In momenti di crisi, si dimezza la povertà mondiale
Leggevo nel blog di Camillo sul ”Sole 24 ORE” , un post interessante, che ci fa capire come la globalizzazione, l’apertura di nuovi mercati, di un nuovo capitalismo progressista, adottato negli anni Novanta da Tony Blair e da Bill Clinton, abbia portato al quasi dimezzamento della povertà mondiale, aumentando di conseguenza la ricchezza, raddoppiandola addirittura.
Dati alla mano: 1990, i super poveri del pianeta erano due miliardi, mentre oggi, nonostante l’aumento della popolazione,la povertà mondiale si è dimezzata.
Nel 1990 i super poveri erano due miliardi e negli ultimi vent’anni un miliardo di persone è uscito dalla povertà estrema.
Riporto alcuni dati: Secondo la Brookings Institution di Washington, entro il 2030 uscirà dall’indigenza un altro miliardo. «Verso la fine della povertà», ha titolato qualche mese fa il settimanale “The Economist”.
Nel 2000 la ricchezza globale era di 113mila miliardi di dollari; nel 2013 è diventata di 241mila miliardi. Nel 2018, secondo una relazione del Credit Suisse, sarà di 334mila miliardi.
“Il futuro è migliore di quanto pensiate” di Peter Diamandis e Steven Kotler e “Sull’orlo del boom. I miracoli economici del mondo che verrà” di Ruchir Sharma sono due nuovi saggi sul tema, in uscita nelle librerie italiane.
Sul fronte della povertà si è passati da 1.9 miliardi di persone (il 43 per cento del pianeta) che nel 1990 vivevano sotto il livello di povertà estrema, a 1.2 nel 2010 (il 21 per cento).
La proiezione per il 2020 è di una riduzione al 9,9 per cento della popolazione che vive in povertà estrema (fissata dalla Banca mondiale a 1.25 dollari al giorno).
Nel 2030 dovrebbe uscire dalla povertà un altro miliardo di persone, riducendo i super poveri a 386 milioni.
Un progresso straordinario. C’è da chiedersi che cosa ha consentito a un miliardo di persone di non far più la fame.
Quale sistema ha ridistribuito geograficamente e raddoppiato velocemente la ricchezza mondiale?
Quale politica economica dà, ogni anno, maggiore speranza per un futuro migliore a centinaia di milioni di persone?
La risposta è semplice: la globalizzazione dei mercati e la liberalizzazione del commercio, un avvicinamento al lavoro, all’economia dei redditi bassissimi e inesistenti, per una domanda di manodopera a bassi costi oltre che a una migliore redistribuzione del reddito, in Cina in India e nel resto del mondo.
In una parola: Il capitalismo nella sua versione progressista e globalizzata.
E tutto questo grazie anche alla politica economica di liberazione, attuata 10 anni prima dai conservatori Margaret Thatcher e Ronald Reagan.
Sarà in parte difficile, tenendo conto della recessione in atto nei paesi più industrializzati, oggi credere a questo miracolo dei poveri e delle nazioni che hanno sempre sofferto la fame più nera.
Oggi ci si pone il dilemma: meno libertà dei mercati più stato? O più libertà dei mercati e meno stato? Sembra che chi pratichi politiche protezionistiche e di indifferenza rimanga indietro. L’Italia si è persa negli anni 90 con mani pulite, con Berlusconi, con le diatribe sinistra-destra, con la casta, con le politiche sballate e non lungimiranti a largo respiro sul lavoro, riforme elettorali, nessuna politica riformista rilevante, ciò non ci ha permesso di adeguarci, di attuare quello che gli altri paesi hanno saputo fare con lungimiranza. Oggi indubbiamente siamo un paese disperato, senza lavoro, senza avvenire per i figli. Un 2014 che dà un pareggio del PIL 0-01%, mentre gli Stati Uniti viaggiano già al 3-4 %, la Cina al quasi al 7%, il Sudamerica al 4- 5%. Mentre da noi, la stessa politica, non sembra più capace di dare risposte positive, alternative, concrete, ad una crisi economica sempre più pesante.
Stiamo a vedere quello che succederà. E voi che opinione avete? Che ne pensate?
