Vi propongo questo video che io trovo molto toccante e ve lo propongo proprio per riflettere.
Si parla sempre tanto, e da tanto tempo ormai, del conflitto palestinese-israeliano e delle stragi che si compiono in quelle terre. Ogni volta che se ne parla e che si discute o si riflette su quest’argomento, si scatenano conflitti di opinioni tra amici e all’interno di noi stessi. Abbiamo tutti, penso, dei sentimenti contrastanti; almeno io ne ho. E molto forti.
Noi sappiamo che il popolo palestinese soffre moltissimo e di soprusi inaccettabili. È inutile ripetere cose conosciute da tutti molto bene.
Ma vediamo che, anche in Israele, la quotidianità è difficilissima a causa degli attentati giornalieri e dell’insicurezza che ne deriva e dell’impossibilità di vivere serenamente.
Prendere un autobus senza sapere se arriverà mai a destinazione, andare a scuola e non essere sicuri di ritrovare tutti i compagni, uscire per andare al mercato e non tornare mai più a casa…
Se voleste approfondire l’argomento vi suggerisco:
http://it.wikipedia.org/wiki/Conflitti_arabo-israeliani
http://www.conflittidimenticati.it/cd/i/2196.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Israele
sono siti molto esaurienti seri e ricchi di informazioni.
Anche sono numerosi i film sul conflitto palestinese-israeliano, visti sia dalla parte palestinese che israeliana:
Il più recente mi sembra Il giardino di limoni… (Etz Limon) del 2008 per la regia dell’israeliano Eran Riklis, tratto da una storia vera; sulla realtà quotidiana dei palestinesi c’è l’atipico Intervento divino di Elia Suleiman. Poi c’è Private di Saverio Costanzo del 2004 ben fatto e non di parte.
Potrei citare la filmografia di Amos Gitai, ma c’è sempre il capolavoro di Steven Spielberg Munich.
Sul conflitto in senso stretto forse Paradise Now del 2005 di Hany Abu-Assad è un film significativo che spiega, senza giudizi e senza retorica, il punto di vista di un martire omicida.
E ora a voi questo video e i vostri commenti eventuali.
“Le guerre non si combattono per il futuro, si combatttono per il passato.” Non ricordo chi lo ha detto, una cosa è certa: il rancore porta alla guerra. In Munchen si dice a un certo punto “Abbiamo eliminato i capi affinchè fossero sostituiti con capi più feroci”. A chi fa comodo questa tremenda montagna di morti? E forse più ancora dei morti, i feriti, che non sappiamo come sono feriti e quanto sono feriti. Quanti e quanto mutilati nella vita e nel cuore: da ambo le parti, come in ogni guerra. A militare c’insegnavano: scopo di una guerra non è uccidere è entrare in possesso di un territorio (come fosse una partita a Risiko), dimenticando che su quel territorio ci sono degli uomini che amano, cantano, sognano, lavorano. Insomma son vivi, proprio come noi e con una sola differenza, sono il nemico e il nemico è cattivo. Il nemico non ha volto, o forse lo ha, è il volto della paura che ognuno si porta dentro. Forse soltanto quando l’uomo sconfiggerà la paura imparando a dominarla potrà conquistare la pace.
(Pòpof)
il conflitto israelo -palestine non troverà mai fine è alimetato da troppi interessi dell’occidente ad avere una posizione preminete in quel teatro .Il prezzo + caro lo stanno pagando i palestinesi cacciati dalle loro terre e continuamente umiliati dalla strapotenza israeliana in tema d’armamenti e disponibilità finanziarie la storia ha corsi e ricorsi ciò che t’hanno fatto rifai.
16/17/18 settembre 1982 – settembre 2001 La storia giugno 1982 – Israele invade il Libano con il pretesto di proteggere i suoi insediamenti nel nord della Palestina. fine luglio ed agosto 1982 – L’esercito israeliano raggiunge ed invade Beirut. 21 agosto 1982 – Inizia l’evacuazione dei guerriglieri palestinesi da Beirut che termina il 31 agosto. La forza internazionale (composta da francesi, inglesi ed italiani), dopo aver garantito l’evacuazione, si ritira lasciando campo libero all’esercito israeliano ed ai falangisti libanesi che entrano così a diretto contatto con la popolazione civile palestinese e libanese dei campi profughi di Sabra e Chatila. 16 settembre 1982 – Alle ore 18 inizia il massacro a Sabra e Chatila. L’allora Ministro della Difesa israeliano Sharon dà l’ordine di illuminare a giorno i due campi profughi e lascia mano libera ai suoi ed ai falangisti di compiere l’eccidio. 18 settembre 1982 – Si contano 3.000 morti tra i civili palestinesi e libanesi nella devastazione dei due campi profughi. Secondo la Carta di Norimberga, la IV Convenzione dell’Aia e la Convenzione di Ginevra del 12/8/1949, l’accaduto rientra nella definizione di “crimine di genocidio”. Sono passati solo 20 anni da quei terribili giorni. Di Sharon sappiamo che oggi è Primo Ministro della Stato dIsraele, eletto con un unico punto in programma: farla finita con i palestinesi. Di Hobeika, dirigente dei falangisti
Di fronte ad una guerra storica come questa che cosa vuoi dire? L’invito alla pace è disatteso costantemente. Nello scacchiere internazionale il tema viene usato a fini di politica dei litigi e degli equilibri. La narrativa è piena, i film e i lavori della cultura in genere sono numerosi. Viene da dire, Paola, non c’è qualcosa di storto negli uomini? Non è tutta questione di testa parafrasando un altro titolo? La questione israelo palesinese ci conduce, ci riconduce, al buio dell’intelletto. Comunque, brava.
il conflitto di cui si parla in questa pagina è dibattuto, in tutto il mondo, ormai da decenni.I migliori giornalisti, dopo aver vissuto sul posto queste tragedie, hanno scritto articoli profondi e appropriati; insigni storici ci hanno fornito i precedenti e le conseguenze di questa guerra tremenda con i loro libri; come suggerito da te , in internet troviamo centinaia di notizie , per tutti i gusti. Io, nella mia “piccolezza”, non mi sento di aggiungere qualcosa in più alla loro “grandezza”