Per divagare, oggi parleremo de

IL TATUAGGIO

tattoo

Compaiono misteriosamente con i primi caldi, quando i vestiti si fanno sempre più succinti, lasciando intravedere ampie parti di membra nude e, spesso, catalizzano gli sguardi provocando diverse reazioni: di ammirazione, di contrarietà, di perplessità, di stupore……..

L’ antichissima arte del tatuaggio torna prepotentemente di moda, insinuandosi in tutte le classi della civiltà occidentale, che da tempo etichettava questa pratica come retaggio di popolazioni non civilizzate, assimilandone l’usanza e, a volte, snaturandola dal suo contesto originario, per creare un fenomeno in linea con i tempi: il tatuaggio come comunicazione di un messaggio personale.

L’arte di decorare permanentemente il corpo ha origini molto lontane, che si possono far risalire alla preistoria e seguire nelle maggiori civiltà antiche, dove assumeva prevalentemente un carattere sociale identificativo di una casta o di qualche credenza apotropaica di carattere religioso o terapeutico. In Europa, mentre i Celti ne facevano uso per rappresentare in maniera zoomorfa il culto delle loro divinità ed altre etnie nordiche li usavano come simboli di coraggio e prestigio, i romani, sostenitori dell’integrità del corpo, si riservavano di impiegarli come metodo coercitivo e distintivo di chi commetteva dei reati; anche se loro stessi poi rimasero soggiogati dal fascino selvaggio che incutevano dalla pelle fieramente decorata.

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Alterne fortune ebbe questa pratica nel medioevo, epoca in cui rimase collegata soprattutto alla croce di Cristo tatuata sui combattenti cristiani. Tuttavia, furono le successive peregrinazioni coloniali a restituire un nuovo smalto al disegno sul corpo. I marinai occidentali videro il valore e la sofferenza concretizzarsi nei tatuaggi degli abitanti di molte isole esotiche e non vollero essere da meno, sebbene assieme all’emulazione avessero inizio anche atroci commerci per importare, per esempio, le teste decorate degli indigeni barbaramente mozzate. Da una di queste isole della Polinesia deriva il termine “tatau”, nell’accezione di “bucherellare”, atto che poteva essere interpretato anche come modo per forare la pelle e creare una via di fuga per gli umori maligni del corpo.

Nel vecchio continente i tatuaggi rimasero appannaggio di fuorilegge, di gente poco raccomandabile e di militari fino agli anni ’70, quando alcune frange giovanili adottarono questi simboli, facendoli diventare sinonimo di ribellione, legati a generi musicali ritenuti trasgressivi. Ma la vera svolta in chiave moderna si è avuta negli ultimi tempi, sdoganando il tatuaggio dai pregiudizi precedenti, per riproporlo in chiave personalizzata, dove il valore estetico del disegno assume un ruolo quasi paritario al suo significato. L’aspetto intimo per cui una persona può decidere di ornare il corpo con un disegno indelebile ha decretato così l’enorme diffusione registrata di recente, svincolandosi, appunto, dai significati estremi, per diventare un po’ più alla portata di tutti, in barba al dolore che la tecnica possa causare per imprimerlo.

Sorvoliamo il discorso sulle tecniche, sui temi e sulle parole o frasi oggetto di tatuaggi per non dilungarci troppo e riflettiamo su una delle tante pratiche oggi in auge, pratica che, come tantissime altre, pur sembrando “invenzione” dei giovani d’oggi, affonda le radici nel vissuto millenario di popoli ormai estinti; pratiche che, apparentemente “stupide”, partivano con un fondo di motivazione in credenze tribali o pratiche religiose. Personalmente non sono mai stato attratto da tale pratica, ritenendola una pratica inutile che, non raramente, può portare al pentimento con soluzioni riparatrici impossibili o quasi. Ovviamente, rispetto le volontà degli altri, così come ho sempre rispettato quella dei miei figli dall’età della loro maturità.

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woody

Franco 3.br                                                                 27  Giugno 2009

3 Commenti a “IL TATUAGGIO (scritto da Franco3.br e inserito nel blog da Semplice)”

  1. lorenzo.RM scrive:

    Bella, Antonio. Sono gli infortuni del tatuaggio. Può capitare. Intanto il solito grazie a Francesco, che continua nella sua opera di divulgazione tanto utile e attenta. Sul merito, che dire? Io non ho mai amato i tatuaggi, anche quando ero giovane. Perchè avevo l’impressione che fossero manifestazioni di invadenza verso l’esterno. Come se qualcuno dicesse: guardatemi, sono io. Poi con il tempo sono diventato più paziente. Dunque, i tatuaggi ci sono e ci restino. Spesso purtroppo coprono tutto il corpo o quasi. Allora potrebbero anche essere un segno di rancore per se stessi. Ma ognuno faccia quel che vuole.

  2. antonio2.LI scrive:

    Avevo un collega che viaggiava moltissimo per lavoro come del resto facevo io. Questo collega attorno agli anni ’90 quando cominciò la moda dei tatuaggi un giorno a Copenhagen si fece tatuare su un braccio una frase di un testo di Buddismo Zen i grossi caratteri giapponesi Katakana di cui gli avevano anche dato la traduzione che lui spiegava a tutti .Il caso volle che, per un incidente al collega che si occupava del Giappone, venisse lui mandato per una quindicina di giorni alla nostra filiale di Tokio; e quando una sera un collega giapponese lo invito a fare una sauna nel suo club, quando si spogliò si accorse che tutti i presenti cominciarono a ridere.Allora domandò al collega giapponese cosa li aveva fatto tanto ridere e il collega gli spiego che era la ricetta di un piatto giapponese che lui aveva tatuato sul braccio che oltretutto conteneva degli errori.

  3. nembo scrive:

    Salve,è passsato tanto tempo da quando i tatuaggi erano tabù, con significato forse di mistico, e faceva parte della ribellione della trasgressione(anni 68-70)Parlare di tatuaggi è sempre un argomento spinoso ci si divide in prò e contro, ognuno con le proprie motivazioni. Io penso che nn ci sia nulla di male di un tatuaggio fintanto che questo rimane privato, una scelta consapevole e fatta per se stessi, ciò che nn capisco è il tato fatto per esibizionismo per esporlo compiaciuti in spiaggia, in piscina, ecc,fatto solo per gli altri, per tendenza e per moda, si disegna tribali,un ideogramma giapponese, un disegno, un nome,e magari manco si sà la motivazione o il significato dello stesso. Per tutto questo però nessuno ha il diritto di scegliere per gli altri, nn dimenticando che è un segno che rimarrà per tt la vita.

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