Il 29 febbraio di 220 anni fa nasceva a Pesaro il grande compositore italiano Giochino Rossini. Il “Guglielmo Tell”, la “Gazza ladra”, la “Cenarentola”, il “Turco in Italia”… e naturalmente il “Barbiere di Siviglia” Grandi opere, tante, tutte eccezionali. Mi sembra doveroso ricordarlo, ma la scelta dei brani è stata molto sofferta.
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TRA IL SERIO… L’ILARE… E IL FACETO: GIOACCHINO ROSSINI: GENIO PIGRO, AMANTE DELLE BELLE DONNE,DELLA CICINA E DELLA BUONA TAVOLA.
Rossini parte per Vienna.Qui ottiene grandi consensi rappresentando alcune sue vecchie Opere e coglie l’occasione per incontrare l’ormai vecchio e sordo Beethoven che non mancherà però di fargli i suoi complimenti (“Non cercate di far altro che opere buffe: voler riuscire in un altro genere sarebbe far forza alla vostra natura”).
DA: LA VITA DI ROSSINI (preso in rete)
Soirées musicales, dodici canzoni per voce e pianoforte (1830-35)
I. La promessa (Canzonetta)
II. La regata veneziana (Notturno)
III. L’invito (Bolero)
IV. La gita in gondola (Barcarola)
V. Il rimprovero (Canzonetta)
VI. La pastorella dell’ Alpi (Tirolese)
VII. La partenza (Canzonetta)
VIII. La pesca (Notturno)
IX. La danza (Tarantella)
X. La serenata (Notturno)
XI. L’orgia (Arietta)
XII. I marinai (Duetto)
ANEDDOTI: TRA IL BIOGRAFICO E IL “METROPOLITANO”
Gioachino Rossini (1792-1868) a soli 37 anni e al top della fama e della popolarità, decise che ne aveva avuto abbastanza di comporre opere teatrali e si ritirò a vita privata. Limitandosi a scrivere due opere sacre (lo Stabat Mater e la Petite messe solennelle) e cantate e piccoli pezzi per piano, per puro divertimento, raccolti sotto il titolo di Peccati di vecchiaia, con intestazioni surreali, come «Gli antipasti», in cui i singoli brani si chiamano «Ravanelli», «Acciughe», «Burro»…
L’ipotesi che Rossini, bon vivant e uomo sensuale per eccellenza, amante del divertimento, degli amici, del relax e delle belle donne, volesse semplicemente godersi la vita prima che la vecchiaia rendesse l’aspirazione solo parziale, non ha mai convinto i suoi biografi. Che si sono cimentati nelle spiegazioni più varie: un forte esaurimento nervoso, vari acciacchi, il non voler adeguare la sua arte alla moda corrente del romanticismo, l’insofferenza verso i capricci dei cantanti, una nuova amante, la ricchezza economica che avallava la sua innata pigrizia…
E il desiderio, a lungo accarezzato, di dedicarsi a tempo pieno al suo hobby favorito: la cucina. Si racconta che il maestro non riuscisse più a portare a termine le sue opere, perché l’ispirazione era annebbiata da ossessioni pedestri: mentre stava scrivendo a Bologna l’ultima parte dello Stabat Mater ricevette la visita di alcuni amici. «Che fai?» E lui, fregandosi la fronte: «Sto cercando motivi, ma non mi vengono in mente che pasticci, tartufi e cose simili!»
Pazzo per il cibo? Di sicuro Gioachino Rossini amava definirsi «Pianista di terza classe, ma primo gastronomo dell’universo». E nel 1816, dopo i fischi ricevuti a Roma alla prima rappresentazione del Barbiere di Siviglia al Teatro Argentina, comunicando l’accaduto al suo amore, la cantante Isabella Angelica Colbran, precisava: «Ma ciò che mi interessa ben altrimenti che la musica, cara Angelica, è la scoperta di una nuova insalata della quale mi affretto a inviarti la ricetta…»
In realtà, anche la questione se il compositore cucinasse veramente o si limitasse soprattutto a godere con le gambe sotto il tavolo, è dubbia. La sua passione culinaria, infatti, non è documentata da fonti, ma affidata a uno sproposito di storielle. Una sera, al termine di un concerto, una signora si avvicino a Rossini che era tra il pubblico. «Maestro, finalmente posso contemplare quel volto geniale che non conoscevo se non nei ritratti. Non si puo’ sbagliare: avete nel cranio proprio il bernoccolo della musica, eccolo là». «E che ve ne pare di quest’altro, signora?» rispose Rossini battendosi il ventre. «Non potete negare che sia ancora più visibile e sviluppato. E infatti il mio vero bernoccolo è quello della gola».
