Spero di ritrovarvi tutti in buona salute e riposati, anche se ancora accaldati, ma sereni.
Sono successe molte cose durante il periodo di pausa, l’attualità è là che ci fa anche paura, ma io vorrei riaprire il blog con qualcosa di leggero, che ci ricorda forse un periodo felice della nostra vita e che ci fa riflettere come in effetti, con l’ottimismo e tanta fantasia, si riesca a vivere meglio.
Mi riferisco all’effetto Pollyanna.

Vi voglio riassumere, per chi non la conosce e ricordare a chi l’ha sentita già, la storia di Pollyanna: un romanzo destinato ai giovani, di Eleanor H. Porter autrice statunitense. Eleanor Hodgman Porter (New Hampshire 1868 – Massachusetts 1920) scrisse “Pollyanna” nel 1913 e nel 1915 ”Pollyanna cresce”.

È una storia molto semplice quella di Pollyanna: una ragazzina rimasta sola al mondo, che va a vivere con un’austera e severissima zia, la zia Polly.pollyanna1
La vita di Miss Polly Harrington, viene travolta come da un uragano quando le piomba in casa l’allegra ed esuberante nipote Pollyanna. Sebbene sia ancora giovane e bella, zia Polly ha il cuore indurito dalle circostanze della vita e dalla solitudine. L’ottimismo e la gioia di vivere della piccola contagiano tutto il paese, ma quando perfino la zia comincia ad addolcirsi, un dramma sembra sopraffare Pollyanna, che rischia di non riuscire più a giocare al suo amato “gioco della contentezza”.
Solita storia lacrimevole, che però ci fa conoscere un personaggio straordinario: Pollyanna. Questa ragazzina riesce a superare le avversità facendo “il gioco della felicità”, e lei lo spiega a tutti quelli che si trovano in una situazione non facile. Così conquista via via e sempre di più tutte le persone che la circondano, anche la stessa zia Polly. E non si accattiva solo i personaggi del libro ma lo stesso lettore, che è spinto anche lui a fare il famoso gioco, che consiste nel riflettere
che in fondo poteva sempre andare peggio. Tutto da manuale fin qui, come in tutte le belle storie, ma a Pollyanna capita un incidente che la porta a perdere l’uso delle gambe, e questo mette in pericolo non solo la sua capacità di camminare, ma anche la sua felicità e voglia di vivere. E la ragazzina supera tutto con il suo famoso “gioco della felicità”.

L’EFFETTO POLLYANNA: UNA PROVOCAZIONE in senso positivo?
Pollyanna è sempre contenta e rende contenti anche gli altri. Gioca al gioco  della “contentezza “ o della “felicità” che consiste nel trovare qualcosa per essere soddisfatto anche se si è tristi. Il principio di Pollyanna vuol anche dire spingere le persone a rispondere positivamente a una domanda positiva. Invece di chiedere: “ che pensi del colore verde?” si può formulare la domanda in altro modo: “non sei d’accordo che il verde è un bel colore?”
L’effetto Pollyanna consiste soprattutto nel trovare lati positivi anche in eventi negativi: a Pollyanna regalarono un paio di stampelle al posto di una bambola e lei, invece di restarci male, pensò “meno male che non debbo usarle”. Questa era la sua semplice filosofia o del “tanto meglio così, poteva andare peggio”.
Il gioco della felicità di Pollyanna ha lo scopo di innescare una specie di reazione a catena basata sulla gentilezza più elementare, praticata nelle circostanze consuete della vita quotidiana. Può apparire ingenuo come metodo, ma non occorre rifarsi ad ideologie o ad aspetti religiosi, né a studi di psicologia o di sociologia, per verificare come una buona predisposizione verso il prossimo, seguita da un comportamento garbato e sorridente, possa bene influire sul nostro e sull’altrui benessere. Innanzi tutto mettiamoci in condizione di sorridere, imponendoci di contenere le diffidenze, l’insofferenza e l’egoistica fretta, comuni cause di azioni e reazioni inopportune, con un impegno preventivo che eviti di farci subire le nostre stesse negatività e, di riflesso, quelle altrui. Potremo quindi sperimentare con soddisfazione un approccio disteso e disponibile nelle svariate occasioni di tutti i giorni: in casa, sul lavoro e anche sulla strada (a piedi o su qualsiasi mezzo), pronti a ringraziare e a scusarci pure per piccole cose, facendoci soprattutto primi e diretti responsabili del miglior fine di ogni situazione.
Questo gioco la nostra protagonista lo ha imparato dal Padre: è il gioco della felicità. Trovare in ogni occasione un motivo per essere felici, per sorridere ed essere contenti. Pollyanna ha sempre cercato di farsi volere bene, di aprire il proprio cuore a tutti. E lo ha fatto con il gioco, colorando di gioia la vita di chi ha incontrato.
Cercare, come Pollyanna, di trovare qualcosa di bello o positivo anche nella situazione più nera, perché nulla, a mio avviso, può essere totalmente brutto. Se non ci riusciamo al momento proviamo a pensare alle conseguenze positive a lungo termine. Insomma…

