Mi piace molto la musica ed anche l’opera lirica come a tanti altri eldyani. Girando sul web, ho trovato, per “serendipity”, una esecuzione della “Traviata” di Giuseppe Verdi, rappresentata nella stazione di Zurigo, e mi sono incuriosita. Spero la gradiate anche voi è qualcosa di speciale, di originale e di diverso… (La Traviata im Hauptbahnhof Zürich)
Uno dei capolavori del teatro romantico, nel più classico dei temi: amore e morte, amore e sacrificio, melodie italiane, ma sensi europei.
http://www.youtube.com/watch?v=obDXLlpENUQ
In questo periodo di soap-opera o telenovela o fiction, che dir si voglia, una storia di amore appassionato, con una buona dose di scandalo, cinismo, soldi e interessi, ci sta sempre bene. Ma è di altri tempi…
Giuseppe Verdi rappresentò per la prima volta al teatro La Fenice di Venezia la sua “la Traviata” la sera del 6 marzo 1853.
La “Traviata” è una bellissima donna realmente esistita, fu una delle più famose cortigiane del tempo e fece innamorare di sé Alessandro Dumas figlio, che la conobbe durante una festa.
La giovane, già malata di tubercolosi, tradiva regolarmente il giovane amante che non era in grado di offrirle la lussuosa vita cui era abituata. La rottura fu inevitabile e Alphonsine Duplessis (così si chiamava) tornò alla sua vita di vizio e morì nel 1847 a soli 23 anni. E ancor oggi la sua tomba è piena di fiori.
Alexandre Dumas l’anno dopo descrisse la sua storia in un romanzo “La dame aux camelias” (la signora delle camelie) che ebbe un enorme successo e nel 1849, Dumas ricavò dalla vicenda un dramma che interpretarono grandi attrici come Sarah Bernhardt, Eleonora Duse e Greta Garbo.
A Giuseppe Verdi il romanzo piacque molto ed ebbe anche modo di vedere la rappresentazione del dramma, nel 1852 a Parigi.
Verdi prese a cuore la vicenda di un’anima femminile offesa dalla vita e dalle regole di una morale ipocrita e imperiosa. Ne era il cantore ideale, infatti in quel periodo era pesantemente criticato dai suoi contemporanei benpensanti, perché viveva con Giuseppina Strepponi, senza essere con lei sposato. Il libretto fu affidato a Francesco Maria Piave, come molti altri libretti di opere verdiane.
La storia è molto semplice, nel primo atto la bella e famosa cortigiana Violetta Valéry conosce a un ballo Alfredo Germont che l’ammira da tempo. Tutti brindano (libiam ne’ lieti calici)) e Alfredo invita violetta a ballare, ma lei si sente male e deve fermarsi. Rimasti soli, Alfredo le dichiara il suo amore ( un dì felice, eterea). Violetta gli dà una camelia, suo fiore preferito e dice ad Alfredo che lo rivedrà, quando il fiore sarà appassito; poi, rimasta sola, Violetta si rende conto di essere innamorata davvero, per la prima volta (Ah, fors’è lui che l’anima) (sempre libera deg’io).
http://www.youtube.com/watch?v=-H4RI8EYbyA&feature=related
Nel secondo atto i due amanti vivono felici in una villetta fuori Parigi. Alfredo parte per Parigi, perché viene a sapere dalla cameriera che Violetta ha venduto tutti i suoi gioielli per pagare le loro spese. Mentre Violetta è sola, il padre di Alfredo, Giorgio Germont, arriva. Vuole parlare con Violetta ed il colloquio è drammatico, perché le chiede di rinunciare ad Alfredo in nome della morale e della felicità della sorella di Alfredo, che non potrebbe sposarsi se lui continua a convivere con Violetta (Pura siccome un angelo). Intima lotta di Violetta, ma poi lei accetta, perché sa di avere i giorni contati (morrò, la mia memoria).
Violetta parte per Parigi (amami Alfredo) e si reca ad una festa alla quale partecipa anche Alfredo. E qui, visto che Violetta non vuole più tornare con lui, perché lo ha giurato al padre Germont, Alfredo le getta ai piedi i soldi in restituzione di quelli che lei ha speso per loro. Violetta sviene. (pagata io l’ho)
Nel terzo atto Violetta è a letto malata, il padre Germont racconta tutto ad Alfredo che si precipita dall’amata e questa muore tra le sue braccia (Parigi, o cara)
Mai fino ad ora Verdi era arrivato ad espressioni drammatiche di uguale altezza. È un’opera perfetta, gentile, appassionata, commovente, malinconica. La protagonista primeggia nelle sue interpretazioni intense e vitali; Alfredo è di riflesso e la figura del padre è anche primaria, i suoi incontri con Violetta sono intensi, drammatici e commoventi. È un’opera emozionante, tutte le arie sono bellissime e con un preludio capace di muovere le più segrete intimità dell’anima.
http://www.youtube.com/watch?v=VxU_qJITbs8Forse una storia simile è impensabile al giorno d’oggi, un secolo e mezzo dopo; ma di quanto sono cambiati i tempi?
