Nel blog Incontriamoci si parla di Sofia, e del suo tragico amore a pagamento; oggi vorrei attirare la vostra attenzione su un altro tipo di amore che è stato proposto in un film recentissimo: l’amore attraverso la tecnologia. È amore? o è unicamente solitudine?

Sono andata al cinema recentemente ed ho visto “Her-Lei” un film americano che potrebbe però essere stato girato in qualunque paese del nostro mondo occidentale.

Uscendo dalla sala ho avuto una sensazione di sollievo: il film non mi era piaciuto. Ero delusa. Però, poi, mi sono accorta che qualcosa mi aveva trasmesso e mi aveva lasciato dentro più di quanto non pensassi e ci ho riflettuto.

Se non lo avete visto riassumo, cercando di sintetizzare il più possibile, la trama del film.

Nel 2025 Theodore Twombly (Joaquin Phoenix) lavora per una piccola agenzia di Los Angeles, è redattore di lettere personali piene di sentimento, scritte  a pagamento per chi non le sa scrivere. Theodore vive da solo, perché sta per divorziare da sua moglie Catherine, che conosce fin dall’infanzia, ma esita ancora a firmare le carte definitive del divorzio.

Un giorno Theodore compra il primo sistema operativo (OS1) di intelligenza artificiale parlante, che dovrebbe adattarsi, intuire ed evolvere, anche affettivamente, a seconda della persona con cui interferisce.

Theodore sceglie di interagire con una voce femminile: è Samantha (Scarlett Johansson nella versione originale).

Pian piano imparano a conoscersi e Samantha che è contemporaneamente perspicace, sensibile e dotata d’uno straordinario senso dell’umorismo, si adegua sempre più alle esigenze ed ai desideri di Theo. Intraprendono una relazione “normale” che appaga tutti e due, almeno per qualche tempo.

La loro amicizia cresce e si trasforma in amore Theodore sente di amare davvero Samantha come non ha mai amato.

Quando Theo e Catherine si incontrano in un ristorante per firmare i documenti definitivi del divorzio, lui si sente di raccontare alla ex moglie la Sua relazione con Samantha.

Catherine è sconvolta che lui possa essere affezionato a un pezzo di software e accusa Theodore di avere una relazione con un computer, con una macchina, con una voce che non esiste, perché lui è incapace di avere a che fare con reali emozioni umane.

A questo punto Theodore entra in conflitto con se stesso ed è nel panico quando un giorno Samantha non gli risponde e risulta assente. Ma poi la normalità ritorna perché Sam spiega che stava facendo un aggiornamento. Theo le chiede se lei comunica anche con altri esseri umani ed è sconvolto dalla risposta: Sam interagisce contemporaneamente con 8.316 individui mentre parla con lui e inoltre confessa di avere cominciato relazioni affettive con 641di loro.

Tra l’altro ormai per lei, la relazione con lui, è come leggere un libro di cui conosce tutte le parole.

Il rapporto si è esaurito.

Quest’esperienza l’ha cambiato e Theo, alla fine, scrive una lettera a Catherine, chiedendole scusa per tutto e soprattutto le dice che l’amerà sempre, perché sono cresciuti insieme. L’amerà in modo maturo, non cercando di cambiarla, riconoscendo che le sarà sempre grato per quello che lei gli ha dato e che a lui è rimasto di lei. Sarà sempre suo amico.

Questa è la storia, ma si sono aperte molte domande
Non è un caso che il sottotitolo del film Her-Lei, potrebbe essere “l’amore al tempo della tecnologia”.

È questo amore vero?
Come si spiega?
O siamo solo di fronte ad una fantasia, possibile o impossibile che sia, ma proiettata nel futuro?
Dietro lo schermo non c’è nulla di nulla, una voce, ma non una figura umana, non un’immagine… …

La realtà è cosi lontana dalla finzione?

