Il merlo raccontino tra il faceto e il serioso scritto da Franco Muzzioli

Con uno svolazzo plana leggero sul selciato, saltella ed avanza a piccoli passi di fronte alla portafinestra, gira il capino intorno per assicurarsi che nessuno lo segua, poi con il becco martella il terreno…………”ho capito Gustavo …vuoi da mangiare!” Spezzetto un po’ di pane avanzato e lo spargo nel solito posto, sulla scolina del giardino. Il merlo arretra di qualche passo, ma non vola via, sa che questo grosso animale avvolto in un accappatoio azzurro non fa del male, anzi porta un cibo sempre molto buono….briciole di pane, di biscotti e di torta.

Lo guardo ed imito il suo fischio  per qualche istante,  poi ritorno in casa e chiudo la porta.

Rassicurato rimane a guardare per qualche momento  poi si avvicina deciso ed incomincia a beccare.

Passano pochi secondi e da dietro di una siepe, sbuca, sua moglie, meno appariscentemente  nera, con un becco grigiastro che si confonde con il piumaggio, mentre Gustavo mostra con ambizione il suo bellissimo becco giallo. Spesso cerco di colloquiare con lui, con qualche trillo e qualche fischio, ma ho l’impressione che mi snobbi, ha un approccio solo utilitaristico…..” tu mi dai da mangiare e io ti concedo un contatto ravvicinato “.

Perché poi si dà del “merlo” ad una persona che si prende in giro facilmente ?

I merli sono tra i pochi uccelli rimasti nei nostri giardini, con insospettata astuzia e padronanza del territorio.


Vorrei proporre una poesia del grande Trilussa, che a mio parere identifica bene il merlo:

Appena se ne va l’urtima stella
e diventa più pallida la luna
c’è un Merlo che me becca una per una
tutte le rose de la finestrella:
s’agguatta fra li rami de la pianta,
sgrulla la guazza, s’arinfresca e canta.

L’antra matina scesi giù dar letto
cò l’idea de vedello da vicino,
e er Merlo furbo che capì el latino
spalancò l’ale e se n’annò sur tetto.
— Scemo! — je dissi — Nun t’acchiappo mica… —
E je buttai dù pezzi de mollica.

— Nun è — rispose er Merlo — che nun ciabbia
fiducia in te, ché invece me ne fido:
lo so che nu m’infili in uno spido,
lo so che nun me chiudi in una gabbia:
ma sei poeta, e la paura mia
è che me schiaffi in una poesia.

È un pezzo che ce scocci cò li trilli!
Per te, l’ucelli, fanno solo questo:
chiucchiù, ciccì, pipì… Te pare onesto
de facce fa la parte d’imbecilli
senza capì nemmanco una parola
de quello che ce sorte da la gola?

Nove vorte su dieci er cinguettio
che te consola e t’arillegra er core
nun è pè gnente er canto de l’amore
o l’inno ar sole, o la preghiera a Dio:
ma solamente la soddisfazzione
d’avè fatto una bona diggestione.

Vuoi vedere che, coi politici e il mondo che ci sta intorno, i veri ed unici “merli” siamo noi!

 

22 Commenti a “Il merlo scritto da Franco Muzzioli”

  1. sandra .vi scrive:

    Hai perfettamente ragione Franco ,da inguarabile eternamente ottimista ,cerco di vedere il bicchiere mezzo pieno ,spes ultima dea ,ancora una volta …..coraggio dai che ce la facciamo .Non siamo il popolo dalla mille e una risorse?

  2. franco muzzioli scrive:

    Marc…il canto più bello il merlo lo fa alla sera ….si porta sull’albero più alto del suo territorio e fa un concerto vero e proprio …..quindi noi merli il nostro canto più bello lo facciamo quando si appresta la notte……siamo inguaribili ottimisti e speriamo ….speriamo sempre……sapendo che dopo la notte ritorna l’alba…….Dai che ce la facciamo!

  3. marc52 scrive:

    In un mondo politico/ornitologico di falchi di corvi e condor i poveri merli siamo! Dei volatili che ingenuamente ci nutriamo dei loro “svolazzamenti.” In momenti di congiuntura come questi, diventiamo dei merli indiani che inveiscono a suon di parolacce addestrati da loro. Poi… ai seggi elettorali rimaniamo ingabbiati nelle urne, ammaliati dai loro giri circolari, per poi vederli a malincuore tuffarsi a picco su di noi, dopo le loro performance. Diventando sempre più neri dal livore e dalla rabbia ci rimane solo il becco giallo per cantare (Siamo i primi volatili a cinguettare al mattino) i merli napoletani dicono (con filosofia) canta che ti passa! Ma qui non passa mai.

