Ho una PROPOSTA per chi ha voglia di scrivere un piccolo racconto, una storia inventata o vissuta realmente, dato che i casi della vita sono a volte impensati.
Allora vi presento una decina di parole, prese a caso dal dizionario o suggerite da amici.
Sceglietene 5 o 6 e raccontate una storia usando le parole da voi preferite. Il racconto sia un raccontino e cercate di non superare le 30/35 righe;
ma anche più corto sarà perfetto.
Non ci sono premi, non ci sono correzioni, non ci sono bocciature: sarà solo un puro, allegro, divertimento per chi è libero di partecipare, di provare a scrivere, di usare la propria immaginazione e di giocare con le parole. Tutti gli eldyani che ne abbiano voglia sono invitati ad intervenire.
Scegliete tra queste le 5 / 6 parole che poi compariranno nella vostra piccola storia:
TAZZA SONNO OBBEDIRE ARTIGIANO ARTIGIANA DISPIACERE LAMPADA COLORI TAVOLO SERA ALBERO
E tanto per cambiare… battute, barzellette, aforismi, massime e adagi
Vorrei un letto robusto…sa ho il sonno pesate !
I più grandi dispiaceri sono quelli causati da noi stessi.
La più grande prova d’amore è obbedire alla donna amata (Molière).
Se non fossi daltonico te ne direi di tutti i colori.
Un carabiniere sotto un albero dice “maresciallo ci sono 40° all’ombra !” …”pirla e chi ti ha detto di metterti all’ombra”.
Un nero trova la lampada magica ed esprime i tre desideri : …diventare bianco, lavorare una volta al mese ed essere sempre tra le gambe delle donne….e così si tramutò in tampax.
Quel’è il colmo di un artigiano che fabbrica la colla ? Avere come moglie un’ artigiana… scollata uhuhhuhuhuhu !
Forse perchè della fatal quiete
tu sei l’imago a me si cara vieni
o sera ! (Ugo Foscolo).
Due amici sono al bar , il primo ordina un tè , il secondo …” prendo anche io un tè , ma mi raccomando che la tazza sia pulita.
Passa qualche minuto e il cameriere torna con l’ordinazione …”Ecco chi è dei due che ha ordinato la tazza pulita ?”
Al ristorante scegli sempre un tavolo vicino al cameriere (proverbio ebraico.)
vieni via… vieni VIAAAAAA….. qui tra poco ci sarà il finimondo..!!!
no!…perchè dovrei..??
Sali ti dico, ti conviene obbedire! Ti porto al sicuro!!
Ma cosa vi è saltato in mente? Perchè fare tutto quel casino?
Ti sei preso una bella botta in testa, perdi sangue.
Dai, siedi qui al tavolo che ti medico, accendi la lampada!!
Che dispiacere vedere dei giovani come te comportarsi da stupidi per una partica di calcio, ma che vi prende quando siete allo stadio?
Non vi bastano i goals , i falli, i fischi dell’arbitro?
Macchè fischi e goals!! a noi piace fare casino, creare confusione, fare danni e fracassare tutto e magari fare anche male a qualcuno!
Ma siete pazzi? ti sei preso una bella botta in testa e lo chiami divertimento? Puttoso stai attento se ti venisse sonno prima di sera.
Toh! bevi un po’ di te’ in questa tazza.
Ma non ti potevi nascondere dietro a quell’albero?
Sarei stato un vigliacco: tutti i miei compagno dell’istituto artigiano erano la a combattere ed io mi nascondo? Se mi avessero visto mi avrebbero fatto loro a colori…….
Beh , graze di avermi curato, torno a casa perchè è già sera e i miei quando mi vedranno conciato cosi ……sa che dispiacere!
Mia madre, artigiana del cucito, è molto conosciuta e non me lo perdonerà di certo!
Da bambino la sera dopo cena scendevo in cantina, dove il nonno, vecchio artigiano del legno, creava piccoli oggetti.
