Leggo sul giornale e già il titolo è inquietante…
“Un paese che non sa guardare ai giovani”
Poi l’inizio dell’articolo…
“Oltre 2 milioni i cervelli italiani fuggiti all’estero, il 7% dei nuovi dottori.
Troppe tasse, troppa burocrazia, troppo nepotismo, zero investimenti in Italia.
Il risultato?
Più di un miliardo all’anno regalato a chi sa valorizzare queste eccellenze…”
Ce ne parla Marc. Cerchiamo di capire insieme perché succede
Fuga dei giovani cervelli
In questo momento tragico della nazione, con la disoccupazione giovanile ai massimi livelli, disoccupati over 40/50/60/, disperati, esodati, che non troveranno più un posto di lavoro, se non cambierà veramente la situazione economica con delle risposte prammatiche e concrete della nostra politica, c’è un’altra cattiva notizia!
5.000 giovani, tra i migliori, con lauree da 110 con lode emigrano, scappano, con l’impiego già in mano in altri paesi come: Inghilterra, Germania, Francia, Svizzera, Usa, Belgio, Portogallo, Spagna, etc. I nostri migliori ragazzi se ne vanno allettati da un guadagno che è mediamente il doppio del nostro. La nostra intellighenzia se ne va. Economisti, medici, ingegneri, traduttori. I nostri ragazzi con la voglia di emergere con i migliori voti, fuggono dall’Italia.
- è talmente grosso il problema che c’è anche il film
Già assunti da aziende all’estero. Lo stato spende per farli studiare 175 milioni di euro. Noi li formiamo, spendendo la rispettabile cifra di 34.950 euro pro capite, e loro li assumono. Questo export di cervelli e competenze ci costano due volte:
1° portandosi dietro l’ossatura, la futura l’economia del paese, 2°lo stato per la loro istruzione spende 3.000 euro a semestre per universitario, visto che hanno frequentato corsi per 5 anni diamo addio a 175 milioni di euro. Migliaia di venticinquenni da 110 con lode che si trasferiscono altrove per poter impiegare le loro conoscenze. Esperti, che servono per assicurare profitti, ma… anche per far crescere un paese. Che non è il nostro. Laureati in ingegneria, in economia, in lingue, e letterature comparate e in materie politico sociali, i più ambiziosi, i più capaci, scappano anche dal nord est dell’Italia. A guardare queste statistiche da Roma, sette su cento universitari, ad un anno dalla laurea è fuori paese. Un quarto degli economisti laureatisi alla Bocconi nel 2013, oggi è assunto a Parigi, a Shangai, a New York. Nel portale dell’unione europea sono presenti 190 mila curriculum di giovani che sperano di andarsene. Il doppio di portoghesi, polacchi, rumeni.
La fuga di cervelli, sta diventando una valanga! “In patria ci sono troppo poche opportunità per i giovani ambiziosi”, commenta Giovanni Peri, professore (italiano) di Economia del lavoro a Davis, in California. Queste persone sono motori di crescita economica e scientifica, “forze di cui adesso beneficiano altre nazioni. Negli States, in cui vivo da venti anni, il 30 per cento degli scienziati e degli ingegneri viene da fuori. È un ciclo virtuoso: più cervelli, più imprese, più ricerca, più produttività. Ecco: in Italia rischiamo la tendenza inversa”, conclude lo studioso.
Anche gli atenei facendosi concorrenza tra di loro per internazionalizzazione, cercano di accaparrarsi nuove leve, offrendo loro “carte” allettanti. “Se vogliamo garantire un futuro ai nostri allievi dobbiamo avere una rete globale di società pronte ad assumerli” spiega Marco Taisch, docente di Ingegneria al Politecnico di Milano e direttore dell’ufficio per l’occupazione. “Per me che sono stato loro docente l’idea che trovino successo altrove non è affatto una sconfitta”, rovescio della medaglia: “potrebbe essere una vittoria” controbatte il professore Massara. “Anche se fuori, hanno imbroccato la loro strada. Ed è questo l’obiettivo”.
Come a dire: è un bene essere capaci di formare professionisti che le imprese migliori nel mondo si contendono. Ed è l’inevitabile corollario di mobilità e globalizzazione.