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Si rinunci per moda, per smania di novità, per affettazione di scienza, si rinneghi l’arte nostra, il nostro istinto, quel nostro fare sicuro spontaneo naturale sensibile abbagliante di luce, è assurdo e stupido. Un dì felice, eterea / Mi balenaste innante, / E da quel dì tremante / Vissi d’ignoto amor. / Di quell’amor ch’è l’anima / Dell’universo intero / Misterioso, altero. / Croce e delizia al cor. (La Traviata)
Aforisma di Giuseppe Verdi
Franci ti ringrazio di cuore. Non sono abituata, per carattere, a raccontare fatti intimi della mia vita, così facilmente. Questo però mi è sgorgato dal cuore e dal pensiero spontaneamnete ,così come era nato! Sono ringiovanita nel ricordo e ho ascoltato per l’ennesima volta ” Amami Alfredo!”
Bellissima e struggente storia d’amore, ma di altri tempi…votata al sacrificio e al bene dell’altro. Erano diversi i valori, l’amore, era amore con la A maiuscola…”Amami Alfredo, amami quanto t’amo”…e con questa frase, Violetta, prendendo a misura il suo immenso amore, chiedeva di essere ricambiata, con altrettanta intensità. Esistono ancora, oggi, gli Alfredo e le Violetta della “Traviata”? Non credo…ma se esistono, sono delle rarità, e in un mondo, dove regna sovrano l’individualismo, destinati, comunque, a soffrire.
Bellissima la tua storia, Edis. Tutta da incorniciare dentro a una favola. Ma la straordinarietà è che è vera, vita vissuta.
Auguri a te, Violetta-Edis e al tuo Alfredo.
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Brava Paola, ci fai respirare un po di musica “Dotta” per eccelenza.
Ricordo da ragazzo, stripellatore di chitarra in un complessino rock, che mio padre mi diceva: “Ma che musica è questo rock? ascolta le opere liriche, quella e vera musica! Completa in tutti i sensi.
A tutt’oggi mai stato a vedere un’opera lirica.
Amo tutta la musica dal rock, al jazz,da ormai un anno suono il clarinetto nella banda della mia cittadina. la musica è vita e sensazione stato d’animo. Ho tutte le opere di Verdi e Puccini in cd. Seguivo da ragazzo le trasmissoni che parlavano di Mario del Manaco della Tebaldi, del grande Caruso, della Callas etc.La mia compagna ha avuto la fortuna di seguire all’arena di Verona: la boheme, la Turandot, la Carmen, di Puccini.Raccontandomi che è bellissima l’aria che si respira a segure un’opera, che le persone sono diverse, che l’opera è un modus vivendi. Mi è sempre piaciuta la callas, ho visto il film MEDEA di Pier Paolo Pasolini (legata a lui da uno stretto rapporto di amicizia).molto bello il connubio propostoci: Opera-Stazione, dissacrante per un’opera. allora mi sono documentato un po… on line!
L’Italia è il paese che ha inventato l’Opera lirica, dov’è nata, nel XVI secolo, e si è sviluppata. È anche attraverso l’Opera lirica che la nostra lingua – l’italiano – è divulgata in “prosa e musica” in tutto il mondo. I nostri teatri d’opera conservano tutt’oggi un primato e un’eccellenza e sono ammirati ovunque.
Patrimonio immateriale” formalizzata dall’Unesco, “Si intendono per ‘patrimonio culturale immateriale’ pratiche, rappresentazioni, espressioni, conoscenze e i saperi – così come gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati ad essi – che le comunità, i gruppi e, in alcuni casi, gli individui riconoscono come facenti parte del loro patrimonio culturale.
http://youtu.be/I4cSVnqGmOc Maria Callas – La Traviata Act 1, Sempre Libera”
http://youtu.be/3JE4mIB54mI Amami Alfredo
Maria Callas, nome d’arte di Anna Maria Cecilia Sophia Kalogheròpoulos (New York, 2 dicembre 1923 – Parigi, 16 settembre 1977), è stata un soprano statunitense di origini greche.Nata a New York da genitori greci, la Callas studiò ad Atene, dove cantò dal 1939 al 1945, intraprendendo la carriera internazionale dai tardi anni quaranta agli anni sessanta.
Tra i suoi cavalli di battaglia vi furono Bellini (Norma, Puritani, Sonnambula), Donizetti (Lucia di Lammermoor), Verdi (Traviata, Trovatore, Aida), Ponchielli (La Gioconda) e Puccini (Tosca, Turandot).
Puccini….mentre fremente le belle forme discioliea dai veli…..,vissi d’arte vissi d’amore…….Altri tempi.
Libiamo….libiamo,di quell’amor che è palpito dell’universo dell’universo intero…misterioso misterioso e bello….,queste arie immortali le suonavo con il mio mandolino nella nostra orchestra.Altri tempi.
