Vorrei suggerire qualche riflessione, agli amici Eldyani, sull’inquietante e dilagante fenomeno dell’alcolismo tra i giovani e gli adolescenti.
Anche in Italia questa perversa consuetudine non accenna a rallentare il suo impatto. Siamo ormai agli stessi livelli dei paesi europei, e forse anche mondiali.
Suicidi, danni irreversibili, a causa di frequenti incidenti stradali, atti di violenza, vandalismi e reati gravi si susseguono a ritmo incalzante. Alcuni dati diffusi dall’Istat, affermano che quasi il 20% dei ragazzi fra gli 11 e i 15 anni hanno dichiarato di aver consumato bevande alcoliche nel 2007/2008. E il 67% dei giovani rischia l’assunzione estrema di alcol il sabato sera.
L’impegno di un’informazione adeguata sui danni e le conseguenze devastanti che l’eccesso di alcol procura, dovrebbe essere assunto non solo dalla famiglia ma da chiunque abbia rapporti con i giovani: la scuola, la comunità sociale e civile e per ultimo, ma certo non per minore importanza, il Governo centrale.
Una critica particolare deve essere rivolta alla Tv per la sua pubblicità di segno assai negativo: essa ci informa, ad esempio, che se vogliamo essere amici veri dobbiamo avere un bicchiere di alcol in mano. Semplice no? Che vogliamo di più dalla vita?
Cominciamo a cancellare questi modelli di vita e di esistenza. L’informazione che i giovani ricevono è di estrema importanza, e quella cui abbiamo accennato è sicuramente inadeguata!
Frequento giornalmente giovani dagli 8 ai 17 anni, svolgendo del volontariato in una casa-famiglia, e mi pongo questo angoscioso problema con molta attenzione, cercando di aiutare i giovani ad esprimersi con “temini” mirati sull’argomento, e intrattenendoli sui pericoli che corrono facendo un uso smodato di alcol.
Sarebbe necessario anzitutto comprendere il perché gli adolescenti e i ragazzi sotto i 18 anni abbiano bisogno di consumare alcol in quantità eccessiva, sino a raggiungere un penoso stato di ebbrezza e di ubriacatura.
E’ la necessità di apparire quello che non si è – né si potrà mai essere – oppure di ricorrere ad un incentivo per tacitare le proprie insicurezze: timidezza, paura, imbarazzo, noia, solitudine, sentimento di inferiorità?
O anche, più semplicemente, è la ricerca dell’omologazione a sciocchi modelli sociali, secondo cui, in un certo senso, occorre trasgredire le regole per essere accettati dagli altri coetanei, anche solo per avere l’illusione di sentirsi adulti?
Per quanto severi si possa essere, di certo la colpa non è esclusivamente dei giovani che adottano tali modelli di comportamento; è anche degli adulti che li creano o danno loro esempi disdicevoli, senza preoccuparsi delle conseguenze deleterie che ne possono derivare, e trascurando totalmente il loro ruolo di educatori.
Tuttavia, sono anche dell’opinione che il grave fenomeno non si risolverà con il semplice proibizionismo che, inevitabilmente, invita alla trasgressione.
Proibendo semplicemente, senza una campagna di consumo consapevole, si alimenterebbe il mercato nero di vendita e di consumo ma, soprattutto, si otterrebbe il risultato che i nostri ragazzi migrerebbero tutte le sere in luoghi diversi e più tolleranti.
A questo proposito, mi vengono in mente gli ignobili spettacoli, ai quali ho assistito anni fa a Londra – dove ho soggiornato – la sera dopo le 23, alla chiusura dei pub, che hanno orari restrittivi, anche nel corso della giornata. Com’è noto, nella Terra di Albione sono praticamente gli unici esercizi dove si consumano alcolici, a parte i ristoranti e gli alberghi, ma i bar, ad esempio, non ne servono. Cosicché, poco prima della chiusura, molti avventori, tra cui molti giovani e donne, dopo aver consumato enormi quantità di birra all’interno, ne acquistavano cassette intere che poi, ritualmente, lungo i marciapiedi antistanti, continuavano a scolarsi fino all’ultima bottiglia, con i risultati immaginabili.
Non mi augurerei certo, tra qualche tempo, di assistere a spettacoli del genere sulle strade delle nostre città.
In conclusione, poiché gli ultimi dati comunitari sull’abuso di alcol affermano che l’età d’inizio al consumo si è abbassata a 11 anni, e che ciò avviene con sempre maggiore frequenza tra le mura domestiche, la famiglia, in primo luogo, ha il compito determinante di vigilare e intervenire e non essere latitante, come spesso accade.
E’ frequente, infatti, vedere molti minorenni girovagare per le vie cittadine, fino alle 4 di mattina, ricercando non si sa quale passatempo, forse una saracinesca, una fioriera, un cassonetto da sacrificare ad un atto di bullismo, in preda ai fumi dell’alcool? Dov’è la famiglia, in questi casi?
Col passar del tempo, è pur vero che il controllo dei familiari viene sempre meno esercitato: gli adolescenti tendono a sfuggire alle regole imposte, alla ricerca di una propria identità, che si delinea all’interno del gruppo dei coetanei. E’ in questo contesto che si sperimentano le bevande “alternative” (ad esempio la birra ed i superalcolici, in luogo del vino), e i comportamenti trasgressivi come l’abuso.
Si può, quindi, comprendere perché l’alcol sia considerato un valido sostituto delle “droghe”: è una sostanza che può provocare uno stato di profonda alterazione psico-fisica e, allo stesso tempo, è considerato legale e socialmente accettato.
