Titina ritorna a raccontarci un episodio di vita vissuta
La vecchia valigia
In una fredda giornata d’autunno, con il cielo uggioso, carico di pioggia e il vento che turbinava tra le foglie cadute dalla grande quercia nel prato davanti casa, nonno Vanni lasciò questa terra per raggiungere la sua dolce Noemi, la donna che gli era stata compagna fedele per tanti anni!
Quanto amore, quanti sogni, quante preoccupazioni e quanti sacrifici avevano condiviso! Sì, tanti sacrifici per dare il meglio che potevano ai due figli, per assicurare loro un sereno futuro. Nonno Vanni, emigrante nelle lontane Americhe, aveva svolto mille lavori, si era privato, a volte, anche del necessario per vivere, pur di mandare alla famiglia in Italia, ogni piccolo risparmio. Nonna Noemi , dal canto suo, aveva amministrato con oculatezza e parsimonia il denaro che riceveva, assicurando ai suoi ragazzi un buon tenore di vita e la possibilità di realizzarsi nello studio, senza far mancare loro l’affetto suo, ma soprattutto quello del papà lontano! Vanni e Noemi si erano ricongiunti in età matura, insieme avevano goduto, per molti anni ancora, la gioia del loro immenso amore e la vicinanza di figli e nipoti che erano il loro orgoglio.
Ora, con la dipartita di nonno Vanni, l’antica casa del “grande vecchio”, così tutti lo chiamavano in paese, era ormai vuota, era costata tanto sudore e tante privazioni per poterla costruire, ma i figli, impegnati altrove, decisero, a malincuore di disfarsene, mettendola in vendita. Giovanni il primo e adorato nipote della coppia, anche lui ormai in età matura, che in quella casa aveva vissuto i suoi sogni da bambino e da adolescente, volle che di quel luogo gli restassero nella mente anche le cose più insignificanti, quindi, in attesa che la casa passasse ad altri proprietari, si recava lì frequentemente e girava per le stanze; ogni oggetto che sfiorava, gli faceva tornare in mente ricordi indelebili. Gli sembrava di sentire il riecheggiare delle risate e delle grida dei bambini che si rincorrevano per la casa, ricordava il profumo dei biscotti appena sfornati, caldi e fragranti , preparati da nonna Noemi, a volte si sedeva sulla sedia a dondolo di vimini di nonno Vanni e sfogliava le pagine ingiallite di un libro.
Un giorno decise di andare a cercare in soffitta un suo vecchio giocattolo, un aereoplanino di legno che, da bambino era stato il fedele compagno di tanti giochi, voleva donarlo al suo bambino e giocare insieme a lui. Rovistando di qua e di là, il suo sguardo fu attratto da una vecchia valigia di cuoio, di quelle usate alla fine dell’ottocento, con borchie di ottone agli angoli, due cinghie che le giravano intorno per poterla chiudere bene e un manico dall’impugnatura spessa e solida; era lì, tutta impolverata, seminascosta fra scatoloni e cianfrusaglie messe alla rinfusa. Giovanni la prese e, mentre cercava di spolverarla alla meglio, ricordò quando nonno Vanni, tornato dall’America, l’aveva portata e l’aveva aperta davanti a tutti: ai loro occhi di bambini era apparsa come la valigia dei sogni perché conteneva ogni ben di Dio, un dono speciale per ognuno di loro. Giovanni aprì la valigia, sapeva che non conteneva nulla, ma aveva voglia di toccare la fodera interna fatta di tessuto leggermente vellutato e tutta arabescata. La ricordava benissimo e voleva riprovare la stessa emozione di bambino quando l’aveva vista per la prima volta.
Le sue dita toccarono una tasca interna che non aveva mai notato. Incuriosito, staccò il bottone che la chiudeva, infilò la mano e all’interno trovò un foglio di carta. Lo estrasse e, con le mani tremanti per lo stupore e la curiosità, lo aprì. Il foglio nascondeva fra le sue piegature, una medaglietta d’oro con la dedica: “A Vanni, il mio caro papà”! Lesse e capi che si trattava del certificato di nascita di una persona nata in America, che portava il suo stesso cognome. Barcollò per l’emozione, non sapeva cosa pensare e cosa fare: era come inebetito dalla scoperta che aveva appena fatto. Rimase per qualche minuto, incredulo e confuso, tenendo il foglio in una mano e la medaglietta nell’altra. Il suo sguardo, quasi mosso dal turbinio dei pensieri, si posava ora su l’una ora sull’altra mano per cercare di trovare la risposta ai tanti interrogativi che si affollavano nella sua mente. Ad un tratto, come un fulmine che squarcia le nuvole, quei due oggetti gli diedero la risposta che cercava. La vecchia valigia aveva custodito gelosamente, per tanti anni, il segreto più profondo che aveva accompagnato nonno Vanni per tutta la vita: l’amore per un figlio, quel genere d’amore che va oltre ogni cosa. Giovanni capì in quel momento che, da qualche parte nel mondo c’era una persona che gli apparteneva.
