É finito da poco il primo Maggio dove i lavoratori sfilavano con la bandiera rossa e il fazzoletto rosso al collo, sono nata e cresciuta da proletaria cantando “bandiera rossa”.
Vivevo più nella sezione del pc che in casa ed a quel modo ho iniziato ad avere la cultura comunista.
Perciò quando mi proposero di diventare capo gruppo dei Pionieri dissi subito sì.
I “Pionieri” era una organizzazione seguita da donne di sinistra U:D:I: (unione donne Italiane) nate per placare la manipolazione del clero.
Si può dire che i pionieri erano gli scout di adesso, centrale era l’educazione dei sentimenti e il rispetto della natura.


Alla domenica si andava porta a porta a vendere il giornalino il “Pioniere”
Prima di fare il giro mi fermavo su un gradino e me lo leggevo tutto gratis, seguivo attentamente pagina per pagina, riga per riga, il mio giornale preferito, che si batteva per una vita migliore per tutti i suoi lettori e per tutti i bimbi d’Italia.
Riuscivo a vendere anche 150 copie.
Solo ora, e da  nonna, che leggo hai nipotini Gianni Rodari ho scoperto che era lui  lo scrittore del giornalino, quello che mi faceva sognare.
Il giornale durò dal 1950—1962

un francobollo russo dedicato a Cipollino


Una domenica mattina mentre mi apprestavo a fare il mio giro mi vide il parroco e mi strappò tutti i giornali di sotto il braccio e li bruciò.
Allora non potevo immaginare che quel gesto era perché Gianni Rodari era stato scomunicato dal clero, e per tale motivo le parrocchie bruciavano i suoi libri e scritti.
Nel 1962 avevo già lasciato i pionieri per anzianità, facevo parte della FGC, quando per sempre il giornalino finì di esistere, e con lui i suoi personaggi Cipollino, Chiodino, Pif, Aquila Bianca e il Gabbiano Rosso.
Quando il giornale morì fu a lungo pianto e rimpianto, anche se ora io sono adulta non ha mai smesso di parlare del Pioniere come si parla di una gloriosa avventura giovanile.
E leggo i libri di Rodari ai miei nipotini.


Gianni Rodari

Biografia di Gianni Rodari presa dal web
L’infanzia a Omegna
Gianni Rodari nasce il 23 ottobre 1920 a Omegna sul Lago d’Orta in cui i genitori originari della Val Cuvia nel Varesotto si trasferiscono per lavoro. Gianni frequentò ad Omegna le prime quattro classi delle scuole elementari. Era un bambino con una corporatura minuta e un carattere piuttosto schivo che non lega con i coetanei. È molto affezionato al fratello Cesare mentre a causa della notevole differenza di età è poco in confidenza con il fratello Mario.
Il padre Giuseppe fa il fornaio nella via centrale del paese e muore di bronco-polmonite quando Gianni ha solo dieci anni. In seguito a questa disgrazia la madre preferisce tornare a Gavirate il suo paese natale.

