Se ci mettiamo a contare, ci rendiamo conto che ci sono più persone che sedie, in questa sala d’attesa, gremita di gente. Come sono delicati i nostri amministratori, che cercano di creare confusione con leggi e leggine, che obbligano i cittadini a rivolgersi ai patronati, per farsi aiutare, in questa giungla di decreti, che creano solo confusione. Poveri pensionati che, dopo tanti anni di onorato lavoro, devono combattere con una burocrazia farraginosa e incomprensibile. Forse hanno pensato di rendere la loro vita più movimentata, rompendo la quotidiana monotonia, pensando di agire nei loro interessi. Siamo il paese che della burocrazia si è sempre fatto un vanto, distinguendosi da tante altre nazioni democratiche. Chi ne fa le spese sono sempre i poveri pensionati e comuni mortali, che non hanno santi in paradiso e devono affrontare da soli pratiche sempre più complicate. E’ triste scoprire che tanta gente, per non perdersi in code interminabili, debba alzarsi prestissimo, la mattina, e sostare davanti a quel portone, nella speranza che qualche impiegato “illuminato” si presenti un po’ prima dell’orario, e possa così guadagnare un posto a sedere, col numero in mano, ed evitare che altre persone ignorino la fila. Quanta stanchezza traspare sui volti delle persone, lì sedute! Mi guardano con curiosità, mentre sono intento a scrivere delle impressioni su ciò che accade, aspettando il mio turno. Sono lì anch’io, infatti, e per ingannare il tempo che si prospetta molto lungo, scrivo ciò che penso dello spettacolo che ho davanti agli occhi. Le persone parlano ad alta voce, esponendo il loro problema, nella speranza che il vicino ne sappia qualcosa in più, e che possa dare delle informazioni al riguardo. La macchinetta che indica i numeri progressivi talvolta volte si inceppa, richiamando l’attenzione dei presenti, particolarmente attenti. C’è sempre qualcuno che cerca di scavalcare la fila, ma viene subito individuato e rimesso al suo posto. E’ interessante osservare ciò che accade in queste circostanze. In modo particolare le donne che, col loro fare battagliero, fanno valere i loro diritti, enumerando le varie faccende che hanno dovuto abbandonare per passare la mattinata in estenuante attesa, e vogliono giustamente rispetto. Una donna, tutta sudata, per il gran caldo, che in questi giorni imperversa in tutta Italia, chiede all’impiegata, a gran voce, la chiave del bagno per andare a rinfrescarsi un po’ . C’è anche una signora anziana, appoggiata ad un bastone, che si è fatta aiutare per salire le scale. E’ una vecchina deliziosa, saluta con un bel sorriso, dalla sua bocca esce, stanco ed affannato, un buongiorno rivolto a tutti. Colpiti dal suo dolce modo di fare, ci siamo alzati per farla accomodare, dopo averla salutata., Sicuramente non ha mai avuto nessuno che si occupasse di lei, forse non è stata nemmeno sposata, lo si capisce a dal suo portamento fiero, di chi è abituato a cavarsela da sé nella vita, e ho avuto anche l’impressione che si trattasse di una persona molto sicura e preparata. Forse è stata un’insegnante, perché si esprimeva con frasi molto precise e termini ricercati, una persona di cultura, e con fare molto gentile. Ha suscitato subito la simpatia di coloro che la ascoltavano, e i dialoghi si intensificavano piacevolmente. Il tempo passa e la confusione aumenta. La concentrazione si affievolisce, l’atmosfera che si stabilisce è interessante e mi rimetto a scrivere, per estraniarmi e per poter osservare, con tranquillità, ciò che accade intorno a me. Penso a chi ci governa e ci amministra. Deve aver capito che la gente è nata per stare insieme, perché tra un sorriso e un lamento, torna a casa stanca ma contenta di aver trascorso qualche ora in compagnia di persone con le quali condividere gli stessi problemi, in modo cordiale e spontaneo. Quello che mi ha colpito di più è stato un signore, seduto davanti a me, con lo sguardo incollato al pavimento e le guance che si muovevano da sole. Non capivo cosa stesse facendo, se fosse afflitto da un tic o altro. Non ha mai pronunciato una parola, è rimasto muto come un pesce, che sembrava voler imitare. Un altro canticchiava, per ammazzare l’attesa, e dava l’impressione di sapere tutto quello che stava accadendo; e a ogni squillo di telefono ne imitava il suono, per far capire quanto fosse fine il suo udito. La ciliegina sulla torta arriva con l’entrata di un signore, accompagnato dalla figlia in stato interessante, chiedendo permesso per passare avanti, tra lo stupore e la rabbia dei presenti, e blocco anch’io la mia penna. Vi lascio immaginare quello che accade: si levano voci concitate e risentite, di fronte ad una richiesta cosi esplicita. La lunga attesa ha reso tutti molto nervosi, la confusione regna sovrana, ed è così incontenibile che l’impiegata allo sportello è costretta a interviene, per calmare gli animi. Cerca anche di convincere i presenti di sospendere le loro recriminazioni sulla burocrazia e tutti i disguidi che ne derivano, in fondo poche ore d’attesa non sono la fine del mondo! Grazie governanti, voi sì che la sapete lunga, queste attese estenuanti che ci regalate, in fondo, che saranno mai!
http://www.youtube.com/watch?v=K_6HLL-emow
Domenico 10 giugno 2009
sembra uno spaccato di un film di De Sica invece e vita vera ci riconosciamo un po tutti in questi episodi bravo domenico
siete veramente dei cari amici ,che devo dirvi di piu, leggervi è sempre un gran piacere,mi sembra di avervi accanto ,seduti come quando si andava a scuola ,siete capace di suscitare ,attraverso ,quelle poche parole quanto siete grandi ,vi sono sempre piu vicino,è orgoglioso di esservi amico grazie ,
Domenico, quante volte sono capitate a tutti noi queste avventure? Hai fatto bene a ricordarcelo.
Un caro saluto.
Caro Domenico, d’inverno a stare nelle salette d’attesa si risparnia sul riscaldammento (se uno ha l’impianto autonomo) e d’estate l’aria condizionata è gratis, senza bisogno di fare spese al supermercato.
Di cosa ci lamentiamo? Infatti il Governo attuale, oltre la devolution aveva in programma la deregolution che, doveva essere tutta opera di uno stesso Ministero creato ad oc.
Poi vista l’utilità sociale si vede che ci han ripensato: la gente dicono non arriva alla quarta settimana (Ma non alla fame, come oggi ha detto un papavero)? Ecco un modo per risparmiare, poi quattro chiacchiere fanno risparmiare anche sull’acquisto dei giornali.
A parte il fatto che, con tutta la variegata umanità che c’è, stando in coda si possono fare piacevoli incontri.
Popof
Caro Domenico, una bella cronaca, istruttiva e piena di significati, palesi e nascosti. Mi piace il tuo modo di esprimerti e, come sai, ti sono amico.