Svelti, il dovere ci chiama. Dobbiamo andare. E si va. A casa di amici, a giocare. Poker e affini.
Un momento. Io non gioco, guardo. Sembra però che la mia presenza sia indispensabile. Una questione di fluido magico? La materializzazione, “in loco”, e per mio tramite, di uno spirito positivo che fa andare bene ogni cosa, evita i litigi fra i giocatori, chiama con ottimismo alla cena finale in cui si aggiustano i conflitti, si consolano i perdenti, si rende generosi i vincitori?
Non lo so. So che io non posso mancare. E non manco, mai.
Si gira per case. Una sera di qua. Una sera di là.
L’indomani il lavoro ci chiama, tutti. E io arrivo puntuale, come se niente fosse, come se non avessimo fatto le ore piccole. I “giocatori” no. Arrivano molto, molto più tardi, con gli occhi spenti, il sorriso spento, tutto spento. Sia chi ha vinto, sia chi ha perso.
Qualcuno non si presenta: non gliel’ha fatta. E io devo “coprirlo”. Si dice così?
Fatto sta che una volta il “Capo” mi domanda con insistenza:
– Ma dov’è N. ?
-Era qui, rispondo sibillino.
E dopo un po’, ancora:
– Dov’è N.?
– Mah, stava qui.
– Cercatemelo. Anche al telefono.
Finalmente si parlano, al telefono.
– N., ma dove sta?
– Sono qui a casa, vengo subito.
Anche se Capo, il nostro è un fiducioso ottimista.
– Va bene, venga, ho bisogno di lei. Si ricorda? Dobbiamo iniziare quel lavoro. E parlare con quei tizi.
Le ore passano ma N. non si presenta. Ed è normale che il Capo chieda di lui per l’ennesima volta.
Allora, con la faccia da scemo, sdrammatizzante, dico:
– Ma non gliel’ha detto? Ha avuto un contrattempo. A casa sua, a Ravenna. Ha avuto un contrattempo. Viene subito, ma da lì.
Giochi impastati di realtà. Realtà impastate di sogni. Fantasie.
Quanta è bella la vita quando è intrisa di follia.
O no? Che ne pensate voi?
http://www.youtube.com/watch?v=4Lkyr67nIxc
Erasmus 30/ 07/ 2009
Se finalmente riesco, questo è il mio commento.
Ho grande esperienza nel campo del gioco, ho partecipato a gare provinciali,regionali.e nazionali con ottimi risultati,oggi a malincuore non posso partecipare,il mio gioco non è un gioco d’azzardo,sono stato sempre lontano da giochi d’azzardo, ho vissuto una brutta esperienza di un mio compagno di gioco caduto in disgrazia per freguentare il gioco d’azzardo. Il gioco d’azzardo è una forma dalle conseguenze serie sulla salute e in particolare sull’equilibrio mentale. Talvolta questa condizione è favorita da consumo di alcolici o altre sostanze,associate al gioco,che alimenta la perdita di controllo della propria dignità di essere una persona normale.
sono tre volte che invio il mio commento risponde stai inviando commenti troppo rapidamente rallenta,e non riesco ad inserire il mio commento questo scritto serve per prova
Io ho esperienze “sdrammatizzanti” del tipo “gioco al sottomuro”. E’ facile, si prendono delle monete e si buttano contro il muro. Chi alla fine risulta con la sua moneta più vicino al muro ha il diritto di buttare tutte le monete per aria. Le monete che ricadono di testa sono immediatamente vinte dal tiratore. Le altre vengono successivamente vinte dai tiratori successivi e così via fino alla vincita dell’ultima moneta.
Si continua fino al tempo fissato o fino alla noia. Poi si va al bar. Sono giochi, di certo abbastanza idioti,me la vita è bella anche per questo.
La mia esperienza è diversa e risale a tanti anni fa.
A quel tempo i calcolatori elettronici erano lenti rispetto ad oggi e nelle elaborazioni c’erano tanti tempi morti.
Uno dei lavori più lunghi e noiosi che abbia mai fatto è stato creare per l’ACI il PRA il Pubblico registro automobilistico.ogni volta che facevamo una variazione bisognava fare un ordinamento ma a quei tempi c’erano i nastri e non i dischi .Ogni ordinamento prendeva 4 o 5 ore e si facevano sempre di notte.Allora come passare il tempo? si giocava a poker.Ma dopo un po’ di tempo mi accorsi che vincevano sempre gli stessi ed io ero tra loro. E poi si giocava troppo forte e questo non era giusto tra colleghi; allora proposi di dividere le vincite per 100 e metterle da parte.Fu cosi che non ci furono più grandi vincite ma in compenso andavamo a Sacrofano a farci delle cene coi fiocchi.E olte di quelle che erano solo conscenze di lavoro sono diventate amicizie che durano ancora oggi.
La morale è che gli amici non te li fai ne sul lavoro ne al tavolo da gioco ma attorno a una tavola imbandita.