Peraltro, bere ed abusare di alcolici prima dei 15 anni quadruplica il pericolo della dipendenza e perciò occorre trovare il modo per rendere i giovani consapevoli, attraverso ogni mezzo educativo e d’informazione adeguato, delle devastanti conseguenze cui vanno incontro.
Giovanna 3.rm 26.08.2009
Marc, ti ringrazio: noto che sei d’accordo su molti punti esposti. Si dice che è una battaglia contro i mulini a vento. Non ne sono convinta.
A suo tempo si diceva così di molte battaglie sociali: il divorzio, l’aborto ecc., eppure con l’impegno di molte persone e istituzioni, questi problemi si sono potuti affrontare e risolvere. Mai gettare la spugna: questo almeno è il mio pensiero.
Aldo, gli schiaffi non sono mai stati terapeutici, anzi, hanno spesso sollecitato altra violenza!
Di cose da fare, a mio avviso, ce ne sarebberro tante, occorre darsi una mossa e cominciare, cominciamo proprio dalla famiglia: occorre molto coraggio e polso per essere genitori, ma si può sempre imparare
Antonio, è stato detto che occorre, ovviamente, l’intervento dello Stato, ma anche della Comunità intera. D’altra parte, data la situazione di crescente drammaticità per i nostri giovani, da qualche parte occorre cominciare. Intanto procediamo dalla pubblicità negativa, nel contempo, occorre sollecitare tutte le misure possibili per frenare la corsa alla sicura distruzione di giovani vite.
Giovanna, ho letto il tuo articolo, e tutti siamo concordi nel dire che occorre arginarlo, io mi chiedo però, nel passato c’èra la possibilità di qualche schiaffo terapeutico o di non farli uscire, non mi pare si possa fare piu’, quindi..solo la persuasione..e se non si è capaci, cosa si puo fare?
cara giovanna, hai messo il dito nella piaga!!!! problema veramente serio!! problema sociale, che in veste tutti noi. Una società che a perso tutti i valori che vive di apparenza e di consumismo sfrenato,dove i giovani in primis ne pagano le conseguenze,giovani con problemi esistenziali e psicologigi seri,una società che vive sull’effimero, dove i giovani,ancora fragili strutturalmente ne sono coinvolti e ammaliati. il proibizionismo non serve a nulla, porta soltanto altri problemi (vedi in proibizionismo anni venti in America, il contrabbando di sigarette anni 60/70,l’eroina anni70/80)Senza contare che molto spesso, ciò che è proibito, spinge inevitabilmente i giovani a provare,per un desiderio anticonformista proprio dell’età.qui bisogna rimboccarsi le maniche, partire da capo, smetterla di fare vedere certe cose alla televisione smetterla di dare iportanza a certe notizie, su certi idoli dello spettacolo che i giovani emulano. Bisogna guarire la famiglia che è ammalata!i nortri giovani pagano le conseguenze di divorzi, separezioni, con diatribe legali e psicologiche, che li confondono li rendono insicuri,arrabiati,persi, facili allo squilbrio e hai cambiamenti repentini di umore.Facili allo sballo, per toglersi dal quel disagio che li attenaglia facili a ragionare d’impulso, a farsi trasprtare.Bisogna rivedere il nostro modo di vita essere presenti dare loro qualita non quantità. Bisogna rivedere l’attegiamento di noi genitori ormai condizionati da questa societa che ci condiziona che ci fa educare i nostri figli di conseguenza. grazie giovanna
Antonio, anche tu hai una parte di ragione. Purtroppo neppure lo Stato ha le carte in regola.
Ma se per primo è lo stato che lucra sui tabacchi e sui superalcoolici.Non vi sembra un po’ una battaglia contro i mulini a vento ?
Grazie Luciano, per il tuo commento molto puntuale. Ci sono senz’altro molti atteggiamenti errati, da parte dei genitori e, come ben dici, all’insegna del “buonismo”, ma come ho già detto nell’articolo l’impegno dovrebbe essere assunto in misura assai maggiore dalla comunità, dalle parti sociali e da altri, ma in modo più serio e consapevole. Non sono sufficienti solo alcune misure repressive, che sortono l’effetto contrario.
Ti saluto cordialmente
Giovanna, il tuo articolo merita una lunga riflessione per noi genitori brava.
La nostra gioventù viene chiamata Gioventù bevuta. L’alcolismo specie tra i giovani è una scelta sbagliata davanti ai problemi che la vita gli riserva, è solo un rifugio, una fuga dalla realtà. Esistono nel nostro paese varie responsabilità; politiche, morali e maggiormente dei genitori, quando occorre, bisogna essere severi Il nostro buonismo è solo sinonimo di scarso impegno, se occorre, bisogna andare in discoteca a prelevare i nostri figli. La scuola spesso è vacante perché gli insegnanti, oltre che demotivati, non hanno i mezzi per imporre le regole e forse spesso nemmeno le capacita di farlo. Oggi noi genitori dobbiamo prendere in mano la loro responsabilità educativa e questo non spetta né allo stato né alla scuola, ma in primo, alla famiglia, solo così possiamo salvare i nostri ragazzi.
Buon servizio, care Giovanna e Paola, anche se un po’ troppo “buonista”. Certo, ci vogliono sforzi di convinzione con questi giovani, ma anche qualche durezza in più. E anche qualche proibizione. Sono tanti gli interventi che occorre adottare insieme e l’uno non esclude l’altro.
Questa dell’alcol è una tragedia vera, tanto più che i giovani, spesso, ne sanno più degli anziani. E quando li rimproveri ti prendono per matto e scuotono la testa come se tu non capissi niente.
Io non so se possono farsi ancora battaglie in nome della convinzione. Sono perplesso e dubbioso. Non so.