  4. elisabetta8.mi scrive:

    Commenti abilitati**franco il tuo articolo un po faceto un po serioso ha tirato tanti x la giacchetta e ci ha fatti mettere in discussione,questo mi piace,vuol dire che tutti abbiamo un nastro pensiero e l’osterniamo,,io penso di fare parte dei merli in quanto voglio pensare in positivo nn x me ma x la gioventu’ che ha tutto il diritto di vivere una vita dignitosa cosa che oggi sembra venir meno,la poesia di Alred e la favola di Marco,anno entrmbi fatto centro,,io ho aiutato veramente un piccolo merlo che senza dubbio era caduto dal nido dopo un temorale e lui nn andava piu’ via,lo tenevo libero ma lui usciva dalla finestra andava sugli alberi e rientrava,,fino a quando ha trovato la morosa ed è andato x pa sua strada,,,,,

  5. franco muzzioli scrive:

    Cara Giovanna ,questa volta siamo in ambito ornitologico esistono i merli, i piccioni, i gufi, i cuculi e le gracchianti cornacchie….svolazziamo tutti felici e contenti nell’libero aere!!!!

  6. giovanna3.rm scrive:

    Franco, trovo la storiellina del merlo simpatica e distensiva,
    accostata perfettamente alla poesia di Trilussa. Evviva! Una pausa di frescura, nel clima pesante e surriscaldato che ci sovrasta.
    Peccato, tuttavia, rilevare, qua e là qualche “beccatina”
    di troppo!

  7. marc52 scrive:

    Fiabe di Italo Calvino – Il merlo goloso

    Molti anni or sono, il merlo aveva il becco nero.
    Oggi il merlo ha il becco giallo.
    Non chiedete al merlo il perché di quello strano colore; il giallo al merlo non piace proprio, perché gli ricorda una sua vecchia birbonata.
    Una mattina il merlo vide un pentolino su un davanzale.
    Il merlo si avvicinò subito al pentolino per curiosare.
    Dentro al pentolino il merlo vide una crema gialla come l’oro e profumata come un fiore.
    Quella crema lo tentava e non ci pensò due volte: il merlo mangiò la crema gialla.
    Mentre se ne stava con il becco golosamente immerso nel pentolino, alla finestra si affacciò una vecchietta che era una Fata.
    La Fata sgridò il merlo perché aveva mangiato la sua crema, batté le mani e pronunciò parole misteriose.
    Il tegamino scomparve, la crema andò in fumo, ma il merlo non riuscì a pulirsi il becco.
    Da allora tutti i merli hanno il becco giallo; perciò ogni volta che un merlo passa, gli altri uccelli si raccontano sottovoce quella vecchia birbonata.
    Ecco perché il merlo preferirebbe che il suo becco fosse rosso.

  8. edis.maria scrive:

    Alfred, sei nel ” pieno” del tuo umorismo delicato, ma molto toccante! Questo Trilussa genovese, è un capolavoro che tocca un po’ tutti quanti ,con ” graffi ” leggeri, ma efficaci! Complimenti!

  9. alfred-sandro1.ge scrive:

    per Trilussa in genovese

    Trilussa, quande parli ti, chi sciœppa di casin
    pôsscibile che t’aggi sempre a môgôgnä?
    côn ‘e to’ storielle, ti tacchi sempre rôgna
    ma no ti arrivi mai a fa’ un belin.

    l’è façile pe’ tütti pôntificä
    montà in sciä carega e tiä di sbraggi:
    pe’ fa quarcosa besœgna che ti travaggi,
    oua semmo a un pônto che besœgna fä

    tiase e maneghe fin dedato ae gommie
    sciügase con o’ mandillo o suþ da’ frônte
    e no aspetä che ‘a raggia ‘a monte
    e genti bônn-e son arrestæ ummie.

    Trilussa, ti cônti sempre storie da figgiœu
    allegorie, per di’ de ätre cose.
    ma non se indrissan côscì e cose imböse
    i vegi ne metteivano ô carriœ.

    besœgna oua, che trœvœmmo ô moddô
    de fa louä questi pelandrouin,
    che fassan lezi pe’ nöiatri buin
    pe poeu sciorti da questo brutto broddô

    mi scusa te domandô, sôn zeneize,
    e tutti san’ che gh’emmo o risô ræo
    strenzemmô i denti ma parlemmô ciæo,
    o nô restemmô mai co’ ‘e balle appeise.
    ***************************************
    Traduzione:
    Trilussa, quando parli tu, qui scoppiano casini,
    possibile che tu debba sempre brontolare?
    con queste storielle attacchi sempre rogna
    ma non arrivi mai a fare niente.