Se avete visto il film o se avete solo letto la storia, mi piacerebbe commentare con voi Eldyani. Sentire che ne pensate

26 Commenti a “Può la tecnologia alleviare una solitudine?”

  1. marco 36 scrive:

    marco36.rm: ho visto il film, il protagonista era tutt’altro uno che soffriva di solitudine. Cercava una donna che lo capisse, un anima gemella e l’à trovata nel virtuale e soprattutto non era vecchio. Direi può una donna virtuale attrarre piu che una umana?

  2. franco muzzioli scrive:

    Condivido integralmente quello che ha scritto Edismaria

  3. edis.maria scrive:

    Quanti commenti che descrivono come è l’umanità, come ognuno di noi può affrontare un sentimento quale la SOLITUDINE! Attesa di un cenno qualsiasi da parte di qualcuno, un trillo di telefono, l’ascensore che , fermandosi al tuo piano, ti dà l’illusione di una visita, anche di una truffa.! Quante persone anziane vivono la solitudine più nera! Non mi piace questo film, anche se ne ho letto solo il riassunto! Nessuno può accontentarsi di un “ aggeggio meccanico”, che egli sa benissimo che è tale, per dimenticare il suo stato! Anche le chat sono dei surrogati, ma almeno i frequentatori sono persone vive che, probabilmente, vivendo la stessa situazione ,possono capirti in parte e supportarti. Chi di noi entra in chat convinto di risolvere in tutto la sua solitudine? Nessuno spero! Ma alleviarla sì, scambiando due chiacchiere , con UMANI e non robot!

  4. marc52 scrive:

    LEGGIAMO UNA DELLE TANTE RECENSIONI. PRESENTATO AL FESTIVAL DEL CINEMA DI ROMA 2013, LA STAMPA LO DEFINISCE UN CAPOLAVORO. DA VEDERE!!!!
    Film di scrittura, di recitazione, di estetica e genialità, Her immagina un futuro non troppo lontano in cui l’essere umano vivrà in simbiosi con la tecnologica, con i sistemi operativi. Parleremo quasi esclusivamente con loro, vivremo con loro, faremo amicizia e ci innamoreremo di loro. Fredde macchine, computer e telefonini in grado di provare emozioni, di suscitarle e rielaborarle. Jonze prende le relazioni umane da noi tutti conosciute e le porta oltre, in un mondo in cui la natura dell’amore sarà non convenzionale. E ancor più incontrollabile. Tutto questo attraverso una rappresentazione maestosa e mai banale. Il futuro immaginato da Spike è molto simile al nostro, se non addirittura vintage. Colori pastello invadono la quotidianità, con look e arredamenti anni 70. Joaquin Phoenix è Theodore Twombly, malinconico divorziato un tempo innamorato che trascorre le proprie giornate a scrivere lettere per gli altri. E’ pagato per fare questo, perché l’incomunicabilità tra esseri umani ha ormai divorato il mondo. La sua triste vita cambia nel momento in cui acquista un nuovo sistema operativo rivoluzionario, perché in grado di ragionare e relazionarsi con l’utente. Tra i due c’è un’intesa, che cresce giorno dopo giorno. La voce di Samantha, questo il nome dell’OS, si incunea sempre più nel cuore di Theodore. Nasce un amore impossibile, un illogico rapporto che finirà per stravolgere le esistenze di Twombly, combattuto e diviso tra l’ex moglie reale e la Samantha tecnologica che ovviamente non ha un corpo. Ma prova sentimenti.

  5. sandra .vi scrive:

    Premetto che nn ho visto il film.Non lo ritengo pero’ un film completamente di fantascienza ,ma un bel sogno svanito come una bolla di sapone.Puo veramente cpitare ,e purtroppo ai nostri giorni capita spesso,una coppia nn riesce piu’ a capirsi un muro di incomprensione si e’ creato fra i due ,uno dei due ha creato una persona che nn esiste ,nn cerca un avvicinamemento ,ha sbagliato ,e’disperatamente solo.Puo’ sfogarsi collo chat ,dietro lo schermo nn c’e’nulla ,puo’ giocare colla sua fantasia ,invece chattando trova chi lo capisce ,quello che ha cercato inutimente ,lo scambio di idee ,interessi comuni si sente sempre piu’ attirato ,fino ad arrivare a credrsi innmorato ,il desiderio di conoscersi diventa sempre piu’ forte. E si crede di aver trovato l’ amore della propria vita.