Il suo primo impulso fu quello di riporre di nuovo il foglio nella valigia e lasciare che il segreto del nonno continuasse a rimanere tale per tutti, ma presto cambiò idea, il suo desiderio di andare in fondo alla storia fu più forte di lui: decise di fare delle ricerche senza mettere a conoscenza, della scoperta fatta, il resto della famiglia, si ripromise che solo quando fosse arrivato alla conclusione, ne avrebbe fatto partecipi gli altri, intanto richiuse la valigia e la ripose dove l’aveva trovata.
Tornato a casa, faceva fatica a nascondere ai familiari l’emozione che provava per quanto gli era accaduto, cercava di mascherare il suo stato d’animo, partecipando alla conversazione con qualche parola e con mezzi sorrisi. La sua mente, sempre più presa dalla scoperta fatta, lo faceva apparire distratto e soprappensiero, tanto che la moglie, preoccupata gli disse:- Giovanni, è successo qualcosa? Mi sembri teso e in apprensione, ti prego, non farmi stare in pena, se c’è qualche problema, parliamone, tutto si può risolvere!- Lui, sempre più agitato, le rispose con tono brusco:- Ma cosa vuoi che sia successo? Questo tuo fare indagatore mi innervosisce … lasciami in pace! A quella risposta, la moglie rimase di stucco, fino a quel momento, mai Giovanni si era rivolto a lei con quel tono e decise di fare di tutto per venire a capo della questione. Gli si sedette di fronte e lo obbligò a parlare, Giovanni le raccontò l’accaduto pregandola di non dire nulla ai suoi genitori prima di venire a capo del problema. Insieme decisero che la ricerca su internet era la strada più semplice ed opportuna da intraprendere … il pc, sarebbe stato il mezzo che lo avrebbe aiutato a trovare il suo parente lontano!
Attivarono la ricerca e, appena ebbe digitato il nome completo delle persona che cercava e quello della città, Baltimora, si ritrovò dinanzi un elenco di pochi nomi, le sue speranze di poter giungere in fretta alla conclusione delle sue ricerche, si facevano sempre più concrete. Dopo aver digitato anche la data di nascita, la ricerca raggiunse il suo scopo, sullo schermo apparve un solo nome … era quello lo zio d’America, lo aveva trovato! Annotò l’indirizzo e si mise a pensare al da farsi. Doveva necessariamente recarsi a Baltimora, all’indirizzo che aveva trovato, ma si chiedeva quale diritto avesse lui, facendo quel gesto, di sconvolgere la vita di tante persone, quelle della sua famiglia e quelle della famiglia dello zio. I dubbi e le incertezze lo assalirono, ma l’istinto e il desiderio di conoscere una persona mai conosciuta, nelle cui vene scorreva il suo stesso sangue, era più forte di qualsiasi timore e senso di colpa. Quasi trattenendo il respiro, uscì di casa si recò in agenzia e acquistò il biglietto per Baltimora. Sull’aereo, durante il viaggio, non riusciva a non pensare al momento dell’incontro. Il taxi lo portò all’indirizzo che aveva trovato. Suonò il campanello e dopo qualche istante la porta di una bellissima e lussuosa abitazione, si aprì. Non riusciva a credere ai suoi occhi: era proprio lui, era proprio lo “zio d’America” che fino a pochi giorni prima non sapeva di avere. Un vecchio signore distinto con la chioma immacolata chiese: “Hi, who are you, please?…”e lui con il cuore in gola per l’emozione rispose: “Uncle Anthony….I’m Giovanni, your italian nephew”… In un istante, il vecchio si irrigidì e sembrò essere entrato in un tunnel lungo quanto tutta la sua vita, ripercorrendo in pochi secondi tutta la sua esistenza. “Giovanni, my dear!!!”…”piccolo, grande Giovanni, sei proprio tu, il figlio di mio fratello Giulio!” si abbracciarono, in una stretta piena di tenerezza, stupore, affetto, commozione. “Ho paura che il mio vecchio e malandato cuore non riesca a sostenere tutta questa emozione … che gioia, che felicità”. Giovanni lo osservava restando in silenzio per qualche attimo, poi disse: “Sì, caro zio, sono proprio io, anche il mio cuore sembra impazzito dalla gioia”…..