La gioventù e l’adolescenza a Gavirate e l’esperienza del seminario
Nel varesotto vive dal 1930 al 1947.
Frequenta la quinta elementare a Gavirate.
Il 5 agosto 1931 fa richiesta di entrare in seminario per frequentare il ginnasio. Nell’ottobre dello stesso anno entrerà quindi nella IC del seminario di Seveso. Gianni si distingue subito per le ottime capacità e risulterà infatti il migliore della classe. Risultati che furono poi confermati anche nella seconda classe. All’inizio della classe terza, nell’ottobre 1933 si ritirò. Concluse l’anno scolastico a Varese, ma non proseguì gli studi liceali bensì optò per le scuole Magistrali. Frequentò con profitto la quarta classe nel 1934-35 e venne ammesso al triennio superiore. Il 25 febbraio 1937 abbandonò gli studi per presentarsi alla sessione estiva con l’intento di sostenere direttamente gli esami e guadagnare così un anno.
Già a partire dal 1935 Rodari militava nell’Azione Cattolica. Dai verbali delle adunanze di Gavirate risulta che nel dicembre dello steso anno Gianni svolgeva già la funzione di presidente. Anche l’anno successivo fu dedicato molto all’organizzazione cattolica.
Nel 1936 pubblicò otto racconti sul settimanale cattolico L’azione giovanile e iniziò una collaborazione con Luce diretto da Monsignor Sonzini.
Nel 1937 iniziò un periodo di profondi cambiamenti. Nel marzo lasciò la presidenza dei giovani gaviratesi dell’Azione cattolica e da allora i rapporti con questa si allentarono molto. Tra la primavera e l’estate il suo massimo impegno venne dedicato allo studio  e a soli 17 anni conseguì il diploma magistrale.
In quegli stessi anni Rodari leggeva molto e amava la musica. Andò per tre anni a lezione di violino. Molto sensibile, si confidava solo con pochi amici. Aveva una grande curiosità intellettuale e cominciò a leggere le opere di Nietzsche, Stirner, Schopenhauer, Lenin, Stalin e Trotzkij. “Queste opere, –  commenta- ebbero due risultati: quello di portarmi a criticare coscientemente il corporativismo e quello di farmi incuriosire sul marxismo come concezione del mondo”.
Nel 1939 si iscrive all’Università cattolica di Milano, alla facoltà di lingue. Abbandonerà poi l’esperienza universitaria dopo alcuni esami, ma senza laurearsi. Nel frattempo inizia ad insegnare in diversi paesi del varesotto.
Nel 1940, quando l’Italia entra in guerra Rodari viene dichiarato rivedibile e non viene richiamato alle armi.
Nel 1941 vince il concorso per maestro ed incomincia ad insegnare ad Uboldo come supplente. Fu un periodo molto duro di cui ha un forte ricordo. Si iscrive al partito fascista e accettò di lavorare nella casa del fascio pur di tirare avanti. I drammatici avvenimenti della guerra lo colpiscono profondamente negli affetti personali quando apprende la notizia della morte degli amici Nino Bianchi e Amedeo Marvelli, mentre il fratello Cesare nel settembre del 1943 viene internato in un campo di concentramento in Germania.
Subito dopo la caduta del fascismo Gianni Rodari si avvicina al Partito Comunista, a cui si scrive nel 1944 e partecipa alle lotte della resistenza.

Gli anni del giornalismo politico tra Milano e Roma
Subito dopo la guerra viene chiamato a dirigere il giornale”Ordine Nuovo”, nel 1947 viene chiamato all’Unità a Milano, dove diventa prima cronista, poi capo cronista ed inviato speciale.
Mentre lavora come giornalista incomincia a scrivere racconti per bambini. Nel 1950 il Partito lo chiama a Roma a dirigere il settimanale per bambini, il “Pioniere”, il cui primo numero esce il 10 settembre 1950. Nel 1952 compie il primo dei diversi viaggi che farà Urss.
In quegli anni pubblica Il libro delle filastrocche ed il Romanzo di Cipollino. Nel 1953 sposa Maria Teresa Feretti, dalla quale quattro anni dopo ha la figlia Paola.
Dal settembre 1956 al novembre 1958 torna a lavorare all’Unità diretta da Ingrao. Farà l’inviato e poi il responsabile della pagina culturale e infine il capocronista. Nel 1957 supera l’esame da giornalista professionista.
Il 1° dicembre 1958 passa a lavorare a Paese sera. Si realizza finalmente la scelta che contrassegnerà tutta la sua vita: affiancare al lavoro di scrittore per l’infanzia quello di un giornalismo politico non partitico.


Gli anni della scrittura per l’infanzia e della notorietà
Nel 1960 incomincia a pubblicare per Einaudi e la sua fama si diffonde in tutta Italia. Il primo libro che esce con la nuova casa editrice è Filastrocca in cielo ed in terra nel 1959.
Solo nel 1962-63 raggiunge una certa tranquillità economica grazie alla collaborazione  a La via migliore e a I quindici.
Dal 1966 al 1969 Rodari non pubblica libri, limitandosi a una intensa attività di collaborazioni per quanto riguarda il lavoro con i bambini. Lascia Paese sera e nel l970 vince il Premio Andersen, il più importante concorso internazionale per la letteratura dell’infanzia, che accresce la sua notorietà in tutto il mondo.
Nel 1970Ricomincia a pubblicare per Einuadi ed Editori Riuniti, ma la sua prodigiosa macchina creativa non sembra più girare a pieno regime. Non è solo a causa del grande successo, ma anche della grande mole di lavoro e della sua condizione fisica.
Nel 1974 si impegna nel rilancio del Giornale dei genitori, ma subito cerca di disimpegnarsi. Cosa che accadrà agli inizi del 1977.
Al ritorno da un viaggio in Urss Gianni Rodari nel 1979 comincia ad accusare i primi problemi circolatori che lo porteranno alla morte dopo un intervento chirurgico il 14 aprile del 1980.