Seduto su uno sgabello davanti a un tavolo vecchio e traballante, lavorava alla luce di una piccola lampada d’acetilene.
Per i suoi lavori si serviva di un tronco d’albero caduto in giardino durante un forte temporale.
-Nonno, a cosa stai lavorando?
-E’ per te figliolo, una tazza con i colori della tua squadra.
-Ogni volta che la userai penserai al tuo vecchio nonno.
Non l’ho mai usata, la tengo chiusa in una vetrinetta e quando il sonno tarda a venire la prendo e mi ritornano in mente i dialoghi con il nonno.
-Nonno, insegnami a lavorare il legno da grande vorrei fare il tuo mestiere.
-No figliolo devi obbedire ai tuoi genitori e studiare per diventare un ragioniere.
E così è stato sto seduto a una scrivania a fare conti tutti i giorni con il dispiacere di non aver aperto una bottega artigiana creando, magari, giochi per bambini più educativi di quelli tecnologici di oggi.
Brave Gianna, Roberta e Sandra che hanno colto con sintesi il senso del possibile racconto con un comune femmineo sentire.
Un bravo particolare al favoloso Marco ,che con la “bimba chiamata tazza” ha fatto un salto di originalità.
Venerdì mattina la sveglia suona alle 6,45 la piscina mi aspetta accendo la lampada sul comodino, gli occhi sono disturbati dalla sua luce. Il sonno non vuole abbandonarmi e accompagna i miei passi lenti verso la cucina. Eccomi davanti alla macchinetta del caffè, non ce la mia tazza!!!! Dové controllo ma è stato solo il sonno, ha confuso il mio vedere. Come al solito è al suo posto. Prendo le gallette, la marmellata, le appoggio sul tavolo, torno in cucina il caffè è pronto. Di tutto punto vestita mi avvio verso la macchina raggiungo la piscina, non sto imparando a nuotare ma… cercherò di obbedire alla mia istruttrice.
Dopo una giornata di stres, sentivo che arrivava un dolce sonno, mi feci la solita tisana per potere rilassarmi dalla stanchezza,presi la mia tazza di porcellana di cui mi era stata regalata da amici di famiglia mi sono impadronita perche’ all’esterno cerano tantissimi fiorellini,e quella avevo scielta tra le due,mentre versavo la tisana nel fondo nella tazza,vidi una piccola scritta che per leggere presi la lente di ingrandimento, cera scritto sogni d’oro rimasi stupita ma poi continuai a sorseggiare perche’ il sonno era tanto,nel finale non vidi piu’ nulla, allora pensai era una mia immaginazione da allora quella tazza è diventata la tazza dei mie sogni.e molto bella fatta da pittori di grande bravura. porta molta allegria per i suoi delicati colori!
LA LEGGENDA DELLA BIMBA CHIAMATA TAZZA
C’era una volta, una bimba con un nomignolo strano tazza cosi la chiamava la gente della vicina contea, figlia di un artigiano, vedovo commerciante di carbone.
Tutte le mattine con gli occhi ancora pieni di sonno si preparava, per uscire da casa, per recarsi nella vicina piazza.
In cerca della sua zia anch’essa artigiana.
Lei costruiva una lampada, una lampada, magica e miracolosa. Pensa che una volta accesa brilla di mille colori.
E quando giunge la sera la zia, la posa sul tavolo. Di fronte alla finestra, e la luce e talmente forte che illumina tutta la corte.
Da anni nella corte della casa vive un albero un albero magico, dove devi credere e obbedire. E la zia crede nella profezia, e cosi l’albero al pronunciare le tre parole magiche comincia a riempirsi di frutti buonissimi, e per raccoglierli la zia chiamava la bimba.
Finche una sera un losco individuo la vide stracarica di frutti e ridendo le disse sei talmente carica di frutti che assomigli a una grande tazza.
E fu cosi che il losco individuo divertito raccontò ai cittadini della sua contea la storia della bimba carica di frutti che sembrava un’enorme tazza.