AGGIUNGO QUALCHE INFORMAZIONE
Ecco ora il raffronto tra i 10 Paesi UE più sviluppati e altrettante “economie emergenti” di Asia e America Latina (la fonte è ancora il CIA World Factbook 2013)
PIL =prodotto interno lordo annuo, in dollari USA $, calcolato per persona
Paesi UE |
PIL in $ |
Paesi “emergenti” |
PIL in $ |
Ecco anche la “classifica” dei 15 Paesi più ricchi e più poveri del mondo rispetto a questo indicatore, secondo i dati forniti dal CIA World Factbook 2013:
Paesi sviluppati |
PIL in $ |
paesi più poveri |
PIL in $ |
ecco la famosa poesia di Trilussa
La statistica
Testo originale in romanesco
Sai ched’è la statistica? È ‘na cosa
che serve pe’ fa’ un conto in generale
de la gente che nasce, che sta male,
che more, che va in carcere e che spósa.
Ma pe’ me la statistica curiosa
è dove c’entra la percentuale,
pe’ via che, lì, la media è sempre eguale
puro co’ la persona bisognosa.
Me spiego: da li conti che se fanno
seconno le statistiche d’adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra ne le spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso
perché c’è un antro che ne magna due.
Sono completamente ignorante in economia quindi , forse, dirò una sciocchezza. Non si sono spostati solo i numeri delle statistiche ? I cinesi , asiatici in genere, o certe zone dell’ Africa, hanno migliorato il loro tenore di vita , a scapito di noi europei che ci siamo grandemente impoveriti? Mi è venuta in mente la storiella del pollo di Trilussa!!!!Non voglio dire che gli economisti hanno errato le loro deduzioni, ma i numeri forse sono un po’ ballerini e viaggiano nel Mondo!
Gentili Signori, condivido un insegnamento che una saggia persona mi ha detto e che penso sia sempre valido:
PRIMA DI VALUTARE SITUAZIONI ESTERNE DI QUALSIASI TIPO VEDI CHE LA TUA “CASA” SIA IN ORDINE SOTTO TUTTI I PUNTI DI VISTA POI PARLA DEGL'”ALTRI” .(…la storia della trave e la pagliuzza nell’occhio, se vogliamo…)
Non so se condividiate ma penso sia una riflessione molto valida a riguardo della presente situazione socio-economica mondiale.
Cordiali saluti, Paul
Amici, qui si fa un discorso globale, generale, i dati sono da vedere con un ottica mondiale, su vasta scala, anch’io sono rimasto meravigliato di questi dati che risalgono al 2012(per questo li ho voluti proporre nel blog), che tutti i giornale del mondo compreso l’ONU hanno riportato. Il mondo è in subbuglio è scompensato va riletto e rivisto. Pero… caro Cactus tu non mi puoi, conoscendo i problemi dell’africa parlarmi di quello che vedi, certo… tanto di cappello, sono con te nella povertà che tocchi essendo in prima linea come volontario. Ma… qui non si è parlato che i problemi della povertà sono stati risolti, che si vive finalmente in un modo democratico e di uguaglianza dove nessuno soffre la fame! Il mondo ha tantissime storture va CAMBIATO RADICALMENTE. Pero bisogna prendere atto che il progresso, la globalizzazione con le sue cose brutte ci ha regalato anche qualche cosa di buono. Siamo più di sette miliardi di persone raggiungere nel 2030 una povertà di 365 milioni di perone mi sembra un risultato accettabilissimo. Sono 40 anni che hanno inventato la statistica (gli americani) non arrampichiamoci sugli specchi rinnegandola essa è fatta di numeri e ha una sua certa credibilità nell’articoletto si parla di milioni non di percentuali non rinneghiamola parlando della solita storiella dei polli pro-capite.
RIPORTO SOTTO UN ARTICOLO DA: ”REPUBBLICA” per ribadire quello che ho scritto.