Tante edizioni in molte lingue

17 Commenti a “Il Pioniere e Gianni Rodari scritto e proposto da Alba Morsilli”

  1. marc52 scrive:

    Alba, sei una donna molto in gamba, ho letto con interesse la tua “gavetta” nel distribuire il “Pioniere,” nell’essere un’attivista del PCI, alla tua giovane età. Nel divorare il giornalino leggendolo, prima di consegnarlo. Anch’io amavo molto il PCI di Berlinguer, IL PSI di Pertini. Mi sono avvicinato al PCI distribuendo” l’Unita” in età giovanile. Ho scoperto tardi Rodari, allora… quando chiusero la diffusione del “Pioniere” avevo 10 anni. Ho letto Rodari in età adulta, apprezzandolo molto per i suoi racconti, per le sue filastrocche, per me è stata una scoperta questo scrivere per i ragazzi, strizzando l’occhiolino agli adulti.

  2. alba morsilli scrive:

    Non si smette mai di imparare esopratutto non bisogna mai smettere.
    Qualsiasi è la dotrina e la provenienza non parlano di guerre, almeno nella carta
    Così comi i giornalini che noi da bambini leggevamo sia il Vittorioso e il Pioniere , fondati da due opposte correnti di pensiero. Ci insegnavano ad amare la natura e noi l’abbiamo distrutta, Come siamo finiti alla situazione di oggi?
    Quale è stato quale dovrebbe essere il ruolo dell’uomo in rapporto alla natura e agli altri uomini?
    Anche se sotto forma di fumetto loro ci insegnavano il rispetto reciproco, ci facevano sognare un mondo libero, dove ogni uomo poteva contare.
    A distanza di anni che cosa abbiamo imparato?
    NUlla perchè siamo diventati solo dei grandi opportunisti dove Dio denaro conta più di tutti, dei grandi materialisti e persone incivili.
    Quanti valori persi mi sembra giusto non smettere mai di imparare ma sopratutto non bisogna mai smettere

  3. sandra .vi scrive:

    Che bello Alba questo tuo articolo su Rodari.Mentre leggevo e’ arrivato mio nipote che aveva letto sopra la mia testa portando 2 libri presi dalla sua libreria erano “Tante storie” e “Filastrocche lunghe e corte…..”,ricordi nonna quando me le leggevi ,quanto ci siamo divertiti,io poi volevo sempre un finale diverso…..Mi sono commossa ricordasse ,eho pensato che veramente Rodari con parole e frasi semplici arrivava al cuore dei ragazzi e vi lasciava un ricordo .Metto le ultime strofe della filastrocca delle parole:
    Ma le piu belle che ho nel cuore
    le sento battere: “mamma”, “amore”
    Ci sono parole per gli amici:
    “Buongiorno, buon anno, siate felici”,
    parole belle e parole buone
    per ogni sorta di persone.
    La piu cattiva di tutta la terra
    e una parola che oddio: “la guerra”.
    Per cancellarla senza pieta
    gomma abbastanza si trovera.

  4. Giuseppe3.ca scrive:

    Bello Alba, raccontando Rodari hai racontato un’epoca: ricordo, leggevamo “Il Corriere dei Piccoli”, “Il Vitorioso” e “Topolino”, era più difficile leggere “Il Pioniere” proprio perché veniva occultato dalle forze ecclesiali ma siamo cresciuti e oggi possiamo valutarne i pro e contro. Grazie ad Alba e un elogio a Paola per la bellissima esposizione e la favola nel primo commento. Brave!

  5. Lorenzo.rm scrive:

    Uno splendido lavoro, Alba. Ti faccio sorridere se ti dico che mi vengono i lucciconi? E dire che ho scoperto Rodari non tanto quando ero piccolo ma da grande, quando davo una mano in casa per correggere i compiti dei ragazzi. Che mondo incantato, che lezioni di professionalità per l’infanzia, che simpatia. Tutto questo ho ricordato . Certo, i tempi sono cambiati, abbiamo tanti mezzi, anche visivi, nuovi, per i ragazzi, ma il rimpianto per quei tempi andati rimangono. Grazie ancora, Alba.

  6. cactus scrive:

    Rodari è stato uno scrittore che, come qualcuno ha evidenziato, è riuscito ad iniziare il bambino alla lettura ed a farla amare. Questo articolo mi ha spinto a frugare nella mia biblioteca dove sapevo avere alcuni suoi libri, Ho infatti trovato “Il treno delle filastrocche”… mi sono seduto… ho iniziato a rileggerlo e mi sono ritrovato catapultato all’indietro nel tempo.
    Tra le tante filastrocche una in particolare mi ha colpito, anche perchè rispecchia una situazione ancora presente.

    Napoli senza sole

    Filastrocca del Pallonetto,
    vicolo corto, vicolo stretto,

    senza cielo e senza mare,
    senza canzoni da cantare…

    Chi farà musica e parole
    per te, Napoli senza sole?