… la porta si chiuse dietro di loro, ma si apriva un nuovo capitolo della storia della famiglia, grazie al segreto della valigia di nonno Vanni.
,,il tuo racconto,,seve x non dimentare che anche noi italiani siamo un popolo di emigranti,,,non penso che sia una storia tutta inventata ,,vi è un fondo di verita’ che purtroppo non credo sia unico*E un messaggio x chi vuole intendere*l’emigrazione è stata e sara’ sempre una stortura x i paesi da dove la gente è costretta ad andare via,,,,anche oggi i giovani scappano,,,,la storia si ripete,,,,con tanta malinconia*
Vi ringrazio tutti, amici di eldy, per l’attenzione che avete avuto al mio scritto, nella trama c’è sì qualcosa di autobiografico perchè il mio piccolo paese, nel passato, ha dato tanto in fatto di emigrazione e ogni famiglia ha avuto esperienze più o meno positive riguardo a questo fenomeno. E deprimente vedere che oggi, nonostante il grande progresso sociale ed economico degli ultimi anni, il nostro paese si ritrovi a dover affrontare ancora il fenomeno dell’emigarzione “di ritorno”. Quanti giovani, di questi tempi, “fanno la valigia” per andare a cercare altrove un avvenire dignitoso che il nostro paese non è più in grado di assicurare loro.
Grazie ancora e buona giornata!
Marc52 apprezzo molto il tuo commento!
grazie
Titina, molto bello il tuo racconto! Penso che ci sia un po’ di autobiografico nel tuo racconto. Un oggetto come la valigia, contenitore di effetti personali, che poi cela un importantissimo affetto personale. La valigia, oggetto simbolico del partire per arrivare, per poi ripartire (dopo anni) con un bagaglio di esperienze, lavoro, conoscenze, affetti diversi, anche molto personali. Nonno Vanni, ha lasciato quel affetto cosi personale, nel contenitore dei suoi effetti. Non lo ha voluto tenerlo con se, ha quasi voluto che restasse li nel dimenticatoio, del suo viaggio, del suo emigrare per trovare fortuna.
Lavoro, ma… anche, una nuova vita affettiva con una donna che gli a dato un figlio. Come detto da altri commentatori storie nella “norma”( forma di bigamia), per un emigrante lontano da casa per moltissimi anni. Titina, mi viene da pensare alla donna, al figlio(il loro compagno/papà), lasciati a Baltimora. Chissà? Quanto dispiacere, quanti pianti, quanta tristezza, forse… quanta disperazione, per loro essere lasciati per sempre da nonno Vanni.
Bel racconto espresso con particolari che lo rendono interessante e scorrevole. Situazioni che si creavano spesso per la lontananza dalla famiglia e dal proprio paese. Non creaiamoci la domanda ” Fantasia o realtà?”, leggiamolo con piacere e ringraziamo Titina.
Ciao Paola. Mi sono liberato della gonna. Tutto ok. Grazie.
Bravissima Titina ,una bella storia dei nostri emigranti che si commenta da sola nella sua semplicita’ umana.E’ stata una bella esperienza molto commovente ,grazie per avercela raccontata.
Io andrei oltre!!!! raccontini, sceneggiature, o commedie giornalistiche; cercherei di capire i sentimenti e le necessita affettive di quel nonno Vanni lontano dai suoi affetti per 50 anni, e credo che il figlio con quello slancio lo abbia capito perfettamente: forse un po meno noi!
se la storia si fose svolta ai tempi nostri di certo si sarebbero rivolti al programma “CHI Là visto”
Farebbe diventa una storia molto popolare, i giornalisti ci avrebbero fatto sopra un romanzo, Però quel nonno Vanni è tornato in Italia con un segreto che si è portato alla tomba,
tanto santo non era neppure lui, Potessero parlare gli oggetti come ha fatto la valigia di cartone sai quante commedie noi si assisterebbe
Lorè, che fai ti nascondi? ahhah ti ci vedo buffo con una gonna
P.S. Sarebbe anche una bella sceneggiatura per un film!
Ciao a tutti, può essere un raccontino come non può esserlo; credo che di questi casi e di queste storie nelle vite dei nostri emigranti ne siano accadute realmente molte: sono storie che o raccontini che mettono in risalto certi valori ormai perduti. grazie Titina.
Peccato che sia un raccontino…potebbe essere un romanzo con tutte le implicazioni letterarie del caso.
….”Partono i bastimenti per terre assai lontane….” sì c’è tutto il sapore oleografico della nostra tradizione di emigranti.
Brava Titina.
Sono Lorenzo. Bellissima storia. Grazie Titina.
non sono in grado di commentare,è stata un’esperienza stupenda e commovente,mi ha commosso