Auguriamoci che alcuni di essi rientrino arricchiti di abilità e competenze, e questo è un valore», sostiene Giovanni Peri, da Davis,: “Altri ci aiuteranno a stabilire rapporti tra le imprese italiane e le città cinesi o americane dove hanno trovato fortuna. Può essere possibile ma non sicuro. Auguriamoci che ciò accada.”
Scritto da paolacon
AGORÀ
Con grande piacere vedo che i commenti sono tanti,è quello che serve x il dialogo, giustamente si esprimono diversi pareri x fortuna nn siamo fatti con lo stampino.Il momento è duro x tutti,giovani e meno giovani ma scappare nn mi sembra una soluzione al problema(visto che la crisi è mondiale)anche fuori dall’Italia nn ci sono le opportunita’ che i ragazzi cercano,dovrebbero accettare anche li con umilta’ quello che ci sarebbe e in tal caso sarebbe una spesa ulteriore x le famiglie,credo che lo stato dovrebbe affrontare la situazione con responsabilita’ e decisione .Il lavoro è la cosa piu’ urgente da risolvere,,,,,,,,
Leggendo l’articolo proposto da Marc, si legge di ” giovani cervelli” che partono per l’estero con l’impiego ” già in mano “, non di coloro che emigrano in cerca di sistemazione futura , che sono certamente da ammirare in tutto e per tutto. Per avere ” l’impiego già in mano” significa che non sono sprovveduti, ma hanno situazioni pregresse già affrontate durante gli studi, almeno un’ottima lingua del luogo o almeno due lingue! Molti dei nostri giovani partono e si accontentano dei primi lavoretti casuali e aspettano il momento giusto, se arriva! Questi non sono , secondo me, i cervelli che fuggono!
In Eldy “siamo qui per confrontarci”, sono d’accordo con Lucia, siamo qui per discutere, per parlare, nessuno “riprende”; ma si puo’ contestare quando vengono affermate proposizioni che non corrispondono al vero, non conoscendo la situazione. …”per chi è all’estero come Paolacom, ha una visione parziale della situazione lavorativa italiana, non avendo la possibilità di testarla personalmente”… questa frase l’affermi tu, Lucia ed io ti spiego perche’ e’ errrata. Non dovresti meravigliarti.
Leggo meravigliata le risposte al mio ultimo commento a quest’articolo, tornata in Eldy pensavo di poter scrivere in Parliamone, senza essere ogni volta ripresa, non mi permetterei mai di giudicare le competenze della tua famiglia, Paola, esprimo opinioni leggendo quello che trovo scritto nei commenti. Quando faccio delle affermazioni, ho la certezza di quello che scrivo, le fonti sono certe ed autorevoli e provengono dai miei famigliari, non sono tenuta a riferire quali ruoli ricoprono. Se non erro, siamo qui per confrontarci e non per contestare chi fa delle affermazioni che non coincidono con il nostro pensiero, lasciamo agli utenti di Eldy di leggere serenamente e farsi una loro opinione, chiudo qui e non aggiungo altro.
Devo contraddirti, Edis, non sono solo i figli di famiglie facoltose che partono per nazioni diverse. Sono i ragazzi che hanno coraggio, forza di volonta’, spirito di iniziativa, e spirito di sacrificio e consapevolezza che non sempre nella propria nazione riescono ad affermarsi. Bada bene non parlo solo dell’Italia, ma tanti sono i giovani pronti a sperimentare e cercare altro. Le sovvenzioni italiane ci sono e non bastano per tutti. In ogni caso l’ottimismo aiuta , ma non e’ tutto.
Non vedo come si possa affermare, con tanta sicurezza, che ho una visione parziale della situazione lavorativa italiana, visto che non mi conosci, Lucia. Che ne sai di che contatti ho con l’Italia, quanto spesso ci vado e che possibilita’ ho di “testare” la situazione. Farei attenzione a lanciare delle affermazioni tanto sicure, senza avere la minima idea di come stanno le cose.
