Marc52 ci propone un articolo e ci pone tante domande.
Riflessione su noi stessi, sulla nostra condizione e sul nostro modo di concepire e organizzare l’esistenza. Marc si interroga, siamo felici? Il successo è compatibile con la felicità? Oppure dobbiamo fare una scelta?
 

Mi è capitata in questi giorni sotto mano la rivista trimestrale del: Corpo della Polizia di Stato. Sfogliandola, mi sono soffermato su di un articolo a mio parere, molto interessante “L’origine antropologica del bullismo” di Leandro Abele, sociologo e sovrintendente della Polizia.

L’articolo mi ha dato spunto per soffermarmi e … “filosofare” un po’, e bonariamente, sulla nostra società capitalistica/occidentale, dove sin da bambini ci insegnano a ricercare e rincorrere il successo.

Emergere economicamente, primeggiare, essere il “migliore”, cercare la professione, il mestiere che ci permetta di guadagnare tanto per rincorrere il benessere economico, la posizione individuale, sociale, come punto di arrivo, come panacea per il raggiungimento della felicità.

Non basterebbe essere felici di fare un lavoro che ci piaccia? Io mi domando, e mi permetto di domandarvi: La felicità è il successo?

La risposta  è un po’ intrinseca in noi e tocca l’individuale, il collettivo della nostra cultura, della nostra mentalità. La risposta io credo la conosciamo ma, siamo influenzati dai media, dalla pubblicità, dal consumismo, dall’avere per essere. Non riusciamo a fare mente locale e risponderci seriamente e serenamente.  Siamo sin da bambini delle spugne che assorbono dalla famiglia, dalla scuola, dal contesto sociale, dall’educazione, dall’habitat. Ci comportiamo, ci adeguiamo, desideriamo, pensiamo ,facciamo  collettivamente e/o personalmente  (nel bene e nel male), quello che ci hanno insegnato. Siamo delle menti plasmate(il contesto è sociale), e ci comportiamo  in modo consequenziale. Viviamo per il successo, qualunque esso sia,  onesto, o disonesto.

Riflettiamoci (molti lo fanno per fortuna): ma l’equazione successo = felicità funziona veramente? L’impostazione data alla nostra società sin dal passato remoto è giusta? Abbiamo intrapreso la “strada” giusta? Oggi che a livello economico, ecologico, siamo, per certi versi ad un bivio (domanda molto stupida), possiamo dirci che siamo nel giusto? Che siamo felici? Che siamo appagati? Che dobbiamo perseverare?
 

Mi viene da pensare a culture come quella Pellerossa, Aborigena, Africana, che, da quel poco che conosco, vivevano in simbiosi con la natura, che si procuravano il necessario per vivere, che insegnavano ai figli la lealtà, il coraggio, la sincerità, l’altruismo. In cui essere uomo, non significava essere maschio, in cui se esisteva la competizione era una sana competizione, quasi giocavano a farsi la guerra tra tribù (sic), in cui il collettivo e l’individuale si fondevano in un’unica entità sociale, in cui “ era un bel giorno per morire”. Forse non erano loro nel giusto? E… avevano capito il vero senso della vita e della Felicità

L’articolo che mi ha dato lo spunto per questo mio “post”, l’ho anche trovato sul web.
Chi fosse interessato:

http://www.anpsitalia.it/public/file/PDF%20Fiamme%20d%27Oro/FO%202012- felicita?

Io concluderei con un frase di Albert Schweitzer

Il Successo non è la chiave per la felicità. Ma la felicità è la chiave per il successo. Se ami quello che stai facendo, avrai certo successo.
A. Schweitzer

17 Commenti a “Successo? o Felicità? scritto da Marc.52”

  1. elisabetta8mi scrive:

    Commenti abilitati felicita’ bella domanda.felicita vuol dire per me essere in pace con noi stessi e con gli altri ,felicita’al mattino vedere la persona che ami che con la faccia addormentata ti dice buon giorno amore ,felicita’vedere i figli sereni che sherzano tra di loro e sono 1 x tutti e tuttix 1felicita’vedere la famigliache dialoga.vedere che i tuoi cari si spendono x gli altri senza riserve felicita’ salvare 1 passerotto vedere 1 fiore sbocciare 1 sorriso sul viso di 1 persona anziana solo x averla ascoltata tendere la mano a chi non osa chiedere felicita’AMOREX TUTTO.