Rossini confessava poi di aver pianto tre volte nella vita: quando gli fischiarono la sua prima opera, quando sentì suonare Paganini e quando, durante una gita in barca, gli cadde in acqua un tacchino farcito di tartufi. In una raccolta di aneddoti rossiniani curata da Giuseppe Radiciotti nel 1929 si legge che una volta il maestro vinse, grazie a una scommessa, il “solito” volatile ripieno. Siccome il perdente faceva finta di nulla, un giorno Rossini gli ricordò l’impegno. E l’altro: «Maestro, non è ancora propizia la stagione dei tartufi di prima qualità». «Macché», ribatté il compositore. «Cotesta è una falsa notizia che, per non farsi riempire, mettono apposta in giro i tacchini!».
Il musicista gastronomo trascorse buona parte dei suoi secondi quarant’anni a Parigi, come direttore del Théâtre des Italiens. Dove si faceva arrivare mille specialità, direttamente dall’Italia: mortadelle, zamponi e insaccati, formaggi, dolci. E i maccheroni napoletani: amati e desiderati al punto da firmarsi in una lettera a un conoscente, a causa di una spedizione ritardataria, «Gioacchino Rossini Senza Maccheroni». Non a caso, tra i suoi amici più cari c’era Antonin Carème, lo chef più famoso del secolo, al soldo del barone Rothschild. Nel 1864 proprio il barone gli mandò in dono dell’uva. La risposta fu: «Grazie! La vostra uva è eccellente, ma poco mi piace il vino in pillole». Il barone, capita l’antifona, subito spedire al maestro un barilotto del suo migliore Chateau-Lafitte…
Quanto alla follia, Rossini aveva una sua personale visione. «Dopo il non far nulla, non conosco occupazione per me più deliziosa del mangiare… L’appetito è per lo stomaco ciò che l’amore è per il cuore. Lo stomaco vuoto rappresenta il fagotto o il piccolo flauto in cui brontola il malcontento… lo stomaco pieno è il triangolo del piacere o i cembali della gioia… Mangiare e amare, cantare e digerire: questi sono i quattro atti di questa opera buffa che si chiama vita e che svanisce come la schiuma di una bottiglia di champagne. Chi la lascia sfuggire senza averne goduto è un pazzo».
Per saperne di più sulla sua vita consulta: http://www.emmedici.com/hobbies/musica/rossin…
Ho sempre amato la musica lirica , e mi piace ascoltarla sopratutto la sera in sottofondo per gustarne ancora di più la melodia.Rossini è uno dei miei musicisti preferiti grazie a mia suocera ,pianista che mi ha fatto apprezzarne la sua grandezza e la sua bravura artistica.Ringrazio Paola per la sua scelta
Grazie Paola hai fatto una scelta indovinata ,quanta melodia ;che bello chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare sull’onda della musica ,senza pensare con la mente libera da tutte le cose
In questo giorno “ fuori dall’ordinario” nasceva il grande compositore romantico Giacchino Rossini “Titano di potenza e di audacia”, come amava definirlo Giuseppe Mazzini.
Mi complimento per questa bella pagina dedicata alla musica, argomento che sicuramente desterà interesse e servirà a far conoscere brani e autori poco noti, belle le musiche scelte ci fanno sognare e andare indietro negli anni, quando questo genere musicale era apprezzato da un vasto pubblico. Condivido il pensiero di Alba, la musica è cultura e riesce a farci sognare, basta chiudere gli occhi e lascarsi andare.
