MARIO MONICELLI
Viareggio 1915 – Roma 2010
Regista e sceneggiatore italiano
Se n’è andato come ha sempre vissuto: da uomo libero, laico, ma soprattutto se n’è andato di sua volontà. Ancora quest’estate istigava alla ribellione gli studenti per i tagli alla cultura e alla ricerca. Lui, di 95 anni, il più giovane di tutti.
Ricordarlo con i suoi aforismi, le sue interviste e alcune battute famosissime dei suoi film, così tanto ci ha lasciato…
La vera felicità è la pace con sé stessi e, per averla, non bisogna tradire la propria natura.
Tutta la comicità da sempre, dalla nostra tradizione millenaria è sempre rivolta a questo, a ridere della morte, a ridere della malattia, della vecchiaia, della miseria soprattutto della fame. Senza questi elementi, fame, morte, malattia e miseria noi non potremmo far ridere in Italia. (Intervista di Alberto Pallotta, 2002)
L’Italia si presenta bene ad essere messa in commedia, anzi, sempre meglio!(Intervista di Grazia Casagrande, 2006)
Gli italiani sono fatti così: vogliono che qualcuno pensi per loro, se va bene va bene, se va male poi l’impiccano a testa sotto.(Intervista a Raiperunanotte, 2010)
Quello che in Italia non c’è mai stato, una bella botta, una bella rivoluzione, rivoluzione che non c’è mai stata in Italia; c’è stata in Inghilterra, c’è stata in Francia, c’è stata in Russia, c’è stata in Germania, dappertutto meno che in Italia. Quindi ci vuole qualcosa che riscatti veramente questo popolo che è sempre stato sottoposto, trecento anni che è schiavo di tutti.(Intervista a Raiperunanotte, 2010)
Una brevissima scelta di frasi dai suoi film
«Oh, gioveni! Quando vi dico sequitemi miei pugnaci, dovete sequire et pugnare! Poche conte! Se no qui stemo a prenderci per le natiche» (dal film L’armata Brancaleone).
«Taciturno inverochè laconico, ma quando che parla ogni parola è una sentenza». (Peppe il pantera (Vittorio Gassman) ne I Soliti Ignoti)
«Un po’ di rispetto, è un cadavere morto!» (da Totò e Carolina)
«E io rimasi lì a chiedermi se l’imbecille ero io… che la vita la prendevo tutta come un gioco, o se era lui… che la prendeva come una condanna ai lavori forzati, o se lo eravamo tutti e due» (da Amici miei atto II)
«La giustizia non è di questo mondo» (da Il marchese del Grillo)
«Brigadiere, come vede, si lavicchia!» (Totò da I Soliti Ignoti)
«Sono sempre i più meglio che se ne vanno. Eh, è la vita: oggi a te, domani a lui» (da I Soliti Ignoti)
A MARIO MONICELLI…
“Sei volato, per anni, sulle nostre vite,
…facendoci vedere ciò che siamo
e non vorremmo essere, facendoci ridere di ciò
che di noi fa ridere…
Crudele…
Feroce, a volte…
Ma tenero, e forte al contempo,
come la vita, che hai voluto sfidare
per l’ultima volta…
E non mi sarei mica tanto sorpreso
se tu fossi rimbalzato,
Maestro
(Tonino Chirumbolo)
Il Suicidio.
Di fronte al morire, sorte comune a tutti, si rimane sempre tramatizzati:sono persone che ci lasciano per sempre. La nostra bimillenaria civilizzazione Giudeo-Cristiana da, ancor oggi, come grande scandalo il suicidarsi. Un tale estremo gesto impone alla vita,nel rifiutarla cosciente, il non voler accettare l’ineluttabile: la “fine”, al tempo che sara’. Suicidarsi non da nessun esempio di eroismo o virtu’ ma mostra solo il cedimento, a parte patologie varie, o traumi mentali, di noi stessi alla spirale della disperazione. Disperazione che prendendosi il dominio della mente ci rende capaci di abusare la nostra vita al punto di uccidendola. Ci serviamo del nostro libero arbitrio per il turpe obiettivo di procurarci la morte: presunto stato di liberazione a sofferenze e insoddisfazioni, le piu’ disparate, appellandoci alla falsa credenza nello stoicismo. Il suicidio, nelle sue moderne manifestazioni rimane e rimarra’ sempre un atto e cultura ignobili da condannare. A noi,nonostate la sua condanna e i nefasti effetti associati al al suicidio, avere sempre verso qualsiasi malcapitato il massimo senso di comprensione, rispetto e riverenza per una vita che non c’e’ piu’. Paul
Grande Uomo dello schermo, non c’è che dire,Ci ha donato tanto..