  2. marc52 scrive:

    Commenti abilitati
    Scusate mi voglio divulgare con pasquino da diventare prolisso è cervellotico!
    Pasquino, io sono d’accordo con te nel non pensare di prendere tutto per oro colato gli scritti dei vari siti, blog, (Wikipedia, nel mio caso) post, etc. della rete, per lo meno, con… il beneficio del dubbio. Meglio affidarsi in molti casi alle pubblicazioni ai testi scritti. Sinceramente, Riflettendoci, non definirei l’aforisma di Flaubert cosi “paradossale”. Sono d’ accordo nel definirlo, un grande… scrittore(lo scritto nel commento precedente). Un grande scrittore, che, come dici tu… “infelice.” Come direi io: “fuori dalle righe” (non è stato il solo, vedi anche contemporanei come Bukowski, Pasolini, Capote, etc.). Normale, quindi! Non poteva esprimersi altrimenti sulla felicità. Ho letto il tuo link (antenati) ,parla poco della sua biografia di vita, si sofferma più che altro (giustamente)sulle trame e sulle recensioni dei suoi romanzi .(con Wikipedia, io ho solo cercato di far capire le sue problematiche di vita vissuta). L’unico romanzo che ho letto e Madame Bovary lo lessi negli anni 70. Anni di contestazione di anticonformismo. In fatti (penso), fu ristampato in un momento storico/sociale che poteva avere attinenza con il tema trattato dal Romanzo. Gli altri non li ho letti. Le recensioni scrivono di successi e revisioni postume, dove, ripresi, con chiavi di lettura diverse, hanno dato spunto anche ad altri scrittori. Bene! tutto bene, mi sta bene! Però… il mio articoletto, voleva essere una specie di equazione: “Felicità… sta, in successo? Quanto… fama, denaro, sta in felicità”? In questa nostra società occidentale? In alcuni commenti ( mi va bene! Figuriamoci ). Non vi è stato il “legame”. Tu mi termini il tuo commento, parlando di potenzialità del nostro cervello, quasi a dire(mi sembra di aver capito, sbaglio?), che con qualche tecnica filosofica o di auto suggestione, tipo… ZEN,YOGA, etc. si può raggiungere la felicità INTERIORE! ok d’accordissimo! Certo, penso che si possa! Ma… non vedo il nesso con il mio discorso inziale:” Successo, sociale, terreno, reale = felicità”?

  3. pasquino scrive:

    Scusa Marc ma il tuo Post parla di Successo o Felicità, l’aforisma di Flaubert è un paradosso.
    Esaminalo bene e ti accorgerai che non è poi tanto lontano dal tema.
    Ora non voglio darti né consigli né fare critiche ma solo una mia riflessione.
    Le “due”righe sulla vita dello scrittore sono un’ottima biografia condensata, non vedo bene quella, che segue, tratta da Wikipedia. Sarei curioso di sapere quanti, poi, l’hanno letta.
    Da esperto navigatore di Internet sai bene com’è fatta questa Enciclopedia e quali sono i suoi limiti.
    Per le biografie mi affiderei ad altre fonti, un’interessante è:
    http://www.girodivite.it/antenati/antenati.htm

    Non sono d’accordo sul fatto che il Flaubert non sia stato un grande scrittore, hai letto qualche sua pubblicazione come:
    L’éducation sentimentale (1843-1845, 1863-1869, 1874)
    La tentation de sainte Antoine (1847-1849)
    Madame Bovary (1851-1856, 1857)
    Salammbô (1862)
    Le candidat (1874)
    Trois contes (1877)
    Bouvard et Pécuchet (1881)
    Correspondance (1887)
    Era certamente una persona infelice, se vogliamo fare una battuta, si può paragonare a un Fantozzi…si quello che aveva sempre la nuvoletta di pioggia sulla sua testa.

    Questo per completare il mio secondo commento:
    Non c’è quasi mai veramente bisogno di più soldi, più fama, più successo, né di altro. In qualsiasi momento è la mente, l’unico strumento indispensabile al conseguimento della vera felicità. Con la mente abbiamo una potenza inaudita che ci consente di compiere azioni e opere inimmaginabili. Usiamola e saremo più felici.
    Pasquino così la pensa e ti saluta:

  4. franco muzzioli scrive:

    Da buon ottimista ,rifuggo dal pessimismo di Flaubert e mi rifugio nel poetico pragmatismo di Oscar Wilde:
    ” la felicità non è avere quello che si desidera , ma desiderare ciò che si ha.”