Per il lavoro che facciamo e che abbiamo fatto, io e mio marito, siamo in continuo contatto con giovani italiani e non che non vengono forzatamente da scuole “elitarie” o da famiglie facoltose. Questo per rispondere anche a Edis. Potrei dare le statistiche, delle statistiche serie, non solo esempi dei figli delle amiche. In ogni caso per chi ha voglia di fare, lo spazio c’e’ e lo scambio e le difficolta’ arricchiscono e fortificano e insegnano a vivere davvero. Soprattutto le difficolta’ E’ un vero peccato che i ragazzi italiani siano accolti tanto bene all’estero in Europa ed altrove, ma per tante ragioni che sappiamo,
non ci sono ragazzi stranieri che vengono in Italia.
Abbiamo avuto in passato occasione di parlare della nostra emigrazione Franco, vero! Siamo stai un popolo di emigranti. Il 30% di argentini sono di origine italiana. Allora eravamo dei “poveracci” con la valigia di cartone. Oggi si parla di giovani preparati fin troppo preparati, che le nostre aziende non possono o non vogliono assumere per gli alti costi per le difficoltà economiche. Si tratta di non fare scappare il nostro futuro, il nostro avvenire, la nostra intellighenzia, il nostro progresso industriale, economico .Si tratta di giovani che costano per la loro preparazione scolastica alla comunità. Giovani esuberanti, preparati, con 110 con lode(non tutti) che sono richiesti da altre nazioni. Che le università italiane si contendono. perche, hanno richiesta. con il posto già assicurato in aziende straniere. Sotto l’aspetto personale sono d’accordo con Paola nel dire che l’Europa si è rimpicciolita e che sono esperienze di vita per questi giovani, da non lasciarsi scappare, sono esperienze che ti aprono gli orizzonti, che ti fanno conoscere, che ti permettono di crescere professionalmente, economicamente, umanamente. Il rovescio della medaglia potrebbe essere sicuramente un ritorno di questi giovani professionisti maturo, ricco, innovativo di esperienze, da riversare nel nostro paese.
Cara Paola, forse il mio commento non era chiaro e quindi l’hai frainteso.Affermavo che solo i figli di famiglie facoltose sono in grado di affrontare impegni in nazioni diverse, perchè provvisti di mezzi pregressi già sperimentati : abitudini straniere, lingue perfette, mezzi per affrontare i primi intoppi. Gli altri, pur con capacità ed intelligenza ,necessitano di sovvenzioni statali italiane che non ci sono!!!! Per questo non bisogna che si scoraggino, ma anche noi li dobbiamo aiutare con un po’ di ottimismo!
Ognuno di noi vive realtà diverse ed ha pareri discordanti in merito all’articolo, per chi è all’estero come Paolacom, ha una visione parziale della situazione lavorativa italiana, non avendo la possibilità di testarla personalmente. Nella mia famiglia, è molto sentito e vissuto da vicino, il problema del lavoro e del titolo di studio da intraprendere per potersi collocare nel modo lavorativo, è già stato detto ampiamente che la crisi investe ormai gran parte dell’Europa e che l’Eldorado è una chimera, le tabelle dei numeri e delle statistiche parlano da sole, ci sono tuttavia dei sani principi da tener presente. Nella settimana scorsa, la Ministra della pubblica istruzione Stefania Giannini, è venuta nella mia città per illustrare il programma di forma della scuola ed ha elencato alcuni punti base. La scelta della laurea deve tener conto delle possibilità lavorative e di ciò che il territorio offre, bisogna terminare gli studi nel tempo stabilito, gli esami sostenuti devono rispondere a determinati requisiti che l’aziende richiedono, essere pronti a spostarsi per brevi e lunghi periodi per acquisire conoscenze ed esperienze. Chi oggi è inscritto a Medicina o a corsi infermieristici, avrà sicuramente lavoro in Italia, fra 4 o 5 anni ci sarà carenza di medici a tal punto che dovremo importarli, chi si scrive a Ingegneria non pensi all’elettronica è un ambito saturo, si specializzi in meccanica o termica, c’è molta attenzione alle problematiche dell’ambiente. La scuola italiana è sempre più elitaria, questo ormai è il problema di tutta Europa, potrei portare decine di esempi dei figli delle mie amiche che vivono a Londra e a Berlino, laurearsi al Politecnico, alla Bocconi, alla Cattolica, alla Luuis, spendendo cifre iperboliche, è un vantaggio, sarà poi la capacità di reinventarsi ogni giorno e la volontà del singolo a premiare il giovane laureato.
