Grave problema è diventare vecchi, non solo perché gli anni passano, aumentano gli acciacchi e la “scadenza s’avvicina”, ma perché si diventa ipercritici con la “saggezza” del brontolone. Tant’è che l’occhio mi cade sempre sui vecchi cari “principi” imparati nella giovinezza. Nel Venerdì di Repubblica c’è uno splendido articolo su “la buona educatiòn”, che, come dice il titolo, “non è un concetto antico, ma una assicurazione per il futuro”. ” Non si sputa, non si mordono i compagni, non si danno i calci ai fratelli. Elementare? Ma non così diffuso alle elementari. Tanto che alcune scuole del modenese (gioco in casa) hanno deciso di far diventare le buone maniere materia di studio. E, in questa Italia, è straordinaria normalità”. ” Esercitazione di stile, per insegnare oltre alla matematica e alla storia, anche l’educazione come materia scolastica, martellando sin dal primo giorno in aula su alcuni chiodi: come dire buongiorno, buonasera, grazie, prego, dare del Lei agli adulti, rispettare il prossimo, i beni comuni e l’ambiente”.
Tedeum …e ci voleva tanto? E’ chiaro che i bambinetti di oggi oltre a queste meravigliose scuole, che esempi hanno? Genitori che si mandano reciprocamente a quel paese, come i politici in televisione, come i tronisti in televisione, come i grandi e piccoli fratellini in televisione e compagnia cantando. Se i genitori cominciassero a non buttar cartacce e cicche per terra, a non metter la freccia solo quando svoltano a sinistra (se la mettono!), a rispettar le file al supermercato ed in posta, a non dare del tu ai camerieri o agli extracomunitari, forse qualcosa andrebbe meglio. Capisco che bisognerebbe fare molte scuole serali. Ma se sono i nostri politici a frequentare quotidianamente il non correct! Io da vecchio signore, cedo ancora il marciapiede a mia moglie, gli apro la portiera della macchina e se mi presentano una signora che non conosco, accenno un leggero inchino con il capo. Siamo nel Giurassico, capisco, ma le iniziative delle scuole di Vignola di Modena mi fanno ben sperare
Sinteticamente: ottimo l’argomento, complessa l’analisi. Io fondamentalmente sto con Alfred, ma anche con Franco, e anche con tutti, che mi sembra dicano cose analoghe.
Anche tu caro Alfred sei caduto nell’equivoco , ho esattamnente detto che mi piaceva sapere come la pensava il ” Direttore ” Enrico, solo perchè giovane e volevo un confronto con chi non ha la nostra età , per non baloccarci tra discorsi di anziani…solo quello ! Ho espresso più di un volta la mia contrarietà contro il potere, non ho mai fatto mistero di essere uomo di sinistra ..quindi. Per quanto riguarda Paola ,se può contar qualcosa, io sono al suo fianco dato che sono certo che sta facendo cose importanti per Eldy.
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FrancoMuzzioli scusami ma mi pare che tu sia ricaduto nell’equivoco.
Chiedendo al direttore un suo parere (in veste di direttore) si implicita la convinzine che chi sta a qualsiasi titolo un gradino al di sopra di noi(in senso fugurato naturalmente)debba necessariamente sapere qualcosa più di noi e che lui abbia il diritto di mostraree e noi il dovere di osservare mentre purtroppo è l’esatto contrario che succede.
In azienda è il direttore che non salua i dipendenti, è il primario con i medici che non salutano gli ammalati in corsia,
Sono l’avvocato, il notaio, il luminare al quale dai duecento cinquanta€ per una visita di dieci minuti che non ti considerano neppure, che non rispettano gli appuntamenti. Si presume che loro l’educazione la conoscano.
Sono i possessori di auto velocissime, potentissime e costosissime che in autostrada ti si incollano al sedere mentre stai soropassando un camion e ti chiedono prepotentemente la strada lampeggiandoti ripetutamente.
Scusa lo sfogo ma la mia è una avversione innata per potenti e arroganti.
Mi associo a te nel ringrazire e congratularmi con Paolacon per come conduce questo blog conoscendo le difficoltà che a volte incontra.
Caro Franco mi inviti a nozze, ho letto anche io l’articolo che citi e puoi immaginare come insegnante, quante volte mi sono ritrovata a cercare di far ragionare i ragazzi sull’importanza di una buona educazione per poter vivere “degnamente” in comunità, ma sempre più spesso mi accorgo che i termini “rispetto, onestà, impegno, condivisione, solidarietà” sono per i nostri giovani termini obsoleti…proprio stasera parteciperò ad una riunione fra genitori nella scuola di mio figlio …14 anni -terza media- per discutere di un fatto deplorevole successo in classe- un alunno ha sotratto soldi dal borsellino, frugando nella borsa dell’insegnante che si era allontanata un attimo dalla classe, gli altri alunni testimoni oculari non hanno avuto il coraggio di dire nulla, mio figlio quel giorno era assente e ho cercato di discutere con lui sul fatto che tacere e come essere complici. Ho provato a discuterne con i miei alunni …risposta, ma nn si può tradire un amico!!! un amico??? strano concetto di amicizia non hanno …nemmeno provare a dire …ma che c…..zzo fai? per usare i loro termini …stasera voglio sentire cosa diranno i genitori …poi magari vi aggiorno …io intanto rimango sempre più perplessa, ma che modelli stiamo trasmettendo, un ultimo appunto …per molti è normale prendere pacchetti di caramelle o altro nel supermercato senza pagare …scusi prof …avevo voglia di mangiarle …………
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I bambini maleducati sono l’immagine delle famiglie in cui vivono, dove si è persa per strada la priorità del ruolo di educatori autorevoli di genitori, che implicherebbe, in primis,il buon esempio in ogni situazione della vita, di cui i bambini sono attentissimi spettatori.