http://ricerca.repubblica.it/r.....mlMondiale Sei in:
Archivio la Repubblica.it (2012)
SE DIMINUISCE LA POVERTÀ
Israele bombarderà le installazioni nucleari iraniane? Se la Grecia affonderà, l’ Europa precipiterà in un caos economico che destabilizzerà l’ intero pianeta? Il treno della crescita cinese deraglierà dalla sua corsa? La lista dei pronostici funesti è lunga e facile da compilare. Le cattive notizie abbondano. Tanto più sorprende, quindi, che le buone notizie passino quasi inosservate. E in questi giorni il mondo ha ricevuto un’ ottima notizia. La povertà nel 2010 si è dimezzata rispetto al 1990 e il numero dei poveri è diminuito in ogni parte del mondo. È così: secondo un recente rapporto della Banca mondiale, tra il 2005 e il 2008, nell’ Africa subsahariana, nell’ America Latina, nell’ Asia e nell’ Europa orientale si è ridotta la percentuale di persone che vivono in condizioni di estrema indigenza (cioè quelle persone che guadagnano meno di 1,25 dollari al giorno). È la prima volta che una cosa del genere succede da quando si è cominciato a tenere statistiche sulla povertà a livello mondiale. Questo risultato è tanto più sorprendente in quanto questa diminuzione della povertà avviene durante la crisi economica più grave che il mondo abbia vissuto dai tempi della Grande Depressione. Lo stesso presidente della Banca mondiale nel 2010 aveva manifestato la sua grande preoccupazione per l’ impatto che avrebbe avuto la crisi sulla povertà nel mondo: i suoi esperti stimavano che il numero di persone indigenti sarebbe aumentato nell’ ordine di decine di milioni. Per fortuna si sono sbagliati. Si sono sbagliati a tal punto che il pianeta raggiungerà prima del previsto il traguardo di riduzione della povertà fissato dagli Obiettivi di sviluppo del millennio, sui quali 193 Paesi delle Nazioni Unite si sono accordati nel 2000. Uno di questi obiettivi era dimezzare la povertà estrema nel mondo entro il 2015. A quanto sembra, il traguardo è stato centrato con 5 anni di anticipo. La spiegazione è che, nonostante la crisi, le economie dei Paesi più poveri e più popolati hanno continuato a crescere e a creare occupazione. Ed è una tendenza che è cominciata trent’ anni fa: ad esempio, dal 1981 a oggi sono usciti dalla povertà 660 milioni di cinesi. In Asia, la povertà estrema, che negli anni 80 colpiva il 77 per cento della popolazione, nel 1998 riguardava solo il 14 per cento. Tutto questo non sta succedendo solo in Cina, India, Brasile o altri Paesi emergenti di successo. Sta succedendo anche in Africa. Secondo un altro studio, degli economisti Maksim Pinkovskij e Xavier Sala-i-Martín, tra il 1970 e il 2006 la povertà in Africa è diminuita a ritmi sostenuti. La loro conclusione, basata su una rigorosa analisi statistica, è che in Africa «tutti i Paesi, compresi quelli con svantaggi geografici e storici, hanno ridotto la povertà. Sia i Paesi senza sbocco sul mare che i Paesi con ampie zone costiere, sia i Paesi ricchi di minerali chei Paesi che ne sono privi, siai Paesi che godono di condizioni favorevoli per l’ agricoltura che quelli più svantaggiati. Ci sono riusciti tutti, indipendentemente dalle diverse esperienze coloniali». Nel 1998, e per la prima volta da quando sono disponibili dati, ci sono più africani che vivono al di sopra della soglia di povertà che africani che vivono al di sotto. Tutto questo non significa che al mondo non continuino a esistere centinaia di milioni di persone la cui vita quotidiana è una tragedia inenarrabile. O che avere un reddito di 3 o 5 dollari al giorno, invece degli 1,25 che segnano la soglia della povertà estrema, voglia dire godere di standard di vita accettabili. Niente di tutto ciò: la miseria continua a essere la condizione «normale» per la grande maggioranza degli abitanti di questo pianeta. Ma la situazione sta migliorando, e questa è una buona notizia.[…] (Traduzione di Fabio Galimberti)
a Marc che con i suoi articoli sempre aggiornati e molto approfonditi a noi donne (almeno per me )ci mette sempre in vista cose interessanti difficile da capire, lui le espone comprensibili a tutti.
Mi sembrava doveroso scriverlo anche se lo pensavo
Grazie Alba
Il Papa anticapitalista
Il messaggio del Papa del 21 Gennaio 2014 in Svizzera del Worlod Ecomonic forum:
evento annuale dove si incontrano uomini d’affari e capi di governo, dove da quelle riunioni dipende la vita del pianeta.
