http://www.youtube.com/watch?v=hG5WtuQzRxA

 

Premetto che al mio precedente lavoro, dal testo “Il Federalismo”, sono state mosse una serie di osservazioni – non usiamo altri termini – per dirmi che quello di cui l’attuale Governo sta trattando deve definirsi “devoluzione” e non “federalismo”, dandomi, implicitamente, dell’ignorante o sprovveduto. Io invece sostengo ancora il contrario e, prima di dire la parola definitiva sulla fattibilità ed utilità di tale riforma, vediamo un attimo cos’è la devoluzione.

Il termine devoluzione (in inglese devolution) viene usato per indicare la concessione di poteri da parte di un governo centrale a favore di un governo regionale o locale, secondo il principio della sussidiarietà, oppure, nell’Ancien regime, il passaggio della successione di un territorio ad un erede legittimo (v. guerra di devoluzione).

Quasi sempre i poteri devoluti sono temporanei e rimangono, in ultima analisi, in capo al governo centrale. Qualsiasi assemblea devoluta può essere abrogata dal governo centrale, nello stesso modo in cui può essere abrogata una legge. I sistemi federali differiscono da quelli devoluti in quanto i poteri e le funzioni delle entità federate sono garantiti dalla Costituzione o, comunque, da norme di rango costituzionale.

In Italia, pur esistendo il corretto termine italiano, il termine inglese “devolution” viene usato nell’attualità politica italiana per indicare il passaggio di attribuzione di poteri su talune materie (es. :scuola, sanità) dallo Stato alle Regioni. E’ entrato nell’uso comune a seguito del dibattito scatenato dalla Lega Nord, la quale, per la propria azione politica, ha preso ampio spunto dal termine utilizzato nel 1997 dai giuristi e dai media per definire il passaggio di alcuni poteri dal Parlamento britannico di Londra a quello insediatosi nello stesso anno nella capitale della Scozia, Edimburgo.

Lo scopo di questo passaggio è: attribuire i diritti ed i doveri connessi alla gestione delle materie oggetto del processo di devoluzione ad organi dello Stato più vicini ai cittadini che beneficiano di tali servizi, in applicazione del principio di sussidiarietà.

Ergo: il termine viene utilizzato impropriamente , visto che in Italia al decentramento corrispondono puntuali riforme della costituzione, guarda caso ciò che è previsto per il federalismo.

Le considerazioni sopra riportate, che rappresentano il mio pensiero e suffragano quanto da me sostenuto con la pubblicazione di ieri, le ho rilevate da Internet, col motore di ricerca “Google”.

Adesso, veniamo a noi.

Sono d’accordo con quanti sostengono che lo Stato nazionale, che è la forma di aggregazione giuridica che le Comunità si sono date in Europa negli ultimi due secoli, pare proprio che abbia fatto il suo tempo. Tanto che da più parti si parla, ormai insistentemente, di vera e propria crisi degli Stati nazionali minacciati, è proprio il caso di dirlo, dalla globalizzazione.

Secondo una pubblicazione del settembre 2002, curata da Roberto Marraccini e Franco Quaglia della Segreteria Politica Federale della Lega Nord:

“”Il processo di globalizzazione in atto, che costituisce il principale carattere distintivo della fase storica che stiamo vivendo, si manifesta, tra le altre cose, anche con l’omologazione delle diversità culturali, etniche, religiose e sociali che costituiscono il fondamento della democrazia moderna. Si sta creando il cosiddetto mondo uno, il mondo globale in cui le differenze si appiattiscono e vanno lentamente ad annullarsi. Accanto a questo fenomeno. Considerato non a torto come negativo, si fa sempre più largo quella che appare come una tendenza in atto in molte parti del mondo: decentrare il potere politico.

E’ un fenomeno evidente nella nostra epoca ed è frutto dell’era post-industriale. In altre parole, è quello che Daniel j. Elazar (grande studioso di federalismo) chiamò rivoluzione federalista. […….] Cerchiamo di rispondere ad una semplice domanda: che cos’è il federalismo? Tutti ne parlano e dicono di desiderarlo. Ogni partito, ormai, lo ha inserito nella propria agenda delle priorità politiche, ma poi in concreto, il federalismo non arriva, anche perché nella maggior parte dei casi se ne ha una conoscenza alquanto vaga. Ma, soprattutto, ogni volta che bisogna votare delle leggi e delle riforme che vanno verso il federalismo, questa propensione federalista scompare ed i falsi federalisti vengono smascherati.[……..]””””

Quanto teorizzato dai bravi Marraccini e Quaglia mi trovano perfettamente d’accordo, come italiano, scevro da riserve mentali. Qualche dubbio mi assale quando mi chiedo e vi chiedo: perché oggi il “senatur” non parla più di “federalismo” ma di “devolution”? Perché ci sono remore da parte di tutti i partiti nel momento in cui si arriva (o si arrivava) al momento di porre in atto le azioni necessarie per uno Stato federale? Probabilmente perché non ci si fida troppo del “senatur”, visti i suoi comportamenti trascorsi: a parte i folcloristici atti antiitaliani, non dimentichiamoci che il primo governo Berlusconi cadde per sua volontà, dando vita ad un governo di centrosinistra, in cui s’infilò, facendo esclamare all’On:le D’Alema che la Lega era una costola della sinistra!!!!!! E poi per tutto quello da me riferito nel mio precedente intervento con il pezzo “Il Federalismo”.

Per concludere, carissimi amiche ed amici di Eldy, io credo che il decentramento dei poteri dello Stato (non solo quello fiscale) lo vogliamo tutti. Lo vogliamo però in maniera garantista e senza furberie o colpi di mano. Per fortuna viviamo in un Paese meravigliosamente democratico e qualsiasi riforma di legge costituzionale va sottoposta a referendum confermativo da parte del popolo che, in fin dei conti, è il vero sovrano, il vero depositario del potere.

Franco3.br      25 maggio2009

2 Commenti a “FEDERALISMO O DEVOLUZIONE? (scritto da Franco3.br e inserito nel blog da Semplice)”

  1. ofonio scrive:

    avrei volentieri letto una qualunque risposta da parte del redattore dell’articolo…ma…( se tanto mi da tanto..)

  2. ofonio scrive:

    Egragio sig. franco 3.br…per quanto mi riguarda non ho commenti da fare al suo articolo…..si commenta da solo. Faccio solo notare ( a mio parere )qualche ..LIEVE inesattezza. Invidio coloro i quali credono di vivere in un paese ..” meravigliosamente democratico”…. sic!!! ( ma in quale paese vive lei..??), in cui…”qualsiasi riforma di legge costituzionale.”.??? ( ma perchè ne esistono di anticostituzionali..?? ) “va sottoposta a referendum confermativo da parte del popolo”..???? .MA QUANDO MAI…????domanda:( a quali e quanti referendum confermativi lei è stato chiamato a votare…??? ). i referendum …per legge sono solo ….ABROGATIVI. Questo solo per sua personale informazione. ( per fortuna non è il popolo a fare le leggi.ALTRIMENTI POVERI NOI…)

Scrivi un commento
nota:  I COMMENTI DEVONO ESSERE PERTINENTI ALL ARGOMENTO A CUI SI RIFERISCONO E NON DEVONO ESSERE INSULTANTI PER CHI HA SCRITTO L'ARTICOLO O PER UN ALTRO COMMENTATORE