Passarono giorni mesi e anni
e ancor oggi la gente della vicina contea racconta la storia della bimba chiamata tazza.
Era stata una bella gita ,tutto quel verde in mezzo agli alberi mi aveva rilassata e ritemprato lo spirito .Una strana sonnolenza mi aveva invasa ,una bella tazza di the appena a casa sarebbe stato l’ideale. Ma mi ricordai che dovevo passare dall’artigiano a ritirare la mia lampada che mi era caduta sul tavolo la sera prima ,ero un caro ricordo ,e temevo non si potesse fare piu’ niente,Lui non c’era ,ma la moglie me la mostro’ perfetta dicendomi “GUARDI SIGNORA E’ VENUTA BENISSIMO ,I COLORI SONO PERFETTI”
La sera giunse all’improvviso con una luminosità strana che smorzava i colori e allungava le ombre , me ne stavo rannicchiato sul divano guardando oltre la finestra un passero che svolazzava di ramo in ramo su di un albero nel giardino , sul tavolo nella bella tazza di pregevole fattura artigiana che lei mi aveva regalato , il te si stava raffreddando.
Se ne era andata così , con un biglietto appoggiato ad una lampada , senza pensare troppo al dispiacere che mi avrebbe procurato . Un bigliettino artistico creato di certo da un bravo artigiano , anche in questi dettagli era maestra , tutta perfettina, senza sbavature , persino nelle stringatissime parole…” non abbiamo più niente da dirci ” …scritte con bei caratteri svolazzanti.
Erano le parole che non sapevamo più dirci o non riuscivamo più ad obbedire a un sentimento che si era affievolito giorno dopo giorno ?
Una storia passata, ora non sapevo neppure se ne era valsa la pena.
Pian piano lasciai cadere sul pavimento l’artistico foglietto e mi lasciai prendere da un sonno liberatorio.
In fondo…come in tutte le storie d’amore che finiscono…domani è un altro giorno !
Giunge la sera, e il cielo si colora di mille colori un angelo artigiano dipinge il tuo dolce viso.
Stupito, rimango seduto hai piedi di un albero gigante, abbagliato dalla bellezza del dipinto. I suoi colori sono talmente belli che il mio cuore si concilia con un bellissimo sonno. E infine, al mattino, sei lì con la mia tazza, piena del tuo amore. Buongiorno vita mia.
Mi sono permessa di riportare nei commenti il pensiero di Franco lasciato nel rullo, spero non lo trovi cosa sgradita.
franco4.mo: Molto bello il racconto di Alfred ,ha il sapore di uno stralcio da un romanzo ambientato lontano dalla confusione delle città, forse anche in epoca antica.
franco4.mo: Intimistico ,poetico e romantico quello di Mariejosè
franco4.mo: Lucia ,come Mariejosè …racconto tipicamente domestico ! Lucia più pratica, forse ha colto la parte più difficile del gioco ,mettere tutte le parole in poche righe .
Si era fatto sera, ho preparato una tazza di tisana per conciliare il sonno. La mattina dopo sarebbe arrivato un artigiano per riparare una vecchia lampada, ricordo caro della zia di Volterra, che con grande dispiacere l’aveva fatta cadere dal tavolo. La lampada raffigura un albero dai colori tenui, ora fa bella mostra in angolo del salotto, quando la sera l’accendo, ripenso con nostalgia e con un po’ di dispiacere ai tempi passati!
Con 72 parole non riesco a fare di meglio….
Molto piacevole questo “gioco” anche perchè con quelle 11 parole puoi inventare proprio tutto . Io calerei drasticamente il numero delle righe ,perchè più è lungo più è facile ovviamente , invece il bello è proprio riuscire a condensare le parole date nel minimo delle righe.
Le piaceva quel gioco: guardare in fondo alla tazza con la quale faceva colazione, vedere i colori, i riflessi irridescenti della lampada posta sopra il tavolo, mentre beveva l’ultimo sorso di latte prima andare a scuola.