    è facile per tutti pontificare
    salire su una sedia ed urlare
    per fare qualcosa devi lavorare
    adesso siamo ad un punto che bisogna fare.

    tirarsi le maniche fin sopra ai gomiti
    asciugarsi col fazzoletto il sudore della fronte
    e non aspettare che la rabbia monti:
    le genti buone sono rimaste umili.

    Trilussa, tu racconti sempre storie per bambini,
    allegorie per dire altre cose
    ma non si raddrizzano cosi le cose storte
    i vecchi a noi mettevano il girello

    bisogna adesso che troviamo il modo
    di fare lavorare questi pelandroni,
    che facciano leggi per noi buoni,
    per poter uscire da questo brodo.

    Io scusa ti chiedo, son genovese
    e tutti sanno che ridiamo raramente
    stringiamo i denti e parliamo chiaro
    non restiamo mai con le palle appese.

  10. marc52 scrive:

    UNA FAVOLETTA PRESA IN RETE ,APPROPOSITO DI MERLI!!!
    I tre giorni della merla
    Tanto, tanto tempo fa a Milano ci fu un inverno molto rigido.
    La neve scendeva dal cielo e copriva tutta la città, le strade, i giardini.
    Sotto la grondaia di un palazzo in Porta Nuova c’era un nido di una famigliola di merli, che a quel tempo avevano le piume bianche come la neve. C’era la mamma merla, il papà merlo e tre piccoli uccellini, nati dopo l’estate.
    La famigliola soffriva il freddo e stentava a trovare qualche briciola di pane per sfamarsi, perché le poche briciole che cadevano in terra dalle tavole degli uomini venivano subito ricoperte dalla neve che scendeva dal cielo.
    Dopo qualche giorno il papà merlo prese una decisione e disse alla moglie:
    “Qui non si trova nulla da mangiare, se continua così moriremo tutti di fame e di freddo. Ho un’idea, ti aiuterò a spostare il nido sul tetto del palazzo, a fianco a quel camino così mentre aspettate il mio ritorno non avrete freddo. Io parto e vado a cercare il cibo dove la neve non è ancora arrivata”.
    E così fu fatto: il nido fu messo vicino al camino e il papà partì. La mamma e i piccoli uccellini stavano tutto il giorno nel nido scaldandosi tra loro e anche grazie al fumo che usciva tutto il giorno dal camino.
    Dopo tre giorni il papà tornò a casa e quasi non riuscì più a riconoscere la sua famiglia! Il fumo nero che usciva dal camino aveva colorato di nero tutte le piume degli uccellini!
    Per fortuna da quel giorno l’inverno divenne meno rigido e i merli riuscirono a trovare cibo sufficiente per arrivare alla primavera. Da quel giorno però tutti i merli nascono con le piume nere e per ricordare la famigliola di merli bianchi divenuti neri gli ultimi tre giorni del mese di gennaio sono detti: i tre giorni della merla.

  11. franco muzzioli scrive:

    Giusto Pachino….soprattutto le cornacchie ,che mangiano anche loro le briciole , ma non sanno fare altro che cra cra . Vorrebbero essere le sole a “governare” le briciole, dicendo che gli altri uccelli sanno solo mangiare , invece loro cambierebbero modo di affrontare le briciole e…..dopo… anche il loro verso ….ma come tu sai bene le cornacchie sanno fare sempre solo cra cra cra cra.
    Questo per uscire dal mondo degli insetti ed entrare in quello degli uccelli!

  12. Pachino scrive:

    Commenti abilitati Vero Franco Muzzioli,Nembo ha centrato molto bene,il tuo articolo,e ha illustrato veramente bene,il comportamento dei merli,sicuramente lo saprebbe fare altrettanto bene illustrando i corvi e le cornacchie.

  13. edis.maria scrive:

    Pachino,al contrario di te , spero sempre di conoscere persone con le quali ho contrasti di opinioni , che di solito ‘propongono punti di vista interessanti e dialoganti.Solo così si può conoscere le altrui idee e magari cambiare le proprie o almeno variarle! Con stima, Edis!

  14. franco muzzioli scrive:

    Caro Pachino non mi offendo mai! Forse a volte rispondo per le rime , ma senza il minimo rancore.
    Ho detto che l’accappatoio era azzurro….perchè è azzurro.
    Sono uno che dice quello che pensa e capisco che sia un mio limite , come il merlo fischio, non si sa se per il sole , per l’amore o per render omaggio a Dio, ringrazio per l’attenzione e volo via.
    Nembo ha colto la metafora ed era quella l’intenzione!!!!!
    P.S. Per Edis…..il ritrattino mi somiglia ..però…con più capelli e tutti bianchi.