Faccio seguire un articolo di Sara Ficocelli apparso su “Repubblica”  (8 marzo 2009)
e che tratta proprio dell’ottimismo.

Ottimismo elisir di buona salute    “chi pensa positivo vive di più”
Uno studio Usa rivela un legame tra stato d’animo, tumori e malattie cardiache.
Chi vede il bicchiere mezzo pieno si ammala del 30% in meno.
Diceva il poeta Tonino Guerra che l’ottimismo è il profumo della vita, “l’ottimismo vola”, e a quanto pare un atteggiamento positivo nei confronti della realtà non solo la rende piacevole, ma anche più duratura. Secondo una ricerca statunitense, infatti, l’ottimismo aiuterebbe a vivere a lungo e in maniera salutare. Lo studio, compiuto su 100.000 donne e presentato in occasione dell’ultimo congresso annuale dell’American Psycosomatic Society, ha rivelato uno stretto legame tra uno stato d’animo brillante e propositivo e il rischio di ammalarsi di tumori, malattie cardiache o morire prematuramente. […]
Gli studiosi dell’università di Pittsburgh, in Pennsylvania hanno cominciato la loro ricerca nel 1994, prendendo in esame un ampio numero di persone e studiandone la personalità. Dopo otto anni, prendendo in esame gli individui che nel frattempo erano passati a miglior vita, gli scienziati americani si sono accorti che la percentuali dei decessi era del 23% più alta tra coloro che tendenzialmente in vita non avevano dimostrato un’indole particolarmente ottimista e viceversa, tra le persone positive, si era riscontrato un 30% in meno di morti.
La ricerca ha preso spunto da indagini precedenti, che già avevano collegato l’indole alla durata della vita. Studiosi olandesi ad esempio avevano osservato come gli uomini e le donne più positivi avessero tassi più bassi di morte per malattie cardiovascolari. In particolare, mettendo a confronto due gruppi di persone con diverse personalità, il rischio di attacco di cuore e ictus era risultato del 77% meno probabile tra gli ottimisti, senza tener conto di età, peso, vizio del fumo e presenza di malattie cardiovascolari o croniche.
Ci sono poi dei sondaggi da cui risulta che, a parità di fattori, le persone ottimiste arrivano a vivere sino a dodici anni più dei pessimisti. […]
Hilary Tindle, autrice dello studio condotto dall’università di Pittsburgh, spiega che per quanto possa essere azzardato affermare l’esistenza di un legame tra ottimismo e stile di vita salubre, è comunque vero che pensare positivo influisce in modo diretto su manifestazioni fisiche come lo stress.
Tra le ipotesi avanzate dagli studiosi per spiegare il rapporto di causa-effetto c’è quella secondo cui le persone ottimiste reagiscono fisicamente meglio alla stanchezza mentale, seguono più attentamente i consigli dei medici, e di conseguenza godono di una salute migliore. “Le donne ottimiste, ad esempio – ha spiegato la Tindle – adottano uno stile di vita più salutare. E’ meno probabile che fumino, sono di solito più attive e hanno quasi sempre un indice di massa corporea più basso. Questi sono tutti fattori di rischio che certamente determinano lunghezza di vita e salute”.
E’ del resto dimostrato che troppe emozioni negative e prolungate nel tempo, come rabbia, aggressività, angoscia, tristezza e frustrazione, possono avere effetti deleteri sull’organismo, producendo uno stato cronico di stress negativo. Dunque Beppe Grillo, quando dice che “non è facile torturare un ottimista, perché se gli dai la corrente a 220V egli penserà: che bello, non mi ha dato la 380V”, non fa solo una battuta. E Pollyanna, la bambina creata nel 1913 dalla fantasia di Eleanor H. Porter, famosa per la filosofia del “tanto meglio così”, non snocciolava solo dritte educative ma anche consigli per mantenersi in buona salute.