Grazie Paola ,hai vuto una idea stupenda,e’cosi’ bello lasciarsi andare sull’onda delle note ,e gustare tranquillamente quei mgnifici pezzi.Ora fai posto a ….Puccini
Scrivo il momento di commozione nel vedere due persone che si amano perdutamente per pregiudizi hanno dovuto soffrire fino alla morte.
L’amore è qualcosa di meraviglioso edare amore è l’atto più bello che questa opera ci insegna.
Veder morire la persona amata è come se ti ragliassero in due e tu non ci puoi fare niente immenso dolore con cicatrici profonde che non rimarginano mai.
Quanto mi sono imedesimata e senza renderme conto ho gli occhi bagnati
Fantastico, in una stazione senza tante scenografie, poi alla portata di tutti senza pagare le poltrone e poltronissime.
così dovrebbe essere la musica,
Verdi dimostra ancora una volta la sua diversità nel portare il suo melodramma in scena, come lui era mentalmente proitatato
nel futuro,sia per la sua vita privata convivendo con la sua compagna e portare in scena da un fatto realmente accaduto una prostituta. Siamo nel 1850 non hai giorni d’oggi,
Grazie Paola fai sentire e amare la buona musica anche a noi profani, che ci solleva dai tristi pensieri, e notizie dei tg sempre scure
L’opera “La traviata” di Giuseppe Verdi è per me fonte di ricordi meravigliosi e di un amore infinito. Avevo 17 anni e, per la prima volta, invitata da una zia , mi recai al Regio di Torino per assistere allo spettacolo. Affascinata dall’ambiente , dalla musica , dai personaggi, incontrai lo sguardo insistente di un giovanotto che sedeva poco distante. Alla fine dello spettacolo si avvicinò e mi disse : “Posso presentarmi ? Sono Alfredo ,,,,,!”” Pensando volesse prendermi in giro, risposi : “Sì e io sono Violetta !”. Per convincermi mi esibì il libretto universitario e scoprii che veramente si chiamava Alfredo! Ci rivedemmo nei giorni seguenti, nacque un sentimento , restammo fidanzati 5 anni e poi ci sposammo . Spesso ascoltavamo la “nostra Opera”, la chiamavamo così, e ancora adesso riempie i miei attimi di tristezza e mi riporta a quella sera meravigliosa!
Franco se quest’iniziativa t’è piaciuta, ci sarà un seguito, magari col molto amato Puccini.
E ti accontento con il duetto “Parigi o cara” nell’interpretazione di Freni-Pavarotti:
http://www.youtube.com/watch?v=oKlnoaoCfyo
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Francesca, queste iniziative musicali nelle stazioni, rappresentazioni di opere ed anche altro, sono molto meno rare di quanto tu non creda, è diventata un po’ una moda, al di là delle Alpi. Sono progetti accolti con entusiasmo e mi fa piacere che tu abbia apprezzato.
Forse ho già detto,che nel lontano 1960 ho lavorato come assicuratore con Luciano Pavarotti,che sono amico della sua prima moglie Adua e che conosco bene Mirella Freni(in realtà Fregni), quindi questo omaggio al mondo lirico mi ha fatto particolarmente piacere.Vi invito ad ascoltare “Parigi o cara” ..incisione del 1965 appunto di Freni/Pavarotti ..è semplicemente splendida…penso si possa trovare in yuotube .
Sono però un fan di Puccini e per me la Bohème …soprattutto con …”che gelida manina” …sia la massima espressione dell’amore in musica (e che musica!)
Comunque cari amici eldyani …in onore di Violetta e Mimì…….”libiamo”…..
Non sono cambiati i tempi, Paola per chi è capace ancora di grandi sentimenti come l’Amore. Per chi crede ancora a questo motore del mondo, per chi è ancora in grado di emozionarsi ma anche di soffrire, di ubriacarsi di felicità ma anche impazzire di dolore, di volare sopra il mondo o di precipitare in un baleno. Mi sono fortemente emozionata ascoltando l’Overture de La Traviata di Verdi rappresentata alla Stazione di Zurigo, sulle note di “Amami Alfredo”. Che bella idea! Magari si trasmettessero simili delizie musicali durante le infinite attese di treni e aerei. Grazie Paola.
come appassionata di tutte le opere,mi ha fatto immenso piacere leggere la storia di violetta.e ascoltare la meravigliosa musica,,
Sì, l’amore impossibile, forzato e, in conclusione, sfortunato, anzi tragico. Ma quanti sentimenti, passioni, conflitti, umane rivolte e sconfitte. Non so se oggi ci potrebbe essere mai una storia come questa. Ma so che chiunque vede quest’opera si commuove senza ritegno. Grande musica, stupendi personaggi. una storia appassionata e triste. Povera Violetta, non gliel’ha fatta a redimersi e Alfredo non l’ha aiutata. In fondo è il trionfo della gentilezza d’animo, nonché della rassegnazione ad un destino ineluttabile. Anche se la scena finale, nell’apoteosi del sacrificio che conduce alla morte, dimostra la grandezza di una donna sconfitta da un destino avverso e dalle convenzioni (del tempo?), non certo dalla sua volontà e dal suo amore.