Mi è venuto in mente di rileggere e di proporre la lettura di un ormai vecchio libretto (J.K. Galbraith, L’economia della truffa, Rizzoli, 2004).
In questo libro l’autore si pone l’obiettivo di chiarire la differenza fra “opinioni condivise” e realtà. Sostiene G. che la realtà, il più delle volte, è “deformata dalle preferenze e inclinazioni sociali, nonché dal tornaconto personale e di gruppo”. In questo caso l’opinione sostituisce la realtà: ed è ciò che si può chiamare la “truffa innocente”.
Sulla base di questo assunto egli sottopone al vaglio vari concetti ”truffa”: come l’economia di mercato (usata in luogo di capitalismo), il potere del consumatore (che, malgrado sia celebrato, è in realtà quasi inesistente), il prodotto interno lordo (come misura dello sviluppo di una società, in luogo dei prodotti dell’arte o della scienza), il lavoro (con il riconoscimento, ingiustamente condiviso, di retribuzioni alte per attività gratificanti e basse per attività sgradevoli e penose), il management onnipotente (anche nella grande impresa privata, che meglio sarebbe chiamare “burocrazia di impresa”, spesso inefficiente), il mito della differenza tra “pubblico” e “privato” quando anche nei settori eminentemente pubblici (quello della difesa, ad esempio) chi comanda è l’impresa privata, la finanza (in cui, pur non essendo possibili previsioni valide sull’andamento economico, sono mantenuti, con alte retribuzioni, manipoli di “truffatori” che predicono il futuro), ecc.
Il tutto con ragionamenti acuti e gradevoli, che si leggono d’un fiato. Ma i capitoli finali, e specialmente l’ultimo, producono angoscia perché dall’applicazione quasi incosciente, innocente, dei teoremi “truffa” possono trarsi conclusioni tragiche. Mentre “nei secoli, osserva G., la civiltà ha fatto grandi passi avanti nella scienza, nella difesa della salute, nelle arti e in gran parte, se non in tutto, ciò che è benessere in senso economico”, “le carneficine sono diventate l’ultimo prodotto della civiltà”. E conclude che  ”…per l’umanità, la guerra segna la più grave delle sconfitte”.
Che dire in proposito? Non vorremmo che il libro, bellissimo nell’analisi, fosse interpretato in sintesi come un invito a schierarsi “contro”, contro tutto ciò che in definitiva c’è e funziona. C’è il pericolo, con interpretazioni maliziose ed “interessate”, che un ottimo Maestro divenga suo malgrado un cattivo maestro.
Non deve essere così. Il libro costituisce un suggestivo esempio di approfondimento inteso a scavare nel fondo dei sistemi capitalistici maturi. Consentendo riflessioni di alto rilievo. E miglioramenti, anche radicali, nei sistemi stessi.
Con questo spirito deve essere letto e meditato.

Lorenzo.rm        19 aprile 2009

3 Commenti a “A PROPOSITO DI ECONOMIA (scritto da lorenzo.rm, ma inserito nel blog da paolacon)”

  1. carlo6.RM scrive:

    lorenzo,ci sono economisti di fama mondiale che dicono che lISU e
    il vero metro per misurare il benessere di una nazione,i trsporti , la sanita, la scuola, ecc. ecc. piu sono efficenti questi servizi piu e alto il livello di vitaquesta e la vera ricchezza

  2. lorenzo.RM scrive:

    OK Carlo, molto utili le tue riflessioni per comprendere quanto talvolta ci facciamo trascinare in dispute generiche e fallaci. L’indice di sviluppo umano è quello che veramente dà l’idea di uno sviluppo reale ma chi si vuole impegnare, intendo fra gli stati, per renderlo significativo al livello interno ed intenazionale?

  3. carlo6.RM scrive:

    Ogni giorno non c’e telegiornale che non ci ricorda il PIL cioe prodotto interno lordo,tutto ruota intorno a questo PIL lo dicono perche e giusto oppure per giustificare i misfatti che stiamo subendo? oggi la ricchezza di un paese dovrebbe essere calcolata con l’ISU e non con il pil non puo essere ricchezza pure la benzina che si consuma al semaforo,le luci delle nostre citta accese di notte ..e cosi via. il pil come parametro non e veritiero mentre ISU INDICE DI SVILUPPO UMANO serebbe piu reale, perche non si sente parlare nei TG dell’ISU?i politici lo sanno che cosa è?vorrei una risposta.

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