  5. marc52 scrive:

    Commenti abilitati
    Scusami… pasquino, non è che hai scelto un aforisma di un grande scrittore come Flaubert, da un vissuto poi tanto felice! Leggendo la sua vita non poteva che non essere cosi “cinico” nei confronti della vita e della felicita. Ciò non toglie che sia, è rimanga, una testimonianza da, rovescio della medaglia. Che il modo di giudicare/vedere la felicità dipende soprattutto dal proprio vissuto. Forse, la sua indole/anima, gli faceva rincorrere troppo…la fama,il successo. Vedi anche artisti(in senso lato) contemporanei. Forse, la chiave della felicità e da inserire nella toppa dell’altruismo come ha fatto Albert Schweitzer.

    L’avvenire ci tormenta, il passato ci trattiene, il presente ci sfugge.(Gustave Flaubert, aforisma)

    DA: http://it.wikipedia.org/wiki/Gustave_Flaubert (Taglia/copia /incolla)
    -Di indole pigra e con qualche difficoltà d’espressione.
    -Complessivamente non ha buoni voti e gli insegnanti riferiscono la sua trascuratezza ortografica e l’eccesso di fantasia. Eppure legge molto, opere di storici, classici e contemporanei della letteratura francese (come Michelet, Brantôme, Hugo, Dumas, Beaumarchais, Voltaire, Rabelais) e inglese (Shakespeare e Walter Scott).
    -Sviluppando uno spirito critico e un giudizio aspramente anticonformista.
    -ha una relazione clandestina con la bella creola Eulalie Foucaud.
    -Inquieto, annoiato, famelico, con ristrettezze economiche che male si adattano alle persone che frequenta
    -Madame Bovary, unico vero capolavoro.
    -La mondanità di Flaubert è al massimo. In questo periodo è come se avesse una doppia personalità: a Croisset quasi un selvaggio solitario e nella capitale un vero viveur.
    -La pubblicazione del romanzo su «La Revue de Paris» tra tagli, note d’autore, polemiche, tentativi di censura e discussioni porta Gustave a doversi difendere davanti al tribunale per offesa al buon costume.
    -L’ammirazione di un giovane Guy de Maupassant (figlio della sorella di Alfred Le Poittevin e scrittore da guidare nei primi passi) lo aiuta a non cadere in depressione.
    -Ha anche problemi economici, deve lasciare la casa di Rue Murillo per abitare in un piccolo appartamento del Faubourg Saint-Honoré, accanto alla nipote (che però vive più stabilmente a Dieppe e il cui marito ha fatto a sua volta speculazioni azzardate).
    -Gli amici Alphonse D’Audit, Edmond de Goncourtiani, Ivan Turgenze e Juliette Adam tentano di fargli avere un posto di bibliotecario, ma la loro raccomandazione è intercettata e diventa pubblica. Flaubert si vergogna che si venga a sapere delle sue difficoltà e segue la vicenda dal letto di Croisset, dove è costretto da una gamba rotta. Intanto il marito di Caroline deve vendere la segheria (c’è il rischio che neanche questo ripaga i debiti e si debba vendere la casa di Croisset).

  6. pasquino scrive:

    A sor Franco mo m’hai stuzzicato…ce provo a risponderti, con simpatia, e da omo intelligente qual tu sii, certamente, capirai.
    L’antichi Greci per indicare la felicità usavano la parola eudaimonìa, che significa essere in accordo con il proprio “demone”, con il proprio carattere.
    La felicità è un’emozione ed è breve e occasionale; sono molti quelli che la identificano con il divertimento, la ricchezza e il successo. E’ tanto breve che la puoi provare anche mettendo fuori i piedi in una gelida notte e poi ritirarli sotto le coperte.
    Arrivo a pensare che una giusta dose di “imbecillità” sarebbe un buon antidoto contro il logorio dei tempi che stiamo vivendo.

  7. franco muzzioli scrive:

    Non sono d’accordo Pasquino….allora tu sei un infelice?

  8. pasquino scrive:

    Tre cose occorrono per essere felici:
    essere imbecilli,
    essere egoisti
    e avere una buona salute.
    Ma se vi manca la prima tutto è finito.

    Gustave Flaubert

    E’un paradosso… con un fondo di verità!

