È quasi mezzogiorno, il brusio in aula si interrompe all’arrivo della vicepreside.
<Ragazze! La lezione dell’ultima ora non c’è: potete andare a casa!>
<Non c’è inglese, non c’è la prof, non mi interroga!>
<Andiamo, andiamo!>
<Wow, wow!>
Che allegrezza, un’ora di vita guadagnata… inaspettatamente un’ora di libertà scanzonata,
e ridendo e chiacchierando, spettegolando un po’ e interrompendo le parole con scoppi di risa, spensieratamente, insieme alle amiche, Maria si avvia verso casa.
Scende direttamente nel sottoscala dove sa che i genitori stanno lavorando insieme alle loro operaie.
<I miei genitori?>
< Non ci sono, sono andati da tua nonna>
<Uffa, mi toccherà mangiare più tardi, ho fame> e Maria si siede con poca convinzione su uno sgabello rassegnandosi ad aspettare.
Ha caldo, lì dentro fa caldo e lei ha sete <Dài, Maria, possiamo spartire quello che abbiamo noi, tanto stavamo per fare la pausa>
Chi ha parlato è Giovanna, prova simpatia per Maria, come tutte d’altronde, è tanto graziosa quella ragazza. E loro non sono di molto più “vecchie” di lei.
In un momento escono fuori dai sacchetti: scatole con la pasta avanzata dalla sera prima e saltata, una pizza di ricotta e spinaci, della frutta, pomodori, pane, pane e salame, anche un pezzo di ciambellone… Bevande. Maria ha di che saziare la sua fame.
Devono lavorare, in nero, sono pagate poco e lì sotto fa caldo, ma hanno trovato solo quello, meglio che non lavorare affatto e hanno proprio bisogno di quei soldi.
Mangiano ascoltando la radio, che è sempre accesa nello scantinato dove tessono, ogni tanto accompagnano una delle canzoni favorite, cantando anche loro. Allegre. E i discorsi si intrecciano, si accavallano, scherzano, sono affiatate, sono pur sempre giovani, anche se con tanti problemi e responsabilità e si conoscono da una vita…
<Tina come sta tuo marito? Va meglio?> <Sì, grazie, lentamente>
< Antonella l’hai poi comprato quel vestito? O ci hai rinunciato? Lo pagherai a rate, ma compratelo!>
<Non so, ci sono ancora tante spese e poi la mia Giulietta vuole delle scarpe nuove>
<La vizi! La vizi troppo, pensa un poco anche a te>
<Matilde hai scelto la chiesa? O hai deciso di sposarti nella parrocchia di Michele?>
<Io la chiesa la sceglierei, ma ce ne vuole ancora di tempo e di soldi da parte… siamo ancora troppo lontani per poterci sposare> -dice Giovanna che è la più giovane di tutte- < dobbiamo accontentarci di un lavoro poco pagato e per giunta in nero. Maria tu non hai sentito vero? ……TI …ADDORMENTerai…. sentite che bella! L’adoroooo E se.. mi sognerai
Dal cielo io cadrò> canticchia…
<E se.. domanderai
Da qui risponderò> prosegue Tina
Poi…
Poi…Improvvisamente degli scricchiolii strani… rumori ed infine un boato, assordante; hanno appena il tempo di guardarsi attonite, non riescono nemmeno ad urlare, sono ricoperte di calcinacci, il palazzo si è sbriciolato, disintegrato, spezzato sopra di loro, poi più nulla… BUIO solo Biagio Antonacci, imperterrito e impietoso, dalla radio, continua a cantare…
… Sognami se nevica…
Sognami sono nuvola…
Accadeva il 3 ottobre 2011, a Barletta!
Maria Cinquepalmi, 14
Giovanna Sardaro, 30
Matilde Doronzo, 32
Antonella Zaza, 36
Tina Ceci, 37
Ho solo intuito le storie di queste donne ma, per onorarle e commemorarle, mi sono servita dei nomi veri, il resto è frutto della mia immaginazione, ma non credo di essermi allontanata troppo dalla realtà.
Ringrazio Alba che mi ha consigliato di ricordare le donne di Barletta e Giuliano che mi ha suggerito il titolo.
(pca)
A proposito dell’argomento, consiglio la visione di un film a mio parere bellissimo: “Lezioni di cioccolato”, con Luca Argentero e Neri Marcorè.
