Perchè gli europei colonizzarono mezzo mondo, usando la forza delle armi, e non viceversa?
Come possiamo giustificare la storia e aver timore di una migrazione fatta di gente armata solo degli stracci che indossa? Abbiamo paura che ci portino via il nostro benessere?
I nostri governanti ci ricordano giorno dopo giorno che dall’Africa giungono bagnarole, canotti, gommoni carichi di gente, mentre per anni, e ancora adesso, con le loro antenne, con i loro satelliti per comunicazioni, inondano l’Africa d’immagini di festa, di ricchezza, di benessere diffuso: così stimolati, come possono non investire la propria esistenza nel tentativo di raggiungere l’Eldorado?
Questi uomini e donne rispondono ad un richiamo lanciato da oltre mare.
Ora noi, fatti i conti, diciamo basta. Diciamo basta perchè puzzano troppo, non usano le forchette, parlano a voce alta…. e quando non trovano subito un lavoro, delinquono.

Ma quanto di quello che stereotipato diciamo lo abbiamo vissuto in prima persona? Quante sono le esperienze vissute direttamente con gli stranieri?  Penso poche.
Non è esperienza l’aver viaggiato sull’autobus per qualche fermata con accanto uno di loro, come non lo è l’aver visto al parchetto come si comportano alcuni.
Le esperinze vissute sono quelle in cui abbiamo condiviso attimi di vita.
Voglio narravi le mie esperienze, poi fate giungere le vostre, vediamo quali sono le cose così tremende di cui si macchiano.

Propongo un gioco della verità in cui è consentito cambiare solo i nomi. Ci state?

Il mio primo contatto diretto con uno straniero è stato nel 1990, si giocava Italia-Argentina, quarti di finale credo, c’era un temporale, nell’intervallo sono uscito in macchina per fare una cosa. Per strada  non un’anima viva. Ad un semaforo un’auto ferma con una giovane coppia di ragazzi, mi fermo anch’io e bum … uno mi tampona sbattendomi addosso all’auto ferma davanti. Penso “che lampo, l’Italia ha segnato”. Poi vedo affacciarsi dal finestrino una faccia scura, mi chiede come sto. Sanguino. Scendo dall’auto e capisco: la mia panda è accartocciata. Chi mi ha tamponato è un marocchino. Scatta la diffidenza, quando arriva l’ambulanza, voglio esser sicuro dell’arrivo anche dei carabinieri. Degli amici usciti da un bar mi rassicurano, “vai tranquillo in ospedale, pensiamo noi all’auto”, e così è. L’indomani mi dicono che i carabinieri all’investitore hanno fatto 100,000 £ di multa per guida con la patente non tradotta. Per il resto tutto a posto e con i soldi dell’assicurazione ho camnbiato l’auto (quella incidentata era ancora in garanzia) e qualcosa è anche avanzato.

Secondo evento: mentre percorro in moto una strada con il traffico in tilt, vado sullo sterrato e al momento di rientrare sulla carreggiata, la ruota anteriore s’incunea tra la terra e il nastro asfaltato: casco. Nulla di grave, solo qualche abrasione. Nessuno che si fermi, solo un’auto con a bordo Egiziani? Tunisini? Non importa, solo loro si son fermati a chiedere se ho bisogno d’aiuto.(Ah, ero in Italia, alle porte di Segrate, vicino a dove oggi c’è una bella moschea contro cui nessuno protesta).

Terza esperienza: dopo una festa in piazza vedo due tipi che si allontanano con due biciclette con fare circospetto, un amico che è in macchina con me  e che aveva lavorato alla festa dice “guarda quelli han fregato due biciclette”, “seguiamoli” dico. E difatti nascoste da un cespuglio ci sono decine di biciclette. Torniamo alla festa per  controllare se ne manca qualcuna dal nostro stand.: ne manca una. In gruppo andiamo al cespuglio. Cogliamo sul posto i trafugatori. Li blocchiamo, sono sudamericani, chiamiamo i carabinieri che, dopo circa mezz’ora arrivano. Nel frattempo i due ladruncoli si rivelano un gruppo organizzato di sei- sette persone, indigeni lombardi e stranieri. Ci accusano di essere razzisti e che loro non c’entrano: finisce a botte e alla fine scappano. Accusa dei carabinieri: se la finiste con le feste, si eviterebbero questi fatti.

Quarto evento alla stazione Centrale di Milano, in coda per una prenotazione.
Davanti a me  una decina di persone, dietro di me uno straniero dalla pelle olivastra, poi arriva una gran bella donna alta, capelli lisci castano dorato.
Mi guarda, la guardo (come non potrei) e noto che supera disinvoltamente lo straniero e si ferma al mio fianco.
Mi dice “sono passata dafanti a quello lì e lei mi guavda così pevchè non sa cosa mi è capitato giovni fa”.
Le faccio notare che comunque quel signore era li da prima di lei.
“Ma lei non sa cosa mi ha fatto uno di questi qui!”.
La invito a raccontarmi.
“Uno di questi, un mavocchino, mi ha toccato il c…, io sono sfizzera ed ova non rispetto le pvecedenze di questi qua”.
“Ma guardi che non è stato lui, altrimenti avrebbe il diritto di denunciarlo”.
“Non impovta sono tutti uguali”
A questo punto parla lo straniero “Non si preoccupi, non mi offendo, io sono brasiliano non sono marocchino”.