Signor Franco,
e’ meraviglioso quello che ha sritto:
Sale Italiano seminato per tutto il Mondo.
Tramandiamo cosi’ alle generazioni future del pianeta “DNA” di millenaria provata ottima qualita’.
Il continuo contributo che i popoli danno al progresso del Genere Umano.
Cordiali saluti,Paul
Chiaramente non è una buona ragione !!!!!!!!!!!! Spendiamo di più per la scuola e per la ricerca e meno per l’esercito.
Se riuscissimo a far lavorare in Italia la maggior parte dei giovani, soprattutto quelli che hanno studiato e possono dare apporti fattivi per lo sviluppo, sarebbe meglio , ne guadagnerebbe l’economia, il prestigio della nazione e le famiglie.
Vale anche quello che dice Paola, che dovremmo pensare all’Europa, come alla “nostra casa”, quindi se un giovane lavora a Biella o a Salisburgo dovrebbe essere la stessa cosa.
Rimane il problena della disoccupazione giovanile al sud che supera il 40%, inoltre per vari motivi, pochissimi hanno il “pezzo di carta” che permette a loro di espatriare con un certo profitto.
Non è cambiato molto però dagli anni 50/60 quando oltre 7 milioni di lavoratori, spoprattutto giovani, sono emigrati dal sud verso il nord Italia e l’Europa.
E’ da sempre così ……dall’800 sono emigrati circa 27 milioni in Brasile,20 milioni in Argentina, 18 milioni in USA, 4 milioni in Francia , tanto per citare gli esodi maggiori, circa 80 milioni hanno lasciato l’Italia.
Gentile Sra. Paola,
mi da un respiro di sollievo incontrare una persona che espone fatti reali e non pensieri come “bandiere al vento”:senza velare la verita’ socio-economica che la nazione si e’ creata per la decennale corruzione delle istituzioni sociali e letargia di mentalita’ e cultura.
Ora il cancro e’ irreversibile, o la cura richiede decine di anni di inauditi sacrifici da parte di chi ha una vita futura che vuol vivere con dignita’e decoro.
(Molte altre nazioni si trovano nella stessa situazione)
La ringrazio della sua saggezza basata su provata attuale realta’.
Rispettosi saluti,Paul
Facile dire i giovani “devono restare in Italia”
Posso contestare parola per parola, con esempi concreti chi afferma che, se si è “preparati”, il lavoro si trova. Non è vero, lo dico per esperienza diretta e osservando i giovani che vengono in Germania, in Francia o partono per gli Stati Uniti.
Spesso con ottime preparazioni viene offerto loro, in Italia un “posto” di vero e proprio volontariato. Scusate chi si può permettere di lavorare gratis? Questo è anche amorale e discriminatorio. Chi ha famiglie “facoltose” alle spalle se lo può permettere, può fare finta di lavorare, ma gli altri? tutti gli altri?
Come si può dire “restate in Italia a fare la fame” quando, con la preparazione che questi giovani hanno avuto, possono lavorare e farsi valere in un paese della comunità europea o altrove? Si apre il mondo, si apre la testa alla conoscenza, alle lingue, alle abitudini altrui. Questo, andare all’estero, provare ad orientrsi in situazioni inizialmente non facili, per me è anche un modo di crescere bene e di conoscere e di apprezzare. Non è la conoscenza dell’altro il modo di riuscire a convivere in serenità? Non si costruisce anche così l’Europa?
Il commento di Pino Vangone mi sembra molto sensato e concreto.