Commenti abilitati strano avevo lasciato un commento che non trovo piu
quanta fatica per un tozzo di pane passano anni secoli ma la povera gente è sempre li a faticare …quanto vorrei vedere un pò di giustizia a questo mondo ,
Omicido colposo plurimo, disastro colposo, lesioni colpose ecc.. questi i reati contestati. La solidarietà del Papa, gli applausi della folla ai funerali, l’indignazione e la rabbia della folla, i fiori del Presidente della Repubblica. Nove persone indagate e nessuno pagherà, come sempre!!! Intanto quante altre Matilde non si sposeranno, Maria non rivedra’ genitori, Tina non rivedrà marito e figli ecc..ecc… E le chiamano disgrazie annunciate anche!!!! Svegliamoci.
Impressionanti i dati che ci elenca Alfred:
Quasi ogni anno più di mille persone perdono la vita durante lo svolgimento dell’attività.
Senza contare chi rimane invalido più o meno gravemente a seguito d’infortuni sul lavoro.
Sarà un caso isolato (e me lo auguro) questo è il risultato di una denuncia:
Saro Visicaro • Università degli Studi di Messina
A Messina ho denunziato il presidente di una coop edilizia (che è anche poliziotto) perle condizioni di massima insicurezza. Alla fine sono stato condannato per diffamazione. La coop si chiamava ” Polizia di Stato 85.” Sembra una barzelletta ma è un fatto.
Manciata di donne morte
urla private
come vita
da non mostrare.
Era un mattino come tanti, dovevamo fare manutenzione su una struttura del magazzino altezza 18 mt. eravamo sul un ponte movibile ci apprestavamo a salire sull’ultimo piano della scaffalatura: il mio compagno mi dice, vado io, sul piano in legno, cosi comincio a fare il lavoro, fa un saltello un piccolo balzo su la piattaforma in legno, e qui accade l’imprevisto la tovola cede e cade giù da 18 mt. Ancora che sono passati anni, sento i brividi su la mia pelle, vedere sprofondare nel vuoto un compagno di lavoro è molto brutto, ti segna, ti fa capire molte cose…per fortuna che in fondo sul piano terra cerano dei pianali di materiale che dovevono essere messi a posto,è caduto sopra..ed è rimbalzato sul pavimento, procurandosi fratture al bacino. questa è solo fatalità della casualità degli incidenti ma la morte di queste ragazze è orribile, si orribile, nel suo insieme, si parla di lavoro nero…maledetto lavoro che tanti operai/e muoiono per un tozzo di pane, ma che mondo viviamo, siamo nell’era della modernità ma viviamo ancora con il caporalato, e le morti per lavoro nero, basta con queste orrende morti, ci vuole lavoro sicuro per tutti.
Domenica, nella mia città hanno ricordato la giornata delle vittime sul lavoro, facendo presente che dagli anni precedenti il fenomeno si era ridotto notevolmente. Nello stesso giorno un operaio moriva precipitando da una porta non protetta,di una palazzina appena ultimata. Dopo due giorni altri due operai morivano in altre occasioni.Per esperienza lavorativa posso dire che se non cè prevenzione e controlli efficaci da far rispettare,queste situazioni purtroppo si ripeteranno.Bisognerebbe controllare chi controlla, se realmente fa il proprio lavoro.
Non intendevo denunciare il lavoro nero se non è pericoloso , ma semplcemente ( si fa per dire) froda il fisco, ma quelle situazioni che agli occhi di tutti possono ledere la salute e l’incolumità del lavoratore. Non intendevo neanche parlare di “delazione”, parola orribile che sa di vigliaccheria ,ma denuncia circostanziata e coraggiosa ,mettendoci in luce in prima persona. Non deleghiamo sempre agli altri, quando , nel nostro piccolo, qualcosa possiamo fare. O vogliamo sempre dire: che c’entro io ???
Solo io potrei denunciare almeno una decina di casi di lavoro “in nero” …commesse di negozio, lavoratori di imprese di costruzioni e dell’indotto, insegnanti di scuole private ecc. Mio figlio è ingegnere della sicurezza sul lavoro e dell’ambiente …quindi ho fonti ben precise, ma non è con la delazione che si risolvono i problemi, ci sono Enti preposti a questo e c’è la politica….perchè non funzionano ?