Quando ascolto musica classica sia per sola orchestra come per opere liriche, io sono seduta in una sedia con il mio corpo, ma il mio cervello è in trans sembro drogata, non esiste più nessuno vicino a me, sento il mio corpo come fosse sospeso nell’aria in un altra dimenssione.
Poi il culmine è il suono del piano forte li vado veramente in estasi non riesco con la penna a descrivere quel momento, ma so solo che è meraviglioso.
Fortunatamente nelle chiese fanno concerti ed io li seguo è come pregare parlare direttamente a Gesù
Grandissimo Rossini….Paola…….ha scelto due brani molto belli…….un tremoto un temporale ,un tremoto un temporale, un tumulto generale che fa l’aria rimbombar…..e il meschino calluniato , avvilito e calpestato sotto il pubblico flagello…….. Sta a vedere che l’intelligente maliziosetta lo ha fatto apposta!
che gioia Paola finalmente una musica melodica nelle mie orecchie stonate, ho chiuso gli occhi senza bisogno di scervelarmi per leggere e capire e mi sono lasciata trasportare con il clrarino su una nuvola lontana dove c’era il mio papàche con il gramoforo a trombone, il disco grande mi diceva “ascolta chiudi gli occhi vola ”
Fai che si ripeta questa tua idea la musica riempie l’amino noi siamo a digiuno,anche questa è cultura, e certamente libera la mente, ti rilassa, vivi in un altra dimensione, che al giorno d’oggi ne abbiamo bisogno.
Lo stato ha tolto soldi per la cultura e molti teatri sono al limite come è successo a Genova ma fortunatamente gli sponsor privati hanno salvato tutto.
Io non ho mai messo piede in un teatro per le mie tasche costa troppo, ma nell’era moderna mi accontento di Yotube che oltre a sentire mi fa vedere le scene e lavoro di immaginazione
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TRA IL SERIO… L’ILARE… E IL FACETO: GIOACCHINO ROSSINI: GENIO PIGRO, AMANTE DELLE BELLE DONNE,DELLA CICINA E DELLA BUONA TAVOLA.
Rossini parte per Vienna.Qui ottiene grandi consensi rappresentando alcune sue vecchie Opere e coglie l’occasione per incontrare l’ormai vecchio e sordo Beethoven che non mancherà però di fargli i suoi complimenti (“Non cercate di far altro che opere buffe: voler riuscire in un altro genere sarebbe far forza alla vostra natura”).
DA: LA VITA DI ROSSINI (preso in rete)
http://youtu.be/9Vt-LyL_wqI
TERESA BERGANZA Duetto buffo di due gatti (Rossini) 2002
http://youtu.be/QvfMyk5wbWc
Rossini: Soirées musicales 1/5
Soirées musicales, dodici canzoni per voce e pianoforte (1830-35)
I. La promessa (Canzonetta)
II. La regata veneziana (Notturno)
III. L’invito (Bolero)
IV. La gita in gondola (Barcarola)
V. Il rimprovero (Canzonetta)
VI. La pastorella dell’ Alpi (Tirolese)
VII. La partenza (Canzonetta)
VIII. La pesca (Notturno)
IX. La danza (Tarantella)
X. La serenata (Notturno)
XI. L’orgia (Arietta)
XII. I marinai (Duetto)
ANEDDOTI: TRA IL BIOGRAFICO E IL “METROPOLITANO”
Gioachino Rossini (1792-1868) a soli 37 anni e al top della fama e della popolarità, decise che ne aveva avuto abbastanza di comporre opere teatrali e si ritirò a vita privata. Limitandosi a scrivere due opere sacre (lo Stabat Mater e la Petite messe solennelle) e cantate e piccoli pezzi per piano, per puro divertimento, raccolti sotto il titolo di Peccati di vecchiaia, con intestazioni surreali, come «Gli antipasti», in cui i singoli brani si chiamano «Ravanelli», «Acciughe», «Burro»…
L’ipotesi che Rossini, bon vivant e uomo sensuale per eccellenza, amante del divertimento, degli amici, del relax e delle belle donne, volesse semplicemente godersi la vita prima che la vecchiaia rendesse l’aspirazione solo parziale, non ha mai convinto i suoi biografi. Che si sono cimentati nelle spiegazioni più varie: un forte esaurimento nervoso, vari acciacchi, il non voler adeguare la sua arte alla moda corrente del romanticismo, l’insofferenza verso i capricci dei cantanti, una nuova amante, la ricchezza economica che avallava la sua innata pigrizia…
E il desiderio, a lungo accarezzato, di dedicarsi a tempo pieno al suo hobby favorito: la cucina. Si racconta che il maestro non riuscisse più a portare a termine le sue opere, perché l’ispirazione era annebbiata da ossessioni pedestri: mentre stava scrivendo a Bologna l’ultima parte dello Stabat Mater ricevette la visita di alcuni amici. «Che fai?» E lui, fregandosi la fronte: «Sto cercando motivi, ma non mi vengono in mente che pasticci, tartufi e cose simili!»
