Don Luciano era un prete di campagna, un prete di quelli all’antica. Un prete di quelli che lavoravano la terra.
Aveva l’orto dietro la canonica.
Don Luciano era anche parroco di alcune fabbriche e stabilimenti della periferia di Genova.
Andava a celebrare la Messa per i lavoratori in occasione delle festività Pasquali dando la sua benedizione.
In quegli anni c’era davvero bisogno della benedizione.
Era nell’immediato dopoguerra, lavoro ce ne era poco. Soldi, ancora meno…
Mia madre, rimasta sola con due figli, lavorava, ma i soldi che guadagnava erano pochi
Mio fratello neppure quattordicenne, trovò lavoro come garzonetto da un rivenditore di metalli e io sarei dovuto andare in quinta elementare, ma mamma aveva grosse difficoltà a tirare avanti.
< Don Luciano? Non avrebbe un posto dove poter mettere Sandro? Io non riesco a mantenerli tutti e due e non posso smettere di lavorare per occuparmi di loro!>
<Il grande lavora, ma il piccolo…. sarebbe in giro tutto il gorno!>
Parlerò con un amico prete che è in un collegio qui vicino e vedrò che possiamo fare.
Era difficile per un bambino di dieci anni capire perchè lui sarebbe dovuto andare in collegio: era vivace, si era vivace ma non cattivo. Non cattivo da collegio! In collegio ci mettevano i bambini cattivi ed io non ero cattivo.
Vivace, molto vivace. Non cattivo!
Eppoi, perchè io e mio fratello no? Non eravamo uguali? Si, era più grande di me, lavorava già, portava a casa qualche soldo, ma erano talmente pochi che mamma avrebbe risparmiato di più mettendo anche lui in collegio!
Forse voleva più bene a lui? Somigliavo molto a papa io: era per questo che mi metteva in collegio?
C’era una lunga salita da fare a piedi prima di arrivare al collegio.
Era la prima domenica di ottobre. Faceva ancora caldo. Un caldo autunnale, umido, afoso!
Un caldo afoso come spesso capita a Genova quando non tira la tramontana.
La salita che portava al collegio terminava davanti al grande piazzale antistante il grande caseggiato grigio.
Sentivo voci di ragazzi provenire dal retro. C’era un campetto da calcio dietro. Forse i ragazzi ospiti del collegio stavano giocando… Non mi spiaceva l’idea!
Buon giorno, sono don Dante. Sono il direttore del collegio disse. Mi sembrava molto vecchio quel prete con i suoi capelli bianchi e le spalle un po’ curve.
Vedrai Sandro, ti troverai bene qui con noi. Ci sono altri ragazzi come te, vedrai…
Rimasi solo. Solo con le mie domande a cui non mi riusciva di rispondere.
Questo è il tuo letto, dovrai imparare a rifartelo da solo tutte le mattine, dopo che ti sarai lavato alla svelta.
Poi scenderai di sotto per dire le orazioni prima della colazione, sempre in silenzio.
Dopo la colazione andrai a scuola e dovrai studiare. Ricordati che dovrai essere sempre obbediente e disciplinato.
Non ammettevano obiezioni quelle parole pronunciate autoritariamente.
Mi venne da piangere.
Ti passerà presto, mi disse quel ragazzo alto, col maglione marrone, sbucato all’improvviso da non so dove!
Sono Toni… Tonino…. mi disse sorridendomi e porgendomi la mano.
Era un govanotto, un adulto o quasi.
Sarò il vostro assistente quando non ci sarà don Felice, il vostro insegnate.
Era un bel ragazzo Tonino, sembrava un uomo fatto agli occhi di noi bimbi di dieci , undici anni.
Ci faceva giocare, ci seguiva nel fare i compiti nel pomeriggio, ci raccontava storie.
Era bello stare con lui.
