Stamani, nella pagina poesia, Domenico.rc ha lasciato questo scritto che mi ha impressionato, lo trascrivo qui

IL BARBONE: Domenico.rc
Fermati un istante a ragionare, mettiti lì seduto ad ascoltare, non pensare che abbia voglia di importi le mie idee. Hai  piena libertà di agire come vuoi. Ma vorrei dirti che non riesco a  capire questo tuo modo di fare, in nome di una vita senza schemi, al di fuori delle regole comuni, quelle che  ogni società  che si rispetti ci impone, per poter  convivere  con gli altri . La tua,  secondo me, è pura anarchia di tempi lontani, ormai superata. Un po’ tutti abbiamo vissuto quel periodo, quando pensavamo di poter cambiare il mondo, come se tutto ci appartenesse e  potessimo stringerla nelle nostre mani.  Quei diciotto anni sono ormai finiti da un pezzo, siamo diventati adulti, scegliendo strade diverse, per poterci sentire  realizzati, come persone e come padri, cercando un minimo di serenità per proseguire la nostra strada, in una società formata di regole e di schemi. Solo tu e pochi altri non siete riusciti a fare il grande salto, ancorati  a queste filosofie superate,  nelle quali vi siete rifugiati, per nascondere la  codardìa che, a mio avviso,  è la sola  ragione che vi ha spinto  a menare la vostra esistenza in  questo modo. Secondo te, è bello vivere senza fissa dimora? Un cartone per letto, dei fogli di giornale per coperta, e le stelle come tetto,  mendicando qualche soldo per un po’ di vino,  e un cane per compagno di viaggio. Un viaggio di solitudine e senza speranza, dal quale non si ritorna. Dimmi tu,  è proprio questo che cerchi?  Vuoi illuderti che questa vita sia la migliore, solo perché  è fuori dagli schemi, che non hai mai voluto accettare? Se avessi un  cuore, e degli affetti, forse cambieresti idea. Non paga pensare solo a se stessi, ma occorre dare anche agli altri. Non ti assale qualche rimorso? Forse tua madre si ammalò per il   dispiacere di vederti per  la strada, come un barbone, quando a casa  non ti sarebbe mancato nulla. Tuo padre, uomo d’onore e dall’aspetto apparentemente duro, si è visto messo da parte. Nonostante il suo orgoglio e la sua dignità ti ha teso una  mano, i tuoi fratelli e sorelle  si sono avvicinati a te con amore, ma tu, dopo mille promesse, sei tornato alla tua vita di nomade. Dimmi, dopo questo mio sfogo che hai ascoltato,  sai darmi una spiegazione, purché  sia frutto di un ragionamento lucido e cosciente? Forse siamo noi che non capiamo.  Sicuramente nella tua mente albergano molti problemi, perché ti sei votato all’autodistruzione, trascinando con  te tutto ciò che ti appartiene,  noncurante degli affetti e dei dispiaceri che stai arrecando alla tua famiglia. Vai per la tua strada, che il Signore ti protegga! Vai in cerca della tua fine, così finiranno le tue pene e anche quelle delle persone che ti hanno voluto bene. Forse qualcosa mi hai insegnato: da oggi in poi guarderò queste persone come te con  un trasporto diverso e maggiore affetto, perché credo che non sappiano quello che fanno, ma son convinti di essere nel giusto. Caro Barbone, qua la mano, buona fortuna, vai, la strada è tua  e anche la vita, fanne quello che vorrai finché  ti sarà dato vivere.

Poi mi sono ricordata che tempo fa anche Alfred aveva scritto una poesia su un barbone che aveva visto ad un concerto e che lo aveva colpito particolarmente.

HO VISTO UN UOMO FELICE. Alfred:
ho visto un uomo felice,
la barba lunga,
si accontenta di quello che la gente gli dà,
chi ha lasciato?
ascolta la musica rapito,
segue il vuoto con lo sguardo,
accarezza il suo cane con la dolcezza
di chi vorrebbe accarezzare chi non c’è
un amore lasciato?
speranze svanite?
il tintinnio di una moneta lo fa sorridere,
ringrazia ma non è presente,
la sua mente è lontana,
pensieri che non lo abbandonano,
infanzia perduta chissà dove,
affetti lasciati alle spalle ancora forti,
giovinezza che vola via,
rincorre quello che non sa,
cerca ciò che non c’è
un cane per compagno,
un cuore vuoto,
ho visto un uomo felice.


Due riflessioni diverse sulla scelta (o no) di vita di una persona che ha suscitato sentimenti contrastanti; Domenico cerca di “redimere” il barbone di portarlo a ragionare e di avvicinarlo allo stile di vita suo, pensa che abbia fatto una scelta e che abbia abbandonato degli affetti, ma alla fine dice: fai un po’ come vuoi. La vita è tua.
Alfred, invece lo osserva con sentimento e pensa che, alla fine, è felice questa persona, che apparentemente non ha altri affetti che il suo cane, ma è capace ancora di gioire all’ascolto della musica in un concerto.


È struggente tutto questo, che cosa sarà accaduto a tutti questi uomini e donne che non hanno più una casa e un luogo sereno e familiare in cui vivere? Ce lo domandiamo mai e che facciamo per loro? Riusciamo  a superare la diffidenza che spesso proviamo nei loro confronti?

Da un censimento sugli homeless, fatto dall’Università Bocconi di Milano risulterebbe che in Italia sono circa centomila e la metà quarantenni e colti.