I nostri giovani intelligenti e preparati devono restare in Italia e non lasciarsi distrarre da notizie che non possono riguardare “ tutti” i migliori cervelli! Coloro che fuggono in cerca di nuovi lidi che promettono loro campi di lavoro “ troppo interessanti”, sono ingenui! Solo chi ha frequentato Università prestigiose in Italia, chi ha potuto , negli anni antecedenti alla laurea , avuto modo di viaggiare, di imparare lingue straniere in modo perfetto, ha la speranza di sfondare e prepararsi un avvenire migliore di quello italiano. Di solito provengono da famiglie facoltose che hanno, , negli anni precedenti,creato i presupposti necessari. Certamente sono giovani intelligenti, studiosi e volenterosi che hanno tratto ottimi risultati da questo connubio di possibilità pregresse..Queste notizie sulla “ fuga dei cervelli”, scoraggia molti dei nostri studenti che si sentono emarginati, anche se sono studiosi , attenti e coraggiosi. Diamogli speranze sulle loro capacità e incoraggiamoli anche se la strada sarà più lunga dei tempi passati.
Marc, in un mondo che va verso la globalizzazione potrebbe essere un vantaggio avere nostri cervelli in altre parti del globo per interscambi futuri o magari per esportare nostre nuove tecnologie, comunque il tutto dovrebbe essere imbrigliato in politiche lungimiranti in materia di sviluppo industriale e politiche sul lavoro. Intanto, voglio evidenziare un altro tipo di emigrazione che si sta sviluppando in questi ultimi anni, nostri pensionati che ridotti in povertà, nel nostro paese, a causa di errate politiche del welfarstate si spostano in paesi low cost dove condurre una vita più agiata. Quindi con una popolazione che diventa più anziana occorre porre in atto le giuste politiche sia per i giovani che per gli anziani migliorando complessivamente lo stato sociale delle categorie meno abbienti con una migliore redistribuzione delle ricchezze.
Per mia esperienza personale posso dire che e’ sempre stato cos’.Quando mia fglia si e’ laureata in fisca nucleare ,era in una gruppo di 8 tutti avevan optato per la ricerca ,rinuncu=iando all;insegnamento .Risultato ,apate mia figlia che ha fa fatto una sua scelta ,degli altri dopo inutili ricercche 1 solo ha potuto realizzarsi ndabndo all’estero .gli altri sei dopo inutili ricerche si sono adattati all;insegnamento.
Condivido il messaggio di Elisabetta, se ci guardiamo indietro, non credo che anni fa si stesse meglio di adesso. L’Italia in cui siamo cresciuti era più povera, più maschilista di quella di oggi, le opportunità di lavoro erano scarse, molti costretti a emigrare. Allora il nostro era un Paese che si accontentava di poco, non avevamo la tv, il computer, i ragazzi non giocavano con i video giochi, non si andava in vacanza e cosi via… Però, diversamente da oggi, non vedevamo il futuro come un problema, ma come un’opportunità di crescita e indipendenza, non era tutto facile, abbiamo fatto sacrifici e rinunzie, prove che i giovani di oggi non immaginano minimamente. I nostri figli nati negli anni 70 hanno creduto nelle loro possibilità e hanno trovato la loro strada, i nostri nipoti devono lottare e smettere di piangersi addosso, non perdere la speranza di trovare lavoro, non aspettare che tutto sia facile e raggiungibile senza fatica. Oggi chi ha voglia e capacità creativa può reinventarsi mestieri che credevamo scomparsi, conosco ragazzi che hanno fatto cooperative agricole e tornando a coltivare la terra dei loro nonni. Sicuramente la nostra classe dirigente deve varare leggi per favorire le opportunità di lavoro ma, una buona dose di positività, di competenze e voglia di realizzarsi sono i requisiti per chi vuole entrare nel mondo del lavoro.
Tratteniamoli con tutte le misure possibili. Purtroppo non risulta uno specifico impegno governativo.
Ragazzi ,so bene che la sfiducia ormai è di casa ,sembra che nn ci siaa nessuna possibilita’ x voi ma scappare nn aiuta nessuno ,bisogna stringere i denti e andare avanti ,come giustamente dice Papa Francesco,nn lasciatevi rubare la speranza,quella speranza ch’è la vostra vita ,so che dopo aver fatto tanto x arrivave dove siete arrivati adesso vi sembra assurdo rimanere a mani vuote,entrare nel mondo del lavoro nn è facile ma neanche impossibile,bisogna entrare con molta umilta’ e fare quello che si trova x il momento,i primi scalini sono quelli piu’ difficile da fare,ma la volonta’ e il coraggio nn vi mancano x affrontarli,,,nn mollate ragazzi e nn scappate anche se in questo momento puo’ sembrare la cosa piu’ giusta,x il vostro futuro,siamo un popolo che sa lavorare e lo abbiamo sempre dimostrato a tutto il mondo,,vi prego nn mollate adesso grazie x esservi fermati un momento,,,,
Gentili Signori,e, nulla di nuovo, e’ semplice da capire: si va dove si pensa vi e’ la possibilita’ per un vivere piu’ dignitoso indipendentemente da chi si e’ sulla scala dei “valori” umani. Lo fanno i nord Africani sbarcando in Europa.