Ho letto per intero il suo messaggio, abbiamo un Papa di sinistra un Papa anticapitalista
lo trovate sul sito http://www.ilpost.it
Le sue parole ” I successi raggiunti pur avendo ridotto la povertà per un gran numero di persone non di rado hanno portato
anche ad una diffusione esclusiva sociale, che poi altro non è che la marginazzione delle persone, dove tu non puoi più avere risorse, come cure mediche istruzioni, abitazioni ecc………
perciò non è vero che è diminuita la povertà
Perchè esclusione sociale e povertà vanno a pari passo.
Insomma si riunisco per fregarci ancora meglio ti danno una castagna secca e tu devi bacciare il bacco e dire grazie.
non servono tanti numeri questa è la realtà
Lorenzo hai ragione …ma rileggi attentamente Cactus….a questo punto in numeri contano poco.
Amici, qualsiasi occasione è buona per un dialogo proficuo fra noi. Ma badiamo che i numeri, quando si adoperano come verità assoluta a supporto di idee pregresse, possono far prendere delle cantonate. Ho lavorato una vita con i numeri e sono rimasto sempre più scettico sulla loro verità.In questo caso, poi, i numeri servono a dire che è bella e santa la globalizzazione, e ciò, a parte i numeri, ripeto, è contestabile. Forse altri parametri avrebbero dato risultati migliori? E poi, quali sono effettivamente i risultati?
Per precisione sono 870 milioni che sono a rischio di morte per fame…..in realtà ne muoiono effettivamente 24.000 al giorno…..quindi ,sì dai, possiamo essere contenti.
Mi unisco alle parole di Alfred e di Cactus….e fornisco un dato tella FAO (quidi forse più attendibile di Sole 24 ore)…..ogni anno muoiono di fame 825 milioni di persone….più di tutti gli abitanti dell’Europa…….immaginate.. che in un anno muoiano di fame gli italiani, i tedeschi, i francesi, gli spagnoli, i portoghesi, gli austriaci ecc. ecc……….e siamo abbastanza lieti di questo dato !?!?!?
Commenti abilitati
Non discuto la serietà degli studi pubblicati dal Sole 24 0RE in quanto non in possesso di dati da contrapporre e quindi li prendo per “buoni e veritieri”. Ma da qui a dire che la globalizzazione abbia avuto come effetto il dimezzamento della povertà nel mondo, intendendo che la metà (circa) delle persone, prima del suo avvento vivevano sotto il livello di povertà, morivano per denutrizione o malattie dovute a cause direttamente legate alla povertà…beh, ce ne corre. E’ indubbiamente vero che gli investimenti in Paesi sottosviluppati, dove il costo della Mano d’Opera è notevolmente inferiore a quello esistente nei Paesi occidentali, hanno portato occupazione, anche se sottopagata e al limite dello sfruttamento. Ma è anche vero che famiglie occidentali si sono trovate dall’oggi al domani senza lavoro in quanto la loro Azienda si è trasferita in questi Paesi.
Mors tua, vita mea!
Certo… i proprietari avranno avuto maggiori guadagni e questa ricchezza sarà ridistribuita “equamente” tra i loro azionisti; peccato che ci si dimentichi dei tanti nuovi disoccupati che questa globalizzazione ha creato.
Ripeto, non voglio mettere in discussione l’articolo pubblicato e le conclusioni a cui è pervenuto.
Soltanto mi piacerebbe sapere se gli autori si sono mai recati in una baraccopoli di una qualsiasi grande città asiatica o africana per vedere gli effetti di questa tanto “decantata” globalizzazione. Troveranno casupole fatte di lamiere e tavole ricuperate… persone occupate a cercare qualcosa nelle discariche da poter poi rivendere e bambini denutriti. Tutto come prima, o quasi, del Grande Avvento!!
E domando invece a voi che leggete, provate a recarvi all’ingresso di una qualsiasi mensa per i poveri della vostra città: troverete, oltre ai soliti ospiti senza casa, decine e decine di persone che fino a ieri conducevano una vita dignitosa, in attesa fuori del portone per accedere a un pasto.
Quindi permettetemi di non essere d’accordo con la globalizzazione e con le conclusioni a cui si è pervenuti.
Lasciatemi fare un’ultima considerazione: essa sarebbe utile soltanto se i maggiori guadagni fossero veramente ridistribuiti tra chi lavora e non solo tra i “padroni”. Ma questa sì che è pura utopia!
