condomini

Guglielmo, il fiorentino, riflette su come sono cambiati i rapporti tra vicini di casa e soprattutto la vita nei “quartieri”.
Posso dirlo anche io, che a Roma sono cresciuta in una grande casa, dove le porte restavano sempre aperte e, quando si scendevano le scale, si vedevano dall’uscio le persone, intente ai loro affari in casa e ci si salutava.

Che ricordi avete voi? la vita era davvero migliore allora?

vivere insieme vicini

La vita nei quartieri era meglio prima?
Adesso le porte delle abitazioni sono blindate.
Nella mia gioventù le porte erano aperte con la chiave infilata nella porta.

Usiamo gli allarmi antirapina, telecamere alle porte. Alle finestre cancelli.

Non sappiamo chi vive sopra la nostra testa. Il vernacolo fiorentino e’ quasi scomparso.
quartiere cucina Panni-stesi

Dove si lavorava con lavori artigianali, al loro posto ci sono fast food, paninoteche, kebab. I punti dove ci si ritrovava, il “circolo”, sono scomparsi dai quartieri, erano luoghi di ritrovo dopo una giornata di lavoro.

Non ci si aiuta, nella mia gioventù l’aiuto era nell’animo di tutti. Quando una famiglia era in difficoltà scattava la solidarietà, adesso ci salutiamo a mala pena.
vicini-di-casaVicinidicasa

Il cambiamento dei tempi ci ha portato a questo…

mi domando: era meglio quel momento di vita o adesso?… Gugli

8 Commenti a “Vita passata, una riflessione di Guglielmo”

  1. Gugli scrive:

    Ringrazio tutti, per i commenti non credevo che questo piccolissimo raccontino portava in se tanti ricordi. per gli amici che commentano nel rullo del blog, commentate nell’apposito spazio di “Parliamone” un pochino di coraggio… ogni vostro commento è un prezioso ricordo. Un saluto con simpatia e affetto.

  2. paolacon scrive:

    Che storia triste Alba, accipicchia che brutti vicini hai

  3. alba morsilli scrive:

    questa che vi racconto non è una barzeletta, ma un fatto vero accaduto nel mio quartiere.
    Come sappiamo non ci conosciamo tra vicini, si vive nel timore di parlare,io invece che sono sociale di carattere saluto tuttianche se molto spessonon ricevo risposta.
    Sapevo che che difronte ame vi abitava un uomo solo molto spesso le facevo delle commisioni,non vedendolo mi sono preocupata ho domandato ma nessuno sapeva niente.Incuriosita salgo le scale ed inizio a sentire un odore putrefatto di marcio che isciva dalla porta.
    i vicini lo sentivano ma non curavano di segnlarlo, busso nessuno mi risponde, allorainizio ad avere dei pensiri cattivi
    chiamo la polizia e questi scassano la porta.Non vi descrivo quello che abbiamo visto è troppo forte.
    solo che era morto da 15giorni e con quel caldo che ha fattolascio immaginare a voi.
    Questo per dirvi del vicinato ai giorni nostri( l’uomo era solo senza parenti e neppure figli, seguito dal comune che il mese di agosto va in ferie)

  4. elisabetta8.mi scrive:

    Commenti abilitati,, Vero,,erano tempi certamente difficili ,,ma c’era molta umanita’,condivisione e amicizia vera,,,avevamo poco o niente,,ma eravamo sereni ci si divertiva veramente con poco ,non c’erano giochi pronti ,,li facevamo da noi ,piccole cose anche inventate ma tanta sodisfazione,le famiglie erno unite anche nei condomini c’era comunicabilita’,si aiutavano collaboravano,,,,adesso è tutto diverso a volte per mesi non vedi nemmeno il vicino di pianerottolo i ragazzi non giocano nei cortili sono davanti alla t.v. al p.c. al cellu. o altre diavolerie moderne ,,,li vedi sempre tristi e assenti,,,questo è quello che il progresso ci ha donato,,,,,

  5. mario33.co scrive:

    Indubbiamente… era meglio “prima”!!! C’era più solidarietà, più umanità, più disponibilità, ad aiutarsi a vicenda. Forse… perche si veniva da una guerra, che… ci aveva fatto vedere tanti orrori. Ci si sentiva più disponibili verso gli altri, più umani. Anche se era un’eredita che avevamo acquisito dalle generazioni dei nostri padri. Noi bambini si giocava per strada, nei cortili, sempre all’aperto. Con giochi che ci socializzavano, mosca cieca, la cavallina, il telefono senza fili, il calcio, etc. C’era la tv dei ragazzi con Rin Tin Tin, con Lessie, si giocava ai soldati(noi maschi), anche con un bastone, che fungeva da fucile. Ci inventavamo i giochi. Si andava nei prati, fuori dai centri abitati, si facevano cuocere le pannocchie di granturco, si cercava di rubare la frutta sugli alberi, con i contadini che a volte… ci rincorrevano. Il postino passava due volte al giorno. il latte veniva consegnato fuori dalla porta, in bottiglie di vetro con il tappo di stagnola, veniva… fatto bollire. I quartieri delle città(oggi ci sono un sacco di negozi sfitti, vuoti). Avevano un sacco di attività artigianali il ciabattino, il sarto, il vetraio, il fabbro, lo stagnino, il barbiere. Le salumerie aprivano la saracinesca alle sei di mattino per permettere ai muratori di farsi i panini. La pasta, lo zucchero, erano venduti sfusi. le porte non solo avevano la chiave nella toppa della serratura, ma…si infilavano sotto lo zerbino, sul davanzale della finestra. Passava raramente… la notte (almeno in città), il metronotte, con la bicicletta. Oggi tutto cambiato!!!! Si abita in un condomino ci si saluta a malapena, non ci si conosce. Si litiga per il giardino, tra vicini di casa. I ragazzi , i bambini, sono sempre accompagnati dai genitori, dai nonni, al calcio, in piscina a fare danza,(unici momenti di socializazzione), poi a casa d’avanti al televisore con lo Smartphone, Iphone, e altre diavolerie tecnologiche. I ragazzi fanno branco e chiedono alle ragazze le prove di “fedeltà”annoiati si buttano in “situazioni insensate” più grandi di loro, che… danneggiano i loro coetanei ,che… poi si ritorcono … su di loro.

  6. sandra .vi scrive:

    Quando mia figlia si e’ sposata ,ed ha sposato un greco ,avendo gia’ la casa grande ,mi e’ sembrato logico abitassero con me .Dopo circa due anni mio genero molto triste mi annuncio’ il proposito di tornare in Grecia dicendo “Voi nn avete il senso del’umanita’ ,se una persona cade le girate attorno indifferenti .Mia figlia era d;accordo “ubi caio ,ibi caia “si sono trasferiti e dopo 30 anni sono felici tra persone che sente ancora il valore dell’amicizia.

  7. paolacon scrive:

    Come dicevo la mia infanzia l’ho passata in un quartiere popolare di Roma, in uno di quei caseggiati grandi che furono costruiti prima della guerra e che era abitato dalla più svariata umanità.
    Molte delle porte erano aperte, si passava e si diceva buon giorno con naturalezza. Lo stabile era diviso in molte “scale” e nella parte centrale c’era un bel cortile che a me sembrava tanto grande e lì giocavamo noi ragazzini.
    All’ultimo piano c’erano i lavatoi e le terrazze per stendere ed anche quello era un mezzo per socializzare. Le porte avevano la chiave infilata nella toppa, così i “regazzini” non “scocciavano” suonando. Molte porte erano aperte, spalancate, perché in quella abitazione si svolgeva un’attività: ciabattino, sarto, parrucchiera o altro.
    Poi con estrema naturalezza si domandava alla vicina un uovo, della farina o dello zucchero (mai del caffè, troppo caro allora), per non dover scendere ai negozi quando ci si accorgeva della mancanza, mentre si stava cucinando.
    E quando c’erano matrimoni, funerali, prime comunioni o battesimi sempre si faceva una colletta.
    Era meglio?

  8. franco muzzioli scrive:

    Nel dopoguerra , diciamo dal 46 al 58 (dai 9 ai 20 anni ) ,ho abitato in via Levizzani nel cuore di Modena. La mamma era forse la modista più nota della città e il suo laboratorio era attiguo all’appartamento al terzo piano del palazzo. Aveva una decina di lavoranti e con l’andirivieni delle “signore ” la porta di casa, che dava anche nel laboratorio, non era mai chiusa. Non si pensava certamente ai ladri , allora questo pericolo non c’era o non si avvertiva.
    Sì, la vita , almeno da un punto di vista umano ed interpersonale era migliore !!!!!!!

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