… grazie, elisabetta…
Si,,,,,si chiamava Tonino Tony,,,Sandro,hai espresso molto bene il tuo pensiero come sempre,hai scritto un pezzo di vita vera,la tua e quella di tony,tu ai tempi nn potevi saperlo ma lui conosceva molto bene la vostra sofferenza di bimbi,anche lui aveva fatto il vostro stesso percorso con una piccola variante(lui era stato abbandonato)e grazie ad un sacerdote che si è assunto la responsabilita’ha potuto continuare il suo percorso di vita in colleggio anche negli anni,ecco perche’era assistente e si prendeva cura di voi bimbi come fratello maggiore,,,voi eravate la sua famiglia,,,nn voleva che i bimbi soffrissero il distacco dalla propia famiglia,faceva il possibile e tu che lo hai conosciuto lo sai bene,,Don Gerolamo è stato x lui il vero papa’,,con l’arrivo di Don Dante le cose erano cambiate,anche se tony lavorava in colleggio nn poteva piu’ rimanere,,,la vita aveva deciso diversamente,,,Il tuo scritto mi ha afferrato alla gola si x Tonino era mio marito,,,sapevo quanta sofferenza e quanta gioia ha provato x tutti i suoi bimbi del colleggio,il distacco è stato molto duro,,lui diceva sempre ,i miei bambini,,,come ti capisco Sandro e quanto ti è costato mettere a nudo la tua anima x è propio quello che hai fatto,,,i ricordi afferrano x la gola e nn è facile,ma tu scrivi con la penna intinta nel cuore,,,grazie Sandro,,,ti abbraccio io x Tonino,,,,,
grazie Enrica…
Scrivo questo commento, perchè io conosco la moglie di Tonino, mi aveva parlato di questo vostro dialogo e del fatto che la vita RISERVA delle sorprese, ho letto il racconto,L’HO FATTO PER LEI, perchè in questo momento è in cura presso un ospedale, ringrazia Alfred e non appena tornerà a casa lo leggerà, io sono Enrica e come Alfred sa, sono in contatto con la nostra comune amica, complimenti anche da parte mia,
Sì,,,, si chiamava Tonino!” In queste ultime parole Alfred racchiude tutta l’emozione che questo ricordo suscita in lui e che egli cerca di trasmettere ai lettori. Questo è il vero spirito dello scrittore al quale basta poco per trasmettere coinvolgimento e passione! Questo racconto, certamente autobiografico, ha inciso nel tuo essere sentimenti tali che il cuore e l’intimo tuo ne è completamente assorbito, anche dopo tanti anni. Credimi, il lettore lo intuisce e lo apprezza!Lo scrittore è un OTTIMO scrittore!
giuseppe, quella era la cosa che più mi ha colpito e che avrei voluto mettere in risalto col sottinteso: la bellezza di aver ritrovato una parte molto importante della mia vita qui in Eldy e il scoprire di averla condvisa con una bellissima persona che ha lasciato in me segni importanti. Tu questo lo hai colto pienamente . grazie.
Ho letto il racconto ancor prima che ci fossero commenti, quindi sicuramente tra i primi ma non ho voluto commentare subito proprio per non essere il primo a farlo.
Lo faccio ora per esprimere i meritati complimenti ad Alfred-Sandro. Molto significativo lo stacco temporale nella parte finale che porta ad una profonda riflessione interiore.
Chiedo scusa, ho dimenticato di citare la fonte da cui ho preso il brano postato precedentemente …
http://www.ilpaesedeibambinichesorridono.it
A commento della storia così ben raccontata da Alfred, la testimonianza importante di un grande poeta della letteratura italiana di fine Ottocento:
In una buia camerata nel collegio degli Scolopi ad Urbino, stava rannicchiato nel lettino sconosciuto, perché era la prima volta che dormiva lontano da casa e dalla mamma, Giovanni di sette anni, singhiozzando disperatamente. Poi, una voce di ragazzo gli sussurrò amorevolmente: ” Sta zitto, recita le preghiere e fa la nanna!”.
E’ la voce di Giacomo il fratello maggiore del bambino che piangeva e che diventerà uno dei più delicati poeti italiani. E da poeta, Pascoli, ricorderà sempre i compagni del collegio; gli sembrerà di rivederli quando facevano alzare nel vento i grandi aquiloni. Conoscete la poesia “L’aquilone”?… ” C’é qualcosa di nuovo oggi nel sole.. Sì gli aquiloni!.. E’ questa una mattina che non c’é scuola. Siamo usciti a schiera.. Ognuno manda da una balza la sua cometa per il ciel turchino.
Ed ecco ondeggia, pendola, urta, sbalza… tra un lungo dei fanciulli urlo s’innalza.” Il dolore bussò presto al cuore di Giovanni; un giorno di agosto del 1867 attese invano il padre per tornare a casa, in vacanza. Non lo avrebbe più visto; papà Pascoli era stato assassinato da uno sconosciuto, con una fucilata. Era in calesse e la cavalla -La cavallina storna della bella poesia- aveva continuato la strada e l’aveva riportato a casa. Dal dispiacere anche la mamma di Giovanni morì poco tempo dopo ed il poeta capì il tormento di essere orfano.
vorrei dire tante cose, ma meglio che questa finestra rimanga chiusa senò la corrente mi fa aprire anche il portone.bel racconto di vita vissuta Alfred, che implicano diverse problematiche; famiglia, lavoro, strutture di assistenza.Si la più importante è la famiglia, la famiglia ti forma, ti nutre, ti cresce nei valori: ma stiamo parlando del dopo guerra e strutture come i collegi erano un’ancora di salvezza per genitori in difficoltà ( figuriamoci poi per una mamma sola )salvezza materiale ma non morale, perchè sia i genitori e sia i figli subivano dei traumi che si riperquotevano sulla loro formazione sia psicologica che morale. Oggi non è più cosi! oggi la formazione in collegi e di moda, e una distinzione di classe……… vedete un pò come sono cambiati i tempi!