Lo abbiamo fatto noi,incluso il sottoscritto, da piu’
di un secolo spopolando intere comunita’.
Continuera’ad essere cosi’ in Italia e qualsiasi altra nazione, dove la societa’ non e’ basata sull’opportunita’ di dare a TUTTI opporutnita’ a un vivere decoroso.
Ognuno di noi ha il dovere/diritto di vivere la sua vita rendendosi conto che il tempo che gli e’ dato deve essere inserito fruttuosamente nel contesto della UNICA vita che possiede.
Ora qualsiasi successo o fallimento personale non va mai visto nel quadro della misura del mondo ma saper capire che si e’ provato e cio e’ piu’ che sufficiente a dare ad ognuno di noi la vera palma della vittoria per la vita’ ce ci e’ stata data. Cordiali saluti, Paul
Restare o partire?
Gia nel 2011fu fatta una proposta di legge che venne poi chiamata “controesodo” in seguito approvata in parlamento e oggi legge.
Nella speranza di riportare a casa almeno una piccola parte di quel capitale umano.
I “cervelli in fuga “sono giovani laureati “che messi alla disperazione di non trovare lavoro vagano in Europa con cuore italiano.
Essi non sono aiutati da nessuno e se dovessero decidere di tornare è tutto a loro rischio e pericolo.Leggo che avrebbero solo dei vantaggi con l’agenzia delle entrate, ma se non c’è lavoro quale reddito hanno?
Leggi senza lavoro che valgono!
Domenica 25 Maggio si vota per il Parlamento Europeo,andiamo a votare, anche i cervelli in fuga votano per un’Italia che non li faccia più scappare, nel bel paese noi ci vogliamo star bene
Conosco bene il problema dei giovani laureati, che non trovando lavoro in Italia, sono costretti ad emigrare. Ne conosco molti, alcuni sono riusciti a sistemarsi bene, altri delusi sono rientrati in Italia, perché ormai la crisi del lavoro si estende all’intera Europa. Fare esperienza lavorativa all’estero è bello e utile, insegna a vivere lontano da casa, a confrontarsi con un mondo diverso. Bisogna partire per fare esperienza, per un periodo breve, per acquisire conoscenze specifiche, ma sono convinta che una vita dignitosa, si può condurre anche in Italia, ci vuole impegno, sacrificio, e sono certa che chi merita verrà premiato. Il nostro compito è di non spegnere la speranza e la luce che hanno i ventenni. A 18 anni i ragazzi hanno un potenziale immenso, lo vedo ogni giorno guardando i ritmi di mia nipote Caterina, non possiamo e non dobbiamo permetterci di perderli, l’Italia ha i ragazzi più in gamba della media europea. Le future scelte economiche dei nostri politici dovranno favorire i giovani, permettere di entrare nel mondo del lavoro e programmare il loro futuro.
Nel 1935 mio zio paterno ,laureato in ingegneria ,fisica e matematica superiore alla normale di Pisa insieme a Fermi e ad altri che diventeranno poi i “ragazzi di via Panisperna” , è dovuto emigrare in Cile , perchè in Italia (a quel livello) , non c’era lavoro , eppure eravamo in pieno fulgore fascista..!!!!
Con questo voglio dire che da sempre l’Italia ha esportato grandi “cervelli” all’estero. Leonardo Da Vinci è morto ad Amboise in Francia ,alla corte di Francesco I , tanto per citare una della massime eccellenze.
Tutto quello che ha scritto Marc è giustissimo ,forse dobbiamo cambiare le cose politicamente , senza populismi sfascisti ,ma cercando di dare finanziamenti alle scuole e alle iniziative di ricerca.