Strizzava gli occhi, Chiara: un po’ uno, un po’ l’alto…… le sembrava che la tazza e i suoi riflessi si spostassero come per obbedire ai suoi ordini.
Aveva ancora sonno a quell’ora presto: doveva andare a scuola e la scuola era laggiù, lontana, quasi in fondo alla valle, di fianco al grosso e vecchio albero di quercia del quale nessuno in paese conosceva l’eta.
Circolava voce che l’avesse piantata un bisbisbis-nonno di Anchise il fabbro: artigiano fabbroferraio da sempre , da generazioni. La tradizione vuole che i suo antenati li, in quella bottega artigiana, vi forgiassero le migliori lame del paese; tanto che i regnanti, per assicurarsi la garanzia della sua fedeltà, gli assegnarono quel pezzo di terreno dove ora, fino al calar del sole, nelle calde sere d’estate ancora si sente il suono del martello che, con rintocchi regolari, batte sulla grossa incudine
come ad annunciare la fine di un’altra serena giornata.
La lampada appesa sotto l’albero, illuminava il tavolo, creata da un artigiano, di cui non conoscevo niente.
Bevevo la mia tisana, nella mia tazza di fine porcellana, mentre i colori luminosi, giocavano con l’ombra della Sera.
Crepuscolo, ora di malinconia, ora dell’indefinito all’anima, ora dei pensieri dolci, dei sogni svelati, che scelgono cammini dei castelli in aria, ora senza età a vedersi donna e ragazza.
Esse, mi sembrano obbedire senza dispiacere ai giochi strani, che mi conducevano al sonno.
La goccia fa traboccare la tazza, artigiana.
Artigiano, uscite delle vostre stanze, non è più tempo del sonno, né di ubbidire.
Alzate le bandiere, i Colori. Andate gridare il vostro dispiacere dal mattino alla sera.
Appuntamento, sotto l’albero della libertà, una lampada in mano.
Bravissimiii!
già sono arrivati dei “raccontini” nei commenti ma…
aspetto ancora un poco a moderarli, affinché non vi influenziate l’un l’altro.
Complimenti, a chi partecipa
Mi sembra una buonas idea. Forza, amiche ed amici!
Scrivi un commento nota: I COMMENTI DEVONO ESSERE PERTINENTI ALL ARGOMENTO A CUI SI RIFERISCONO E NON DEVONO ESSERE INSULTANTI PER CHI HA SCRITTO L'ARTICOLO O PER UN ALTRO COMMENTATORE
E tanto per cambiare… battute, barzellette, aforismi, massime e adagi
Vorrei un letto robusto…sa ho il sonno pesate !
I più grandi dispiaceri sono quelli causati da noi stessi.
La più grande prova d’amore è obbedire alla donna amata (Molière).
Se non fossi daltonico te ne direi di tutti i colori.
Un carabiniere sotto un albero dice “maresciallo ci sono 40° all’ombra !” …”pirla e chi ti ha detto di metterti all’ombra”.
Un nero trova la lampada magica ed esprime i tre desideri : …diventare bianco, lavorare una volta al mese ed essere sempre tra le gambe delle donne….e così si tramutò in tampax.
Quel’è il colmo di un artigiano che fabbrica la colla ? Avere come moglie un’ artigiana… scollata uhuhhuhuhuhu !
Forse perchè della fatal quiete
tu sei l’imago a me si cara vieni
o sera ! (Ugo Foscolo).
Due amici sono al bar , il primo ordina un tè , il secondo …” prendo anche io un tè , ma mi raccomando che la tazza sia pulita.
Passa qualche minuto e il cameriere torna con l’ordinazione …”Ecco chi è dei due che ha ordinato la tazza pulita ?”
Al ristorante scegli sempre un tavolo vicino al cameriere (proverbio ebraico.)
vieni via… vieni VIAAAAAA….. qui tra poco ci sarà il finimondo..!!!
no!…perchè dovrei..??
Sali ti dico, ti conviene obbedire! Ti porto al sicuro!!
Ma cosa vi è saltato in mente? Perchè fare tutto quel casino?