  9. marc52 scrive:

    Commenti abilitati
    http://youtu.be/pBRJAqT1POY Francesco Guccini – Auschwitz

    68 anni fa, il 27 gennaio 1945, i Russi aprirono i cancelli dell’inferno di Aushwitz. Oggi la memoria collettiva, storica, ricorda quel giorno. Un ricordo che ormai per pochi è personale, vissuto in prima persona, quindi… ancora più traumatizzante ,terribile, terrificante. La liberazione, dalle nefandezze nazista, con le immagini, i racconti dei sopravvissuti, le rivelazioni, i processi, hanno permesso di conoscere non solo la portata cosi vasta dell’ecidio, ma, anche i particolari più disgustosi e disumani perpetrati da un regime comandato da uno psicopatico, che (Dio solo sa)come ha fatto a plagiare un intero popolo con la sua megalomania, della razza ariana, e del suo voler diventare padrone del Mondo (con l’asse Berlino, Roma, Tokyo). La cosa che mi fa venire i brividi è… (io che sono di generazione successive), come possa essere successo una “cosa” cosi orribile .Eppure, da quello che si è detto, si è saputo, quello sterminio a tappato, era conosciuto, per esempio: Dalle alte sfere Ecclesiastiche, da tanti Stati (allora) neutrali. Non si può tenere nascosta una “questione”( lo virgoletto perché non trovo aggettivo/sinonimo, adeguato: Li ho sprecai tutti) di quella portata. Finisco, ricordando, in questo giorno: Ebrei, Disabili fisici e psitici, Rom, Omosessuali.
    Perché ricordare? Perché rinnovare ogni anno di nuovo il dolore di questa ferita? Perché non lasciare che l’oblio copra i segni e seppellisca il ricordo di questa pagina scura che getta vergogna su tutta l’umanità?
    PERCHE’????? PERCHE,’ NEFANDEZZE COSI DISUMANE NON ACCADANO PIU,’ PERCHE,’ I NOSTRI PRONIPOTI SAPPIANO COSA SONO STAI CAPACI DI FARE I LORO ANTENATI.
    http://youtu.be/SIrQM-iW0NY Giornata della memoria della Shoah – 27 gennaio 2013 – per Auschwitz Birkenau

  10. alessandro22 scrive:

    Per me, la felicità è essere in pace con se stessi, se si ragiunge questa pace si è felici anche della piccole cose….. poi per me il successo lo vedo molto legato al potere…….. di apparire, di comandare e per ostentare ma dubito molto legato alla felicità interiore: è sottinteso che IO la vivo cosi, poi dipende dal vissuto di ciascuna persona.
    buon sabato.

  11. Lorenzo.rm scrive:

    Mi convinco sempre più che la felicità non è legata al successo e che dipende dal convincimento del tipo di vita che svolgiamo e dalle soddisfazioni che ne traiamo. Se siamo contenti di noi stessi, ecco la felicità. Se abbiamo obiettivi e li raggiungiamo, ecco la felicitò. Se siamo collegati con il nostro prossimo, ecco la felicità. Felicità è coscienza di essere dei microcosmi, in armonia con altri e con livelli superiori ai nostri. In piena e serena libertà.

  12. Cactus scrive:

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    Penso che la risposta giusta, almeno per me, sia tutta racchiusa nella frase di Schweitzer che hai citato. La felicità, e mi riferisco alla vera felicità, quella che ti rende sereno e in pace con il mondo, si possa raggiungere soltanto quando ti accontenti di ciò che hai… sia esso un bene materiale o un bene spirituale. Una persona di successo avrà sempre un nuovo obiettivo da raggiungere e non sarà mai sazia perché il potere agirà su di essa come una droga e una volta raggiunta quella cima ne scorgerà un’altra più difficile da scalare. È questa la felicità? Io non lo credo!
    La leggo invece negli occhi del monaco buddista che vive ai confini del mondo o nel dottore che in un piccolo e sperduto ospedale in foresta, dedica la sua vita alla cura degli altri.
    La felicità non sta nel potere… non nella ricchezza… non nel successo! La felicità è una sensazione molto più semplice e facile da raggiungere: è ciò che provi quando, prima di addormentarti, pensi alla giornata appena trascorsa e ti rendi conto di aver fatto tutto ciò che era nelle tue possibilità per far felice qualcuno.