  7. edis.maria scrive:

    Un vero comunista deve essere preparato sulla dottrina di Karl Marx e seguirla. Perchè va, in chiesa a chiedere comunione, assoluzione, nozze, se è ateo? O finge di essere comunista o non è preparato nella “ fede” marxista! Per quanto riguarda i libri sono d’accordo con Lucia: mai si distruggono libri , di qualsiasi tipo o tendenza, perchè sono la RICCHEZZA dei popoli e la loro vera storia!

  8. edis.maria scrive:

    Il “Corriere dei piccoli “era il settimanale per bambini che era letto , soprattutto da un certo ceto ,e contrastava l’ “Avventuroso “e , più tardi,”Il Giornalino “edito dalle Edizioni Paoline. Poi nacque il Pioniere “ per volontà del Pc che voleva indirizzare i loro giovani simpatizzanti: per un po’ di tempo usciva abbinato all’Unità. Ciò che distingue il Pioniere , e fu il suo merito ,è che fece scoprire uno scrittore , allora ancora sconosciuto., Gianni Rodari, che si specializzò in scritti per bambini. Bravissimo, riesce a trovare “ le parole” che servono per farsi capire e fare amare la lettura ai piccoli, che anche in quei tempi, leggevano poco,e avevano poche occasioni per farlo. Conquistò , con la leggerezza delle parole, degli argomenti e dei fatti, i bimbi, ma anche genitori ed insegnanti. Non ci fu più nessun libro scolastico, che non riportasse brani, filastrocche e poesie di Gianni Rodati, perchè il suo modo semplice ed accattivante , spiegava anche piccole regole per ricordare e sintetizzare! E’ un piacere cercare le sue opere, e, ritrovandoci bambini, fare una carrellata nel passato e ritrovarci fanciulli!

  9. lucia1.Tr scrive:

    Alba, nell’articolo, ha citato il gesto di dare alle fiamme il giornalino che aveva idee contrarie a quelle del Clero, io vorrei fare una considerazione sul gesto di un deputato grillino che ha dato alle fiamme un libro di cui non condivideva l’idea. L’hashtag “Libri non si bruciano. Si leggono”, in face book, è diventato virale. Migliaia di utenti hanno postato nel loro profilo una foto di un libro, per affermare con forza, la sacralità dei libri, considerando disgustosa l’idea di bruciarli, la cultura è un patrimonio inalienabile e nessuno può permettersi di distruggerla. Il tempo è trascorso velocemente ma questi tristi episodi si ripetono!

  10. franco muzzioli scrive:

    Dalle mie parti il lavoro lo trovavi se avevi la tessera del partito comunista …..oppure se conoscevi il parroco….era così!!!!!!!!!!!!!!

  11. franco muzzioli scrive:

    Comiche per noi ragazzi….per gli stereotipi da Don Camillo e Peppone. E’ chiaro che chi era comunista era tagliato fuori dalla Chiesa….ma spesso a chi era attivista di quel partito poco importava.

  12. francesca (franci) scrive:

    Ricordo un episodio che mi raccontava, tanto tempo fa, il mio papà. A quei tempi, era proprio il 1944, l’epoca di Rodari, mio papà era un giovane pieno di grandi speranze, sogni e progetti e si iscrisse al Partito Comunista. Capitò di andare a confessarsi, mandato insistentemente dalla nonna, sua madre, religiosamente convinta e praticante. Quando disse al prete confessore, su sua specifica richiesta, che aveva la tessera del Partito, questi si indignò a tal punto che esclamò: ” Vai figliolo, io non ti posso dare l’assoluzione, strappa la tessera e mostramene i pezzi, dopo ritorna da me e se sarai veramente pentito ti assolverò…”. Ai posteri (voi) ogni commento!

  13. alfred-sandro1.ge scrive:

    Era un po’ meno semplice di come la racconti Franco.
    Le scomuniche non si limitavano al Pioniere:
    non potevi giocare nel campetto della chiesa, non ti davano la comnione, la cresima , non ti sposavano e spesso neppure il lavoro trovavi.
    Non erano affatto “comiche differenziazioni”: chiedi a coloro che l’hanno subite!