Ti sei preso una bella botta in testa, perdi sangue.
Dai, siedi qui al tavolo che ti medico, accendi la lampada!!
Che dispiacere vedere dei giovani come te comportarsi da stupidi per una partica di calcio, ma che vi prende quando siete allo stadio?
Non vi bastano i goals , i falli, i fischi dell’arbitro?
Macchè fischi e goals!! a noi piace fare casino, creare confusione, fare danni e fracassare tutto e magari fare anche male a qualcuno!
Ma siete pazzi? ti sei preso una bella botta in testa e lo chiami divertimento? Puttoso stai attento se ti venisse sonno prima di sera.
Toh! bevi un po’ di te’ in questa tazza.
Ma non ti potevi nascondere dietro a quell’albero?
Sarei stato un vigliacco: tutti i miei compagno dell’istituto artigiano erano la a combattere ed io mi nascondo? Se mi avessero visto mi avrebbero fatto loro a colori…….
Beh , graze di avermi curato, torno a casa perchè è già sera e i miei quando mi vedranno conciato cosi ……sa che dispiacere!
Mia madre, artigiana del cucito, è molto conosciuta e non me lo perdonerà di certo!
Da bambino la sera dopo cena scendevo in cantina, dove il nonno, vecchio artigiano del legno, creava piccoli oggetti.
Seduto su uno sgabello davanti a un tavolo vecchio e traballante, lavorava alla luce di una piccola lampada d’acetilene.
Per i suoi lavori si serviva di un tronco d’albero caduto in giardino durante un forte temporale.
-Nonno, a cosa stai lavorando?
-E’ per te figliolo, una tazza con i colori della tua squadra.
-Ogni volta che la userai penserai al tuo vecchio nonno.
Non l’ho mai usata, la tengo chiusa in una vetrinetta e quando il sonno tarda a venire la prendo e mi ritornano in mente i dialoghi con il nonno.
-Nonno, insegnami a lavorare il legno da grande vorrei fare il tuo mestiere.
-No figliolo devi obbedire ai tuoi genitori e studiare per diventare un ragioniere.
E così è stato sto seduto a una scrivania a fare conti tutti i giorni con il dispiacere di non aver aperto una bottega artigiana creando, magari, giochi per bambini più educativi di quelli tecnologici di oggi.
Brave Gianna, Roberta e Sandra che hanno colto con sintesi il senso del possibile racconto con un comune femmineo sentire.
Un bravo particolare al favoloso Marco ,che con la “bimba chiamata tazza” ha fatto un salto di originalità.
Venerdì mattina la sveglia suona alle 6,45 la piscina mi aspetta accendo la lampada sul comodino, gli occhi sono disturbati dalla sua luce. Il sonno non vuole abbandonarmi e accompagna i miei passi lenti verso la cucina. Eccomi davanti alla macchinetta del caffè, non ce la mia tazza!!!! Dové controllo ma è stato solo il sonno, ha confuso il mio vedere. Come al solito è al suo posto. Prendo le gallette, la marmellata, le appoggio sul tavolo, torno in cucina il caffè è pronto. Di tutto punto vestita mi avvio verso la macchina raggiungo la piscina, non sto imparando a nuotare ma… cercherò di obbedire alla mia istruttrice.
ciao a tutti BRAVISSIMI tutti belli i vostri racconti.
Marco fantastico nelle due forme “poetico” e “fiabesco”
Dopo una giornata di stres, sentivo che arrivava un dolce sonno, mi feci la solita tisana per potere rilassarmi dalla stanchezza,presi la mia tazza di porcellana di cui mi era stata regalata da amici di famiglia mi sono impadronita perche’ all’esterno cerano tantissimi fiorellini,e quella avevo scielta tra le due,mentre versavo la tisana nel fondo nella tazza,vidi una piccola scritta che per leggere presi la lente di ingrandimento, cera scritto sogni d’oro rimasi stupita ma poi continuai a sorseggiare perche’ il sonno era tanto,nel finale non vidi piu’ nulla, allora pensai era una mia immaginazione da allora quella tazza è diventata la tazza dei mie sogni.e molto bella fatta da pittori di grande bravura. porta molta allegria per i suoi delicati colori!