Le famiglie sono stritolate da un sistema produttivo im- prontato alla competizione estrema.Essi si preocccupano innanzittutto che i figli siano competitivi a scuola, nel mondo dello sport. Nessuna traccia, nel progettto educativo, della educazione ai sentimenti che sarebbe un bel modo di seminare e progettare generazioni responsabili. Inoltre, non è da sottovalutare il costante bombardamento televisivo che offre modelli stereotipati in cui non esistono più i valori tradizionali, ed anzi, fomenta un consumismo cieco, e la soddisfazione immediata di bisogni indotti.
Con queste premesse, personalmente non mi sento di essere molto ottimista che le cose possano mutare in meglio. Forse bisognerebbe scardinare un sistema codificato alle fondamenta.Vedo piuttosto che ai valori tradizionali, si è sostituito un vuoto. Naturalemte fatte salve le debite eccezioni che restano, tuttavia, tali.
Sono Manuela11, e non mi ritengo nè anziana, nè brontolona, ma ahinoi Francomuzzioli mi ha letto nel pensiero! E’ da sempre che vedo l’educazione dei figli (degli altri, non delle mie)perdersi nel nulla, ma non dico regole di galateo, sarebbe chiedere troppo, ma le più semplici regole di buona “creanza”. Ma dove sono i genitori? Come sono stati allevati a loro volta? Non si può pretendere che l’educazione venga dai banchi di scuola, deve cominciare dalla nascita in famiglia. Se io fossi un genitore del giorno d’oggi mi vergognerei ad uscire di casa, con questi bambini che strillano, che si buttano per terra, che prendono a pedate negli stinchi i genitori e via discorrendo. Ma uno schiaffo ogni tanto non sarebbe una cattiva idea!
Francomuzioli:-Voglio riportare il tutto nella forza della natura- .Già altre volte mi sono espresso “pesantemente” sul bullismo etc, etc.e a molti non è piaciuta la mia cura. Mi hanno sempre insegnato che, se vuoi raddrizzare una pianta, lo devi fare quanto è giovane, flessibile. Dopo, dopo…è tardi, non la pieghi più.
Personalmente sono sempre più convinto che chi cura questo blog ha dato il “taglio giusto” perchè scaturiscono commenti che superano abbondantemente gli articoli stessi,come ho già avuto occasione di dire. Fatto questa premessa mi domando, ma siamo solo noi vecchi brontoloni che vediamo le cose ? Mi piacerebbe ad esempio sapere come la pensa il nostro Direttore Enrico , giovane, dalle fotografie sembra giovanissimo , perchè non entra nell’agone ed esprime il suo parere? Ci dia un metro di comparazione. Poi come non dar ragione ad Alfred , alla sua indignazione , al fatto che tutto quello che è stato detto è scontato e che basterebbe la buona volontà. Ma Alfred ,è scontato per noi e con la buona volontà non smetti neppure di fumare ,anche se ti dicono che il fumo fa morire.
Bisogna partire dal presupposto che chi scrive è anziana,quindi brontolona:putroppo quello che ci circonda è il mondo che abbiamo voluto noi,siamo noi quei padri,quelle madri,che hanno formato i genitori attuali.La societa il consumismo sfrenato hanno fatto il resto.I genitori contano poco,gli insegnati ancora meno,noi nonni come è giusto viziamo.La famiglia tradizionale non esiste piu e tutta la societa dovra pagare il prezzo di questa mancanza.
Io appartengo a quella categoria di vecchie brontolone, fra tante cose quella che non sopporto mi colpisce in maggioranza,è quando la famiglia è riunita a tavola( per me un momento sacro)vedere i bambini che non stanno seduti,si prendono il cibo con le mani escappano davanti alla tv
I genitori che guardano tacciono per il cheto vivere.
L’educazione parte dalla famiglia ma purtroppo in Italia il 70%
delle famiglie sono distrutte da separazioni ,divorzi, famiglie allargate.
L’educazione di certo non è materia di studio scolastico,però visto come stanno le cose si potrebbe inserire almeno qualcuno
l’insegna
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No Francomuzzioli , no no, no,.
Non credo che sia sufficiente insegnare l’educazione nelle scuole.
Se l’educazione diventasse materia d’insegnamento a scuola sarebbe scontato che cadrebbe nell’oblio come Giulio Cesare,
Carlo Magno, Leopardii , i congiutivi e la tabellina del nove.
Se diventasse materia d’insegnamento nelle scuole si utorizerebbero i ragazzi a considerare l’educazione alla stregua delle altre materie.
Se l’educazione diventasse materia d’insegnamento scolastico tutti i genitori avrebbero il pretesto per delegare
agli insegnanti l’educazione dei loro figli creando loro l’alibi che non è di loro competenza .
Chiunque sia in possesso della patente di guida sa perfettamente che dovrebbe usare le frecce nelle svolte.
Chiunque abbia più di dieci anni sa che dovrebbe lasciare il posto a sedere ad un anziano sul tram.
Chiunque viva in una città o paese che sia sa perfettamente che le code andrebbero rispettate.
Chiunque sa che in un ospedale si dovrebbe parlare sottovoce.
Salutare, cedere il passo, rispettare le leggi, non rubare. Anche i politici sanno benissimo quello che “dovrebbero fare”.
Quello che manca, secondo me, non è l’insegnamento ma la volontà di noi singoli di voler mettere in pratica per primi
quello che tutti noi conosciamo benissimo, adducendo a pretesto il fatto che sono gli altri che non lo fanno.
Alibi puerile , ma da sempre utilizzato per giustificare i nostri comportamenti.