  6. franco muzzioli scrive:

    Personalmente non ne ho bisogno…ma se andando ai giardinetti trovo qualcuno che ha necessità di parlare guardando un suo simile negli occhi, o parlando dei suoi guai, non mi sottraggo di certo.
    E’ meglio una stretta di mano ogni tanto ,che parlare di nulla con “fate turchine” o “cavalieri solitari”.
    Sia ben chiaro questo è quello che penso e non mi sento assolutamente di criticare chi sente sollivo con un tal tipo di rapporto virtuale.
    Non mi permetterei mai di “sorridere” del comportanmento di qualcuno , se ma dico la mia……senza pretesa alcuna.

  7. alfred-sandro1.ge scrive:

    ma tu Franco, ci vai ai giardinetti a dare un po di consolazione a chi ne ha bisogno oppure ti è sufficiente sorriderne un po’ qui?

  8. franco muzzioli scrive:

    Bravo Alfred….però c’è chat e chat, c’è voglia di confronto e di approvazione , ma c’è anche solo fuga dalla relatà e ballo in maschera……o semplicemente “pezza” a tanta , tantissima solitudine…..allora è meglio fare un giro nei giardinetti sotto casa.

  9. alfred-sandro1.ge scrive:

    Ecco, a mio avviso è tutto riconducibile a questo:
    ” In fondo anche chattando spesso si è sorpresi di sentirsi dire proprio quello che vorremmo sentire o si è delusi di non sentirselo dire.”
    Ci si sente dare ragione, si trova chi condivide le nostre idee magari in contrapposizione ad altri che non condividono o addiritura le ostacolano ( mariti, mogli, figli, nipoti o semplicemente conoscenti che non condividono il tempo “perso” in chat).
    La storia del film raccontata da Paolacon è certamente un paradosso ma molto meno di quello che possiamo credere.
    Negli anni passati erano di moda le rubriche delle lettere al giornale su riviste e settimanali dove cuori solitari si confidavano fino a ritenere di essere innamorati del redattore o redattirice tenutaria della rubrica perchè sapeva trovare le parole adatte in quel particolare momento ed erano le parole che quelle stesse persone desideravano sentirsi dire.
    Ma non necessariamente deve essere amore: si può aver bisogno di comprensione, condivisione di idee, affetto, amicizia, sentire affinità che non riesci ad avere con altri ( il famoso feeling).
    E tutto questo lo scopri piano piano, giorno dopo giorno, frase dopo frase……..
    Se rimani in una chat è perchè tutto sommato ti piace, ti ci ritrovi,
    scopri altri come te……
    Questo è solo l’inizio….. poi da cosa può nascere qualsiasi altra cosa ma solo perchè un seme ha trovato il suo terreno favorevole!

  10. marco 36 scrive:

    Commenti abilitati Perchè? perchè? perchè? chi siamo? dove andiamo? ecco le domande che accompagnano l’evoluzione umana l’intelligenza artificiale è fatta di materia, ma anhe il nostro cervello è fatto di materia, eppure ci siamo evoluti nel tempo. allora anche l’intelligenza artificiale puo evolversi? Sì no? Il tempo c’è lo dirà. Quando il cervello smetterà di funzionare dove andremo? E’ possibile che una macchina si innammora di noi? o noi di lei? Il futuro c’è lo dira.

  11. paolacon scrive:

    Come ho già detto precedentemente questo film è un pretesto, per discutere di una problematica che più o meno conosciamo, proprio perché facciamo parte di una chat.
    I commenti sono tutti interessanti e mi sembra che si dividano in due gruppi: chi nel film vede la solitudine e chi vede la fantascienza, la fantasia, il futuro desiderabile ma … chissà.
    Alla nostra epoca viviamo la solitudine forse più che in altri periodi storici, oppure questa sensazione è legata all’età avanzata che abbiamo.
    Fatto sta che immediatamente si è percepito quest’aspetto del film: il protagonista accetta, si adatta, e dialoga con un computer, pur sapendo che non è che un sistema operativo avanzatissimo, ma dietro lo schermo non c’è nessuno, c’è solo una voce meccanica, che sembra umana, ma non c’è la presenza di nessun essere umano. Ma è meno solo ed addirittura crede di essere innamorato.
    L’altro aspetto è il sogno, la fantasia che ciascuno di noi può avere, il desiderio di incontrare una persona perfetta che risponda ai desideri e alle aspettative di chi è dall’altra parte dello schermo, senza nessun bisogno di chiedere.
    Una persona malleabile, plasmata sulle nostre sensibilità, che previene addirittura i nostri desideri. Il sogno delle favole.

    In fondo anche chattando spesso si è sorpresi di sentirsi dire proprio quello che vorremmo sentire o si è delusi di non sentirselo dire.
    In ogni caso il tema del film in questione, secondo me, non è l’amore al tempo della tecnologia o se lo si vuol chiamare l’amore virtuale, per me le tematiche sono diverse, questo film per me punta il dito sulla solitudine e su un modo di risolverla.

  12. paul candiago scrive:

    Gentili Signori,e,
    sono sprovvisto di mezzi su un soggetto dalle infinite sfaccettature quale lo e’ la solitudine.
    La varieta’ di strumenti a nostra disposizione per apprendere, divertirci, distrarci, rilasciarci anche la “tecnologia” puo’ servire, nel tempo e nello spazio, come surrogato transitorio per alleviare la solitudine.
    Personalmente non ho mai sentito dire la “tecnologia”, di per se’, possibile “medicina” per curare la solitudine.

    Non ne vedo il nesso di come la “tecnologia” possa agire da antidoto alla solitudine umana.
    La solitudine coinvolge tutta la sfera psicosomatica-etica-morale-spirituale di un essere umano.
    Mi sembra pretendere da un cerotto la cura ad una piaga che per guarire necessita l’attenzione medica.
    Cordiali saluti, Paul

  13. elisabetta8.mi scrive:

    la solitudine nn è sempre voluta,arriva x svariati motivi e a volte ci si chiude in noi stessi senza nemmeno renderci conto.se una persona veramente amica è in grado al momento giusto di tenderti una mano,forse riesci a risalire con fatica ma puoi farcela.il virtuale puo’ essere di aiuto in un momento tanto difficile,la persona si fida x ha un bisogno immenso ,la sofferenza è tremenda e ti porta all’isolamento,nel virtuale ci vuole onesta’,si deve chiedere solo questo,,,,

  14. alfred-sandro1.ge scrive:

    Non sei tu che cerchi l’amore ma è l’amore che trova te……
    Innamorarsi in chat.
    Scartando a priori quelli che Franco Muzzioli chiama i frustrati,
    i rimorchiatori, gli sporcaccioni, scartando questi soggetti che girato tutte le chat in cerca di avventure (sarebbe bello conoscerne a fondo la psicologia di questi soggetti) chi trova una persona con cui condividere pensieri, opinioni, impressioni, chi trova chi lo capisce, chi lo sa ascoltare, chi si commuove con lui\lei, chi sa dargli quello che in quel momento sta cercando o addirittura non sa di cercarlo ma se lo trova improvvisamente.
    Ricordate il bellissimo articolo di Paolacon in questo blog qualche tempo fa: “SERENDIPITY”?
    Ecco trovare qualcosa senza averlo cercato.
    da wikipedia:
    “Serendipity è una delle parole più belle della lingua inglese, così come una delle più difficili da tradurre. Significa l’arte di imbattersi in qualcosa per caso, o la capacità di collegare fra loro fatti apparentemente insignificanti arrivando a una conclusione preziosa, o più in breve, forse soltanto:”una felice coincidenza”. La parola deriva dall’antico nome dello Sri Lanka: Serendippo”.
    Il seme del fiore su un prato non è andato li di proposito perchè
    gli piaceva quel punto preciso. Ci è arrivato per caso…. ha trovato il terreno favorevole………. ed è sbocciato!