LA LEGGENDA DELLA BIMBA CHIAMATA TAZZA
C’era una volta, una bimba con un nomignolo strano tazza cosi la chiamava la gente della vicina contea, figlia di un artigiano, vedovo commerciante di carbone.
Tutte le mattine con gli occhi ancora pieni di sonno si preparava, per uscire da casa, per recarsi nella vicina piazza.
In cerca della sua zia anch’essa artigiana.
Lei costruiva una lampada, una lampada, magica e miracolosa. Pensa che una volta accesa brilla di mille colori.
E quando giunge la sera la zia, la posa sul tavolo. Di fronte alla finestra, e la luce e talmente forte che illumina tutta la corte.
Da anni nella corte della casa vive un albero un albero magico, dove devi credere e obbedire. E la zia crede nella profezia, e cosi l’albero al pronunciare le tre parole magiche comincia a riempirsi di frutti buonissimi, e per raccoglierli la zia chiamava la bimba.
Finche una sera un losco individuo la vide stracarica di frutti e ridendo le disse sei talmente carica di frutti che assomigli a una grande tazza.
E fu cosi che il losco individuo divertito raccontò ai cittadini della sua contea la storia della bimba carica di frutti che sembrava un’enorme tazza.
Passarono giorni mesi e anni
e ancor oggi la gente della vicina contea racconta la storia della bimba chiamata tazza.
Era stata una bella gita ,tutto quel verde in mezzo agli alberi mi aveva rilassata e ritemprato lo spirito .Una strana sonnolenza mi aveva invasa ,una bella tazza di the appena a casa sarebbe stato l’ideale. Ma mi ricordai che dovevo passare dall’artigiano a ritirare la mia lampada che mi era caduta sul tavolo la sera prima ,ero un caro ricordo ,e temevo non si potesse fare piu’ niente,Lui non c’era ,ma la moglie me la mostro’ perfetta dicendomi “GUARDI SIGNORA E’ VENUTA BENISSIMO ,I COLORI SONO PERFETTI”
Il biglietto
La sera giunse all’improvviso con una luminosità strana che smorzava i colori e allungava le ombre , me ne stavo rannicchiato sul divano guardando oltre la finestra un passero che svolazzava di ramo in ramo su di un albero nel giardino , sul tavolo nella bella tazza di pregevole fattura artigiana che lei mi aveva regalato , il te si stava raffreddando.
Se ne era andata così , con un biglietto appoggiato ad una lampada , senza pensare troppo al dispiacere che mi avrebbe procurato . Un bigliettino artistico creato di certo da un bravo artigiano , anche in questi dettagli era maestra , tutta perfettina, senza sbavature , persino nelle stringatissime parole…” non abbiamo più niente da dirci ” …scritte con bei caratteri svolazzanti.
Erano le parole che non sapevamo più dirci o non riuscivamo più ad obbedire a un sentimento che si era affievolito giorno dopo giorno ?
Una storia passata, ora non sapevo neppure se ne era valsa la pena.
Pian piano lasciai cadere sul pavimento l’artistico foglietto e mi lasciai prendere da un sonno liberatorio.
In fondo…come in tutte le storie d’amore che finiscono…domani è un altro giorno !
Marco ha esordito in forma poetica…bella idea !!!
Desisamente più difficile.
Hai fatto bene Lucia, anche se gli apprezzamenti ed i commenti Franco avrebbe fatto meglio a metterli lui direttamente qui
Giunge la sera, e il cielo si colora di mille colori un angelo artigiano dipinge il tuo dolce viso.
Stupito, rimango seduto hai piedi di un albero gigante, abbagliato dalla bellezza del dipinto. I suoi colori sono talmente belli che il mio cuore si concilia con un bellissimo sonno. E infine, al mattino, sei lì con la mia tazza, piena del tuo amore. Buongiorno vita mia.
