    Mi scuso con Alfred , ma il diminutivo usato non era per sminuire il suo scritto, era semplicemente la constatazione che in un articolo con precisa finalità comunicativa era stata usata come mezzo una azione vissuta.
    In “parliamone” sono sempre “articoli” ad essere proposti interessanti, provocatori, colti o fantasiosi…ma sempre articoli sono , nati per provocare commenti. D’ora in avanti li chiamerò sempre “articoli” così non incorrerò nelle ire di dotti bempensanti.

  3. albamorsilli scrive:

    Tu hai scritto tante formule ma io semplice casalinga il danno
    che loro creano lo sempre saputo, senza conoscere il loro contenuto.
    A me sembrava impossibile che i detersivi derivassero dal petrolio
    eppure ho dovuto accettare questa triste realtà.
    Per anni ho fatto il sapone in casa facendo bollire le scaglie per poi scioglierle
    nell’acqua dei piatti, ve lo ricordate il vecchio e buon sapone di Marsiglia,
    lui era fatto con il grasso delle ossa della carne.
    Questo sapone per anni è stato il detersivo più usato, io ci lavavo i bambini
    e non avevano bisogno di creme,la soda derivata da bicarbonato di sodio altro
    emolliente,e poi un detersivo che non era in vendita l’olio di gomito.
    Ora le donne comprano grandi veleni, dove promettono tutto lucido e veloce,
    spendendo grandi soldi ed il problema di inquinare e smaltendo i rifiuti

  4. giulian.rm scrive:

    Caro Alfred il tuo “raccontino”, come sentenzia qualcuno, mi ricorda un romanzo di John Grisham “Ultima sentenza”dove una coppia di avvocati punta tutto su una causa legale contro una fabbrica, la Krane Chemical colpevole di aver avvelenato la falda acquifera.
    Ebbene sì, ho un debole per chi scrive racconti di fantasia, mi è piaciuto molto, ci sono tutti gli elementi necessari per capirlo e comprendere il tema trattato.

  5. edis.maria scrive:

    Tutti i racconti di Alfred, o quasi tutti, lasciano un finale a sorpresa che solo l’attento lettore può scoprire o almeno dare un suo finale personale. Lo conosco solo dal modo di scrivere e di inventare storie , spesso , basate sul dualismo delle persone. Per quanto riguarda il contenuto sono d’accordo nel dire che : ben venga il progresso, ma saremo noi stessi a doverne fare un uso corretto e intelligente.

  6. franco muzzioli scrive:

    Alfred …forse non mi hai letto bene….termino dicendo..” il progresso è un dono , dobbiamo solo imparare ad usatlo…….quindi non mi sogno neppure di condannare l’atomo ….ma il cattivo uso che se ne fa.

  7. franco muzzioli scrive:

    ….Napoleone!?!? bo!
    ….pare che Napoleone ad ogni suo ritorno a casa ,si facesse precedere da un messo perchè avvertisse sua moglie ……..di lavarsi e profumarsi per l’imminente incontro d’amore…….oppure………di togliere tutti gli amanti dagli armadi, perchè cornuto sì ma non doveva saperlo nessuno…….oppure…….di preparargli quella buona minestrina col grouviere che a lui piaceva tanto.
    Ma sinceramente …che c’azzecca con l’argomento?

  8. alfred-sandro.ge scrive:

    Commenti abilitati
    ….pare che a Napoleone piacessero gli aromi “nature” per cui detestava i profumi………

  9. alfred-sandro.ge scrive:

    franco muzzioli: non si condanna l’atomo in quanto tale ma l’uso che alcuni ne fanno o ne hanno fatto o ne farebbero.

  10. sandra vi scrive:

    Commenti abilitati grazie ALFRED ,per l’articolo che ci hai preparato questa domenica ,come al solito mi e’ piaciuto .Ti vorrei raccontare quanto capitato a una nostra cugina medico.Appena nata la prima figlia ,ossessionata dai microbi,disinfettava tutti gli oggetti che venivano a contatto colla bimba ,morale una gastrointerite che l’ha portata quasi a perderla.Avuto secondo figlio l’ha cresciuto normalmente alla faccia della pubblicita’ e vari microbi

  11. alfred-sandro.ge scrive:

    Commenti abilitati

    pare che Napoleone, ad ogni ritorno a casa, si facesse precedere da un messo perchè avvertisse la moglie……