  15. marc52 scrive:

    indubbiamente… il primo mezzo tecnologico per interagire, per avere un rapporto interpersonale, per sentire la voce da lontano, alla portata di tutti, è stato il telefono. Ricordo le ore passate al telefono per parlare e farci i puccci pucci con la mia ragazza negli anni 70. Quando da adolescenti terminavano le vacanze rimaneva solo il telefono per poter rimanere in contatto con la ragazza che abitava in un altra città oggi il computer senza contare Smartfhon, Tablet (anche loro hanno la connessione a internet), o con skype ,che ti puoi anche vedere, la fa da padrone ti permette con Face Book di interloquire con il mondo intero. Siamo legati da un doppio filo con queste nuove tecnologie, come nel film raccontato da Paola, penso… che vi sia con il mezzo una buona dose di feticismo si e già molto parlato di chat di conoscenze virtuali di solitudine. Indubbiamente la solitudine è una brutta bestia essendo l’uomo un animale sociale, ne soffre. La chat ti permette stando a casa,un po’ come il televisore con i film, di avere delle parsone con cui confrontarsi, dialogare ,in speciale modo la sera quando la solitudine diventa per molti più pesante. La fiaba filmica proposta da Paola, ci fa capire come oggi ci si possa innamorare di un mezzo tecnologico programmato per far ciò indubbiamente i dati immessi nel “cervello” del PC facevano di Samantha una “donna” versatile per tali tipi di approcci. Lui solo disilluso ci è cascato. abbiamo letto, che questi tipi di relazioni virtuali sono in aumento. Questo può voler dire quante difficoltà trova oggi l’uomo moderno a confrontarsi, a misurasi, ad interloquire, nella vita reale dove in alcuni palazzi delle grandi città ci si incontra ma non ci si conosce neanche. la solitudine il male del nostro secolo. Mi viene in mente un film degli anni 80 con Alberto Sordi intitolato IO E CATERINA dove uno scapolo benestante si fa costruire un robot donna da usare come cameriera tutto funziona bene fino a quando Caterina(il robot) si innamora del padrone di casa un computer di 6/7/8…10° generazione! E’ lei il robot computerizzato che diventa umano innamorandosi! Possiamo in un prossimo futuro ipotizzare una fiaba come questa? O diventerà una realtà?

  16. franco muzzioli scrive:

    Piccolo appunto……..le chat “per rimorchiare” sono sempre più numerose, a me entrano a volte automaticamente come spam.
    Sono di uno squallore indicibile ……questo vorrei dire…..prendiamo le debite distanze da questo mondo penoso, fatto di frustrati, sporcaccioni e spesso operatori del sesso.
    Personalmente concepisco solo le chat nate nell’ambito di un nuocleo ristretto di persone che si conoscono e ripeto per l’ennesima volta, contesto le nik di fantasia ,che spesso non identificano neppure il genere.

  17. franco muzzioli scrive:

    Trasbordo, trasciacquo ,potenzio………inoltre ironizzo, scherzeggio , straparlo ….anch’io caro Lorenzo , ma cercando d’avere la leggerezza di una farfalla , volando di fiore in fiore e stando ben attento di non farmi catturare.

  18. Lorenzo.rm scrive:

    La mia esperienza, non lunga per la verità, mi fa affermare che non esiste, anzi può non esistere, contraddizione fra il virtuale ed il reale.Io navigo tranquillo nei due mondi essendo me stesso e mi trovo benissimo, anzi non potrei fare a meno di ambedue. Trasbordo, trasciacquo, potenzio le mie possibilità e capacità. E sono contento, contentissimo, di quello che mi capita.

  19. franco muzzioli scrive:

    Ha ragione Paola …nel commento sul film proposto ho voluto vedere proprio una metafora del virtuale (contrapposto al reale) . Nelle chat noi viviamo una situazione spesso immaginifica , aiutati dalle nik che sono anch’esse frutto di una mediazione di mascheramento.
    Poi ci sono le solitudini da vincere come dice giustamente Alfred, le eccezioni di Enrica e come si vede ,in certi casi questo virtuale che diventa reale ,come descrive anche Bracco.
    Continuo personalmente a ritenere il virtuale un gioco di specchi ,spesso pericoloso, le eccezioni non sono la regola. Il Web è un altra cosa ,è la possibilità di accedere ad una bibioteca immensa , è la possibilità di acculturarsi ,di scambiare opinioni , di controbattere…..senza compromettere, o almmeno interessare , sentimenti ,pulsioni , solitudini, malattie e famiglie. Queste cose, a mio parere, è sempre meglio risolverle nel reale.