“Sono per lo più italiani, hanno all’incirca 40 anni, il 30 % è diplomato e il 7 % laureato, il 13 % ha un lavoro fisso o comunque è attivo nel mercato del lavoro (74%), il 70 % legge un quotidiano. Eppure sono clochard, senza fissa dimora. Poveri barboni.”….” il fenomeno in Italia riguarda 70-100 mila persone, quasi lo 0,2 %  della popolazione, una percentuale che ci affianca agli Stati Uniti dove gli homeless sono una realtà quasi “ordinaria”.

Sono persone che hanno perso il lavoro e non sono state capaci di rialzarsi?, erano oppresse dai debiti?, oppure non sono mai state in grado di adeguarsi alle regole di vita di una società che non dà grande spazio a chi ha tempi lunghi?
Erano felici nella loro vita precedente? Perché hanno fatto questa scelta così drastica? Ed è stata davvero una scelta?.
Io personalmente ne ho conosciute tantissime di persone in questo stato di smarrimento ed ognuna aveva alle spalle una storia terribile ed affascinante; li vedevo con i cani, dei cani fedelissimi che alle volte subivano delle violenze inaudite, ma erano sempre lì a proteggere il loro padrone. Io mi domando se il ”barbone” di Domenico abbia davvero avuto alle spalle la vita che Domenico immagina…Alfred non se lo domanda, lui constata, ma tutt’e due sono mossi dallo stesso sentimento di pietà.
Quando penso che, ognuno di noi, non è mai totalmente immune dal trovarsi in queste condizioni, allora davvero mi prende un senso di smarrimento…

Vi propongo un filmato. In questo filmato “i barboni” sono definiti ”I POTENTI DELLA TERRA”


E voi che ne pensate?
Avete delle esperienze da raccontare?
O dei suggerimenti?
[un grazie  speciale a Domenico e Alfred che mi hanno permesso di pubblicare i loro scritti]

5 Commenti a “CHE ACCADE A UN INDIVIDUO PERCHÉ DIVENTI BARBONE?”

  1. guglielmo3.FI scrive:

    Scusatemi i miei sbagli ma sono rimasto veramente scosso da quello scritto. mi rivolgo hai moderatori di correggere gli sbagli e mi sono limitato a dare un mio vero pensiero… lo tengo per me ma spero che questi scritti siano sempre di meno. un grazie a presto

  2. guglielmo3.FI scrive:

    Domenico il tuo articolo mi sembra ….che delle inesattezze che non vanno bene,allora ti invito ad andare in giro per la tua città, credo che di povertà non manchino. e li vedrai che la pensarai diversamente e scriverai con altra mentalità.

  3. franci scrive:

    Terribilmente toccanti, sia il video che gli scritti, di un’autenticità straziante, da rifletterci su…..a vita. Tanti considerano il “barbone” una piaga sociale, io penso sia quella parte di sporca coscienza di chi ne ha la responsabilità (fare il barbone, per la maggior parte di essi, NON E’ UNA SCELTA, MA L’ULTIMA POSSIBILITA’ DI SOPRAVVIVENZA)e in primis c’e’ la famiglia che tutto sa ma nulla fa, poi possono venire istituzioni, societa’, ecc.
    Ma si sa che anche a cio’ siamo abituati, convinti che a noi non potrà mai succedere…; ne siamo proprio certi…??

  4. popof scrive:

    Ho conosciuto un fisico nucleare tanti anni fa, denunciava con cartelli in zona Caslello Sforzesco, l’inquinameto magnetico e “l’onda invisibile che uccide”. Ho letto i sui cartelli pieni di formule. Povero matto…finito a fare il barbone…e poi Cernobyl “l’onda invisibile che uccide”. Ho provato una volta a tendere una mano per avere cinquantalire (del 1972) e prendere il traghetto per tornare a casa: che fatica tendere la mano (provare per credere), è molto più facile cercare un lavoro. Li ho visti per anni i barboni, con lo sporco delle vesti confuso a quello dei gradini, gli occhi arrossati dal freddo e dalle polveri, e un sorriso smagliantemente sdentato per qualche monetina. Ogni giorno a Milano, una coda affamata alla mensa dei francescani, non solo barboni per scelta, anche divorziati, disoccupati, sfrattati…barboni per errore… anzi come si usa dire “effetto collaterale” di una società imperfetta. E dove li incontri più facilmente? Nelle grandi città, dove più facile è l’anonimato e la speranza di passare inosservato. Sempre, ricordiamolo, dietro un barbone c’è un bambino, quello stesso bambino ch’è in noi tanto normali da non salutarci nemmeno alla centesima volta che ci incontriamo.

  5. lorenzo.RM scrive:

    Anch’io ringrazio Paola, Alfred e il caro Domenico. Dai loro diversi contributi è nata una approfondita inchiesta che esamina un fenomeno importante e cerca di proporre qualcosa. A mio parere, se le storie che hanno portato queste persone a fare una vita davvero singolare sono diverse, è molto simile la volontà che ne ha determinato la scelta di vita: il rifiuto della vita “normale” che fanno gli altri. Verrebbe facile dire che non occorre rassegnarsi, che occorre ribellarsi alle avversità. Ma saremmo sempre nel campo dei consiglieri sì disinteressati ma distanti dai problemi che affliggono queste persone. Potendo, o direttamente, o indirettamente, dovremmo aiutarli davvero: dandogli un lavoro, trovandogli una casa, dandogli affetto e considerazione. Invento, naturalmente. Ma questi sono campi in cui non basta un interesse generico o, peggio, un semplice rimprovero.

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