Il mio cerchiamo di fare qualcosa ..ovviamente è con la protesta e con il VOTO.
“cerchiamo di fare in modo che le cose cambino…” dice Franco, allora consideriamo le parole di Edis e riflettiamoci su: “denunciamo” i casi anomali che vediamo!
Ignorando, passando sotto silenzio, quando sappiamo, è un modo di collaborare anche noi a questo scempio.
Innanzi tutto un plauso a Paola perchè quello del “racconto” era il modo più efficace per parlare di questa tragedia.
Sarebbe bello interpretarlo radiofonicamente con i dialoghi, i rumori del crollo e alla fine come un assurdo viatico le parole della canzone di Biagio Antonacci.
Ci sarebbe tanto da dire sul lavoro nero, sulla sicurezza dei lavoratori di questa Italia a volte veramente infame…ma sono cose che conosciamo tutti….scandalizzziamoci ….arrabbiamoci e cerchiamo di fare in modo che le cose cambino.
Hai sottolineato il punto Maria (Edis), lo hai messo bene a fuoco. Le grandi tragedie ci lasciano allibiti, sconvolti, ma poi riusciamo a soffrire, ed a partecipare in un modo totale, solo quando conosciamo il particolare, quando ci immedesimiamo davvero nelle vite degli altri. E allora è in quel momento che capiamo davvero l’entità del dramma, della sciagura.
Abbiamo sentito questa terribile notizia dalla voce anonima della radio, visto le immagini strazianti alla TV, letto sui giornali particolari inediti , ma leggere la descrizione immaginata, ma così reale ,degli ultimi istanti di queste donne morte per pochi euro, ci rende tutti responsabili , per non fare mai nulla in questi casi. Non solo le autorità, certo per prime conniventi, ma i parenti delle vittime, i vicini, i proprietari della casa, tutti vedevano , ma stavano zitti e lasciavano fare. Si aspetta sempre che si muovano gli altri ,salvo gridare allo scandalo e piangere le vittime. I casi come questi sono numerosi, denunciamoli e avremo fatto il nostro dovere. Questo è un articolo che fa riflettere, brava Paola
Grande amore e rispetto per le poverette morte a Barletta. Ne trarremo incentivo per una maggiore protezione del lavoro? Spero di sì. Sulla carta il lavoro è protetto ma nella realtà no. Ed è nella realtà che viviamo. Anche il cosiddetto “capitalista” ha perso una figlia nella disgrazia. Approfittiamo di un evento così terribile, prima di tutto per capire più che per condannare “a prescindere”.
sono scempi di tempi moderni, ci sono sempre i bari su sta terra ke non fanno nulla solo imbroglia’, sono senz’altro in paradiso per ki crede, e ke Iddio aiuti finalmente davvero i loro cari ora ciao
L’angoscia di questo articolo,lasciare la vita x pochi euri …per un disastro che si poteva evitare ,e’ cosi orribile che nn si hanno parole ;si pensa con angoscia a quelle povere famiglie rimaste ,che il SIGNORE LE AIUTI…..
Commenti abilitati
Più di mille morti sul lavoro: più di tre al giorno.
Tutti i giorni tre lavoratori non tornano a casa .
Tutti i giorni tre famiglie piangono.
Tutti i giorni qualcuno diventa sempre più ricco.
Tutti i giorni si muore per leggi che nessuno fa rispettare.
Tutti i giorni qualcuno dirà che non è vero.
Tutti i giorni qualcuno accetterà di morire.
Tutti i giorni …………..
leggendo l’articolo io passionaria ho fatto fatica a frenare ilmio impulso
riflettendo: è vero queste donne come ogniuna di noi a loro vita
e sul posto di lavoro si parla, si diventa amiche,si ci divide anche un tozzo di pane.
Al mattino si salutano i nostri cari con la speranza di rivederli, ma quelle donne non ce l’hanno fatta.
Poi la bimba di 14anni che colpa aveva lei?
queste sono disgrazie annunciate, incuria, vergogna dei nostri governanti.
loro per pochi euro ci hanno lasciato la vita, lasciato bambini senza una madre eun grande dolore nel cuore dei suoi famigliari che nessuno lo potrà colmare