Pazzo per il cibo? Di sicuro Gioachino Rossini amava definirsi «Pianista di terza classe, ma primo gastronomo dell’universo». E nel 1816, dopo i fischi ricevuti a Roma alla prima rappresentazione del Barbiere di Siviglia al Teatro Argentina, comunicando l’accaduto al suo amore, la cantante Isabella Angelica Colbran, precisava: «Ma ciò che mi interessa ben altrimenti che la musica, cara Angelica, è la scoperta di una nuova insalata della quale mi affretto a inviarti la ricetta…»
In realtà, anche la questione se il compositore cucinasse veramente o si limitasse soprattutto a godere con le gambe sotto il tavolo, è dubbia. La sua passione culinaria, infatti, non è documentata da fonti, ma affidata a uno sproposito di storielle. Una sera, al termine di un concerto, una signora si avvicino a Rossini che era tra il pubblico. «Maestro, finalmente posso contemplare quel volto geniale che non conoscevo se non nei ritratti. Non si puo’ sbagliare: avete nel cranio proprio il bernoccolo della musica, eccolo là». «E che ve ne pare di quest’altro, signora?» rispose Rossini battendosi il ventre. «Non potete negare che sia ancora più visibile e sviluppato. E infatti il mio vero bernoccolo è quello della gola».
Rossini confessava poi di aver pianto tre volte nella vita: quando gli fischiarono la sua prima opera, quando sentì suonare Paganini e quando, durante una gita in barca, gli cadde in acqua un tacchino farcito di tartufi. In una raccolta di aneddoti rossiniani curata da Giuseppe Radiciotti nel 1929 si legge che una volta il maestro vinse, grazie a una scommessa, il “solito” volatile ripieno. Siccome il perdente faceva finta di nulla, un giorno Rossini gli ricordò l’impegno. E l’altro: «Maestro, non è ancora propizia la stagione dei tartufi di prima qualità». «Macché», ribatté il compositore. «Cotesta è una falsa notizia che, per non farsi riempire, mettono apposta in giro i tacchini!».
Il musicista gastronomo trascorse buona parte dei suoi secondi quarant’anni a Parigi, come direttore del Théâtre des Italiens. Dove si faceva arrivare mille specialità, direttamente dall’Italia: mortadelle, zamponi e insaccati, formaggi, dolci. E i maccheroni napoletani: amati e desiderati al punto da firmarsi in una lettera a un conoscente, a causa di una spedizione ritardataria, «Gioacchino Rossini Senza Maccheroni». Non a caso, tra i suoi amici più cari c’era Antonin Carème, lo chef più famoso del secolo, al soldo del barone Rothschild. Nel 1864 proprio il barone gli mandò in dono dell’uva. La risposta fu: «Grazie! La vostra uva è eccellente, ma poco mi piace il vino in pillole». Il barone, capita l’antifona, subito spedire al maestro un barilotto del suo migliore Chateau-Lafitte…
Quanto alla follia, Rossini aveva una sua personale visione. «Dopo il non far nulla, non conosco occupazione per me più deliziosa del mangiare… L’appetito è per lo stomaco ciò che l’amore è per il cuore. Lo stomaco vuoto rappresenta il fagotto o il piccolo flauto in cui brontola il malcontento… lo stomaco pieno è il triangolo del piacere o i cembali della gioia… Mangiare e amare, cantare e digerire: questi sono i quattro atti di questa opera buffa che si chiama vita e che svanisce come la schiuma di una bottiglia di champagne. Chi la lascia sfuggire senza averne goduto è un pazzo».
