lui
Personaggio straordinario questo medico e scrittore svedese: Dedicò all’Italia, sua terra d’adozione,  gran parte delle energie, intervenendo come medico nel corso di eventi drammatici accaduti nel nostro Paese.
Di famiglia fiamminga, studiò medicina alla Sorbonne di Parigi, e fu allievo e grande ammiratore di Jean-Martin Charcot, illustre neurologo, seguendone le orme.
Le lezioni di Charcot, alla “ Salpetrière” divennero spesso una sorta si “spettacolo”, in cui l a sua indiscussa competenza clinica si fondeva col suo carisma un po’ narcisistico e teatrale. Celebri le sue “isteriche”. Erano le sue pazienti che, nelle affollatissime lezioni, si producevano, “sotto la sua guida”, in accessi di crisi epilettiche che lo reseo famoso in tutta Europa.
Ebbene, Munthe seguì a lungo il maestro e ne praticò gli  insegnamenti altrove.
Egli esercitò la sua professione  a Roma e a Napoli, dove prestò la sua opera ai colerosi, durante un’epidemia. Lo stesso impegno lo profuse a Messina, durante il disastroso terremoto del 1908, soccorrendo gli sventurati.
Successivamente, dopo aver partecipato alla Prima Guerra Mondiale come medico militare, giunse per la prima volta ad Anacapri e decise di stabilirvisi definitivamente e di esercitare la professione di medico condotto,
Non appena mise piede sull’isola, Munthe si  innamorò di una piccola cappella medioevale dedicata a San Michele, circondata da un gran vigneto, che celava resti di una villa romana, tant’è vero che, durante gli impegnativi lavori di costruzione, furono portati alla luce numerosi reperti archeologici.
Per realizzare lo splendido giardino, Munthe acquistò tutta la montagna sovrastante, facendo costruire cisterne per raccogliere l’acqua piovana  da utilizzare per l’irrigazione. Concepì egli stesso il progetto della villa e ne seguì i lavori personalmente.
Era sempre più viva nella sua mente l’idea di un’abitazione speciale……”la mia casa deve essere aperta al sole, al vento, alla luce del mare come un tempio greco e luce, luce ovunque”.
Purtroppo Munthe non poté godere la sua creatura fino in fondo: dai primi anni del ‘900 cominciò a perdere la vista e, a causa della luce troppo violent, che imperava nella villa San Michele,  fu costretto a trasferirsi nella più ombrosa Torre Materita.La sfinge nella villa di Axel Munthe
Egli fu anche un gran cultore dell’arte, un filantropo e un deciso animalista. Al fine di proteggere gli stormi di uccelli migratori, che  periodicamente, attraversavano  i cieli dell’isola, decise di acquistare il terreno del Monte Barbarossa, per offrire ai volatili una zona protetta. Oggi tale zona fa parte di una splendida riserva naturale.
Munthe scrisse anche molti libri, ma il più famoso, senza ombra di dubbio, fu “La storia di San Michele”, nel quale descrive, spesso con molta fantasia, la storia della sua vita.
Non mancò, altresì, di descrivere la raccolta dei reperti archeologici, custoditi oggi all’interno della Villa San Michele, diventata oramai un museo. Alcuni reperti furono ritrovati, in seguito ad ispirazioni oniriche, come la sfinge  in granito, che troneggia dal pergolato, rivolta verso il mare, circondata da uno scenario mozzafiato.
Il suo libro non ha mai smesso di esercitare il suo fascino magico, tanto da essere tradotto in innumerevoli lingue  e diventare uno dei più letti, dopo la Bibbia!
Nel giugno del 1943 Munthe, col declinare della sua salute, lasciò per sempre Anacapri, per trascorrere il resto della sua vita a Stoccolma, presso  re Gustavo. Prima della sua morte, firmò un testamento nel quale donava Villa San Michele e tutti i suoi averi allo stato svedese.
Si spense l’11 febbraio 1949 all’età di 92 anni.
villa1Axel  Munthe  voleva assolutamente costruire Villa San  Michele, ma occorreva molto denaro, quindi fu costretto a svolgere la sua professione di medico di lusso a Roma per procurarselo. Appena gli era possibile, scappava ad Anacapri per controllare i lavori sul terreno che aveva acquistato, dove c’era già una casupola, i resti di un’antica cappella medievale e un grande giardino, dove aveva già trasferito i suoi animali preferiti. Ecco il racconto di una di queste sue visite:

“Sì, tutto andava bene a San Michele, grazie a Dio. Niente era successo ad Anacapri, come al solito nessuno era morto. Il parroco si era storta una caviglia, alcuni dicevano che era sdrucciolato mentre scendeva dal pulpito la domenica precedente, altri che il parroco di Capri, che tutti sapevano che era jettatore, gli aveva fatto il malocchio. Il giorno precedente il canonico Don Crisostomo era stato trovato morto nel suo letto, giù a Capri. Egli stava benissimo quando si era coricato, era morto nel sonno.
Nel giardino il lavoro continuava come sempre. Mastro Nicola aveva trovato un’altra testa di cristiano mentre buttava giù il muro del chiostro.
I cani avevevano avuto il loro bagno ogni giorno a mezzodì e gli ossi due volte la settimana, secondo la regola. La piccola civetta era di buon umore. La “mongoose” era stata in piedi notte e giorno, sempre alla ricerca di qualcosa o di qualcuno. Le tartarughe sembravano felici nella loro tranquillità.
“Era stato buono Billy?”  (il  babuino)
“Sì”, Elisa si affrettò a rispondere, Billy era stato molto buono, “un vero angelo”!.
Mi pareva che non sembrasse affatto un angelo, mentre dalla cima del suo ficco mi guardava sogghignando. Contrariamente alla sua abitudine, non scese a darmi il benveuto. Ero certo che aveva commesso qualche marachella, non mi piaceva l’espressione della sua faccia. Era proprio vero che Billy era stato buono?
A poco a poco la verità si fece strada. Lo stesso giorno della mia partenza, Billy aveva gettato una carota in testa a un forestiero che passava sotto il muro del giardino, rompendogli gli occhiali. Il forestiero si era arrabbiato molto e avrebbe sporto denunzia a Capri. Il giorno dopo c’era stata una terribile lotta fra Billy e il fox-terrier, tutti i cani si erano gettati nella zuffa, Billy aveva lottato come il demonio e aveva tentato perfino di mordere Baldassarre quando aveva cercato di separare i contendenti. La battaglia si era arrestata improvvisamente coll’arrivo della “mongoose”, Billy era saltato sull’albero e tutti i cani se l’erano svignata, come facevano sempre quando arrivava il piccolo animale. Da allora  i cani e Billy erano diventati nemici, e questi si era perfino rifiutato di continuare ad acchiappare le loro pulci. Billy aveva dato la caccia al gattino siamese per tutto il giardino e alla fine se l’era portato in cima al fico e gli aveva strappato tutti i peli. Billy aveva continuamente irritato tutte le tartarughe. Amanda, la tartaruga più grande, aveva fatto sette uova, grosse come quelle di piccione, e dovevano essere covate dal sole, e Billy le aveva inghiottite in un baleno. Erano stati almeno attenti di non lasciare delle bottiglie di vino a portata di mano? Ci fu un sinistro silenzio. Pacciale, il più fidato del personale, finalmente ammise che in due occasioni Billy era stato visto uscire furtivamente dalla cantina con una bottiglia per mano. Tre giorni prima tre altre bottiglie erano state scoperte nell’angolo della casa delle scimmie, accuratamente sepolte sotto la rena. Secondo le istruzioni, Billy ra stato subito rinchiuso a pane e acqua nella sua casetta, in attesa del mio ritorno. La mattina seguente la casa delle scimmie era vuota; Billy si era liberato durante la notte in modo inesplicabile, le sbarre erano intatte, la chiave del lucchetto in tasca a Baldassarre. Tutti avevano cercato invano Billy per tutti il villaggio. Baldassarre l’aveva finalmente preso proprio questa mattina in cima alla montagna di Barbarossa, profondamente addormentato, con un uccello morto in mano. Durante questa inchiesta Billy stava seduto in cima al suo albero, guardandomi con aria di sfida; non c’era nessun dubbio che capisse ogni parola di quello che si diceva. Erano necessari seri provvedimenti disciplinari. Le scimmie, come i bambini, devono imparare a ubbidire fino a quando possono imparare a comandare. Billy cominciò a sembrare inquieto. Sapeva che io ero il padrone, sapeva che potevo acchiapparlo col lasso come spesso avevo fatto, sapeva che la frusta nella mia mano era per lui. I cani lo sapevano altrettanto bene e sedevano in cerchio intorno all’albero di Billy, dimenando le code con la coscienza pura e godendosi in pieno la situazione. Ai cani non dispiace di assistere alla scudisciata data a qualcun altro”.

