Mi sembra di grande attualità proporre la visione del film “Habemus Papam” di Nanni Moretti.
Una storia in cui mi sono identificata, quella del Papa che non vuole fare il Papa, sull’inadeguatezza di questo ruolo. Il regista in questo film ha raccontato la crisi di tutti gli adulti che vorrebbero tornare bambini per non farsi carico delle proprie responsabilità, tornare a giocare e a stupirsi di fronte alla vita. Quando passano, gli anni è forte è il desiderio di giocare, magari a palla prigioniera come l’anziani cardinali o addirittura recitare come il Papa interpretato dall’insuperabile Michel Piccoli. L’attore incarna la fragilità di qualsiasi anziano stretto fra le richieste della vita e l’affievolirsi delle forze e del pensiero, toccando momenti commoventi. Il papa Melvìlle, non riesce a mostrarsi l’uomo forte che non è, non ha la forza per affrontare un mondo pieno di grande aspettative e cambiamenti. Ma non è solo il Papa a sentirsi inadeguato, lo è anche il vaticanista intervistato alla tv, lo stesso Moretti, nel ruolo dello psicanalista, che non riesce a portare a buon fine l’analisi al papa. Questo non è una critica alla Chiesa, il regista ha verso di Essa uno sguardo compassionevole come verso i cardinali, non deve convertire nessuno. Bellissima è la canzone “Todo cambia” di Mercedes Sosa, canzone d’amore verso l’Argentina che la cantante costretta all’esilio dedica alla sua patria. Anche Moretti, come il Papa, si sente un uomo in esilio sia dal punto di vista esistenziale, umano e politico, in questo Paese e in questo tempo.
Lucia.tr
Quante volte ci siamo sentiti “inadeguati”? Quante volte ci hanno proposto un’incombenza, una carica e non ci siamo sentiti all’altezza per svolgere il compito affidatoci? Spesso non c’è l’umiltà di voler capire o di accettare la nostra inadeguatezza ed andiamo avanti ugualmente. Nel film che ci suggerisce intelligentemente di vedere Lucia, secondo me si tratta questo tema e dell’umiltà di chi si rende conto di non essere in grado di svolgere un determinato compito, di non meritarlo.
Come l’isernino Celestino V, il Papa del “gran rifiuto dantesco” nel 1294 fu criticato, non capito e suscitò sgomento, così nel film, il cardinale Melville suscita incomprensione e lascia tutti turbati e sbigottiti, nella bellissima scena finale.
Restiamo “muti e basiti”, come i cardinali e i fedeli del film, ma ci poniamo una domanda: in quale comportamento c’è maggiore onestà?
È più leale, retto, integro colui che accetta comunque un incarico, superando tutte le sue paure di non farcela, ma cercando a ogni modo di mettercela tutta, con grande impegno, per agire il meglio possibile e soddisfare le aspettative di chi ha avuto fiducia in lui, o è da apprezzare maggiormente chi invece umilmente rifiuta, adducendo come ragione l’essere inadeguato al ruolo offerto?
(paolacon)
http://www.youtube.com/watch?v=Mr8O687r-60&feature=player_embedded
Sinceramente non sò se piangere o ridere …
Mi riferisco alla notizia che Pontifex.it , il sito ultra cattolico, avrebbe denunciato Nanni Moretti per offesa all’onore o al prestigio del Papa, dopo l’uscita del film “Habemus Papam”.
Come riporta Giornalettismo:
Il film di Moretti ha suscitato gli strali dei Papaboys, che lo definiscono “deludente, grottesco e offensivo” e secondo cui “farlo uscire in prossimità della Pasqua è un’offesa al Cristianesimo”. La denuncia che verrà esaminata comunque a Roma, riguarda la supposta violazione dell’articolo 278 del codice penale, in combinato disposto con l’articolo 8 dei Patti Lateranensi, che punisce con la reclusione da uno a cinque anni chi offende l’onore o il prestigio del presidente della Repubblica, estendendo tale tutela anche al Papa.
“Il film non menziona mai la persona fisica del Pontefice, ma dall’insieme del racconto emerge con evidenza la parodia dell’attuale Papa e comunque il disonore alla figura del Romano Pontefice, anche nella caricaturale figura del candidato cardinale tedesco del Conclave”.
Non ho visto il film,nn posso fare un commento,credo fermamente che il cardinale Melvilleuomo di fede credesse ciecamente nell’aiuto dello Spirito Santo.Unacosa mi torna in mente l’ultima via crucis da me vista in tv di papa Paolo II,nn si reggeva quasi in piedi aspettava sul terrazzino la consegna dellacroce al termine della 13 stazione,come l’ebbe davanti gli si aggrappo’come un sostegno era un fiat emanava una pena infinita ,ma era un esempio di accettazione totale……
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Nel commento dell’8 maggio, causa la fretta, non ho espresso la mia opinione sul rifiuto. Ritengo più onesto rinunciare all’incarico se non ci sente all’altezza del compito che ci viene assegnato da altri, infatti non ho mai capito perchè Dante abbia relegato Celestino V all’inferno…, tra l’altro poi santificato dalla Chiesa. La nostra fragilità umana, anche il Papa è un uomo, pur se sorretta e fortificata dalla Spirito Santo può essere messa a dura prova da un incarico così impegnativo. Penso che il nostro caro Papa Luciani, uomo umile e di profondissima fede, non abbia retto al peso di tale compito…
Ritengo che la rinuncia non sempre può essere letta come viltà, a volte può essere una prova di coraggio quando si è consapevoli dei propri limiti.