Sempre la solita storia.
Ci sono due bei polli arrosto: io ne mangio due e tu nessuno… ma la matematica dice che percentualmente ne abbiamo mangiato uno per uno!
Cactus
Non ho mica capito!
Dovremmo gioire di che cosa?
Dovremmo gioire perchè un miliardo in più di persone riesce a mangiare?
Gioirne perchè?
Non dovrebbe essere una cosa normale che tutti mangino?
Non dovremmo avere tutti di mangiare?
Dobbiamo davvero ringraziare qualcuno perche milardi di persone mangiano?
Se si deve ringraziare qualcuno allora si deve pensare che il poter mangiare è una concessione benevola di qualcuno e non un diritto!!
Quanta enfasi nel dire quste cose. Quanta enfasi in quei numeri, in quelle statistiche in quelle percentuali!!!
Quanta enfasi nel difendere privilegi e diritti a scapito dei poveri…..
COME SEMPRE!
Se la ricchezza dei ricchi aumenta a dismisura non è un segno di benevolenza dei ricchi stessi nei confronti delle popolazioni povere,
ma un’ulteriore occasione di sfruttamento nei confronti dei poveri ai quali si riservano le briciole perchè possano mantenersi in vita per
rimpinguare le loro tasche con la benevolente complicità di politici senza scrupoli e religioni.
Caro Marc ,finchè le risorse del pianeta: petrolio , materiali preziosi, legname, acqua, materie prime (anche alimentari)ecc. saranno in mano alle multinazionali (cioè a pochi) ….e loro ti danno 10 per avere 100 ….e noi ci accontentiamo e lodiamo quel 10 ….non ci salteremo mai fuori .
Lorenzo, non sarei cosi scettico, sono fonti attendibilissime. Franco, non confondermi i plurocrati(Bill Gates),gli straricchi, come li vuoi chiamare tu.E’ un dato di fatto che la popolazione grazie ai nuovi assetti p0liticO economici, vive una vita un po’ più accettabile. Molto è ancora da fare certo! Il mondo è in mano alle multi nazionali fatte di persone straricche ma…questo divario per adesso c’è ancora, senza eccessivo ottimismo in un mondo piu giusto, si assottiglieranno anche i loro guadagni, vedi paesi scandinavi dove il divario ricchi poveri è molto meno eclatante. IL DIMEZZAMENTO IN VENTANNI MI SEMBRA UN RISULTATO DI TUTTO RILIEVO
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ONU: diminuisce la povertà nel mondo, Copia/incolla
La crescita dei paesi in via di sviluppo, in special modo dell’area asiatica, permetterà di raggiungere l’obiettivo di dimezzare la povertà nel mondo entro il 2015. E’ quanto sostenuto da un recente rapporto delle Nazioni Unite. Il criterio che fu individuato nel 2000, consisteva nel dimezzare il numero delle persone che vivono con meno di un dollaro al giorno, rispetto al 1990. Disaggregando il dato totale, appaiono delle grosse differenze, infatti in Asia orientale, il tasso di povertà dovrebbe discendere sotto al 5% entro il 2015, in India dal 51% del 1990 si attende il 22% nel 2015, ,mentre è più complessa la situazione dell’Africa sub-sahariana, sia per la difficoltà del reperimento dei dati, sia per le oggettive carenze strutturali, che non permettono uno sviluppo paragonabile a quello delle tigri asiatiche, il dato dovrebbe, comunque, attestarsi intorno al 36% per il 2015, che confrontato al 58% del 1990, rappresenta un miglioramento sostanziale. Le stime tengono conto dei rallentamenti alla crescita imposti dalle crisi economico finanziarie e permettono, nonstante queste, di affermare che il ritmo della discesa del tasso di povertà non dovrebbe subire rallentamenti. Malgrado i progressi e le affermazioni dell’ONU, la povertà resta ancora lontana da sconfiggere, il dato su cui si basa l’obiettivo delle Nazioni Unite costituisce, invero, un traguardo non più adatto ai tempi in cui viviamo. Aldila dello scopo umanitario, la fetta di popolazione tagliata fuori dai processi economici, proprio a causa della mancanza di risorse proprie, costituisce un ostacolo al propagarsi dello sviluppo, che non va inteso come mero consumismo, ma come occasione di crescita e di usabilità di bisogni considerati primari nell’occidente: come l’istruzione e la formazione, l’accesso alle cure mediche ed anche una maggiore diffusione del benessere, con tutte le conseguenze del caso. Se l’ONU può parlare con soddisfazione per avere praticamente raggiunto l’obiettivo prefisso alla lottà alla libertà, su cui però sarà necessario dotarsi di obiettivi sempre nuovi, innalzando la somma di un dollaro al giorno, non così per quanto riguarda la lotta alla fame. Su questo punto resta ancora il 16% di popolazione che soffre di carenze alimentari endemiche, dovute a carestie, condizioni climatiche avverse, eventi atmosferici e guerre. La lotta alla denutrizione deve essere combattuta affrontando più nemici ed è necessaria la massima coordinazione e la massima razionalizzazione delle risorse, che, purtroppo, i paesi ricchi stentano ad elargire. Per questo è fondamentale la crescita di importanza politica dell’ONU, come ente sovranazionale capace di intervenire oltre che materialmente, sopratutto politicamente, fornendo pianificazione ed indirizzo necessarie per sconfiggere definitivamente la mancanza di cibo.