Alba ha ragione! Alba, è una persona molto intelligente è pratica, con i suoi racconti/commenti di vita. Quanti soprusi sono stati perpetrati a danno di poveri ragazzi e ragazze, ricordate… “”La mala educación film di Almodovar, autobiografico. Educatori preti, suore, laici, con comportamenti da aguzzini dove le punizioni corporali erano all’ardine del giorno.
Mi hai fatto tornare indietro con la memoria io ci sono stata quattro giorni in collegio e tu conosci il posto Manesseno.
tanti anni sono passati ma nella mia memoria tutto di quei giorni, il collegio aveva un grande pazzale e il nostro ingresso è stato di vedere un bambini in ginocchiao sulla ghiaia e la suora con la frusta, ( a mia mamma non gli mai perdonatodi avermi portato all’inferno) ci hanno diviso non ho mai visto mia fratello, so solo che non volevo mangiare quella sbobba di minestra, e per castigo in un stanzino buoio,sveglia presto messa e poi quello che chiamo latte.
So solo che mio padre alla domenica ci viene a trovare io attorno avevo 3 suore che mi preparavano.
Scese le scale vi era il parlatorio e vidi mia papà le arrivai alle gambe di corsa e dopo quattro giorni vidi anche mio fratello.
ci fecesolo una domanda volete venire a casa ? il coro è stato unico.
io sono rimasta vedova con tre bambini ma mai poi mai anche se mi è stato proposto di metterli in collegio, con la scuola a tempo pieno mi sono aiutata. poi per mia sfortuna o lavorato con le suore in ospedale ma sarebbe meglio che si togliessero quel abito tanto sono cattive dentro
Il collegio, esperienza infantile di vita che segna purtroppo! Fa crescere, fa diventare adulti, prima del tempo. Per alcuni versi traumatica senza l’affetto della famiglia, nel momento in cui avviene la formazione psicofisica del bambino,dell’adolescente. Da non raccomandare a nessuno. Sia per gli agiati che per i meno agiati. Unica consolazione, trovare degli insegnanti che ti formano non a suon di bacchettate, ma di esempi, di positività, nei confronti delle avversità della vita, che possano essere dei maestri di vita. Rimane sempre una carenza affettiva che segna tutta la vita, proprio nel maggiore bisogno di vicinanza con i propri genitori. Lo dice anche Alfred(se è autobiografica) alla sua amica scoprendo… che è la moglie del suo amico di collegio Tony. In questi giorni su tv IRIS, DARANNO DEI FILM SUL DIVENTARE ADULTI! ESPERIENZE DI GIOVANI ADOLESCENTi. INIZIERANNO CON UN INDIMENTICABILE FILM DI QUALCHE ANNO FA “CARPE DIEM” (cogli il giorno, cogli l’attimo).Un buon insegnamento che vale per tutti noi.
Bello il tuo racconto Alfred ,nella sua semplice umanita’Mi ha fatto ricordare quanto e’ stato traumatico per me l’arrivo di mio fratello .Io avevo 7 anni ,ero la coccola di genitori e zii ,ora tuttie le attenzioni erano per il nuovo arrivato ,nn volevo accettarlo ,Nonostante tutti gli sforzi di mamma ;un certo antagonismo fra noi e’ sempre rimasto ,nonostante l;affetto che ci ha legati
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Alfred ho letto con nostalgia la tua storia,,Dai xo’ sei cresciuto bene e con certi valori della vita,,I figli sono tt uguali x una mamma si spera!!!! xke’ questa domanda me la faccio pure io. ….☺ io dico sempre che mia madre preferisce mio fratello +di me….., ma nn e’ cosi…..credimi!!!
Un bel racconto autobiografico. Che ci fa vedere una vita dentro la struttura del collegio. Scritta con garbo e senza plolemiche o rimpianti oltre le righe. Oggi fa moda . Bravo, Sandro.
Questi racconti di vita ,aprono piccole finestre su chi frequenta il Blog, permettendo di conoscerci maggiormente.
Ho frequentato anche io un collegio salesiano, ma dalla parte del privilegio , ho l’impressione che allora le differenze sociali fossero più incisive ,anche se con l’attuale crisi si stanno delineando nuove demarcazioni ,aumentando le differenze tra chi sopravvive e chi vive….a volte agiatamente.