A molti di noi il finale di Habemus Papam ha lasciato l’amaro in bocca e tanti pensieri confusi. Avremmo voluto chiedere al regista perché il suo Papa non accetta l’incarico che Dio e gli uomini gli hanno assegnato? Oggi più che mai ogni uomo deve accettare il peso e le responsabilità che la vita gli affida. Non occorre l’impegno in grandi imprese, bisogna aderire alla propria esistenza, qualsiasi essa sia, dobbiamo starci dentro, dobbiamo amare il nostro lavoro, il nostro ruolo di madri e di padri. Invece questo Papa, recuperato dai Cardinali , quando si afaccia su Piazza San Pietro gremita di fedeli, impaurito si tira indietro, lasciandoci delusi e con po’ tristi.
Gentile signor Paul Candiago, sono completamente d’accordo con Lei per augurarci un bel film sulla vita e , soprattutto , sulle opere del nostro amatissimmo Papa Giovanni Paolo Secondo. Vorrei farLe osservare che il film ” Habemus papam ” non tratta la storia del Papa Celestino V , di cui Dante Alighieri scrive : personaggi diversi, tempi lontani, storia e politica di altra levatura. Forse Nanni Moretti ha tratto spunto solo dalle dimissioni di entrambi i personaggi. Le due vicende non si possono confrontare e giudicare. Mi viene un dubbio: ha visto il film? La saluto cordialmente , ringraziandola sempre dei suoi commenti puntuali, Edis.Maria
Caro Paul, raccolgo con entusiasmo il tuo suggerimento.
HABEMUS PAPAM
Gentili Signori e Signore, auguriamoci che il Signor Nanni Moretti a questo “capolavoro”, a vostro dire, cinematografico su una figura dantesca di molti secoli fa possa aggiungere, in provata verita’, quella di un grande Papa dei nostri tempi: Beato Papa Giovanni Paolo Secondo.
Un filmato su questo Papa: la vita, l’operato e il suo papato rimarebbe certamente un vero e perenne capolavoro per l’Umaninta’.
Un ricordo duraturo verso questo Papa Universale da cui tutti abbiamo ricevuto luce vera ed insegnamento spirituale e sociale.
Rispettosamente, Paul
Penso che il Cardinale Mervìlle, uomo di fede, creda cecamente nell’aiuto dello Spirito Santo e nel suo aiuto. Sicuramente Moretti non ha introdotto nel film questa mia idea, infatti, la frase finale del mio commento dice testualmente come “IO” mi sarei comportato al posto della Cardinale. Il regista ha fatto una lettura laica non religiosa di questa storia, diversa da quella che avrei fatto personalmente.
Vogliamo provare a fare un parallelo tra Celestino V e il cardinale Melvìlle, il loro rifiuto è un atto di viltà come lo definisce Dante Alighieri nel III canto dell’ Inferno, o sono su delle posizioni diverse?
Spirito Santo…un bel pò complicato!
E se lo Spirito Santo fosse proprio quell’Entità che ha permesso al neo papa di spaventarsi, riflettere e decidere il suo destino?
Caro Angelo nel film “Habemus Papam” un assente c’è ed è certamente lo “Spirito Santo” .
Non aleggia su papa Melville, non aleggia sulla Chiesa nella sua interezza, non aleggia sulla folla che applaude quell’ultimo discorso pastorale e di commiato, folla che rimane attonita di fronte al “grande” rifiuto e …ahime! deve fare i conti con la fragilità di un Papa e con quella di tutti gli uomini che “credono”.