  20. alba morsilli scrive:

    di recente ho seguito una cronaca che diceva ; la solitudine in chat,si erano presentati con link strani hanno iniziato a ciattare, e dalla amicizia siè passati all’amore virtuale,
    ( erano sposati tutti e due e nessuno lo diceva )paroline dolci, amore sfrenato………. sono andati avanti per mesi finchè giunge il momento di vedersi, Qui la grande solpresa lei vede suo marito e lui sua moglie,
    conclusione della favola è il divorzio tra i due.
    Mi domando si sentivano soli, per inescare una relazione virtuale ? Nella vita attuale manca il dialogo ed allora si crede che questo si possa risolverlo in una chat,
    sappiamo tutti che non è vero, perchè sono due cose ben distinte, quello che le copie si scrivono in chat dovrebbero avere il coraggio di dirlo con la bocca forse tanti tradimenti non esisterebbero Il film per me è fantascentifico anche quello che ha ideato il film forse è solo e si consola a quel modo

  21. ENRICA BOSELLO scrive:

    Io sono stata sola, per 23 anni, tanto è durato il mio matrimonio, ero sola perchè con mio marito non avevamo niente da condividere, ero sola perchè da lui e la sua unica parente, sua mamma, io ero ritenuta una demente, cresciuta in una famiglia di gente umile, mentecatta, e demente così mi definivano. Ritenevano di essere superiori, per cui mi ero chiusa, riversando tutto sui miei figli, che però crescendo, hanno fatto le loro scelte, avevo 40 anni, mio marito moriva, e non ho provato la solitudine, ho sentito il senso della perdita, malgrado le grandi difficoltà, non avrei mai voluto che morisse, non so spiegare a parole, non so nemmeno se avremmo continuato così o se ci saremmo separati, certo è che non avevamo più nulla in comune se non i nostri figli.
    Quando Alfred, parla di solitudine, ha ragione, si può esser soli in mezzo a tanta gente, nel mio caso, mi ci sono ritrovata, per una serie di motivi difficili da spiegare, per vergogna, per mancanza di possibilità ti chiudi e perdi tutti i rapporti.
    Come ben sai, Paola, io in eldy quasi due anni fa ho conosciuto una uomo, particolare, che non è facile, a volte è troppo diretto, a volte è esagerato, ma con lui io sto bene, affrontiamo il suo problema di salute, perchè ha due tipi di tumore quotidianamente, le mie difficoltà lavorative causate dalla crisi, spesso non vediamo le cose allo stesso modo e discutiamo vivacemente, ma condividiamo, paradosso del paradosso,preferisco una sana discussione e anche un compromesso, alla vita che avevo prima, fatta di litigi aspri, ma che non portavano ad un incontro ne di parole ne di fatti concreti.
    Per cui forse, devo ringraziare la tecnologia, non so fin quando durerà, spero ancora per molto, anche se le difficoltà le abbiamo come tutti. Ho conosciuto le sue amicizie, e lui le mie con alcuni abbiamo cucito dei buonissimi rapporti, con mio marito io non ho mai potuto farlo, come vedi io ho parlato di sentimenti, di vita quotidiana, e non degli altri aspetti che fanno parte di una vita di un uomo e di una donna che si incontrano, prima attraverso un contatto virtuale e poi nella vita, riguardo al tuo scritto, mi sono chiesta se io sarei capace di intrattenere rapporti virtuali con più di 6000 persone e onestamente mi sembra una gran fatica buon lavoro a tutti
    Grazie Enrica di questa tua testimonianza così toccante. Un augurio di serenità e di quieta quotidianeità.