però mi viene da dire che, se una fine così l’aveva fatta un comune povero diavolo,veniva condannato tutto lo staf ospeda
liero.Ma siccome , questo gesto estremo l’ha fatto Monicelli, si trovano tutte le giustificazioni.Forse gli daranno la medaglia d’oro con chissà quale motivazione.Sta zitta anche la chiesa, almeno per ora.Come siamo strani …
Con i suoi film ha raccontato vizi e virtù di un’Italia ironica e triste, con il suo gesto estremo, non potendo assumere la cicuta che fu di Socrate, Monicelli ha scelto il dirupo. Ha scelto ciò che ad altri, immobilizzati nei propri corpi, è per legge proibito. Libertà e lucidità, ma anche tragicità, perché sempre di morte si tratta.
Con la scomparsa di Monicelli così tragicamente conclusa, perdiamo uno dei migliori registi italiani che ha saputo descrivere una così forte contemporaneità nei sui film. Ma ora non ha importanza tanto celebrarlo come cineasta quanto piuttosto far capire che si trattava di un uomo che ragionava con la sua testa e che non aveva timore di dire quello che pensava. A volte diceva: “ la speranza è una trappola, è una brutta parola, non si deve usare, è solo stata inventata dai padroni”.
Grazie, Monicelli, per queste parole amare e vere.
Tutti abbiamo amato i suoi film che ci hanno accompagnato per lunghi anni, ma, ancora di più abbiamo amato la sua vecchiaia, lo abbiamo visto nelle piazze manifestare battagliero, mai rassegnato, impegnato a progettare nuovi film, curioso e generoso. Abbiamo pensato: quest’uomo è un modello per tutti noi, che abbiamo tanto paura della vecchiaia, di questa età tanto svalutata e temuta, abbiamo ammirato il suo sguardo acuto e ridente. Ora Monicelli è voluto uscire dalla vita in modo drammatico, non perché desiderava la morte, ma proprio perché amava la vita.
Il suicidio di Mario Monicelli mi ha fatto interrogare in modo sempre più urgente sulla questione del fine vita e sul diritto di poter decidere sulla propria vita e sulla propria morte.
Io mi sono posta il problema dell’eutanasia.
Mi chiedo dunque accettare che un vecchio di 95 anni malato terminale di un male incurabile che lo aveva offeso nella propria vitalità, possa uscire in pigiama e affrontare il freddo, sul balcone di una stanza d’ospedale.
Da solo raccogliere tutte le sue forze che un malato di 95 anni può avere e scavalcare la ringhiera per buttarsi sotto.
Affrontare i secondi che lo separano dall’impatto,accettando anche che il proprio corpo venga esposto allo sguardo di estranei
Tutto questo per una legge che non esiste
“Sono sempre i più meglio che se ne vanno. Eh ,è la vita : oggi a te domani a Lui….” Per fortuna ce ne andiamo tutti….sia ben chiaro ..ma questo….solo per un eccesso di democrzia….se nò tiè !!! Questo potrebbe essere il seguito dello sproloquio di Gassman …assolutmente nelle corde ironiche del Grande Mario Monicelli che nell’ultimo istante avrà pensato il famoso inciso ….” e vorrò che la morte mi prenda da vivo….!” Ciao Mario ….sei stato un grande !
Piangiamo e rimpiangiamo Mario Monicelli nel momento della sua morte. Morte che ha scelto con lucidità e senza speranza, in un momento di particolare disperazione. Quando capitano episodi del genere ci sentiamo disarmati e tocchiamo con mao la nostra fragilità di esseri umani. Ma non è lecito e giusto addentrarci con le parole nei misteri della vita e della morte. Che la terra ti sia lieve, Maestro. Non ti dimenticheremo.