  13. sandra .vi scrive:

    uno zio carissimo ,che ora non c’e’ piu’,diceva sempre che era felice quando poteva dare ,riuscire a far fiorire un sorriso era una vera felicita’.Io credo che nelle gioie che sappiamo cogliere nella vita di tutti i giorni sia l’unica felicita. PABLO NERUDA diceva”SOLTANTO L’ARDENTE PAZIENZA PORTERA’AL RAGGIUNGIMENTO DI UNA SPLENDIDA FELICITA’

  14. marc52 scrive:

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    UN FUORI TEMA DA SVOLGERE SEMPRE, SIN DALLE ELEMENTARI
    Oramai la sera è scesa, le tensioni giornaliere si sono placate. Ci si siede sul divano e ci si lascia andare a delle riflessioni. La mente… per associazioni d’idee, per strani meccanismi inconsci e conosci ci rimanda dei flash della giornata, piccole e grandi cose ci rimbalzano in modo fotografico, mi soffermo su di una cosa in particolare: “ già… oggi 27 Gennaio:” giorno della memoria, il giorno dell’olocausto”. Giorno del passato, da ricordare per il futuro. Non penso ci possa essere un futuro migliore se non si ricordano gli errori del passato. La mente, mi dissolve il fotogramma e mi fa apparire una foto di gruppo, un gruppo di tante persone in un giardino: “IL GIARDINO DEI GIUSTI”. Il giardino delle persone che hanno… dato, aiutato salvato, liberato, senza che nessuno gli chiedesse nulla! Hanno solo dato ascolto alla loro coscienza di essere umani.
    Moshe Bei ski e il giardino dei Giusti di Gerusalemme.
    http://youtu.be/gKeWPy2K1Uw

  15. rosmarie scrive:

    Bellissima frase di Albert Schweitzer! Chiediamoci cos’è la vera felicità: avere una bella casa, un lavoro che ci fa guadagnare molto, possibilità economiche…? Penso che sia tutt’altro: prima di tutto riuscire a cogliere la bellezza nelle piccole cose semplici e quotidiane, saper aprezzare la meraviglia che la natura ci offre, essere consapevoli di stare in armonia con il prossimo senza nessuna invidia o gelosia, sentire l’amore verso il Tutto! Essere felici vuol dire essere sereni, stare bene con se stessi, e aver trovato una buona filosofia di vita! E sicuramente ci sono tante persone felici, anche se non sono personaggi di successo.

  16. alba morsilli scrive:

    Se fossi stata il giornalista avrei rivolto questa domanda a
    Berlusconi, uomo di successo ma quanto felice?
    Come lui altre persone infelici dentro.
    Li vorei vedere soli in una camera davanto allo specchio che è la voce della coscienza, o ancora meglio seduto nel water come i comuni mortali,dove per i tubi scende il suo successo.
    Se si potesse pesare l’infelicità quante bilance vanno in tilt.
    Il successo lo puoi anche comprare, ma la felicità è dentro di noi. Appartiene alla sfera dei sentimenti del donare, si dona senza pensare a noi stessi, sei felice di aver donato,anche se il mondo dove viviamoha perso molti valori.

  17. franco muzzioli scrive:

    Felicità

    C’è un ape che si posa
    su un bocciolo di rosa
    lo succhia e se ne va….
    Tutto sommato la felicità
    è una piccola cosa.

    Forse Trilussa ha sintetizzato in questa poesia l’idea della felicità,quella primordiale, quella della serenità quotidiana, quella della realizzazione desiderata, anche se piccola.
    Forse “questa felicità” era maggiormente raggiungibile e capibile un tempo, era ed è retaggio dei popoli “semplici”,ancora non “sollecitati”.
    Noi, volenti o nolenti ,siamo in questa società e le sollecitazioni che ci vengono dall’esterno non sono certo acqua fresca.
    Aumentiamo la possibilità d’esser felici se siamo sani, se siamo intelligenti,se siamo piacevoli,se siamo agiati e perchè nò…se abbiamo successo. Diesamina di certo un pò alla Massimo Catalano …ma veritiera.
    E’ questa la vera felicità?
    Non sò, coi tempi che corrono diventa una parola molto composita e di difficile classificazione.
    Tendiamo ad adattarla al nostro stato, ai nostri desideri , alle nostre pulsioni .
    ……..Poi può essere solo uno sguardo perso nel rosso di un tramonto.

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