Ne aggiungo una quinta emblematica.

Alla fermata Duomo della metropolitana sono in coda per salire sul treno, si aprono le porte la gente sale, uomini, donne….noto un giovane che ha la mano infilata nella borsetta di una donna anziana.
Altri come me vedono. Senza “né due né tre”, lo prendo per il polso e lo faccio scendere dal treno.
La gente educatamente si gira dall’altra parte, nessuno è intervenuto prima per avvisare la donna, nessuno interviene dopo (“io nenti sacciù e nenti visti” è patrimonio italiano non siciliano a quanto pare).
Il ragazzo trema, mi fermo a parlare con lui su una panchina. Ho negli occhi i perbenisti della carrozza. Vedo lui che trema e quasi piange “se mi consegna alla polizia mi danno il foglio di via, ho bisogno di stare in Italia, sto cercando lavoro, mi lasci andare, non farò più una cosa simile”.
Sapete quante volte polizia e carabinieri han dato da mangiare a chi stava per rubare per non morir di fame?
Ho lasciato andare il giovane straniero, son certo che sono due braccia in meno in mano alla malavita.
Ma quegli occhi di gente perbene che si giravano dall’altra parte avranno il coraggio di girarsi verso lo specchio senza provare il disprezzo che ancora provo io nei loro confronti?

Ecco cinque storie vissute da me, vi invito a partecipare tutti con il racconto di fatti veri, accadutivi di persona, non raccontati da altri.

 

                                                                                          

 Popof                19maggio2009

3 Commenti a “RACCONTIAMOCI PER CAPIRE (scritto da Popof e inserito nel blog da Semplice)”

  1. lorenzo.RM scrive:

    Cari Popof e Paola, certo le vostre storie vissute sono raccapriccianti, tali da indurre più di un dubbio sull’italiana brava gente. Eppure, non riesco a credere che i nostri connazionali siano davvero razzisti. Vogliamo porre anche questo quesito agli amici di Eldy: a parte gli episodi ricordati dai nostri amici siamo davvero razzisti?

  2. paolacon scrive:

    Popof ci hai chiesto di raccontare degli episodi significativi della nostra conoscenza degli stranieri
    Io faccio un caso a parte, perché gli stranieri li conosco davvero bene, visto che sono straniera io stessa, nel mio quotidiano.
    Ma non ho mai dimenticato un episodio al quale ho assistito, diversi anni fa. Ero sull’autobus e di fronte a me sedevano due bambine: una bimba bianca, forse italiana e una bimba di un bel color cioccolato,con due guanciotte tonde tonde e un bel sorriso gioioso. Le due bimbe si guardavano di sottecchi, studiandosi come fanno tutti i bimbi del mondo e cominciando a sorridersi un po’ incuriosite. Poi si sono sorrise più apertamente, pronte ad aprirsi ad un inizio di amicizia; ad un certo punto la bimba italiana ha fatto una carezza a quella nera in tutta spontaneità e s’è guardata il palmo della mano con stupore. Ha carezzato ancora una volta la nuova amichetta e si è guardata un’altra volta la mano; poi si è rivolta inquisitoria alla mamma chiedendole xké il colore non veniva via. Senza spiegare nulla quella mamma ha fatto alzare la sua bimba ed è andata a sedersi da un’altra parte. Poi l’ho sentita mormorare: “non si fa, è sporca, non toccare, quel nero lì non va via.”
    Che tristezza, che grande tristezza e che opportunità sprecata!!!
    Che sarà diventata quella bimba bianca?

  3. lorenzo.RM scrive:

    Caro Popof, non ho episodi precisi ma ho diversi amici fra gli stranieri di Roma, di tutte le razze. Ciò perchè Roma è fortunatamente una città cosmopolita. Non accetto, come te, la discriminante fra buoni e cattivi, fra bianchi e neri. Quando emigrai dalla mia città, Catania, molti anni fa, ero più o meno un nero di oggi. Fortunatamente non andai a Torino, dove a quell’epoca non si affittavano le case ai terroni, ma prima a Bologna e poi nella mia adorata Roma. Anche fra gli immigrati ci sono buoni e cattivi, ma io penso che la maggioranza sia fatta di buoni. Certo, provocano problemi, per dirne uno,a parte l’insicurezza dovuta ai delinquenti, che sono anche italiani, c’è il problema delle tante insicurezze nel mercato del lavoro, con la concorrenza al ribasso sulle forme contrattuali e sui salari. Poi ci sono i musulmani, che fanno sposare le bambine a 9 anni e che quando decidono che sei un miscredente da uccidere lo fanno in nome di Allah. Ma tant’è. Dicevo che ho diversi amici fra gli immigrati, e non perchè mi è capitato qualche episodio come quelli che così gustosamente racconti, ma perchè li frequento e mi frequentano. Speriamo che man mano questo periodo di grande confusione scompaia e che il mondo si allarghi veramente facilitando l’accettazione reciproca di tutti. Speriamo. Io nel mio piccolo, con alcuni amici, ho fatto un’associazione che mantiene una piccola comunità di bambini di strada in Brasile cercando di farli crescere, istruirli e di dargli un lavoro. Credimi, non è un impegno, anche sul piano economico, di poco conto. Siamo nella stessa barca Popof, credimi.

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