Ho ascoltato questa notizia alla radio stamani e mi è sembrata interessante:
“nel 1938, durante il nazismo, le fu negato il dottorato, oggi a quasi 80 anni di distanza, l’Università di Amburgo le conferisce il dottorato.”
Aveva fatto degli studi molto brillanti, una ricerca pediatrica sulla difterite come tesi di dottorato, eppure il regime nazista non permise a Ingeborg Syllm-Rapoport di conseguire la laurea in medicina, perché figlia di madre ebrea.
Era nata nel 1913 da un matrimonio misto e, sebbene fosse stata educata nella religione protestante, fu riconosciuta come ebrea e le venne negato il dottorato. Oggi, alla tenera età di 102 anni ha coronato il suo sogno e l’Università di Amburgo ha riparato l’ingiustizia.
- nel 1938
- La motivazione della impossibilità a farla laureare
Nel 1939, da sola, Ingeborg Syllm-Rapoport emigrò negli USA, dove esercitò la professione di pediatra negli ospedali di Brooklyn, Baltimora e Ohio. Molto più tardi si trasferì in Germania est dove divenne un’importante professoressa di neonatologia.
“Non ho voluto difendere la mia tesi per il mio bene. Dopo tutto, all’età di 102, non è stato esattamente facile per me affrontare tutto questo. Ma l’ho fatto per le vittime “, ha detto Syllm-Rapoport – “Fu una delle tante vergogne per la scienza e per la Germania”.
- la discussione della tesi
- il Rettore le conferisce la laurea
Scritto da paolacon
AGORÀ
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpite le nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli. (Primo Levi)
Nemesi storica: da parte nostra, per non essere coinvolti nell’abominio nazista, ci siamo ben guardati di non far parte del regime nazista ne come alleati in politica o attivita’ belliche. Quante strane dimenticanze ci gioca il tempo e la memoria. Cordiali saluti, Paul
Donna molto determinata,ha dimostrato che il tempo non conta,è importante la verita’,buon per lei che è ancora in vita e ha potuto vedere la sua vittoria,,,,,,,,,
Donna forte, che ha trascorso anni di ingiustizia incredibile,in un periodo di crudeltà inaudite! Forse, però, doveva far presente all’Università di Amburgo, molti anni fa, la sua Storia in modo da ricordare il nazismo più da vicino ,perchè anche le nuove generazioni avessero presente le atrocità che venivano compiute agli innocenti! Un testimone come questa donna coraggiosissima, sarebbe stato utile , perchè ormai testimoni ancora in vita ne sono rimasti pochi!
Vediamo il video (che, le immagini, sono piu immediate) di questa donna cosi deteminata, che… era per lei una questione di puntiglio, di rivalsa, è di memoria, per gli studenti che si sono trovati nella sua stessa situazione.
https://youtu.be/vtVemMEmMe4
Diciamo “meglio tardi che mai” ma l’ingiustizia è stata esecrabile e per chi l’avava commessa rimane il marchio indegno di un periodo del quale non si può essere orgogliosi.
perché non lo sapevano
ecco perchè è sempre necessrio vigiliare:
domani potrebbe accadere ancora. magari ad un nostro nipote.
Sembra che la natura si sia presa la rivalsa contro l’abominio nazista…….domanda.”ma perchè hanno atteso tanto ?”
Che storia bella e triste! Triste perchè ricorda l’ingiustizia
subita, bella per la finale. Peccato che siano dovuti passare così tanti anni!
Complimenti a questa donna eccezionale.