Per saperne di più sulla sua vita consulta:
http://www.emmedici.com/hobbies/musica/rossin…
Grande Rossini e grande la musica lirica italiana. Ho fatto la comparsa, anche nel Barebiere. Indimenticabile.
Per mangiare un tacchino dobbiamo essere in due: io e il tacchino
Gioacchino Rossini
Ho sempre amato la musica lirica , e mi piace ascoltarla sopratutto la sera in sottofondo per gustarne ancora di più la melodia.Rossini è uno dei miei musicisti preferiti grazie a mia suocera ,pianista che mi ha fatto apprezzarne la sua grandezza e la sua bravura artistica.Ringrazio Paola per la sua scelta
pasquino completa i puntini……………….
Mo pare che …..li
a la fine se sveja,
ma metteno …….ri,
je dicheno: “Sorveja!”
Tu penza che coraggio,
er sorcio ner formaggio…
Grazie Paola hai fatto una scelta indovinata ,quanta melodia ;che bello chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare sull’onda della musica ,senza pensare con la mente libera da tutte le cose
In questo giorno “ fuori dall’ordinario” nasceva il grande compositore romantico Giacchino Rossini “Titano di potenza e di audacia”, come amava definirlo Giuseppe Mazzini.
Mi complimento per questa bella pagina dedicata alla musica, argomento che sicuramente desterà interesse e servirà a far conoscere brani e autori poco noti, belle le musiche scelte ci fanno sognare e andare indietro negli anni, quando questo genere musicale era apprezzato da un vasto pubblico. Condivido il pensiero di Alba, la musica è cultura e riesce a farci sognare, basta chiudere gli occhi e lascarsi andare.
Quando ascolto musica classica sia per sola orchestra come per opere liriche, io sono seduta in una sedia con il mio corpo, ma il mio cervello è in trans sembro drogata, non esiste più nessuno vicino a me, sento il mio corpo come fosse sospeso nell’aria in un altra dimenssione.
Poi il culmine è il suono del piano forte li vado veramente in estasi non riesco con la penna a descrivere quel momento, ma so solo che è meraviglioso.
Fortunatamente nelle chiese fanno concerti ed io li seguo è come pregare parlare direttamente a Gesù
Grandissimo Rossini….Paola…….ha scelto due brani molto belli…….un tremoto un temporale ,un tremoto un temporale, un tumulto generale che fa l’aria rimbombar…..e il meschino calluniato , avvilito e calpestato sotto il pubblico flagello…….. Sta a vedere che l’intelligente maliziosetta lo ha fatto apposta!
che gioia Paola finalmente una musica melodica nelle mie orecchie stonate, ho chiuso gli occhi senza bisogno di scervelarmi per leggere e capire e mi sono lasciata trasportare con il clrarino su una nuvola lontana dove c’era il mio papàche con il gramoforo a trombone, il disco grande mi diceva “ascolta chiudi gli occhi vola ”
Fai che si ripeta questa tua idea la musica riempie l’amino noi siamo a digiuno,anche questa è cultura, e certamente libera la mente, ti rilassa, vivi in un altra dimensione, che al giorno d’oggi ne abbiamo bisogno.
Lo stato ha tolto soldi per la cultura e molti teatri sono al limite come è successo a Genova ma fortunatamente gli sponsor privati hanno salvato tutto.
Io non ho mai messo piede in un teatro per le mie tasche costa troppo, ma nell’era moderna mi accontento di Yotube che oltre a sentire mi fa vedere le scene e lavoro di immaginazione