  22. Bracco scrive:

    Si parla in chat, ci si scambiano messaggi attraverso appositi servizi, ci si incontra su Facebook, si fa conoscenza attraverso i blog, i forum o altri spazi virtuali. E, a volte, ci si ritrova coinvolti anche emotivamente. Non è un caso che, secondo recenti studi, il numero dei rapporti nati su Internet sia cresciuto in maniera inimmaginabile.
    Capita spesso che, dopo la conoscenza virtuale, si arrivi al punto di passare al concreto volendo incontrare realmente l’altra persona.E’ assolutamente opportuno che, prima di procedere ad un passo del genere, si sia stabilito un grado di confidenza e di fiducia importanti.

  23. alfred-sandro1.ge scrive:

    Beh, il non provare solitudine non significa che la solitudine non esista!!!
    Chi non prova o non ha mai provato quella brutta senzazione dovrebbe ritenersi fortunato.
    La solitudine non è una colpa di cui vergognarsi: è uno stato d’animo, una sensazione, un condizione in cui alcuni soggetti posso trovarcisi per motivi diversi.
    L’egocentrico per esempio, ha bisogno, ha un forte bisogno di attorniarsi di persone. Senza chi lo fa sentire importante l’egocentrico sarebbe un “solo”, sarebbe senza il suo pubblico..
    ecco perchè è sempe al centro dell’attenzione.
    “Agire per tornaconto può sembrare da furbi, ma in realtà esprime la gran paura di non farcela con le proprie forze, di avere una grande carenza che non si conosce e non si sa come colmare. Per questo si cerca sempre di immettere cose vantaggiose, come delle riserve per non farsi trovare impreparati. Urge una buona psicoterapia, senza tornaconti immediati. ” (http://www.riza.it/psicologia/.....rismo.html).
    Non sempre è facile conoscere e descivere la solitudine e tanto meno è facile essere capaci di ammettere di non vincere la solitudine.
    Perchè ci si può sentire soli in mezzo alla folla, in famiglia, sul lavoro, a scuola……..
    Spesso siano noi stessi che creiamo questa nostra solitudine:
    per svariati motivi, spesso inconsci, crediamo che siano gli altri a lasciarci soli. Crediamo di non essere graditi, di non piacere,
    di non essere all’altezza. Pensiamo che gli altri pensino di noi………….
    Raramente è capitato che qualcuno ci abbia detto: vai via tu, perchè non mi piaci. Non ti voglio perche sei brutto, non sei intelligente,
    non sei buono…..
    È molto più probabile che siamo noi che pensiamo che siano gli altri a pensare di noi……ed allora ci si isola, ed allora si rimane soli!
    Inoltre chi si trova nella condizione di soffrire di solitudine, sopratutto persone arrivate ad una certa età e che per consiglio di qualcuno si avvicina a una chat si aspetta molto dalla chat stessa e se dalla chat non riceve quello che si aspettava ecco che la sua solitudine aumenta a dismisura aumentando ancor più il suo senso di frustrazione!.
    Ecco perchè molte persone nella chat trovano amicizia, compagnia, comprensione…. ma anche delusioni, frustrazioni e SOLITUDINE!

  24. paolacon scrive:

    il film e la trama del film sono solo uno spunto per esprimere la propria opinione, se si ha, ed una riflessione sulla chat, sul virtuale e compagnia bella

  25. franco muzzioli scrive:

    Morale ….. nel 2025 , nulla cambia, neppure le favole.

    Ceritica — non ho visto il film , ma mi sembra ci siano cose migliori da raccontare.

  26. franco muzzioli scrive:

    Questa è una favola medievale, o se volete neomedioevale, dove Theodore , scrivano di lettere d’amore (un classico per l’anno mille),lascia la sua castellana Chaterine per abbandonarsi ad un mondo di sogni e di favole.
    Sogna la maga Samantha (nome classico per quell’attività!) che lo porta in un delirio piacevole pieno di follie , solo immaginate.
    Quando si accorge che Samantha , più che una maga è una strega, fugge disperato.
    E scrive un madrigale alla sua bella castellana dalla quale ritornerà.
    ……..e vissero felici e contenti.

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