  12. GuglielmoCa scrive:

    La più grande discarica del mondo subito viene alla mente Napoli: Invece si tratta di un luogo che non si immagina mai e isospettabile,l’Oceano Pacifico. Viene chiamata dagli americani”rubbish soup”(minestrone di spazzatura)o “plastic soup” (minestrone di plastica).Un enerme distesa di rifiuti un’area doppia da quella degli Stati Uniti. Un grandissima massa di spazzatura(in due grandi blocchi)tenuta insieme dalle correnti,l’altra galleggiantefinendo sulle spiaggie, e parte si deposita sul fondale.Questa enorme discarica a inizio a 900km dalla costa della California e si espande lungo l’Oceano tocca le Hawaii e sfiora il Giappone.Questa enorme quantità di rifiuti in parte viene gettata dalle navi, il resto giuge dalla terra ferma quello che preoccupa è la smisurata quantità di plastica perchè si degrada difficilmente. Si trova di tutto, palloni da calcio, mattoncini del lego,siringhe,accendini…e un enorme quantità di buste di plastica. Questa discarica marina è cominciata a formarsi aoltre mezzo secolo fa la cosa più sconvolgente è sapere che ogni pezzo di plastica è li fino dagli anni 50 imprigionato ancora in questa enorme massa di spazzatura.Questa enorme massa di plastica galleggiante crea morte a migliaia mammiferi marini e di circa un milione di uccelli, rappresenta anche un grosso rischio per la salute dell’uomo. Minuscoli pezzettini di plastica,assorbono agenti inquinanti (esempio,idrocarburi e pesticidi) che entrano nella catena alimentare in diversi modi(“che cade nell’Oceano finisce dentro agli animali e prima o dopo eccola nei nostri piatti”). Abbiamo trasformato L’Oceano in un grosso contenitore per la raccolta della plastica, ma la produzione di materiali plastici non diminuisce anzi continua ad aumentare. Quando impareremo a rispettare l’ambiente che ci circonda e noi stessi producendo meno plastica e a riciclare.

    Vivere per strada, è importante saperlo, contrariamente a quanto spesso si ritiene , non è una scelta. La vita per strada è dura e pericolosa, è una lotta quotidiana per la sopravvivenza. Tantomeno è una scelta di libertà. Chi è senza casa vive infatti una condizione di grande vulnerabilità perchè è costretto a dipendere dagli altri, anche solo per bisogni primari,ed è esposto alle aggressioni, al freddo all’umiliazione di esser cacciato come indesiderato ed esser guardato con sospetto e spesso con dispezzo (Alfred io avrei scelto un’altra introduzione per il suo articolo, non se la prenda, la mia è una considerazine, non un rimprovero). Grazie per la sua attentione e mi scuso se mi sono dilungato un pò, la saluto, G:

  13. franco muzzioli scrive:

    Che dire caro Alfred, oltre a gradire il simpatico raccontino,…….che non dovremmo usare il petrolio perchè inquina l’aria? Perchè con quello costruiamo la plastica che inquina tutto? Non dovremmo usare l’asfalto (sempre derivato dal petrolio) perchè cambiamo l’ecosistema e creiamo catastrofi naturali ? Non dovremmo usare il cherosene per scaldare le nostre case perchè produciamo CO2?(Questo solo per citare una delle conquiste dell’uomo)
    Qualcuno tutta sta bella roba , compresi detersivi, detergenti, dentifrici lo chiama “progresso”.
    Forse lo usiamo male….questo è certo! Ma potremmo anche tornare alla capanne di legno e fango ,lavarci nei ruscelli, scaldarci con la legna, cantare intorno al fuoco ( e non guardare la TV ,perchè inquina anche quella) .
    Alfred, forse il tuo Hans ,avrà pure fatto una scelta di vita….ma scusami ha sbagliato posto….davanti ad un cinema ,in mezzo ai tubi di scappamento delle auto a chiedere l’elemosina…se fosse stato coerente , sarebbe andato a vivere in qualche sperduto angolo della terra insieme a tribù che ancora vivono in questo modo primordiale.
    Il “progresso” è un dono, dobbiamo solo imparare ad usarlo.

  14. nadia rm scrive:

    Sicuramente Hans ha esagerato e il troppo stroppia,ma esagera anche la publicita’,non si puo’ piu’ vivere secondo loro senza igenizzanti,antigermi,antibatteri,e via di seguito,e intanto i nostri anticorpi vanno a farsi friggere,per non parlare poi dei bimbi ormai cresciuti sotto una campana di vetro e come mettono il naso fuori di casa, tosse raffreddore e influenza,ma tanto che fa;li vacciniamo.Parlando di bimbi non posso far a meno di pensare a quando lo siamo stati noi,noi sicuramente quasi tutti nati nell’immediato dopoguerra;siamo stati cresciuti con un tozzo di pane in mano e sul pavimento, che quando andava bene veniva lavato 2 volte a settimana con acqua e varecchina(oggi candeggina),nella mia famiglia si faceva il bagno una volta a settimana,(e che bagno),con un grosso recipiente di ferro a Roma chiamato bagnapiede,l’acqua scaldata sui fornelli a carbone,e con quell’acqua ci si faceva il bagno in 3(io ero la fortunata ,lo facevo per prima.All’epoca non c’erano termosifoni e se c’èrano a casa mia non se li potevano permettere,dunque indossavamo maglie e magliette per ripararci dal freddo e cosa orrenda al giorno d’oggi,ci si cambiava una volta a settimana(non c’èra la lavatrice)e naturalmente si odorava (o puzzava,come volete voi)tutti allo stesso modo.Eppure,eccoci qui’.Ora io non voglio dire che dovremmo tornare a vivere cosi’,no,questo no,quello che dico io che prima era troppo poco,ora troppo. Bell’articolo Alfred,come sempre

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