Ho visto il film di Nanni Moretti, mi è molto piaciuto, un film della maturità. Il regista è più autoironico, tenero e anticonformista, ci ha fatto un regalo, perché attraverso Papa Melville ha rappresentato le debolezze di ciascuno di noi, la paura di affrontare il mondo mantenendo la propria dignità. Ha reso il papa più umano, un uomo che oltre ad ascoltare le pene del mondo vorrebbe essere ascoltato e quando non ci riesce, vorrebbe scomparire. Mi ha colpito la paura del Papa di fronte alla moltitudine di fedeli in Piazza San Pietro, perché oggi non basta più comandare i fedeli, ma bisogna convincerli e arrivare alla mente e al cuore di ciascuno di loro, rischiando come spesso succede di essere contestati e discussi. Alla domanda che pone l’articolo, credo che sia difficile dare un’unica risposta, perché, se da un lato il rifiuto potrebbe essere sinonimo di debolezza e insicurezza, dall’altro può essere anche un atto di coraggio ammettere le proprie paure nell’affrontare un problema. Personalmente nelle vesti del Papa, essendo stato scelto dalla volontà di Dio, attraverso i Cardinali, avrei accettato l’incarico confidando sull’aiuto dello Spirito Santo
Nanni Moretti ha creato un nuovo capolavoro già partendo dal titolo. Se , infatti, invece che “Habemus papam “ si fosse trattato di “Habemus regem” , costruendo un film sull’ineguatezza di Edoardo VIII nell’essere re, il pubblico, giustamente , avrebbe reagito diversamente. Comunque la delicata e fine dissacrazione dell’argomento ha fatto sì che non possa dispiacere né ai religiosi , né ai laici. Moretti ha saputo condurre il racconto con una sottile ironia che gli è congeniale. Il papa-non papa, ne esce vittorioso, perchè ha risolto il suo “ grande problema “, immergendosi tra la gente, e allontanandosi da un magistrale psicoanalista , cui non è stato concesso di adoperarsi a fondo nel guarirlo. La grande ironia invece investe i cardinali: questi personaggi che immaginiamo severi, taciturni e sempre in preghiera, mentre si divertono, come tutti gli esseri umani nei momenti di riposo o di noia. Per quanto concerne la domanda cui siamo chiamati a rispondere affermo che: se l’impegno riveste una capacità che possa investire fattori importanti, se non ci si sente preparati l’onestà ti obbliga a ritirarti; in casi più leggeri la riflessione può essere tollerata. E’ un film ! Non prendiamolo come una tesi sociale !!!!!!!
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Moretti è riuscito a stupirmi anche questa volta. Da ateo quale si professa, guarda con rispetto alla Chiesa in uno dei momenti più significativi quale l’elezione del Papa e ne realizza una rappresentazione delicata, umana, ironica… Il tema del dubbio è molto originale e credo anche reale, a me è piaciuto molto e mi ha fatto riflettere. La Chiesa sta attraversando un momento di crisi e anzichè sottolineare i vizi ed i difetti che le si contestano, ha sollevato il problema dell’inadeguatezza, del non sentirsi all’altezza di chi è chiamato alla suprema carica, che è molto umano…. Moretti precorre i tempi, è originale e ci fa pensare; a mio avviso ha realizzato un capolavoro.
Un papa appena eletto non se la sente di assumere l’impegno, è l’aspetto umano di chi per definizione viene chiamato santo padre.
Sentirsi inadeguati: il sentire è la cosa più nostra che abbiamo, non è manipolabile. Una sensazione spiacevole non si può far passare per piacevole, si può far credere ma alla prova dei fatti il bluff salta fuori.
Non ho visto il film e la domanda che sorge spontanea è: finisce bene o male?
Intanto un’altra storia (pare) sia finita bene!
Parto innanzi tutto col dire che “Habemus Papam” è per me un capolavoro e che Nanni Moretti oltre a muovere problematiche e ragionamenti esposti in modo stupendo da Lucia e Paola, è riuscito a mettere in evidenza una Chiesa inadeguata, fanciulla o decrepita ,anche se vista con sguardo di compassione …ma quelle tende rosse del balcone papale che sventolano su di un buio che sa molto di nulla ,sono l’emblematica rappresentazione di una crisi forse irreversibile.
Ma torniamo ai ragionamenti fatti. Anch’io come Lucia e come papa Melville mi sento un esule ….infatti come riconoscersi nella morale corrente, come riconoscersi in una politica
interessata, sporca, mafiosa e proffittatrice. Come riconoscersi in un mondo che non ha più ideali e valori.
Allora scomparire ? Non prendersi sulle spalle i problemi sentendo tutta la nostra inadeguatezza ed estraneità?
Forse come dice Paola è più onesto di fronte gli altri e nonostante tutto ,prendersi “il peso della coce” e cercare quanto più possibile di cambiare le cose.
E’ un argomento di grande impegno e c’è da esservi grati di averlo proposto. Quante volte ognuno di noi si sente inadeguato? Certo, tantissime. Ma non è che, qualche volta, non comprendiamo il ruolo che dobbiamo svolgere, non riusciamo a “calarci” bene nella nostra parte? Per me un Papa che non capisce la sua parte è una contraddizione in termini, dovrebbe aprirsi al mondo, espandere il suo credo di fede, speranza e carità e, se si sente inadeguato, come umanamente può accadere, dovrebbe riconoscere di essere personalmente inadeguato e lasciare il testimone ad altri. Guai se, nel suo alto magistero, dovesse istillare dubbi e “inadeguatezze” a piene mani. Farebbe danni infiniti. Si propone questo, Moretti? Non lo so. Tuttavia, l’argomento è di quelli che non possono prendersi sotto gamba. Perciò, andiamo avanti. E’ un bel film, bene introiettato. Ma i problemi fondamentali del mondo sono altri. E, per rimanere nel campo, che ne direste di un Papa martire di fronte all’ignavia e all’ingiustizia dei tempi? Di un Papa che spandesse virtù e sacrificio e ci facesse essere orgogliosi di seguirne l’esempio?