fonte: http://monitoreinternazionale......mondo.html
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I VARI LINK DA CLICCARE PER LEGGERE E AGGIORNARSI
_L’Onu va in Goal:AVVENIRE.IT (Rapporto 2012)
«La povertà cala»http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/onu-va-in-goal.aspxhttp://
_www.avvenire.it/Mondo/Pagine/onu-va-in-goal.aspx
_
http://it.radiovaticana.va/new.....it1-602335
Povertà estrema dimezzata in 20 anni. Ma c’è ancora tanto da fare – See more at: http://www.aliceforchildren.it.....jcM9I.dpuf
CHIEDO SCUSA PER ESSERMI DILUNGATO
Mi unisco a Lorenzo con un pizzico di indignazione, diciamocelo chiaramente, la globalizzazione avrà pur sollevato qualche miliardo di persone dalla fame , che sono passate dalla possibilità certa di morire ad una vita di sopravvivenza(altra cosa è uscire dalla poverta!) ,ma contemporaneamente ha concentrato la ricchezza sempre più in mano di pochissimi.
Il 2% della popolazione mondiale detiene il 50% della ricchezza immobiliare del pianeta e lo 0,5% possiede il 35% di tutta la ricchezza.
Ad esempio Bill Gates ha un patrimonio netto di 50 miliardi di dollari e ci sono nel mondo 140 Stati con un PIL inferiore al reddito del citato Paperone.
Come vedete i dati esposti da Marc sono smantiti da altri dati …ad esempio la Conferenza ONU sul Commercio e Sviluppo dice che il numero dei “paesi meno sviluppati “è raddoppiato negli ultimi 40 anni ,che il reddito medio pro capite in Africa è diminuito di 1/4 negli ultimi vent’anni.
Oltre 3 miliardi di persone vive con meno di 2 dollari al giorno ed ogni 3 secondi un bambino muore di fame.
Se è necessario sperare….speriamo pure ….ma senza i paraocchi di un liberismo che ha fatto solo gli interessi suoi.
Grazie, Mario. Confesso che, leggendo il tuo articolo, ho avuto l’impressione di aver ricevuto un forte pugno nello stomaco. Ma di che cianciamo allora quando ci lamentiamo dei problemi che tutto il mondo attraversa, con le sue inquietudini, i suoi dolori, la gente sradicata che va a caccia di fortuna, tutti quelli che perdono il lavoro in paesi una volta ricchi, i giovani senza futuro percé mancano scelte diverse sui beni da produrre e diffondere e sulle attività da proporre nel mondo. Ecc. ecc. Le statistiche da te riportate hanno uno sviluppo logico ben preciso: stiamo tranquilli che man mano le cose andranno sempre meglio. Non vedete che la povertà si è dimezzata? Non mi farei catturare dal fascino dei numeri, soprattutto di chi li vuole sovrastanti ed imperanti nel destino delle persone. Capitalismo finanziario e globalizzazione sono diventati un feticcio, combattuto da alcuni (i nostalgici dello Stato sociale) e favorito da altri (i grandi finanzieri, gli speculatori di tutti i campi, ecc.) La lotta è in atto ed è cruenta. E gli esiti non sono scontati.