Mi sono permessa di riportare nei commenti il pensiero di Franco lasciato nel rullo, spero non lo trovi cosa sgradita.
franco4.mo: Molto bello il racconto di Alfred ,ha il sapore di uno stralcio da un romanzo ambientato lontano dalla confusione delle città, forse anche in epoca antica.
franco4.mo: Intimistico ,poetico e romantico quello di Mariejosè
franco4.mo: Lucia ,come Mariejosè …racconto tipicamente domestico ! Lucia più pratica, forse ha colto la parte più difficile del gioco ,mettere tutte le parole in poche righe .
Si era fatto sera, ho preparato una tazza di tisana per conciliare il sonno. La mattina dopo sarebbe arrivato un artigiano per riparare una vecchia lampada, ricordo caro della zia di Volterra, che con grande dispiacere l’aveva fatta cadere dal tavolo. La lampada raffigura un albero dai colori tenui, ora fa bella mostra in angolo del salotto, quando la sera l’accendo, ripenso con nostalgia e con un po’ di dispiacere ai tempi passati!
Con 72 parole non riesco a fare di meglio….
Molto piacevole questo “gioco” anche perchè con quelle 11 parole puoi inventare proprio tutto . Io calerei drasticamente il numero delle righe ,perchè più è lungo più è facile ovviamente , invece il bello è proprio riuscire a condensare le parole date nel minimo delle righe.
Chiara
Le piaceva quel gioco: guardare in fondo alla tazza con la quale faceva colazione, vedere i colori, i riflessi irridescenti della lampada posta sopra il tavolo, mentre beveva l’ultimo sorso di latte prima andare a scuola.
Strizzava gli occhi, Chiara: un po’ uno, un po’ l’alto…… le sembrava che la tazza e i suoi riflessi si spostassero come per obbedire ai suoi ordini.
Aveva ancora sonno a quell’ora presto: doveva andare a scuola e la scuola era laggiù, lontana, quasi in fondo alla valle, di fianco al grosso e vecchio albero di quercia del quale nessuno in paese conosceva l’eta.
Circolava voce che l’avesse piantata un bisbisbis-nonno di Anchise il fabbro: artigiano fabbroferraio da sempre , da generazioni. La tradizione vuole che i suo antenati li, in quella bottega artigiana, vi forgiassero le migliori lame del paese; tanto che i regnanti, per assicurarsi la garanzia della sua fedeltà, gli assegnarono quel pezzo di terreno dove ora, fino al calar del sole, nelle calde sere d’estate ancora si sente il suono del martello che, con rintocchi regolari, batte sulla grossa incudine
come ad annunciare la fine di un’altra serena giornata.
La lampada appesa sotto l’albero, illuminava il tavolo, creata da un artigiano, di cui non conoscevo niente.
Bevevo la mia tisana, nella mia tazza di fine porcellana, mentre i colori luminosi, giocavano con l’ombra della Sera.
Crepuscolo, ora di malinconia, ora dell’indefinito all’anima, ora dei pensieri dolci, dei sogni svelati, che scelgono cammini dei castelli in aria, ora senza età a vedersi donna e ragazza.
Esse, mi sembrano obbedire senza dispiacere ai giochi strani, che mi conducevano al sonno.
La goccia fa traboccare la tazza, artigiana.
Artigiano, uscite delle vostre stanze, non è più tempo del sonno, né di ubbidire.
Alzate le bandiere, i Colori. Andate gridare il vostro dispiacere dal mattino alla sera.
Appuntamento, sotto l’albero della libertà, una lampada in mano.
Bravissimiii!
già sono arrivati dei “raccontini” nei commenti ma…
aspetto ancora un poco a moderarli, affinché non vi influenziate l’un l’altro.
Complimenti, a chi partecipa
Seguiamo il consiglio di Lorenzo: “che il gioco cominci!”
Mi sembra una buonas idea. Forza, amiche ed amici!