salto tiberio

Giovanna3.rm     27/ 11/ 2009

9 Commenti a “Axel Munthe (scritto da giovanna3.rm inserito da paolacon)”

  1. rosaria3.na scrive:

    Si’, Giovanna, ricordo benissimo e percio’ ti ringrazio ancora x aver voluto dedicare questo spoazio…ai “miei luoghi” che io amo moltissimo, come del resto amo la mia stessa città.

  2. marc52 scrive:

    Commenti abilitati
    Molto bello, Giovanna il tuo articolo su Axel Munhte, Scienziato umanista tou cour! umanista di studio e di fatto: medico, animalista, architetto appassionato di archeologia amante della natura, scrittore, letterato, mecenate. Munthe precursore? Munthe contro corrente? Il più famoso svedese di quei tempi. Amante della nostra Capri, ci lascia un ‘eredità veramente interessante sotto ogni punto di vista.

  3. giovanna3.rm scrive:

    Rosaria, proprio per questo ho voluto ricordare Axwl Munthe: avevamo parlato di Capri e Anacapri, ricordi? Io ci andai da ragazzina a visitar la Villa San Michele e rimasi ioncantata dal panorama che si gode da lassù, dalla sfinge, dal pergolato, insomma quell’incanto l’ho sempre portato nel cuore!
    Un abbraccio Rosy.

  4. rosaria3.na scrive:

    Avete visto cosa abbiamo a Capri?????? La villa San Michele di Axel Munthe, orgoglio dei capresi e quindi anche dei napoletani. Grazie Giovanna di averlo ricordato ancora una volta (lo avevo ricordato anche io, in un articolo scritto su Capri in occasione di una gita fatta li’), ma è sempre bene ricordare le belle cose, specie quando si parla del sud…… almeno ogni tanto si dicono anche cose positive!!!!!!!!! Grazie, Giovanna!!!!!! E spero non ci sia alcun commento provocatorio, al mio.

  5. giovanna3.rm scrive:

    Ragazzi, nessuna cultura particolare, vi prego, solo molta curiosità, e spero che mi accompagni sempre. Grazie comunque a tutti.
    Un abbraccio cumulativo!

  6. Giulio Salvatori scrive:

    Due finestre, due spaccati narrativi.Nella prima , la presenta zione dell’illustre personagio per me sconosciuto.La seconda,il desiderio di realizzare la Sua Isola, sogno , credo, di ognuno di noi. Unico regista, unico architetto guidato dall’amore ma soprattutto dalla cultura del bello, unica maestra La Natura. Ed infine,emerge la morale della scudisciata.Terza finestra Giovanna, la Tua Cultura , che ci dona (almeno a me ),tasselli preziosi del sapere. Grazie. Il Maledetto toscano.

  7. luciano3.RM scrive:

    Questo personaggio con delle qualità straordinarie, il tuo servizio me lo ha fatto conoscere grazie Giovanna. Un saluto.

  8. nadia4.RM scrive:

    giovanna lo dico senza secondi fini, invidio la tua cultura,ho letto molto volentieri l,articolo e mi è piaciuto.complimenti e grazie giovanna

  9. lorenzo.rm scrive:

    Ma dai, un commento te lo faccio io Giovanna. E’ proprio un bel racconto ed un bel personaggio. Brava come al solito.

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