  14. alba morsilli scrive:

    hahahhahahaha Paola peccato che in eldy non si possa sentire la voce avresti sentito le mie grosse e belle risate che mi son fatta forte bello CKER CKER CKER

  15. franco muzzioli scrive:

    Allora ero dall’altra parte della barricata come allievo Salesiano leggevo il mitico “Vittorioso” giornalino ,che dopo Topolino ,era accettato nelle case borghesi clericali.
    Aveva firme prestigiosissime come Jacovitti, Caesar,Craveri, Milani ecc. ,era l’epoca di Don Camillo e Peppone ,che ricordo con dolce nostalgia.
    Potevamo leggere Rodari, ma ci era assolutamente proibito lo scomunicato “Pioniere”.
    Cara Alba …vedi che pure con queste “comiche” differenzazioni…siamo diventati “grandi” e ora siamo qui a parlarne amichevolmente.

  16. lucia1.Tr scrive:

    Brava Alba, argomento interessante che ci porta indietro negli anni. Ricordo molto bene il giornalino, ma non sono stata un’assidua lettrice, mia madre imponeva le scelte e preferiva comprarci i libri che riteneva più importanti. Nei miei libri di lettura dell’elementari c’erano molte storie e poesie di Gianni Rodari che tutti noi amavamo moltissimo, le filastrocche piacevano alla mia maestra di quarta che immancabilmente ce le faceva imparare a memoria. Ne ho postata una trovata nella rete, forse sarà una di quelle…

    FILASTROCCA DI PRIMAVERA
    Filastrocca di primavera
    più lungo è il giorno, più dolce la sera.
    Domani forse tra l’erbetta
    spunterà la prima violetta.
    Oh prima viola fresca e nuova
    beato il primo che ti trova,
    il tuo profumo gli dirà,
    la primavera è giunta, è qua.
    Gli altri signori non lo sanno
    e ancora in inverno si crederanno:
    magari persone di riguardo,
    ma il loro calendario va in ritardo.

  17. paolacon.rm scrive:

    non ci sono commenti
    ma una piccola favola per ricordare il grande scrittore

    l linguaggio dei fumetti
    da Favole al telefono di Gianni Rodari

    Un topolino dei fumetti, stanco di abitare tra le pagine di un giornale e desideroso di cambiare il sapore della carta con quello del formaggio, spiccò un bel salto e si trovò nel mondo dei topi in carne ed ossa.
    SQUASH! – esclamò subito, sentendo odor di gatto.
    COME HA D ETTO? – bisbigliarono gli altri topi messi in soggestione da quella strana parola.
    SPLOOM, BANG, GULP! – disse il topolino, che parlava solo la lingua dei fumetti.
    DEV’ESSERE TURCO – osservò un vecchio topo di bastimento, che prima di andare in pensione era stato in servizio nel Mediterraneo. E si provò a rivolgergli la parola in turco.
    Il topolino lo guardò con meraviglia e disse:
    ZIIP, FIISH, BRONCK.
    NON È TURCO – concluse il topo navigatore.
    ALLORA COS’È? – domandarono gli altri.
    VATTELAPESCA – rispose il topo di prima.
    CosÌ lo chiamarono Vattelapesca.
    VATTELAPESCA – gli domandavano, -TI PIACE DI PIU’ IL PARMIGIANO O IL GROVIERA?
    SPIIT, GONG, ZIZIZIIR -rispondeva il topo dei fumettI.
    BUONA NOTTE – ridevano gli altri mentre i più piccoli gli tirava no la coda per sentirlo protestare in quella maniera buffa: ZOONG, SPLASH!
    Una volta andarono a caccia in un mulino pieno di sacchi di farina bianca.
    I topi affondarono i denti in quella manna e masticavano facendo: CRIK, CRIK, CRIK, come fanno tutti i topi quando masticano. Ma il topo dei fumetti faceva: CREK, SCREK, SCHEREREK.
    IMPARA ALMENO A MANGIARE COME LE PERSONE EDUCATE -borbottò il topo navigatore.
    CRENGH -disse il topo dei fumetti, e tornò a infilarsi in un sacco di granoturco.
    Il navigatore, allora, fece un segno agli altri, e’ quatti quatti se la filarono, abbandonando lo straniero al suo destino.
    Per un po’ il topolino continuò a masticare. Quando si accorse di essere rimasto solo, era già troppo buio per cercare la strada e decise di passare la notte al mulino.
    Stava per addormentarsi, quand’ecco nel buio accendersi due semafori gialli, ecco il fruscio di quattro zampe di cacciatore. Un gatto!
    SQUASH -disse il topolino con un brivido.
    GRAGRRAGNAU! – rispose il gatto.
    Cielo! era un gatto dei fumetti! La tribù dei gatti veri lo aveva cacciato perché non riusciva.. a fare miao come si deve. I due derelitti si abbracciarono, giurandosi eterna amicizia e passarono tutta la notte a conversare nella strana lingua dei fumetti.
    Si capivano a meraviglia.

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