  15. Pachino scrive:

    Franco Muzzioli spero nn ti sia offeso per il mio commento,era solo una battuta per ridere,avendo scoperto,anche il tuo lato umano,
    poi per quanto riguarda la signora Edis maria nn la conosco e nemmeno ci tengo,E questo vale anche per la Signora Sandra.vi,auguro buona vita a tutte e due.
    Ciao Franco e scusa se ti ho offeso.

  16. sandra .vi scrive:

    Io chiedo una cosa sola xche’ polemizzare su un simpatico racconto ,come quello postato da Franco ?Io l’ho letto divertita mi e’ piaciuto ,e ho pensato ,ma bravo Franco finalmente qualcosa che nn ti angoscia ,fresca e ti riconcilia con le cose semplici della natura.

  17. paolacon.rm scrive:

    Belli questi commenti, devo dire.
    Come ci fa notare Edis “ci dimostrano come gli scritti altrui possono essere concepiti in modo totalmente diverso” direi anche capiti in modo opposto.
    E inoltre, i diversi commenti, mettono in evidenza fino a che punto usiamo la nostra immaginazione, verso chi avviciniamo in internet.
    In fondo possiamo dire di sapere davvero bene chi si “affaccia” dall’altra parte dello schermo? Spesso ci stupiamo o ci sorprendiamo che le persone non corrispondano a come pensavamo fossero. Eravamo sicuri, avevamo un quadro preciso in testa e poi… in bene o in male, quell’idea siamo costretti a rivederla.
    Anche il merlo del “raccontino” fa saltare le nostre certezze e fingendo un’amicizia o una gratitudine, dimostra solo utilitarismo.
    Altro che “merlo”…

  18. edis.maria scrive:

    Gli ultimi due commenti ci dimostrano come gli scritti altrui possono essere concepiti in modo totalmente diversi! Nembo, con serietà e ragionevolezza riesce a trasformare una storiella simpatica , pur con spunti di attualità, in politica. Pachino si ferma al ” puro scritto semplice” ,con commenti ironici e sardonici, forse anche con intendi di derisione. Comunque, Franco, ti immagino che spandi il becchime per il merlo, sorridente, ancora un po’ assonnato,con accanto il libro di Trilussa! Ahaaaah!

  19. Pachino scrive:

    Commenti abilitati Però è proprio vero che la vita le sorprese ce le riserva sempre.
    Abituato a vedere Muzzioli assiso in cattedra con la bacchetta in mano,pronto a bacchettare tutto e tutti,chi avrebbe mai detto che lo avremmo visto fuori dalla porta in accappatoio e pantofole, a gettare briciole di pane al merlo,bravo,però potevi fare a meno di chiarire che l’accappatoio era azzurro,in rosa nn ti ci avrei visto sicuramente.

  20. Nembo scrive:

    Il merlo, dopo il passero è il più diffuso, il suo canto è costituito da un fischio diciamo melodico assai vario e allegro. Affermativo, mi riferisco all’ultima frase dopo la poesia, siamo alle solite direi…e, il popolo ci crede ancora a tutte le manfrine ambigue politiche che ci stanno proponendo ai giorni nostri, per essere progressisti, non è sufficente proclamarsi tali, bisogna saper guardare avanti e avere coraggio di fare le cose dette e, non fare poi il contrario di quello che si è detto come ha fatto l’attuale pres. del consiglio. La migrazione per eventuali poltrone di commissioni e altro, in questi giorni sarà aperta visto che la maggioranza in parlamento non è molto consolidata. La cupezza senza rimedio di un comico perduto con una pedogogia politica fa da ciliegina a questa politica “non” innovativa. credo che gli elettori sono sempre più inelligenti dei sondaggisti in caso di eventuali elezioni e, non sempre i merli fischiano con melodia. Abbiamo perso l’equilibrio, stiamo perdendo anche l’orientamento politico, fermiamoci in tempo. E’ democrazia vera quella nella quale governano e decidono gli eletti dal popolo, la stessa democrazia e la fonte di ogni potere sovrano, in ogni ordinamento del popolo.

  21. franco muzzioli scrive:

    “Un uomo incapace di visioni , non realizzerà mai una grande speranza , nè comincerà nessuna impresa”
    W.Wilson

  22. Lorenzo.rm scrive:

    Franco, a volte penso che proprio il genere umano non ci stia bene a far parte della natura, così stupenda e “a posto”, così bella. Siamo merli? Forse sì se ci riferiamo alla fiducia che, malgrado tutto, continuiamo ad avere. Ma senza speranza (per dirla con il nuovo giovane premier).

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