Chiunque ti avesse visto, avrebbe ammirato il tuo bel portamento altero e seducente. Correvi lungo quei viali, come una gazzella, col tuo passo elegante e felpato. Più volte ho pensato di avvicinarti per correre insieme, ma il tuo atteggiamento, così fiero e schivo, me lo ha sempre impedito. Chiaramente, non ti sei mai accorta di quante volte ti avessi seguito ripetendo fedelmente il tuo percorso; cercavo soltanto di farmi notare. Pensai ad altri espedienti ma, puntualmente, tutto veniva vanificato e mi resi conto quanto fosse inutile insistere. Non ti sei mai accorta di me, quindi mi rifugiai sempre più nelle retrovie. Cercai anche di cambiare percorso nei miei allenamenti, convincendomi che quelli nuovi, in fondo, potevano essere più vari e interessanti. Il mio desiderio di conoscerti tuttavia, si faceva sempre più forte, quasi insostenibile, ma cercai di tener fede alla mia decisione, assumendo un atteggiamento di noncuranza. Ormai avevo abbandonato ogni speranza. Mi resi conto che già da qualche tempo, avevi trovato un compagno che ti seguiva nelle corse. Forse era il tuo allenatore, o un amico? Per non rivelare l’interesse che avevo per te, feci finta di nulla. La curiosità, tuttavia, mi divorava! Mi auguravo che qualche mia conoscenza, di sua iniziativa, mi dicesse di te. La domenica mattina, quando ci trovavamo tutti al solito posto per la partenza, cercavo d’introdurmi in qualche gruppo, con degli stratagemmi e lanciavo una frecciatina qua e là, nella speranza che qualcuno la raccogliesse. Nessuno sembrò accorgersi delle mie sollecitazioni. Ciò mi fece riflettere. Doveva esserci un motivo preciso, del quale nessuno voleva parlare.
Mi ero riproposto che, alla prossima occasione, avrei rotto gli indugi, ponendo delle domande precise su di te, che mi avevi colpito così fortemente.
Di fronte ad una richiesta esplicita, non avrebbero potuto far finta di non capire. In realtà, non ero sicuro di fare la cosa giusta, ed avevo qualche perplessità. Quest’ansia era sempre dettata dal fatto che non volevo far sapere quanto ero interessato. Fu proprio un compagno di allenamenti a farmi delle confidenze. Un giorno capitò per caso al nostro ritrovo e ci mettemmo a correre insieme, come si fa solitamente. Ricordo perfettamente quella giornata, come se l’episodio fosse avvenuto ieri.
Stavamo facendo una corsetta, lungo la via marina. Era una giornata splendente, piena di sole e molto calda. Eppure quel sole così violento era un buon compagno lungo il percorso. Un leggero venticello rendeva sopportabile il calore estivo, procurandoci piacere. Quei raggi di sole, che scendevano a picco sui nostri corpi sudati, sembravano volessero correre con noi. Il mare col suo fascino intenso, considerato il fiore all’occhiello della nostra città, quel giorno era ancora più dirompente. Un’immagine prodigiosa! Questo spettacolo, forse magico, è solo per chi ci vive. Io, nato e cresciuto lì, ne ero particolarmente innamorato. Volevo addirittura fermare la mia corsa per poterlo ammirare con calma.
In quel momento mi ritenni fortunato di aver avuto la possibilità di praticare la corsa in un periodo particolarmente felice della mia vita.
Ma non conoscevo niente di lei, né riuscivo ad acquietare la mia mente e la mia ansia, ciò mi costringeva a rimandare ogni richiesta di informazioni sul suo conto. Si faceva strada anche l’idea di lasciar perdere, di desistere da eventuali mosse. Ero ormai convinto che il rapporto tra quella ragazza e il suo allenatore si stava sempre più consolidando, era evidente che si incontravano anche al di fuori dei circuiti di allenamento. La loro relazione era ormai un fatto compiuto e, naturalmente, anche il loro desiderio di stare insieme. Un giorno festivo fummo invitati da amici comuni in un locale, nelle immediate vicinanze del campo Coni. Non ricordo bene che cosa si festeggiasse, forse il compleanno di un nostro amico. Proprio quel giorno incontrai la giovane per la quale avevo perso la testa, la vidi strettamente abbracciata al suo allenatore. La situazione era, dunque, chiarissima. Capii che non c’era altro da fare, lasciare perdere, capitolare, non feci trapelare la mia emozione, dovevo abbandonare l’idea di un possibile approccio. Era palese che quei due ragazzi erano legati sentimentalmente e che tutti quei pensieri che avevo manifestato all’inizio delle mie corse, erano da cancellare dalla mente. Non era più il caso di abbandonarsi a pensieri impossibili. Per superare questa delusione mi gettai con foga negli allenamenti. Non avevo ancora fatto chiarezza su cosa stessi cercando, ma sapevo ciò che stavo facendo. Decisi allora di dedicarmi completamente alla corsa, che amavo tanto. Senza dubbio avrei migliorato le mie prestazioni. Intensificai i miei ritmi di corsa.
In tutta sincerità, non mi stancherò mai di ringraziare quei cari amici che ai miei primi approcci con la corsa, mi aiutarono e incoraggiarono moltissimo. Forse avevano intuito, anche loro, quanto importante fosse per me correre e quante soddisfazioni ricevevo in cambio. Posso affermare serenamente che quello fu uno dei periodi più felici della mia vita. Mi sentivo appagato, felice di trascorrere lunghe ore all’aria aperta in stretto contatto con la natura. Avevo sicuramente trovato quello che cercavo da tanto tempo, che seguiva le mie inclinazioni. Ammirare le bellezze naturali ed esprimere il mio desiderio di libertà.
Domenico.rc 22 marzo 2010
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