Il mio quadernone è pieno zeppo di mie riflessioni…sono quelle riflessioni dettate dalla vita di tutti i giorni. Scrivendole mi aiutano a capire qualcosa in più di me; lo faccio sempre e mi fa stare bene. Vorrei farvene leggere una pagina…non sono una scrittrice…leggetela come se l’aveste scritta voi stessi nel vostro diario personale. (Birba)
Gennaio 2009
OGNI COSA HA IL SUO TEMPO
Stamattina ,dopo tanto tempo, ho preso il treno per andare al paesello. Ero arrivata in anticipo sull’ora di partenza; il freddo di gennaio penetrava oltre il cappotto, il cappello,la sciarpa, i guanti, gli stivali e per riscaldarmi mi sono rifugiata nella sala d’attesa. Pochissimi viaggiatori vi sostavano tutti infreddoliti come me e tutti desiderosi di partire al più presto.
Mi sono guardata intorno e….flash!!! con la mente sono tornata indietro di tanti anni…..
Andavo a scuola, frequentavo l’Istituto d’Arte e per raggiungerlo tutte le mattine prendevo il treno delle 7.05 insieme a tanti altri miei coetanei. Alcuni giorni si decideva di far” filone “a scuola e si andava in giro per negozi, a passeggiare sul lungomare o ai giardinetti se faceva caldo, oppure se era molto freddo si restava in stazione per tutta la mattinata fino all’ora di riprendere il treno che ci riportava al paese. I nostri genitori, ignari, ci credevano a scuola a svolgere il nostro lavoro…e questo fare è d’uso ancora oggi degli studenti.
E dunque, quando faceva freddo si restava nella sala d’attesa della stazione che diveniva il nostro rifugio, il nostro punto d’incontro. Sedevamo sulle panche,addirittura su quel tavolone che troneggiava al centro dello stanzone e gli altri avventori quando entravano si sedevano dalla parte opposta perché noi eravamo come animali che delimitavano il territorio con l’odore dei propri umori . Si chiacchierava,si fumava,si flirtava,si mangiava panini o focaccia calda e nulla di quello che c’era fuori da quella stanza sembrava ci toccasse più di tanto.
La sala,quando arrivava il treno, si svuotava improvvisamente e se ci tornavi nel pomeriggio la vedevi diversamente dal mattino…una vera sala d’aspetto di stazione. Quante ore passate in quell’ambiente ke ci univa tutti, coscienti di essere in colpa!
Ed eccomi di nuovo lì…mi guardo intorno e non riconosco più la mia sala: questa sembra enorme…io la ricordavo piccolissima con noi stipati tutti dentro; quelle panche non ci sono più, al loro posto file di sedie di plastica di colore azzurro. Il grande tavolo che troneggiava al centro non c’è più e un angolo della stanza è occupato da un grande distributore automatico di biglietti . Poki avventori, di studenti nemmeno l’ombra; kissà dove si rifugiano ora quando fanno filone…
Il muro però è pieno di scritte come a quei tempi. Mi avvicino e ne leggo qualcuna….quelle almeno sono rimaste come le nostre, stesse frasi, stessi inviti, stesse dedike.
Ecco, ci sono anke i cuori con le frecce e i nomi dei due innamorati; ne leggo sorridendo diversi, poi uno attira di più la mia attenzione: è disegnato con un pennarello rosso fuoco e dentro la scritta: “ Nel ‘93 è nata TITTI l’amore della mia vita”.
Faccio un po’ di conti: “93”…. Quindi 15 anni!!! Quelli ke avevo io tanti anni fa…….
Oddio, fatemi uscire da questa sala…..questo posto non è più un posto mio!!!
Edward Hopper (Nyack,1882–New York,1967) è stato un pittore statunitense precisionista, il caposcuola dei realisti che dipingevano la “scena americana”.
francesca2.ba 25/maggio/2009
Birba …sai che sei proprio brava !!! Un abbraccio
Non mi sono soffermata sul titolo del tuo “pezzo”, ma sono stata presa dalla realtà del tuo racconto.Questo forse è la forza del tuo scritto e siine contenta.Ciò però ci fa comprendere che riflettere di persona , a voce, è più semplice e diretto.Ciao
Sono soprattutto ricordi veri. Brava Francesca per averceli partecipati e averceli reso per quanto possibile nostri.
A prima lettura questi ricordi di scuola potrebbero apparire melensi e sdolcinati ma piano piano, scavando nella memoria, tornano i nostri giorni della giovinezza …e quel ragazzo che siamo stati fa di nuovo capolino nel cuore, scaldandolo di tenerezza e nostalgia.
grande Francesca … mi sai sempre emzionmare
ricordare il passato è sempre una bella cosa,cara Francesca,non solo per chi la racconta, ma anche chi la legge ritorna indietro agli anni della fanciullezza gioventu, spensieratezza,è come prendere piccole pillolleche ci fanno ricordare sicuramente i migliori anni della nostra esistenza.
Birba, m’hai fatto venire i brividi. Grazie, hai regalato un film color seppia che di colpo esplode di colori.
Birba (mi permetto di chiamarti ancora una volta così, mi sembra il nome giusto in questa occasione), molto belli questi ricordi. Chi di noi non ne ha alcuni ben conservati nel cassettino della memoria!!!!!! E dire che quando avevamo quella età non l’apprezzavamo e non si vedeva l’ora di crescere. Purtroppo gli anni passano, ma comunque restano i ricordi, quelli belli e quelli meno belli. Grazie, birba, di aver risvegliato anche i miei!!!!!!
Quanti bei ricordi!I tempi della scuola sembrano anche a me i più belli in assoluto! Giovani entusiasti, con tutta la vita davanti, in attesa di TUTTO.Anche io prendevo il treno per frequentare le classi superiori e raggiungere Torino ( 54 km) .Eravamo in parecchi studenti e nascevano simpatia e amori. Sono stati anche anni di intensi studi e sacrifici, ma noi ci divertivamo in ogni modo.I tuoi ricordi hanno portato alla luce i miei ricordi, indimenticabili.Ciao birba