6 Commenti a “L’EFFETTO POLLYANNA: UNA PROVOCAZIONE in senso positivo? O solo una lezione di ottimismo?”

  1. tittati scrive:

    Paola; sicuramente è così; “la classe non è acqua”!!!!!! ahahahah

  2. paolacon scrive:

    tittati, mi fa piacere questa concordanza di opinioni; sarà dovuto anche al fatto che siamo coetanee?

  3. tittati scrive:

    Io mi sento da sempre sotto l’effetto Pollyanna, cerco di affrontare la vita con il sorriso, di pensare in positivo, di tendere la mano al mio prossimo in difficoltà, di trovare il buono in ogni situazione, sto bene con me stessa perchè sono fatta così e non saprei essere diversa anche se mi sforzassi; spesso, però, gli altri prendono questo mio modo di essere per finto buonismo oppure si approfittano della mia buona fede e mi offendono con atteggiamenti ostili. L’ottimismo, però, fa bene alla salute!!!!!!!! E allora andiamo avanti così e che Dio ce la mandi buona! Grazie Paola per ciò che hai scritto e per il sevizio che hai pubblicato, leggendoli mi sono sentita nel giusto e quindi seguo la mia strada come ho sempre fatto(anche perchè non saprei fare diversamente, ormai, a 63 anni)

  4. luciano3.RM scrive:

    Paola, come sempre i tuoi scritti sono interessanti sono insegnamento e cultura, trovo l’effetto pollyan, un monito a essere sempre ottimisti, ma resta difficile se un ottimista è minato da fattori che lo circondano e non trova la forza di reagire, la mia preoccupazione è che a volte la realtà di essere troppo realistici su cose e persone che ci circondino ci fanno diventare dei pessimisti.

  5. giovanna3.RM scrive:

    Paola, non conoscevo la storia di Pollyanna, molto istruttiva, peraltro: come vedi c’è sempre da imparare.
    Fanciulla deliziosa: vedere le cose in modo positivo è un sentimento gratificante, in primo luogo per se stessi e per chi lo riceve.
    Quante beghe risparmiate,se si adottasse più spesso qusto insegnamento. Grazie per avercelo ricordato.

  6. lorenzo.RM scrive:

    OK Paola. stavolta si comincia bene. Sono davvero contento che la prendiamo dal lato dell’ottimismo, la vita. C’è veramente da riflettere, ma poi mica tanto. Abbiamo il dovere di essere ottimisti. D’altra parte, che cosa ci rimane? Più ci arrabbiamo e peggio stiamo. Una bella lezione di filosofia, e non di quella spicciola, ma di quella importante, che ispira la vita e le azioni che in essa si compiono. Grazie Pollyanna (e Paola).

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