Dopo alcuni pittori del XIX secolo, famosi anche per la loro vita movimentata, ecco uno scultore toscano del 1500, gloria italiana anche alla corte di Francesco I di Francia.
Benvenuto Cellini, orafo, scultore, incisore e scrittore, nacque a Firenze nel 1500.
La sua vita fu profondamente condizionata da un temperamento ombroso e violento (fu più volte omicida), egocentrico, vanitoso, ma nello stesso tempo contrassegnata dall’amore per il padre e per i fratelli. Ebbe un’esistenza molto tormentata come, peraltro, è stata quella di molti artisti geniali e i suoi rapporti interpersonali furono costellati da momenti di pura follia.
Egli iniziò la sua educazione e la sua attività artistica come orafo prima a Firenze, poi a Siena, Bologna e Pisa.
Si trasferì, in seguito, a Roma, dove lavorò, esclusivamente come orafo, anche per i papi Clemente VII e Paolo III.
Successivamente, si trasferì a Parigi, presso Francesco I, dove si esercitò nei vari rami dell’oreficeria: suppellettili, gioielli, monete, medaglie, sigilli, armi.
Durante il periodo francese egli unì a questi lavori, che culminarono nella celebre Saliera di Francesco I, le prime prove come scultore, creando la lunetta col rilievo in bronzo della Ninfa di Fontainebleu.
Infine, ritornato a Firenze, Cellini accentuò il suo impegno nel campo della scultura e della fusione del bronzo.
Tra il 1545 e il 1554 gli fu commissionata da Cosimo I, Duca di Firenze, la statua di Perseo – che oggi ammiriamo sotto la Loggia dei Lanzi – in piedi sul corpo di Medusa appena decapitata.
Nello stesso periodo eseguì anche la scultura del Ganimede, collocata nel Museo Nazionale del Bargello a Firenze.
Nella Saliera di Francesco I non si sa se ammirare maggiormente la preziosità del lavoro o la duttile eleganza delle figure. Con la stessa maestrìa e grazia è modellata la figura della Leda col cigno, in un fermaglio per cappello, in rame dorato, che si trova nel Museo Nazionale di Firenze.
La profonda serietà professionale di Cellini e la sua concezione artistica erano in linea con la grande tradizione di Firenze, ma in netto contrasto con l’ambiente fiorentino di quegli anni: per questo fu incompreso e, tenuto in disparte dal granduca, che prediligeva il Vasari e l’Ammannati,
Cellini trascorse gli ultimi anni della sua vita fra grandi speranze e profonde delusioni. Morì nel 1571.
Giovanna3.rm 12.06.2009
Giovanna 3 Rm
Il tuo scritto evidenzia un grande artista oggi ammirato in tutto il mondo per i suoi preziosi capolavori
Scritto prezioso arricchito da illustrazioni straordinarie. Ci stiamo facendo una cultura, anche noi ignoranti del settore.
Grazie.